domenica 20 gennaio 2013

Diario 206



Diario 206
13 – 20  gennaio

  • Voto utile e dissidenza versus strategie politiche-elettorali
  • Creditori diversi e discriminati (senza benefici collettivi)
  • Monti e Marchionne
  • Citazioni: nel bene e nel male  (Ernesto Galli della Loggia, Francesco Rutelli, Curzio Maltese, Michele Ainis, Mario Pianta, Livio Pepino, Mario Monti)

Voto utile e dissidenza versus strategie politiche-elettorali
L’idea del voto utile o gli accordi di dissidenza, non portano da nessuna parte e poi sono soprattutto avverse ad ogni seria e fondata strategia politica-elettorale. Quello che più impressione è la chiarezza della strategia politica della destra e del centro-destra, mentre impossibile è individuare quella del centro-sinistra e la sinistra sembra votata all’inconsistenza politica. Vediamo.
Nonostante le preoccupazioni per la rimonta del PDL, non si capisce quanto inventata, il centro sinistra sembra destinato a vincere. Sicuramente alla Camera, con qualche incertezza al Senato. È proprio questa incertezza che ha scatenato la strategia di tutti i suoi avversari o competitori.
Il PDL, o meglio Berlusconi, il partito non esistendo né nella forma né nella sostanza, punta le sue carte contro il PD e Monti al Senato: l’obiettivo è quello di creare una situazione di ingovernabilità che possa portare alla “grande coalizione”. Per ottenere questo obiettivo deve attaccare a testa bassa sia Monti che Bersani, e così facendo rendendo impossibile, o per lo meno difficile, qualsiasi accordo post-elettorale. Del resto nessuno, neanche per scherzo, ha mai ipotizzato un accordo, qualsiasi accordo con il PDL.     
Monti, pare abbia dato l’ordine (per meno non si spende) ai membri della sua coalizione di non attaccare Bersani, ma quelli che egli chiama i “conservatori” (Vendola, la Cgil, Fassina, ecc.). Il suo disegno è chiaro: il pareggio (cioè la mancanza di vittoria al Senato del centro sinistra), l’indebolimento mediatico dei “conservatori” per poi trattare con Bersani. Questo disegno, per avere un senso deve presupporre la non vittoria del PD al Senato, per cui c’è una certa alleanza, nei fatti, tra Monti e Berlusconi (nonostante i reciproci attacchi giornalieri).
Il PD, ovviamente, punta a vincere, questo pare ovvio, ma non è escluso che di fatto o di speranza una parte del partito spera in una non vittoria al Senato. Ma se così fosse dopo le elezioni che farebbe il PD? Le dichiarazioni, dati i rapporti interni tra le correnti, sono per un’apertura nei riguardi del centro (in ogni caso, perché, come ha detto Bersani, la prossima legislatura dovrà essere costituente). Ma quanto è grande questa apertura? Apertura fino a che punto? Tutto il centro-sinistro sarebbe d’accordo e fino a che punto? Adesso niente si sa, si può solo accusare, da sinistra, il PD, e soprattutto SEL,  di cedimento, e da destra di indeterminatezza. Bersani ha sempre detto che i “moderati” non possono che essere i suoi interlocutori, ma chi sono i moderati? Monti è un moderato, Casini è un moderato? Insomma del PD è difficile individuare una strategia politica-elettorale che non sia quella “dobbiamo vincere sia alla Camera che al Senato”; un auspicio piuttosto che una strategia.
Credo che a sinistra, senza qualificazione,  sia vasto il consenso a che il centro-sinistra vinca; come pure ampia è la speranza che questo centro-sinistra si qualifichi di sinistra, più di sinistra che di centro. Si dice che una qualificazione più di sinistra (anche se Monti non capisce la lingua) è richiesta dalla situazione. Ma se questo fosse l’obiettivo allora bisognerebbe costruire una strategia adeguata.
Il primo punto di questa strategia è la completa e autonoma vittoria del centro-sinistra. Cioè una successo sia alla Camera che al Senato. Un centro-sinistra non obbligato ad alleanze sarebbe più libero nella sua elaborazione di governo. Se il centro sinistra per disgrazia dovesse pareggiare, il suo interlocutore, per ragioni interne al PD, per ragioni di consistenza parlamentare, per dichiarazioni già fatte, sarebbe il centro montiano. Per non rendere “naturale” tale esito sembra inevitabile uno sforzo perché il centro-sinistra vinca alla Camera e al Senato.
La sinistra, variegata, si presenta unita (un miracolo) nelle liste di Rivoluzione civile, la lista di Ingroia.
Se da una parte pare assolutamente inefficace l’appello “al voto utile”, dall’altra parte è irragionevole un accordo di desistenza con la lista Ingroia soprattutto in  Campania e Sicilia, regioni sulle quali Ingroia punta per superare lo sbarramento. Ma in Lombardia è tutta un’altra musica. Un ragionamento politico sensato e realistico dovrebbe portare Ingroia a desistere, autonomamente, senza nessuna trattativa; un atto di generosità dal contenuto politico altissimo e insieme l‘affermazione di una strategia politica (anche nei riguardi delle elezioni regionali).  Si sa in politica non c’è riconoscenza, ma c’è l’oggettività della realtà sociale.   
In un centro-sinistra autosufficiente, Bersani può riflettere che una fase costituente non può mancare la sinistra e da questo pensiero essere condizionato, non potrebbe non tenere conto delle scelte della sinistra, potrebbe far pesare questo dato anche al suo interno,  e potrebbe, finanche,  fare a meno del centro per il governo e portare avanti la politica di equità e sviluppo di cui si è detto paladino (e su questa strada incontrare, di fatto, la sinistra). Una situazione di questo tipo, ammesso che Rivoluzione civile superasse lo sbarramento, potrebbe far pesare la sinistra e non solo rappresentarla. 

Creditori diversi e discriminati (senza benefici collettivi)
In queste note più volte si è messo in luce come il governo discriminasse tra i suoi creditori (trattasi di reato), privilegiando gli investitori finanziari (speculatori o meno) e non  considerando tutti gli altri (i pensionati, gli insegnati, ecc.). Non volendo ripetere cose già scritte, oggi mi voglio soffermare sui debiti che la pubblica amministrazione ha verso i propri fornitori, riflessione alla quale mi ha richiamato il mio amico Mario. Si tratta di 80 miliardi di euro. Il governo Monti si è inventata la certificazione di questi debiti, del tutto pleonastica, per poi passarli in pagamento. La certificazione va a rilento e non è stato pagato un soldo. Si tratta di debiti per forniture di merci o di servizi, si tratta cioè di debiti verso le imprese. Sono noti i casi di imprese fallite perché lo Stato non paga.
Ma quello che non si dice è che tali creditori lucrano, si fa per dire, un tasso dell’8% annuo sulla cifra che devono avere. Se le informazioni disponibili sono esatte questo vuol dire che ogni anno su quegli 80 miliardi lo Stato paga (si fa per dire, accumula sul debito) un cifra complessiva di 6,5 miliardi di euro.
Tenuto conto che c’è la deflazione, tenuto conto che ora i tassi sui titoli sono bassissimi, verrebbe in mente di pensare che la cosa più saggia che il governo (presente e futuro) possa fare è quello di prendere in prestito questi 80 miliardi al tasso del 2% e pagare i fornitori. In questo modo lo Stato risparmierebbe il 6% (8%-2%) e soprattutto fornirebbe energia finanziaria alla ripresa.
Perché non lo si fa? Se qualcuno ha qualche idea in proposito scriva.   

Monti e Marchionne
Sinceramente faccio fatica a riconoscere, a distanza dell’evento, cinismo, falsità, ingenuità e imprevidenza nella manifestazione alla Fiat di Melfi a cui hanno partecipato l’amministratore delegato della Fiat e il Capo del governo. Il presidente del consiglio, se non ricordo male, ha avuta una delle sue uscite retoriche, ha parlato, mi pare di ricordare, della forza della speranza,  e operai e operaie a battere le mani, si sentivano in prima linea, la prima falange per la ripresa economica. Oggi Marchionne comunica che per due anni, dati i necessari interventi di rinnovo della fabbrica,  tutti i lavoratori di Melfi andranno a rotazione in cassa integrazione (Marchione è un maestro ci sono operai Fiat in cassa integrazione da sette anni). Allora non lo sapeva? L’ha comunicato al presidente del consiglio? Si può essere più imbroglioni?  Si può essere più ingenui? La forza della speranza risuona oggi sinistro.


Citazioni: nel bene e nel male 

Ernesto Galli della Loggia, Corriere della Sera, 14 gennaio 2013
“Il nostro presidente del Consiglio … sembra aver fatto proprio, invece, il pregiudizio volgare secondo cui il professionismo politico sarebbe il peggiore dei mali. Mentre un industriale, un economista, un professore universitario - loro sì, espressione della celebrata <società civile> - sarebbero invece per ciò stesso non solo onesti e disinteressati e capaci di scelte giuste nonché di farle attuare presto e bene, ma anche in grado di soddisfare quella condizione non proprio tanto secondaria che è il consenso”.

Francesco Rutelli, La Repubblica, 16 gennaio 2013
“La scelta in cuor mio era presa, e tutto porta a confermarla” (anche Rutelli non si candida, tanto per continuare le giravolte si voleva candidare con il movimento di Tabacci. Che dire? non ci si può stracciare le vesti)


Curzio Maltese, La Repubblica, 18 gennaio 2013
“Com’è naturale, l’attenzione dell’opinione pubblica si concentra su chi guiderà il governo, sulla personalità del leader e i suoi programmi, lasciando nel cono d’ombra i probabili sconfitti.  In Italia sta accadendo l’esatto contrario. Il centro della scena elettorale è fragorosamente occupato dai perdenti designati. Berlusconi in testa. Mentre i probabili vincitori, Bersani e il PD, non fanno notizia” (c‘è una stortura, ma il centro sinistra farebbe bene a chiarire cosa farà in concreto, lasciando da parte gli attributi generali (equità, sviluppo, ecc.). Che se poi per finire “coppa o giornale” deve dire quello che non fa (la patrimoniale), siamo fritti)

Michele Ainis, Corriere della Sera, 18 gennaio 2013
“Perché il pluricandidato reca sempre sul petto una medaglia, che gli assegna di diritto un posto in zona Champions nella lista. E perché quindi è destinato a convertirsi in plurieletto. Siccome nessuno può posare i propri glutei contemporaneamente su più di una poltrona, a urne chiuse dovrà scegliere o di qua o di là. E la sua scelta finirà per decretare l’elezione di chi gli viene appresso nella lista. Da qui un ossimoro consacrato dal Porcellum: è l’eletto che elegge non già l’elettore”

Mario Pianta, Il Manifesto, 19 gennaio 2013
“Banca d’Italia spera che nella seconda metà del 2013 la caduta del prodotto possa fermarsi grazie ad una ripresa di investimenti e export. Ma quali imprese investono quando perdono un quarto della produzione? E nel 2013 (e dopo) peserà l’effetto delle manovra del governo Monti che tagliano la spesa pubblica per molte diecine di miliardi. La domanda continuerà a cadere e, senza domanda – lo sanno tutti – il prodotto non cresce. Solo un drastico cambio di rotta può farci uscire dalla crisi, cambiando la traiettoria di uno sviluppo ingiusto e insostenibile”.


Livio Pepino, Il Manifesto, 20 gennaio 2013
“C’è in essa, anzitutto, una perversa accettazione del personalismo e del leaderismo, che non si può accantonare con sufficienza all’insegna del <così fan tutti>. … Ma in questo modo non si fa che incentivare il processo di trasformazione del leader in capo e unico titolare del rapporto con l’elettorato… Ciò, inoltre, non riguarda solo il leader: pressoché ovunque i candidati che lo seguono sono estranei alle realtà virtuose dei territori e catapultati, con una designazione dall’alto, in una pluralità di collegi in modo da consentire poi, attraverso il gioco delle rinunzie, la costruzione della rappresentanza come un puzzle studiato a tavolino e con logiche spartitorie. Tutto questo mortifica le energie migliori e aumenta il senso di estraneità, con conseguenti disaffezioni e astensionismo” (Per chi non avesse compreso si parla della lista Rivoluzione civile di Ingroia, da parte di un … sostenitore)     

Mario Monti, Corriere della Sera, 20 gennaio 2013
“è anche per questo che oggi a Bergamo dirò che non possiamo rimettere l’Italia nelle mani degli incapaci” (caspita! Le uniche mani capaci sono quelle del governo tecnico?)

martedì 15 gennaio 2013

Diario 205



Diario 205
7-13 gennaio 2013

  • Ricchi e poveri
  • Monti fa i miracoli … elettorali
  • Il “candidato” Monti e la ricerca del … pareggio
  • Monti e i sindacati (la CGIL)  
  • L’alleanza dei ricatti, l’alleanza degli imbrogli
  • Citazioni: nel bene e nel male (Loretta Napoleoni, Barbara Spinelli, Mario Monti, Sante Versace, Redazione di Sbilanciamoci, Norma Rancieri, Jean-Paul Fitoussi, Paola Binetti, Rosario Crocetta)


Ricchi e poveri
Siamo contenti e soddisfatti: la borsa va bene e lo spread si abbassa. Ma perché dovremmo essere contenti? Perché i ricchi ricominciano a fare i loro affari anche alla Borsa di Milano; perché le aste dei titoli di stato vanno bene; perché lo spread va giù. Ma i “fondamenti” vanno male: inflazione al 4%, consumi ritornati a livello di trenta anni fa, disoccupazione 11%, disoccupazione giovanile supera il 37%, la cassa integrazione ha pagato 1 miliardo di ore, piccole imprese (e medie) chiudono, centinai di vertenze in piedi, tariffe in aumento, la povertà dilaga, i pensionati, e non solo loro,  non riescono ad arrivare a fine mese; ecc. Se guardiamo ai “fondamenti” non possiamo essere contenti, tutto va male, ma ci consigliano di guardare alla Borsa e … consolarci, con la pancia vuota.  È bello è tornata la fiducia per il nostro paese, cioè gli “investitori”  (figure misteriose) si sono convinti che il “paese” pagherà i propri debiti, nessuno propone il “fallimento” guidato. Ma è una fiducia mal posta quella degli investitori, un attuariale o un economista non offuscato da ideologia dirà che un debito come quello italiano è insostenibile, cioè insolvibile. Non è un caso che durante l’ultimo anno, l’anno dei “conti pubblici a posto” il nostro debito è cresciuto. 
Che strano paese il nostro: quando la Borsa andava male ci consigliavano di guardare ai “fondamenti” che, si diceva mentendo, resistono; oggi che sicuramente i “fondamenti” vanno malissimo ci raccomandano di guardare la Borsa che, per adesso, va bene. C’è sempre un punto di vista consolatorio, ma non è mai quello della maggioranza del popolo.

Monti fa i miracoli … elettorali
Che Berlusconi nella sua campagna elettorale sviluppasse il tema della riduzione delle tasse era cosa prevista e prevedibile, ma la sorpresa è che anche l’altro candidato di centro-destra Mario Monti ha sfoderato lo stesso tema, questo è un vero miracolo … elettorale. Fino ad una settimana fa, infatti, il Presidente del consiglio mentre riconosceva la necessità di un alleggerimento fiscale, affermava che nell’immediato non sarebbe stato possibile. Vestiti i panni del “candidato” ora si può abbassare l’IMU; si può evitare di aumentare l’Iva, ecc. Si tratta di miracoli elettorali; Monti non finisce di meravigliarci, ma se non volessimo meravigliarci basta non considerarlo più un “tecnico”, e riconoscergli  la natura di  politico della prima repubblica.   
Si sa che non sono un fanatico della diminuzione della pressione fiscale, questa non può essere, come più volte ho argomentato, considerata in sé, ma in relazione alle necessità dello Stato. Uno stato certo più efficiente, più efficace, trasparente e democratico, ma da questo bisogna partire. Pressione fiscale e spesa pubblica sono strettamente legati (e quest’ultima significa anche, non dimentichiamolo, servizi collettivi). La bandiera della riduzione delle tasse è una bandiera equivoca e di destra, avvantaggia solo chi sta meglio e peggiora chi sta peggio. Il tema vero non è quello della diminuzione del carico fiscale, ma quello della distribuzione progressiva delle imposte.



Il “candidato” Monti e la ricerca del … pareggio
È una strana situazione, tutti i capi partito aspirano a vincere le elezioni, anche Ingroia, ma poi fatti i conti si rendono conto che il vincitore non potrà che essere uno, e tutti si accontentano di svolgere un loro fondamentale ruolo in Parlamento. Monti fa eccezione: egli resta il candidato, Casini gli ha fatto credere e non aspettava altro che credere a questa favola, che chiunque vinca le elezioni palazzo Chigi è del Professore. Per essere sicuro sta facendo di tutto per il “pareggio” (la vittoria del  
Centro-sinistra solo alla camera ma non al Senato). In questo modo Bersani per avere i voti del centro dovrà cedere la presidenza del consiglio. Una strana pretesa: governerebbe chi ha perso le elezioni.
Ma è probabile che il pareggio non ci sarà e allora dovrà contentarsi (si fa per dire) di dare consigli, da non seguire, la sua poltrona di senatore a vita (anche il Quirinale ormai è perso).

Monti e i sindacati (la CGIL)  
Secondo la versione montiana destra e sinistra non esistono; sarà vero. Ma allora perché con determinazione vuole accreditarsi come un uomo autoritario e di destra? La democrazia è fatica, e dentro una democrazia stanno le “rappresentanze” e tra queste i sindacati, che non possono essere zittiti e tanto meno accusati genericamente di fare gli interessi contrari ai lavoratori. Ammesso e non concesso che possono sbagliare non possono essere … cancellati. Lei non ama la divisione tra destra e sinistra ma appare come un grande fautore della lotta di classe; ha preso la bandiera del padronato, delle banche, ecc. e dietro questi vessilli combatte contro i lavoratori e le loro organizzazioni. Più di destra di così non si può. Il giochetto di presentarsi come il difensore del paese non funziona; cosa è il paese? da chi è fatto il paese? Ci sono differenze di interessi all’interno di questo paese?

L’alleanza dei ricatti, l’alleanza degli imbrogli
Berlusconi ricatta la Lega: senza l’alleanza vanno in crisi le regioni Veneto e Piemonte. Maroni ricatta Berlusconi, senza l’alleanza la sinistra in Lombardia vince al senato. Il furbetto Maroni, per accontentare la sua base, chiede che Berlusconi non sia candidato premier, ma non lo è mai stato e non poteva esserlo perché fuori dalla sua portata elettorale, il furbo Berlusconi acconsente ma resta leader dell’alleanza, e candida Alfano (poverino), mentre Maroni candida Tremonti (odiato da Berlusconi). Il furbetto Maroni chiede l’impegno che l’alleanza si batterà perché il 75% del prelievo fiscale lombardo resti nella regione; il furbo Berlusconi acconsente, tanto sa che non se ne può fare nulla.
Una alleanza fondata su queste solidi base ideali e politiche reggerà? È probabile ma non certo. Se il loro disegno va in porto quello che ci guadagna e l’odiato (da Berlusconi e da Maroni) prof Monti. È giusto, nonostante quello che dicono giocano nella stessa squadra, maglie diverse ma interessi comuni.
Per Bersani-Vendola la partita senato in Lombardia è difficile, ma non impossibile, ma va combattuta con intelligenza e perseveranza, soprattutto con un riconoscimento chiaro di chi siano i contendenti e gli avversari politici (non solo Berlusconi e Maroni, ma anche Monti e Casini). 

Citazioni: nel bene e nel male

Loretta Napoleoni, da Democrazia vendesi, Rizzoli, 2013
“ Ancor prima di essere nominato presidente del Consiglio, Mario Monti aveva dichiarato che l’Italia doveva cedere parti di sovranità nazionale per uscire dalla sua crisi strutturale e di sistema. Più recentemente è andato oltre, e ha suggerito che all’Italia serviva una crisi economica indotta, che producesse in un gioco internazionale di politica economica destinato a sottrarle i diritti democratici. Come in Grecia, dunque, la crisi del debito sovrano sarebbe una sorta di manna del cielo. (…) Non serve essere un addetto ai lavori per comprendere che una situazione del genere non è sostenibile a lungo, e soprattutto che questo debito non potrà mai essere ripagato. (…) Di fronte a queste emergenze, il capitalismo non può più fare come se niente fosse. Un modello economico in cui l’individuo è una merce gestita dal mercato non è solo iniquo, ma inefficiente e pericoloso. Come abbiamo visto nel corso di questo libro, la colonizzazione interna e la cannibalizzazione dell’economia che oggi fa soffrire Eurolandia è il prodotto di questo sistema. Una vera unione deve rovesciare l’equazione uomo=merce e subordinare l’economia ai bisogni e alle esigenze della popolazione, non più del mercato, non più della finanza” (Avrei potuto fare molte più citazioni da questo libro. Ma spero di aver sollecitato la vostra curiosità. Si tratta di un libro molto utile, molto documentato, molto informato che fa capire molte cose.  Anche se le conclusioni non mi paiono completamente condivisibili, ne consiglio fortemente la lettura).

Barbara Spinelli, La Repubblica, 9 gennaio 2013                                             
“Forse per la sinistra è giunto il momento di togliere lo sguardo dall’Agenda Monti, di sottrarsi alla sua malia, di vedere le opportunità che sempre si annidano nei disinganni. Che il premier non sia un uomo sopra le parti, la sinistra ormai lo sa, lo vede. L’incanto s’è rotto. Monti salendo in politica è sceso dal piedistallo dove era stato messo, e questo dovrebbe spingere le sinistre coalizzate a concentrare tutte le forze, le attenzioni, su quello che hanno da dire e da offrire in proprio”.

Mario Monti, La Repubblica, 9 gennaio 2013                                            
“Non dico tutta ma una parte della sinistra che in teoria è contro le diseguaglianze sociali, nei fatti soffoca i meccanismi della crescita che sono basati sul mercato che funziona, su produttività, competitività, efficienza. (…) Non c’è nessuno italiano e credo nessuno europeo che abbia fatto altrettanto battaglie con successo contro i cosiddetti poteri forti. Microsoft e General Eletric non erano poteri deboli” (Insomma la crisi del nostro paese è colpa di una “parte della sinistra”, leggi Fiom e CGIL, che bella favola. Monti ha una idea “personale” dei poteri forti, i poteri forti sono un sistema colpirne uno può anche essere utile per il sistema, e come pensare di sconfiggere la mafia arrestando un mafioso. Forse è bene che il professor Monti torni a studiare).

Sante Versace, La Repubblica, 9 gennaio 2013   
“Ora li aspetto con serenità, senza pietismi, perché a Santo Versace devono una candidatura; ma li in alto, in cima in cima, eh: al primo o al secondo posto”  (La candidatura la vuole da Monti, perché è stato il primo a proporlo, perché è stato fondamentale a far cadere Berlusconi. Mi sa che soffrirà per mancanza di riconoscenza. Non è l’unico, ma non vorrei continuare con citazioni da delusi, speranzosi, e narcisi)                               

Redazione di Sbilanciamoci, in www. Sbilanciamoci.info, anche in Il Manifesto, 9 gennaio 2013
“Di fronte ad un’Italia in rotta, le elezioni non sono il momento per affermare identità irriducibili – l’azione dei movimenti è lo spazio per questa mobilitazione -, ma sono l’occasione per chiedere un cambiamento concreto, rilevante, fattibile. I margini per un cambiamento di rotta da parte di un governo di centro-sinistra sono stretti, ma non irrilevanti”.        

Norma Rancieri, Il Manifesto 12 gennaio 2013
“Ma davvero Santoro gli offriva questa meravigliosa, straordinaria occasione? Possibile che pur sapendo che il vecchio leader non aveva nulla da perdere, lo avrebbe accolto come l’ospite d’onore di Servizio Pubblico,  dentro un format pietrificato, fatto di servizi e ritorni in studio, di protagonisti scontati, di narcisismo allo specchio? Ma certo che sì, chi meglio dei duellanti poteva capire il valore di questo do ut des virtuale? La 7 incassava uno straordinario risultato di audience, Santoro un record personale. A Berlusconi un auditorium che nemmeno i suoi miliardi avrebbe potuto comprare” (si uno spettacolo indecoroso da cui è stata espulsa la politica)



Jean-Paul Fitoussi, Il Manifesto 12 gennaio 2013
“Sono pessimista perché cerchiamo di risolvere un problema economico, mentre siamo di fronte a un problema politico. (…) Le politiche condotte in Europa in tutti i paesi e quelle già approvate con le finanziarie del 2013 sono cattive politiche per rimediare ai problemi che contano di più per la gente, cioè la disoccupazione e il livello di vita. (…) Ci sbagliamo di obiettivo: l’obiettivo finale della società è il benessere, il lavoro, l’integrazione sociale, non il livello del deficit di bilancio”.

Paola Binetti, Corriere della Sera, 12 gennaio 2013 e Tgcom 24
“Le coppie gay non hanno alcuna garanzia di vincolo stabile” "Quello che mi ha sorpreso è che il magistrato abbia detto che non ci sono evidenze scientifiche nel fatto che un bambino cresciuto in una coppia non possa crescere bene. Ciò è sorprendente perché non abbiamo esperienze scientifiche in tal senso in Italia. In America dove invece sono maggiori i casi di bambini affidati a coppie omosessuali si capisce che invece questi bambini manifestano problemi come ad esempio una propensione al suicidio, ma questo non lo dico io sono le statistiche. Ci sono dati che dimostrano maggiori fragilità in questi ragazzi” (Non c’è da meravigliarsi che l’on. Binetti sia scatenata contro la sentenza della Cassazione. Ma quello che meraviglia e che la “stabilità” della coppia,secondo l’on. sia un fatto di “sesso”, non è chiaro su quale base statistica si fondi questa dichiarazione.  Inoltre il suo è un incitamento al suicidio? On Binetti si tratta di materia delicata che va trattata con attenzione e speranza, non con arroganza e semplificazione).

Rosario Crocetta, Presidente della regione Sicilia, Il Manifesto, 13 gennaio 2013
“Il provvedimento che ha adottato il governo siciliano sul Muos di Niscemi (sistema di comunicazione satellitare) è stato interpretato come una sfida nei confronti el governo Monti e persino degli USA.  (…) Come si può facilmente dedurre, la Regione siciliana non è entrata nel merito degli accordi internazionali, ma sospendendo i lavori dell’impianto ha esercitato soltanto le sue prerogative di legge in materia ambientale, intese a tutelare il diritto fondamentale alla salute dei cittadini; diritto prevalente rispetto qualsiasi accordo internazionale”.

domenica 6 gennaio 2013

Diario 204



Diario 204
30 dicembre 2012 – 6 gennaio 2013


  • Monti: da uno sbruffone ad un altro
  • Monti: il partito unico   
  • Monti: i giochi linguistici
  • Casini: il potere della minoranza
  • Vendola, perché?
  • I PM di Palermo
  • Bersani-Vendola, a voi la palla
  • Citazioni: nel bene e nel male (Corrado Stajano, Roberto Casaleggio, Mario Monti, Angelo Tirrito)

Monti: da uno sbruffone ad un altro
Egocentrico, tutto concentrato sul proprio ombelico, tutto teso ad accreditarsi come salvatore della patria passato, presente e futuro. Questa immagine di sé ha fornito (e voleva fornire) il prof. Monti nella sua intervista a 8,30 (Lilli Gruber). Anche la presentazione del simbolo della “sua” lista civica mostra la vera faccia del candidato Monti: si era parlato di un programma, sul programma chiedeva il consenso, la famosa “agenda”, ma nel simbolo il consenso lo si chiede per Monti (persona): lui sa cosa è bene per l’Italia, lui farà, lui dirà… un altro “ci pensi mi”, almeno l’altro, di cui ci siamo liberati, sapeva la recita, l’attuale candidato è anche impacciato, ma anche arrogantemente serioso (per questo, mi sbilancio, amo Bersani).
I voti aggreditati al raggruppamento di centro mi sembrano spropositati e le uscite televisive di Monti non incantano.  

Monti: il partito unico   
Non è una caduta di stile, non è l’uso di un verbo (silenziare) che ferisce l’etichetta democratica, non è un errore di ingenuità, niente di tutto questo è un disegno politico abbastanza irrealizzabile ma che Monti crede alla portata delle sue ambizioni. Lo ha spiegato molto bene nell’intervista a 8,30: il centro destra e il centro sinistra devono tagliare le loro ali estremiste (conservatori), allora con il   “centro” si potrà costituire una forza (ovviamente per l’Italia) che possa fare le necessarie riforme. Monti forse ha studiato economia ma la storia e la realtà del nostro paese gli è sconosciuta.
Ma veramente Monti pensa che la Camusso o Landini sia “due” persone che si possono scaricare e non i rappresentanti e i collegamenti con forze sociali, con migliaia e milioni di uomini in carne e ossa che delle cure di Monti non ne possono più. Ma sul serio pensa che Renato Brunetta non rappresenti degli interessi reali vivi nella società, che  Stefano Fassina sia un pensiero astratto e  non interpreti pensieri e sentimenti del popolo di sinistra, ma veramente pensa che Vendola ha in testa i matrimoni omosessuali, di cui l’aspirante primo ministro non vuole occuparsi e questioni di “libertà di coscienza”.  Professore guardi che la società è un intreccio di interessi, di organizzazioni, di persone attente al loro futuro, sono, come a lei piace dire, “società civile”, che non è quella cosa amorfa, poco intelligente e disponibile ad essere bambinata, con questa realtà dovrebbe fare i conti. Non pensi, come ha fatto, che occuparsi soltanto di alcuni di questi interessi incarnati nella società basti, ma con tutti deve fare i conti, non sono solo loro a fare i conti con le sue ricette.

Monti: i giochi linguistici
Non posso credere che Lei pensi veramente, prof. Monti, di risolvere il problema della trasformazione del paese, il problema di un programma di crescita economica, di una maggiore equità (anche lei vuole questo?), di un’alleanza politica tra forze diverse con un giochetto linguistico.
Destra e sinistra non esistono più (mi dispiace ma si accorgerà che esistono, in Italia e in Europa), la “nuova” divisione è tra “riformatori” e “conservatori”, lei si colloca tra i riformatori (radicali e conoscendo il suo pensiero questa collocazione mi pare una minaccia), tutti quelli che non la pensano come lei risultano, ovviamente, conservatori. Ma è un giochino linguistico, fondato su se stesso “misura di tutto”. Nessuno ci cade; lei sembra soddisfatto di questa trovatina mentre la illustra in televisione, ma faccia la prova di recitarla davanti allo specchio, se ci crede ancora allora è senza speranza.

Casini: il potere della minoranza
L’on Casini fa finta di essere convinto che il “centro” vincerà le lezioni portando in processione San Monti. Ma poi ripiega su un obiettivo che crede sicuro, quello che si chiama un “pareggio”, cioè la mancanza di maggioranza del centro sinistra al Senato (credo che anche questa sia un’illusione). E da questa posizione le spara grosse: Bersani potrà fare il presidente del consiglio se vince sia alla camera che al Senato, in caso contrario deve passare la mano. In sostanza Bersani vincitore deve passare la mano perché il presidente del consiglio possa farlo chi ha perso le elezioni (Monti). Mia nonna direbbe “un ragionamento da asino”. Tanto basta.

Vendola, perché?
Certo l’errore di non rispettare i risultati delle primarie per le scelte dei candidati è stato corretto, ma catapultare candidati dal centro senza il rispetto dei risultati locali delle primarie era un errore da non farsi. Come è ovvio c’è stato il sollevamento dell’organizzazione territoriale e l’errore sembra corretto. Poi perché mettere in imbarazzo due persone degne come Ida Dominijanni e Pape Diaw, meritevoli di essere candidate, meritevoli di essere elette, ma anche meritevoli di non essere messe in imbarazzo come dei “profittatori”.

I PM di Palermo
Pare che i PM di Palermo che indagano sui rapporti Stato-mafia  siano pedinati, i loro uffici “visitati”, ecc. in sostanza ci sono strutture dello Stato che segretamente sorvegliano altre strutture dello Stato. Cosa si vuole evitare che venga scoperto? Ma la Cancellieri è ancora ministro degli interni?

Bersani-Vendola, a voi la palla
Avete l’opportunità di vincere le elezioni (anche al Senato), avete la possibilità di cambiare le priorità nelle scelte del governo. Non commettete errori. Vogliamo sentirvi dire quello che farete, ma soprattutto vorremmo sentirvi dire che tipo di società volete costruire. Non mi aspetto un disegno di società comunista o socialista, per questo ci vuole tempo, bisognerà (ri)accendere  i cuori del popolo di sinistra, ma diteci che sarà una società libertaria, equa, democratica, attenta al rispetto della persona-lavoratore, della persona-studente, della persona-donna, della persona-anziana. Diteci che avrete molta attenzione per la scuola che sarà pubblica e laica; diteci che aggiornerete il welfare state non come una minaccia ma come una speranza di migliori e più adeguati servizi per tutti. Diteci che utilizzerete tutte le risorse del paese per lo sviluppo, per la crescita economica per dare lavoro a tutti anche a chi sbarca clandestinamente sulle nostre coste. Fateci capire come si salva l’ambiente nella trasformazione del paese, come si sviluppano nuovi settori tecnologicamente avanzati ed anche ecologici. Diteci che alla criminalità organizzata non darete pace e che taglierete i suoi legami con i mondi della politica e degli affari. Diteci che riformerete il sistema bancario, che intensificherete lo lotta all’evasione e alla corruzione, che applicherete con rigore il principio progressivo dell’imposizione (e se qualcuno vorrà trasferirsi in Russia, vada pure). Diteci che non ci saranno santuari inviolabili, che la prima riforma della pubblica amministrazione sarà la sua democratizzazione e trasparenza. Diteci che vi batterete per una Europa dei popoli e non delle tecnocrazie e del capitale. Diteci che non ci impiccherete al nostro debito sovrano, ma che manovrerete con intelligenza e nell’interesse del popolo e non delle banche. Diteci che tutte le fedi religiose saranno ammesse e che nessuna godrà di privilegi, ma tutti dovranno rispettare i principi fondamentali della nostra Costituzione.
Per fare questo avete bisogno delle migliori intelligenze e delle più intense passioni, ci sono, usateli senza pregiudizi se non quelli degli obiettivi, ma soprattutto avete bisogno del sostegno popolare, ma quello dipende da voi. Settori del popolo di sinistra diffida di voi, ma riconquistarlo dipende da voi. Rilevanti quote di popolazione è distante dalla politica, ma la vostra politica può motivarlo.
Penso che la prossima possa essere una congiuntura favorevole, noi vi daremo fiducia non disilludeteci.         

Citazioni: nel bene e nel male  

Corrado Stajano, Corriere della Sera, 3 gennaio 2013
“è stato un parlare nuovissimo e insieme ottocentesco quel linguaggio delle verità usato da Napolitano che ha messo in luce l’aridità di non pochi vecchi e nuovi discesi o saliti in politica. Nel tempo delle scoperte stratosferiche, infatti, la parole pane e lavoro – l’essenza del messaggio – sono diventate di nuovo l’aspirazione di un parte della società”

Roberto Casaleggio, La Repubblica, 5 gennaio 2013
“(Grillo) è come Gesù Cristo e gli apostoli. Anche il suo messaggio è diventato un virus” (bim, bum, bam, ormai deve essere iperbole, se no che messaggio è? Vorrei ricordare che Gesù Cristo, narrano i Vangeli, fu dal suo popolo crocifisso)

Mario Monti, La Repubblica, 5 gennaio 2013
“Non sono candidato e non è nato un mio partito personale. Il mio è un tentativo di avvicinare i cittadini alla politica. Ora c’è uno scollamento insano. Spero con la mia lista di poter servire all’Italia” (se non è personale una lista che si chiama “con Monti per l’Italia” allora nessuna lista potrà essere definita personale. E lo “spirito di servizio” che mi spaventa “servire all’Italia”, gli italiani per il porf. non esistono).

Angelo Tirrito, Rivista Anarchica, dicembre 2012
“La legge anticorruzione serve ai corruttori, ai corrotti e ai corruttibili non per punirli o prevenirli ma per consentire loro di potere dire: non sono corrotto o corruttore sino al terzo grado di giudizio”.

sabato 5 gennaio 2013

Diario 203



Diario 203
24-30 dicembre

  • L’Agenda, finalmente !
  • Monti politico, uno tra gli altri     
  • Antonio Ingroia
  • Bersani-Vendola
  • Citazioni: nel bene e nel male (Pietro Ichino, Ronny Mazzocchi, Stefano Fassina, Alberto Alesina e Franco Giavazza, Pier Luigi Bersani, Dacia Maraini, Guido Rossi)

L’Agenda, finalmente !
Per mesi il mondo politico si è baloccato, diviso e schierato tra chi era favorevole all’Agenda Monti e chi era contrario, chi la prendeva senza se e senza ma e chi avrebbe voluto correggerla, ma questa “agenda” restava individuata soltanto con dei termini generali (“rigore”, “austerità”, “serietà”, ecc.) ma dei suoi concreti contenuti nulla si sapeva. Per traslazione dall’azione del governo tecnico si presupponeva una sorta di continuità: dopo l’austerità e il rigore lo “sviluppo”. Ma tutto era vago. Adesso Monti ha pubblicato la dichiaratamente sua “agenda”: Cambiare l’Italia, riformare l’Europa (ambizione sfrenata).
Un “agenda di governo”, perché di questo si tratta, uno se l’immagina come composta da obiettivi specificati, da mezzi per raggiungere quegli obiettivi, dalla spiegazione del perché quegli obiettivi e a favore di chi quegli obiettivi. Con ansia e, conoscendo l’ideologia del prof Monti, con preoccupazione, mi sono avventurato nella lettura di questo documento. La delusione è totale.
Per capire la mia impressione niente di meglio che un paragone: somiglia molto alla lettera al Bambino Gesù che i banbini cattolici inviano al loro salvatore: buoni propositi per l’anno nuovo. Buoni propositi, promesse, vaghissimi impegni.
Non un documento “tecnico”,  come ci si poteva aspettare data la supponenza tecnica del proponente, ma una serie di vaghi impegni, di vaghe promesse. Nessuna relazione tra obiettivi e mezzi per realizzarli, nessun riferimento all’azione di un anno di governo tecnico, da qui palesi contraddizioni tra quello che si è fatto e quello che si promette di fare. Un documento carico di ambiguità per poter essere assunto, proprio da chi volesse, come un’opportunità. Tanto per intenderci, un documento doroteo, non la nota aggiuntiva di Ugo La Malfa.
Attenzione non sto dicendo che non si tratti di un documento pericoloso, al contrario, tanto più pericoloso quanto più nasconde o non fa trasparire adeguatamente i propri obiettivi.    
Che senso ha scrivere almeno due cartelle sull’importanza della scuola, dell’università, della ricerca quando il governo non ha saputo trovare 400 milioni per l’università e ora circa il 50%  degli Atenei rischia di “fallire”?
Meno Stato che vuol dire? Meno stato in economia o meno controllo statuale sulle scelte individuali, fa una certa differenza; meno stato nei servizi collettivi o meno burocrazia inutile, fa una certa differenza. L’idea, certo non geniale e senza nessun apporto creativo della “tecnica” che bisogna vendere il patrimonio pubblico per ridurre il debito non corrisponde più neanche alle abitudini delle famiglie, che usano più sofisticati mezzi (finanziari) per i loro debiti. E dopo che abbiamo venduto (a chi?) che facciamo?
L’alternativa tra un welfare state così come è, quindi sottoposto a continui tagli, o rendere il sistema più razionale e aperto all’innovazione, sembra ovvia  la scelta  per la seconda opzione, ma cosa significa “razionale e aperto all’innovazione”? Mistero. L’aspetto universalistico della sicurezza sociale, della scuola, della salute agli occhi di Monti pare assurda, perché fornire servizi gratuiti o quasi a chi può pagare? Che buon senso. Gli sfugge completamente il contenuto democratico dell’universalismo. Così come il rilancio della pensione integrativa si muove nella stessa direzione: se devo pagarmi una pensione integrativa perché non pagare più tasse e avere garantita una pensione dignitosa dallo Stato? Certo a noi sfugge l’interesse delle banche e delle assicurazioni, ma questo interesse che cosa ha a che fare con il mio personale interesse?
È strano in 25 cartelle le banche non vengono mai nominate, l’idea di una riforma del sistema bancario non turba il prof Monti, a noi sembra essenziale.
Su un punto, data la rigidità del proponente, ci si sarebbe aspettato una maggiore precisione: come ridurre il debito sovrano. Ogni anno si pagano 75 miliardi di interesse e si dovrà cominciare a ridurre il debito di 50 miliardi l’anno per portarlo entro il 60% del PIL. Ogni anno un esborso di 125 miliardi, dove prenderli? A parte un generico riferimento alla valorizzazione/dismissione del patrimonio pubblico non si dice altro. Professore siamo insoddisfatti e preoccupati.
Il capo di governo che ha fatto la politica fiscale nota, non può scrivere che bisogna ridurre il prelievo fiscale complessivo, prioritariamente  quello gravante sul lavoro e impresa “trasferendone il carico su grandi patrimoni e sui consumi che non impattano sui più deboli e sul ceto medio”, perché si tratta della stessa persona che ha aumentato l’IVA, che impatta, e che sulla patrimoniale ha spiegato che non si poteva perché non si conoscevano i patrimoni.
L’agenda di Monti si apre sull’Europa, e su questo aspetto voglio chiudere queste brevi notazioni. I miei amici sanno che io sono convinto che l’obiettivo di Monti sia l’Europa, quella vuole riformare. La citazione delle elezioni europee del 2014 con un parlamento europeo con un “mandato costituzionale” mi sembra un’indicazione chiara.
In conclusione l’agenda Monti, è insieme deludente e pericolosa. Pericolosa perché si espone a delineare la società che vuole costruire: liberista, con minor Stato, con diritti di cittadinanza limitati, con una riforma del lavoro che punta alla flessibilità, ecc. Pericolosa perché può attrarre; pericolosa perché sembra una ricetta assolutamente inadeguata ad affrontare il cambiamento del capitalismo; pericolosa perché oltre le parole l’economia sociale di mercato (oggetto misterioso) non trova né strumenti, né soggetti.

Monti politico, uno tra gli altri     
Come ho scritto diverse volte avrei preferito un presidente del consiglio che completata la sua missione (e prescindiamo dal giudizio sui risultati) ritornasse alla sua Bocconi; un Cincinnato moderno, un tratto di stile invidiabile.
Non è stato così, ambizioni, convincimento di essere stato chiamato ad una grande opera, o per qualsiasi altra motivazione il prof. Monti ha deciso di “salire” (come gli piace dire) in politica. Qui voglio esprimere, per quello che vale, un apprezzamento per il modo come questa scelta è stata fatta.  Egli, infatti, poteva restare “in panchina”, disponibile, una riserva per la salvezza dell’Italia, in attesa di una nuova chiamata. Non ha scelto questa strada carica di presunzione e di autostima, ma ha scelto una strada impervia, quello del “capo corrente”, a scelto di  essere un politico come gli altri, occuparsi di simboli, di liste, di accordi, ecc. Apprezzo questa scelta, anche se non è condizionata da un sussulto di modestia, ma piuttosto da un tratto di superbia (io so come si fa; io mostro la riforma dei partiti; io sono guida ideale e operativa;). Una scelta piena di delusioni per il professore.
Il suo schieramento, ha affermato,  ha una ispirazione “maggioritario”, che tradotto significa che pensa o almeno spera di vincere le elezioni. Qui la prima delusione, come si stanno mettendo le cose il centro sinistra non è escluso che riesca a conquistare la maggioranza anche al senato.
Egli pensa comunque ad un grande successo, accarezza una cifra vicino al 30%, altra delusione. Anche se pensa di essere un potente traino non credo che possa triplicare la base di partenza dei movimenti e partiti che l’appoggiano.      
La sua idea di sostituire lo schema, secondo lui obsoleto, destra-sinistra con quello conservatori-innovatori non funziona, anche perché le sue ricette hanno il sapore dei dolci della nonna. Non è casuale l’appoggio che viene cosi smodatamente dalla chiesa che sogna una nuova e diversa DC,  di cui fidarsi ( e non solo per l’Imu). Anche se non si sono riuniti a Santa Dorotea, lo spirito è quello: aspirazione al potere.
L’idea da trasmettere al “popolo” che il nuovo movimento (partito, confluenza, federazione,  o come si vuole) sia una cosa nuova e diversa, fuori dagli schemi della vecchia politica, è naufragato alla prima riunione. Le scelte che si sono fatte (decise da Monti) si basano dalle opportunità offerte dalla legge elettorale (una lista al Senato, diverse liste alla Camera), dalla presenza in TV, ecc. Con la Novità che Bondi controllerà che i candidati non abbiano conflitti d’interesse o altre macchie; ma al posto di Monti non mi farei idee sbagliate qualche compromesso dovrà pur farlo (Casini ha già detto che le liste del suo partito le fa lui). Ormai e in ballo e gli tocca ballare (con i lupi).
Insomma Monti è ormai uno di loro, come dire assimilato ad un  Casini, a un  Fini,  Buttiglione,  Veltroni,  Cicchito, … non inorridisca, è una sua scelta.
Perché non ci siano equivoci, al di là di quello che Monti desidera, la sua modalità di salita in politica non ha fatto altro che rafforzare i partiti “personalizzati”, cioè privi di un consenso elettorale e alla ricerca di questo con un nome di bandiera, un’esperienza  che tanto male hanno fatto alla politica italiana.

Antonio Ingroia
Ingroia ha presentato il suo simbolo con INGROIA a caratteri cubitali. Altra avventura personalizzata e senza senso. Anche questo movimento, ovviamente, ha un’ispirazione maggioritaria. Una lista fondamentalmente di ex-parlamentari vogliosi di ritornare nelle vellutate camere. Tutti ubbidienti e coperti ai voleri di Ingroia nella speranza di raccogliere qualcosa. Un esperimento che si è già frantumato, all’interno le critiche non sono poche né di poco conto (si veda Livio Pepino, Il Manifesto 30 dicembre). Come diceva mia nonna la gatta frettolosa fa i gattini ciechi.

Bersani-Vendola
Bersani deve finirla di chiedere e di chiedersi “con chi sta Monti”, anche se ormai  si tratta di una domanda retorica, Monti sta contro il centro-sinistra e la destra. Si tratta di un antagonista politico (elettorale) e come tale va trattato. È un antagonista non solo perché ha una ispirazione maggioritaria, quindi vuole tutto, ma perché la società che delinea con la sua agenda è repellente, non solo ma assolutamente inadeguata ad affrontare i grandi cambiamenti della società.
Il centro sinistra può vincere, deve vincere, ci sono tutte le condizioni, ma bisogna che Bersani e Vendola non solo indichino i provvedimenti urgenti che vorranno prendere ma anche la società che vogliono contribuire a costruire. Devono gridare forte che deve essere una società che garantisca lavoro e reddito a tutti, una società libera, dove esistono delle sfere individuali dove nessuno possa mettere becco, dove la scuola costituisca il fondamento per la formazione non solo professionale ma anche civile (quindi pubblica e laica), dove si punta sulla ricerca scientifica per l’avanzamento anche economico. Nessuno nella società sarà abbandonato, a nessuno sarà data colpa per non essere riuscito. Dove la donna è persona, né angelo del focolare né puttana.
Tutte cose che si dicono ma non con abbastanza forza. La scesa in politica di Monti, in un certo senso sposta i temi del dibattito, non si tratta solo di sapere a chi far pagare le tasse, ma che tipo di società si vuole costruire.
Ragazzi datevi una mossa.       


Citazioni: nel bene e nel male

Pietro Ichino, L’Unità 24 dicembre 2012
“Sono disponibile a candidarmi per una lista Monti e a guidarla, in Lombardia, come nel resto d’Italia” (Bene, bravo Ichino, senza false modestie, disponibile a tutto con un soprassalto di autostima, forse, eccessivo. Ma se non ci fosse una lista Monti, ma più liste federate, dove sarebbe disponibile ad essere il capolista in Lombardia o nel resto d’Italia? Non ho dubbi, sarebbe quella più fine ed elegante: la lista Montezemolo)

Ronny Mazzocchi, L’Unità 24 dicembre 2012
“Il Presidente del Consiglio (Monti) sembra ancorato alla vecchia idea che qualsiasi interferenza con il funzionamento dei mercati non possa che ridurre la crescita e quindi la dimensione della torta che si vorrebbe distribuire. In uno schema di questo tipo, la diseguaglianza rappresenta il prezzo che una societàè disposta a pagare per avere un’economia più dinamica. … Recenti indagini el Fondo Monetario Internazionale sembrano confermare questa intuizione, sottolineando come un’elevata diseguaglianza rappresenti una pericoloso minaccia alla sostenibilità della crescita nel lungo periodo” (detto questo cosa c’è in comune tra Monti e il centro-sinistra?.

Stefano Fassina, Pubblico, 27 dicembre 2012
“La sfida che stiamo giocando è far partire lo sviluppo senza comprimere i diritti”

Alberto Alesina e Franco Giavazza, Corriere della Sera, 27 dicembre 2012
“Per diminuire in modo significativo la spesa pubblica e quindi consentire una flessione altrettanto rilevante della pressione fiscale, è necessario ridurre lo spazio che lo Stato occupa nella società, cioè spostare il confine tra attività svolte dallo stato e dai privati” (L’articolo continua spiegando che è assurdo tassare i ricchi e poi dare loro servizi gratuiti, o quasi, sanità, istruzione, ecc., meglio che si paghino questi servizi e lo Stato prelevi meno tasse. Quello che sconvolge è come l’ideologia ottenebri l’intelligenza. Come non capire che l’universalismo dei servizi è un grande e potente strumento di democratizzazione della società? Ma prescindiamo da questo, forse ai nostri economisti una società democratica non interessa, ma mi si dice che essi sono abituali frequentatori degli USA, ma da questa frequentazione non ricavano nessuna indicazione, non fanno nessuna riflessione. Lo scontro tra i Repubblicani e Obama circa la possibilità di tassare i più ricchi onde evitare la perdita di 4-5 punti di PIL nel prossimo anno non suggerisce loro un pensierino, non un pensiero critico (impossibile). Ma la guardano la realtà?) uello che sconvolge que


Pier Luigi Bersani, L’Unità, 30 dicembre 2012
“Da laico adulto sono convinto che la Chiesa ha il diritto-dovere di esprimere i propri giudizi sulla società nella quale vive e testimonia la fede. Sinceramente sono rimasto colpito dell’esposizione di questi ultimi giorni delle gerarchie nella quotidianità della vicenda politica. In ogni caso non cambia nulla nell’identità del PD come partito di credenti e non credenti che si battono per un cambiamento nel segno della solidarietà e dell’equità sociale”.

Dacia Maraini, Corriere della Sera, 30 dicembre 2012 
“In tutto il mondo la violenza contro le donne sta aumentando e prendendo quell’aria dimostrativa che è tipica delle azioni umane ideologizzate. Colpirne una per convincerne tante. Questa la tecnica profonda. E spesso i colpevoli rimangono impuniti perché coloro che stanno in alto, coloro che vogliono conservare un viso paterno e bonario del potere, fanno fare il lavoro sporco ai più deboli e insicuri, a quelli che facilmente si prendono carico delle paure collettive per trasformarsi in ladri dell’identità altrui, assassini per conto terzi”.  

Guido Rossi, Il Sole 24 Ore, 30 dicembre 2012
“Fra tali agende la più seguita e commentata è certamente quella del dimissionario Presidente del Consiglio Mario Monti. Agenda non a caso esaltata da un imprecisato e confuso “centro”politico e benedetta dal Vaticano…. Questa agenda centrista di Mario Monti dà quasi l’impressione di essere impermeabile, quasi ad ulteriore compenso della benedizione ricevuta, a qualsiasi principio di laicità dello Stato, dimentica in un sol colpo dell’eredità del nostro Rinascimento, e del contributo all’Illuminismo, nonché degli attuali fermenti ed esigenze di un paese sempre più multietnico e multiculturale, ancorché non si voglia in Europa rinfocolare i presupposti religiosi della guerra dei trent’anni…. È forse allora finalmente tempo che chi ne ha l’autorità spieghi che lo Stato non è un’azienda, che la politica non è una branca dell’economia aziendale, che la meritocrazia, i cui criteri sono sempre più discutibili, porta all’oligarchia di élite, che promuovono gigantesche ineguaglianze  e difettano per loro natura di cultura democratica. Non è quindi un caso che nell’agenda Monti il benessere dei cittadini e l’economia sociale di mercato, non siano previsti ed attuati provvedimenti a tutela dei fondamentali diritti (lavoro, istruzione e salute), nei quali si realizza la democrazia costituzionale.

Diario 202



Diario 202
17-23 dicembre 2012


  • Salviamo gli italiani (5)
  • Che faranno?
  • I professori del governo contro l’Università
  • I lavoratori che si murano in miniera
  • Citazioni: nel bene e nel male (Monsignor Domenico Sigalini, Guido Rossi)



Salviamo gli italiani (5)
Una politica che assumesse l’obiettivo di salvare gli italiani non potrebbe che affrontare il problema dello sviluppo del Mezzogiorno. La questione meridionale oggi si presenta come caratterizzata da questi elementi:
-          il risanamento ambientale e insieme quello produttivo. Esemplare da questo punto di vista appare la questione dell’Ilva di Taranto. Non solo si tratta di una impresa strategica per il paese, ma anche per il mezzogiorno, ma questo territorio non può essere usato come una grande pattumiera;
-          il risanamento urbano è la seconda questione. Bisogna essere chiari non ci si riferisce ai pur necessari interventi di riqualificazione edilizia e urbanistica, ma anche e soprattutto al risanamento del tessuto sociale (scolarità, lavoro, servizi, ecc.);
-          il terzo tema non può non essere quello della criminalità organizzata, della corruzione e del risanamento politico.
In sostanza un’opera di bonifica di grane rilievo e di grande risultato. Senza voler assumere la retorica delle risorse locali e pur vero che esistono risorse locali che meritano di essere assunte come un’occasione di riscatto sociale. Che indirizzo deve assumere lo sviluppo economico di questa parte del paese non è questione di ricette buone per ogni dove, ma piuttosto di analisi di dettaglio,  di osservazioni analitiche specifiche, non uno omogeneo tipologia di sviluppo, ma assumendo per ogni zone il connotato specifico.


Che faranno?
Mario Monti: che farà? Scenderà nella lotta elettorale direttamente? Darà una copertura nominativa all’area di centro? Fornirà una nuova “agenda” al prossimo governo? Le risposte a questi interrogativi sono prive di interesse. Il prof. Monti è politicamente morto. Questo non vuol dire che magari non ce lo ritroviamo Presidente della repubblica, ma la sua presenza è ormai insignificante. Non ha voluto cogliere l’occasione di essere “anomalo”, chiusa l’esperienza di governo, salutare e tornare alla Bocconi; non ha voluto meglio non ha potuto perché è un politicante come gli altri. Logorato, anche deriso (vedremo), se ne starà buono nel suo seggio di senatore in attesa di una nuova chiamata (ma l’attesa invecchia).
Antonio Ingroia: che farà? Dice e non dice, è un candidato in pectore, disponibile, ma aspetta. Vuole due passi avanti della società civile e un passo indietro dei partiti che lo sostengono. Una cosa è certo, non ama quello che fa in quel preciso momento, qualsiasi cosa faccia. PM di una inchiesta importantissima “accordo Stato-Mafia”, inchiesta dalle molte connessioni, dai molti tranelli, ma sicuraente molto importante, l’abbandona per andare in America latina per conto dell’ONU a combattere il narco traffico, ora abbandona questo ruolo per candidarsi come premier. Può darsi che sia determinato, ma sicuramente è incostante. È  uno di quelli che crede che esista un popolo di sinistra che aspetta un leader, illusione.
Luca Cordero di Montezemolo: sarà in lista o no? Dipende dai giorni, si tratta di una decisione a corrente alternata, per altro di nessuno interesse. Bisogna dire che mai il “bene del paese” sta a cuore a così tanti aspiranti… a qualcosa. Ma tutto il “centro” è appeso alle decisioni del prof Monti, il che la dice lunga sui loro contenuti politici.
Silvio Bedrlusconi: federa? Spacchetta? si allea con la Lega? è contro Monti? è a favore di Monti? Qui siamo nella “finta” patologia dell’incertezza. Il mascherone, i capelli finti, la finta giovane fidanzata, la pelle tirata, … ecco Silvio. Un po’ attrae, ma non mi farei delle illusioni, nella politica spettacolo l’attore non può essere palesemente finto, e mal ricostruito.
Giulio Tremonti: anche l’exministro ci lascia sui carboni ardenti. È convinto che con qualche spruzzatina di parole di sinistra può ingannare il pupo.
Matteo Renzi: torna a fare il sindaco di Firenze? Aspira ad un ruolo nazionale? Si conserva per il futuro? Coltiva la sua forza? Vuole sostituire Bersani alla segreteria del partito? Opzioni infinite che ci dovrebbero tenere con il fiato sospeso, ma in realtà ci annoiano.

Tutti questi personaggi, ed altri ancora, ma mi sono stufato, hanno in comune un forte pregiudizio che deriva dall’idea della politica spettacolo: ciascuno è convinto di incarnare il leader di cui c’è bisogno, la figura carismatica che trascinerà il popolo, senza avere dato prova delle proprie capacità di governo, senza avere chiarito in concreto quale opzione offrono al paese. Insomma in ciascuno c’è una tendenza un po’ autoritaria e fané legata proprio alla spettacolarizzazione della politica. Più nobile, ma non per questo più efficace è un punto di vista che privilegia il rapporto diretto on i movimenti di base, rifiutando tuttavia ogni mediazione dei corpi intermedi (a questo proposito suggerisco la lettura dell’articolo di Rossana Rossanda Promemoria. L’io e la società, senza la politica, apparsa sul sito  sbilanciamoci.info).

 

I professori del governo contro l’Università

Un governo tecnico, zeppo di professori universitari, non so quanti già direttori di Dipartimento e sicuramente con tre ex rettori, uno si immagina balzano tutti in piedi, agitati, quando il Ministro competente annunzia che i tagli previsti nella legge di stabilità costringerà metà delle università a fallire.  Niente di tutto questo, si va avanti come se niente fosse; eppure questo governo non aveva fatto fatica a trovare 300 milioni per il ponte di Messina, che comunque non si farà, per non parlare delle spese militari, ecc.
Non si può appellarsi ai giovani (come il presidente del Consiglio ha fatto nella conferenza di fine legislatura) e poi permettere che diversi Atenei, per lo più del mezzogiorno, saranno costrette a chiudere e a dichiarare fallimento. L’università è il futuro, l’università è l’innovazione, l’università è la speranza.
Non si potrà dire che le Università non abbiano le loro colpe, ma il trattamento Gelmini e Profumo è micidiale. Su questa strada la divisione di Atenei di serie A e B andrà avanti, ma quelli che chiuderanno fanno parte di tutte e due le seri. Nessun criterio, ma solo cinica indifferenza. 

I lavoratori che si murano in miniera
Tutte le parole alate del presidente del Consiglio, degli economisti al seguito, di quanti non vogliono guardare la realtà, si scontrano con la disperazione dei lavoratori come quelli sardi che si sono murati in miniera. Se delle persone, dei lavoratori, per rivendicare un lavoro, il rispetto di accordi presi, sono obbligati a rinchiudersi, murandosi, dentro una minierà, allora vuol dire che tra il paese reale e il governo, per fortuna ora scioltosi, la distanza è enorme. Altro che speranza, la cifra del paese sembra la disperazione.   

Citazioni: nel bene e nel male

Monsignor Domenico Sigalini, La Repubblica, 19 dicembre 2012
“Come Chiesa dobbiamo fare certamente un mea culpa per nojn avere sufficientemente provveduto a portare avanti una adeguata preparazione al matrimonio religioso tra le giovani coppie.  Ma non è da sottovalutare il prtocesso di secolarizzazione della nostra società. Se in Chiesa ci si sposa di meno”.

Guido Rossi, Il sole 24 Ore, 23 dicembre 2912
“Non è allora un caso che a ciò si accompagni un’opposizione decisa all’elemento essenziale dello Stato di diritto, cioè a quella laicità che fin dal rinascimento l’Italia con i suoi pensatori, aveva posto alla base della dignità dell’uomo e della libertà dei moderni, principi poi ripresi e potenziati in Europa dell’Illuminismo. Un attacco alla laicità dello Stato è di recente venuto anche dall’omelia del cardinale Scola nell’anniversario dell’editto di Costantino del 313”.