venerdì 7 giugno 2013

Cosa può fare il Presidente

Il presidente della Repubblica ha voluto con forza e intelligenza il governo di coalizione PD-PDL. Forse, osservando la dinamica e le modalità con il quale il governo stesso viene sostenuto, è probabile che qualche dubbio la notte lo assalga. Al di là di tutte le dichiarazioni è chiaro, infatti, che Berlusconi lo consideri un “suo” governo che resterà in carica piedi fino a quando egli lo vorrà. Insomma ha il controllo sulla vita dell’esecutivo, e in più aspira ad un posto di senatore a vita, come primo passo per un'ascesa diretta o per interposta persona, al colle più alto. Assecondarlo sarebbe una follia.

In questo disegno l’unico vero ostacolo sono le ventilate dimissioni del Presidente Napolitano; nell'insediamento al suo secondo mandato, egli ha lasciato intendere che ove non fosse chiara la realizzazione delle riforme necessarie lascerebbe l’incarico. Mi pare chiaro che le riforme necessarie non si faranno, anche il cambio della legge elettorale non pare avviata sul giusto binario. Dal PDL la riforma elettorale è vista come una penalizzazione, sicuro di vincere le elezioni vorrebbe una maggioranza assoluta sia alla Camera che al Senato, e così decidere non solo del governo ma anche della presidenza della repubblica.

Per rafforzare il Letta capo del governo, e sottrarlo al ricatto continuo della crisi, il presidente della repubblica, con una delle sue tante esternazioni (molto minori in questo secondo mandato) dovrebbe fare intendere chiaramente la sua completa avversione allo scioglimento anticipato delle camere e che, prima di andare a votare, i due rami del Parlamento saranno chiamati ad eleggere il prossimo presidente della repubblica. Sarebbe il meno che Napolitano deve al paese per avere imposto l'accoppiata PD-PDL.

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