venerdì 24 novembre 2017

Quel che ci tocca: Berlusconi o 5*?

Diario
19/11/2017



Siamo a questo punto: dopo le prossime elezioni il paese sarà governato o da una coalizione guidata da Berlusconi, o dal movimento 5*. Cosa è peggio lo lascio decidere a voi. La sinistra o il centro sinistra non ha possibilità di entrare in graduatoria, ma su questo dopo.
Intanto la neopresenza invadente, come è nello stile dell’uomo, di Berlusconi che organizza, tratta, elargisce consigli a Salvini della Lega e alla Meloni del raggruppamento fascista. Quello che appare sconcertante non è tanto una qualsiasi strategia di “presa del potere”, ma come i mezzi di comunicazione di massa (e gli stessi alleati) abbiano memoria corta, cortissima. In sostanza Berlusconi è nato ieri ed è un perseguitato perché non può candidarsi secondo i risultati processuali e la legislazione vigente nel nostro paese. La storia di Berlusconi è cancellata: nessuno ricorda la corruzione di un senatore, nessuno ricorda le leggi ad personam che hanno cancellato fattispecie penali dai nostri codici nei quali era incappato lo stesso expresidente del consiglio a quel tempo presidente del consiglio, nessuno ricorda altre leggi ad personam  di riduzione di pena e aumento della prescrizione  per reati nei quali era coinvolto sempre lo stesso. Nessuno ricorda i possibili rapporti con la mafia di cui si è parlato e per il quale un suo stretto collaboratore e amico è stato condannato eincarcerato. Nessuno si ricorda della sua vita privata, delle “cene eleganti” e dei possibili rapporti con minorenne. Tutto cancellato.
In contrapposizione a Berlusconi si muove il movimento 5*, accreditato di novità, di essere fuori dai giochi di potere, tutto dedito al bene del paese. Credibile, solo un poco, molto poco; le esperienze di governo che suoi rappresentanti hanno fatto, solo a livello locale, sono disastrose e non aliene da pasticci, per essere gentili, o da manovre poco chiare, falsi in bilancio ecc. Questo a livello locale, dove tutto doveva essere più semplice, immaginiamo cosa possa succedere a livello nazionale.
Per dirlo in modo tradizionale il paese si trova tra l’incudine e il martello. So che alcuni dei miei amici che leggono questo diario in questa situazione si dicono concordi nell’appoggiare il movimento 5*, personalmente mi pare pazzesco. Tra un populismo reazionario e fascista e un populismo governato da un qualche algoritmo faccio fatica a scegliere.
La sinistra, senza altra qualificazione, mi pare fuori gioco: non solo perché questo è sostanzialmente un paese di destra, e per molti versi anche peggio, ne danno testimonianza le aggressioni continue subite dagli extracomunitari, l’insopportabilità crescente per gli immigrati,  la corruzione dilagante anche ai bassi livelli, il potere maschilista, ecc. Tutto il paese si può descrivere in questo modo? Non di certo, ma questa considerazione appare una giustificazione, ci consoliamo pensando alla solidarietà della chiesa e di molti cattolici, ci consoliamo pensando al volontariato (all’interno del quale sono stati denunziati violenze sessuali), e a tante altre cose buone, il tono principale del paese non è dato da queste cose accettabile e buone (non è un caso che il buonismo è diventato un’accusa denigratoria), ma di tutte le cose prima descritte.   La sinistra senza altra qualificazione non può vincere perché questo è il Paese ma anche  per i suoi ritardi, per le sue divisioni, per i suoi personalismi. In un paese che di mala grazie sopporta un Papa appena più consapevole delle cose del mondo e lo sente come un estremista comunista, in un paese che sostanzialmente considera un modesto presidente del consiglio come una figura emerita, solo perché non baldanzoso e cauto, una sinistra senza qualificazioni non ha possibilità di convogliare su di sé un consenso massiccio. Ci sarebbe bisogno, allo scopo,  di una nuova ondata di politicizzazione di massa, ma perché questo accada bisognerebbe che fosse di senso comune la natura del meccanismo economico vittorioso, la sua trasformazione, il fatto che degrada i lavoratori, che non dà speranza ai giovani e sfrutta le risorse lasciando per il futuro un piatto vuoto. Un sistema economico vincente nelle sue diverse forme e ormai globale. La sinistra in un solo paese (paragrafando ben altre situazioni, non si dà), come dimostrano i risultati elettorali americani ed europei più recenti.
Se questa fosse la situazione vale la pena di interrogarci se un’alleanza di centro-sinistra sia possibile e se questa possa essere vincente.  Andiamo per ordine.
Un’alleanza di centro sinistra non è un’alleanza per il comunismo e neanche per il socialismo, ma può essere un’alleanza progressista che si faccia carico della situazione delle persone in carne ed ossa e a queste offra soluzioni “mediate” ai propri bisogni, significa non una maggiore ma finalmente una politica di equità, che possa proibire l’accumulazione smodata di risorse finanziarie, che colpisca pesantemente i lasciti ereditari, che attivi una tassazione fortemente progressiva, che si impegni per la scuola e la formazione, che sviluppi economie di solidarietà, che punti all’innovazione tecnologica diffusa, un progetto per il mezzogiorno del paese, che cerchi di liberare i cittadini dall’invadenza di potentati nella loro vita personale, che metta in moto meccanismi in grado di evitare la formazione di caste immuni da ogni giudizio popolare e della legge, ecc. Insomma una civile società “giusta” fatta di uomini liberi e nella quale prevalga il diritto e non il potere.
Per questa alleanza un centro c’è già: è il PD (e così facciamo riposare l’on. Casini). Non sembri un’offesa; le dichiarazioni del suo leader e del suo gruppo dirigente definiscono una politica di centro e per alcuni versi anche populista: la dichiarazione per una riduzione della tassazione, per esempio, la politica del lavoro che solo di sponda può essere considerata favorevole all’occupazione, i benefici accordati agli esportatori all’estero di capitali, ecc. Certo un partito di centro fa anche cose buone, per esempio lo jus soli, l’attenzione alle periferie, il sostegno ai più disagiati, ecc.
Ammettiamo che la sinistra-sinistra riesca a quagliare una sua struttura, oltre esiste il gruppo di Pisapia, forse è recuperabile il gruppo di Montanari e Falcone (colpiti da individualismo estremo), tutta questa costellazione potrebbe stringere con il PD una alleanza di centro-sinistra. E se in grado di darsi la carica potrebbe anche sconfiggere sia Berlusconi, Salvini e la Meloni sia 5*. Ma quest’esito è improbabile, ma, anche  mi pare possibile ad alcune precise condizioni.
Un raggruppamento di questo tipo richiede discontinuità (tutti lo dicono)i. Detto papale papale: Matteo Renzi non raccoglie il consenso dell’alleanza. Diciamo ancora più brutalmente gli altri non si fidano di Renzi (compreso Pisapia che oggi chiede la presenza di un “garante”); il giovane segretario del PD non ha lesinato motivi di diffidenza: a cominciare con lo “stai sereno” rivolto a Enrico Letta poco prima di scaricarlo, ma a seguire, il pasticcio della riforma costituzionale con l’arrogante referendum, il rifiuto di considerare le molte osservazioni dei “compagni” sulle molte leggi a partire del jobs acta, le fiducia sulla legge elettorale, ecc. ecc. Credo che Renzi sia animato da una forte ambizione, questo non è male di per sé, ma se crede a quello che dice, cioè che lui lavora per il “paese”, deve prendere atto che questa assenza di fiducia gli consiglia un passo indietro (a favore del paese), una passo indietro vero, non una furbizia (tipo il capo del governo lo decidiamo insieme dopo le elezioni), anche se fosse convinto di essere il “migliore”. Non credo che dall’altra parte ci sia una brama di potere personale, nel raggruppamento più conistente non credo che Bersani aspiri al governo, le sue performance non sono state brillante, forse è stato un buon presidente di Regione, ma come ministro lasciamo perdere, né tanto meno D’Alema, l’aver messo la sua intelligenza al servizio di furberie lo rendono impresentabile.
Ora senza pensare a rinnovamenti giovanilistici, né a riferimenti alla “società civile”, penso che oggi chi può fare il miracolo di guidare un’alleanza di centro-sinistra sia Pietro Grasso. Credo che sulla base di un programma chiaro e ben definito, sia sugli indirizzi che sulle cose immediate da fare, un’alleanza che raccolga la sinistra-sinistra, le altre sparse membra e il centro, il tutto guidato da Pietro Grasso quale presidente del consiglio pre-indicato possa anche vincere. Possa, non è certo.
È quello in cui molti di noi speravano, sicuramente no, ma la scelta è brutale: questa possibilità possibile o piuttosto  una governo Berlusconi+i fascisti o un governo 5*? Ma c’è di più in assenza di un centro sinistra dal risultato molto consistente, l’esito elettorale  negherà la maggioranza a chiunque, e allora quali alleanze? Il pallottoliere da molte soluzioni. Evviva! siamo tornati al peggio della I Repubblica.