mercoledì 27 febbraio 2013

Diario 211



Diario 211
17 – 23 febbraio 2013

·         Il tempo è scaduto
·         Comico, Nobel, cantante unite insieme nello spettacolo della politica
·         Parole, parole, quando tacere sarebbe d’obbligo   
·         Corruzione
·         Fascismo diffuso
·         Cosa insegna il caso di Angela Bruno?
·         Citazioni: nel bene e nel male  (Marco Mancini, Mario Monti, Pierferdinando Casini, Urbano Cairo, Mario Monti, Sergio Cesaretto, Carlo Flamigni e Stefano Rodotà, Bruno Palermo, Silvio Berlusconi, Susanna Camusso)


Il tempo è scaduto
Siamo alla fine, il risultato pare molto incerto, come mai? La campagna elettorale è risultata più scalcagnata di quanto si potesse immaginare. Il perché di questo è riscontrabile sui modi e i contenuti con la quale essa è stata condotta.
L’inizio con la sua discussione sulle “agende”, sebbene stucchevole, aveva il pregio di affrontare alcuni temi della situazione del paese. Ma subito si è voltata pagina e il tema delle alleanze è diventato centrale. Non sostengo che sia tema marginale, ma discettare su  Moti si Monti no; se esisteva già un accordo tra PD e Monti o se questa fosse bandiera della lista Rivoluzione civile per accaparrarsi qualche voto; se Monti sarebbe stato più propenso, di accordarsi con la destra (senza Berlusconi) o con il centro sinistra, ecc. ha distolto l’attenzione sui problemi del paese.  Non solo ma non costituiva elemento di scelta dell’elettorato che misurava la propria condizione di disagio con il “discorso politico”. I temi del paese quando sono stati affrontati sono stati coniugati in termini generali: lavoro, equità, giustizia sociale, ecc. oppure populisticamente da Berlusconi e da Grillo, che urlano sfaceli da fare (tutti a casa, Va a fa.., ecc. o mirabolanti proposte come la restituzione dell’Imu, un reddito per tutti di 1000 euro, ecc. la gente applaudiva come ad uno spettacolo, ma sicuro che nulla di questo avrebbe inciso sulla propria situazione.
È propria questa inconsistenza programmatica, seria, responsabile e credibile che determina l’incertezza del risultato. L’elettore non ha criteri sicuri di scelta, certo contano le ideologia di appartenenza, ma aver programmaticamente evitato ogni discorso pregnante sui caratteri  della società futura, determinerà un voto casuale di simpatia, o una indifferenza alla partecipazione.
Sebbene si raccogli quello che si semina, si spera nell’intelligenza collettiva.              

Comico, Nobel, cantante unite insieme nello spettacolo della politica
Non c’è scandalo; un comico, un premio Nobel,  un cantante hanno pieno titolo per scendere (o salire come si dice ora) in politica. Lo scandalo è sulla proposta politica. Non è detto che chi critichi lo “stato di fatto” abbia anche l’obbligo di indicare oltre le malattie le cure, ma se uno si candita al governo allora a questo obbligo deve attenersi. Risposte che non possono essere né il “va fa…”, né li “mandiamo tutti a casa”, ecc. semplificando la politica a spettacolino satirico.
Tutto questo spaventa? Un po’ si e un po’ no.
Un po’ si perché se il successo annunziato si realizzasse la probabilità di una situazione instabile sarebbe molto alta, e di in una situazione instabile ove mancasse una strategia del cambiamento ne ha sempre approfittato la destra. Senza dire che è anche possibile che una situazione instabile spinga il governo, chiunque ne faccia parte, ad assumere una faccia e una sostanza autoritaria che gioverebbe soltanto a quell’1% della popolazione di cui si parla. 
Un po’ no perché, nel mio sfrenato ottimismo continuo a pensare che gli italiani per quanto diseducati dalla televisione, per quanto educati al populismo (in questo una responsabilità grande è anche di alcune trasmissioni politiche – di sinistra, si fa per dire – che del populismo mascherato da denunzia hanno fatto la loro fortuna) abbiano ancora ragione e sentimento, per riconoscere la politica come esercizio di governo.  In questo caso il populismo di Grillo e di Berlusconi, avranno i loro consensi ma non tanto da creare uno stato permanente di instabilità.
Quello che preoccupa non è l’instabilità in sé ma la mancanza di alternative in una situazione instabile.

Parole, parole, quando tacere sarebbe d’obbligo   
Il finale di campagna elettorale sta producendo il peggio.
Cominciamo con Mario Monti: la sua furba dichiarazione circa la contrarietà della Merkel per una vittoria del PD, certo che non ha detto “la cancelliera mi ha detto”, ma questo era il senso che voleva comunicare, ma alla fine a sbattuto la faccia contro u comunicato tedesco che negava qualsiasi intromissioni nella campagna elettorale italiana.  Una figura da profittatore delle sue amicizie.
Oscar Giannino, sta per essere accreditato di una dirittura morale che non ha. Non è rilevante che si sia dimesso, è rilevante il millantato credito dei suoi titoli accademici. Adesso addirittura dichiara di “portare la croce”. Un po’ troppo.  La vanità fa brutti scherzi. Senza dire che a partire delle posizioni del suo movimento sul merito avrebbe potuto “vendere” politicamente, il non essere laureato, essere un autodidatta ma anche autorevole (si dice). Invece ha sperato che niente venisse fuori.
Il falso facsimile inviato da Silvio Berlusconi alle famiglie ha fatto mettere in fila presso gli uffici postali tanti pensionati che hanno creduto al rimborso dell’IMU. Un boomerang.

Corruzione
Il tema della corruzione, non casualmente, è all’ordine del giorno è ha investito il dibattito politico. Non voglio discutere delle soluzioni, ma del frastuono che il tema ha creato forviando l’opinione pubblica.
Intanto la similitudine con “mani pulite”.  In quel caso la corruzione ha investito i partiti la cui corruzione serviva al “costo della politica”. Non è una giustificazione, né si sottovaluta come risorse finanziarie finivano per rimanere incollate alle mani di chi li maneggiava, ma solo una descrizione.
Oggi la corruzione serve  solo per il tornaconto personale, i costi della politica non c’entrano o ci entrano in minima parte.  In realtà, avviene proprio il contrario, come la cronaca ha evidenziato  si rubano i soldi della politica a proprio personale interesse. Certo poi ci sono i politici corrotti, che non si accorgono che qualcuno  sta pagando una quota della casa acquisita, o chi pensa solo al proprio lusso, alle proprie cene, alle proprie vacanze, ecc.  L’attenzione è estrema verso la politica e i politici, ed è giusto, chi si impegna a funzioni politiche deve essere al di sopra di ogni sospetto. Ma l’attenzione alla politica non deve distrarre dalla uguale attenzione alla corruzione privata, diciamo così. Non solo i casi eclatanti messi in evidenza nelle ultime settimane (Finmeccanica, MPS, ecc.) hanno messo in luce come il male affare la fa da padrone anche nelle imprese, Ma non mi pare hanno richiamato l’attenzione sulle imprese, che non “sottostanno” alle leggi del mercato (tanto care al prof. Monti), ma di tali leggi approfittano per il loro illecito arricchimento.
È insito nel sistema capitalista il male affare, e da qui che è partita l’infezione alla politica. Non semplifichiamo assegnando tutta la responsabilità alla politica, che si risolverebbe con un Va fa… o con un “tutti a casa”. Leggi pregnanti, organi indipendenti efficaci nel controllo, un clima culturale diverso sono necessari per ridurre al minimo il malaffare nell’economia.

Fascismo diffuso
La violenza razzista che caratterizza tante delle manifestazioni di vitalismo giovanile non può essere passata sotto silenzio.
Che in Toscana bande di ragazze, molto giovani, pestano una loro compagna “negra” non è una ragazzata, è l’espressione di ciò che è in incubazione nella società civile.

Cosa insegna il caso di Angela Bruno?
Angela Bruno e quella impiegata che in diretta ha subito lo scherzo maschilista e volgare di Silvio Berlusconi, quello difeso dalle donne del PDL tra cui la signora dal dito medio.
Con gli uomini, in generale ma in particolare del tipo di Berlusconi,  non si possono avere atteggiamenti mondani neanche per imbarazzo. Bisogna reagire con forza e dignità. Tutte lo sanno ma capisco che di fronte ai capi dell’azienda e al potente Berlusconi si può soccombere. 


Citazioni: nel bene e nel male  

Marco Mancini, presidente conferenza dei rettori, Corriere della Sera,  18 febbraio 2013
“Se vi fosse una Maastriccht delle università, noi saremmo ormai fuori dall’Europa”                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     

Mario Monti, La Repubblica, 19 febbraio 2013
“Non ho e non avrò niente in comune con questa coalizione di sinistra” (Parole chiare e nette, ma anche molto bugiarde: il professore spera in un accordo che in qualche  modo gli riconsegni un ruolo).

Pierferdinando Casini, La Repubblica, 19 febbraio 2013
“Per Monti un risultato tra il 14 e il 15%. È fuori dal mondo che non arriviamo al 10%” (sarà fuori dal mondo ma è una possibilità con alta probabilità).

Urbano Cairo, La Repubblica, 19 febbraio 2013
“La sfida è titanica, ma quando presi la Giorgio Mondadori mantenni tutto il personale. Vorrei fare lo stesso a La7”  (“vorrei”? ma ci piacerebbe sapere i legami di Cairo con Berlusconi)                                                                            

Mario Monti, Corriere della Sera, 19 febbraio 2013
“La scelta di proporre una grande coalizione compete al presidente della Repubblica. Io, come è noto, sono da tanti anni fautore di grandi coalizioni per risolvere i problemi seri del Paese. Del resto quello che abbiano fatto quest’anno è stata una strana grande coalizione”  ( Il sogno di Monti e di fare il gallo in un pollaio)

Sergio Cesaretto, Il Manifesto, 21 febbraio 2013
“Abbiamo la speranza che, tuttavia, il bello debba ancora venire, e che lo vedremo nel dopo-elezioni quando i nodi sociali che si sono elusi in questa deprimente campagna elettorale verranno finalmente al pettine. A meno che l’assuefazione al peggio finisca per prevalere , assecondata purtroppo da una sinistra che mai come ora ci è apparsa al di sotto delle sfide a cui le sorti del paese la chiamavano”



Carlo Flamigni e Stefano Rodotà, Il Manifesto, 22 febbraio 2013
“Molti cittadini sono favorevoli alla donazione di gameti, alla pillola del giorno dopo, all’uso della Ru486 per abortire e al matrimonio dello stesso sesso. Eppure i partiti continuano a ignorare e tacere questi argomenti, di grande attualità nella società contemporanea. Eppoi, La Chiesa Cattolica è giusto che sia l’unica rappresentante di una morale valida in Italia?”

Bruno Palermo, Il Manifesto,  22 febbraio 2013
“Signor Silvio Berlusconi, trovo che all’indecenza non ci sia più limite e argine. Lei ha inviato la lettera ‘Rimborso Imu 2012’ a mio padre, Domenico Palermo. Vede signor Berlusconi mio padre è deceduto 26 anni fa, quando ne aveva 67. … Faceva il muratore, lavorava saltuariamente, me è sempre stata una persona onesta e un lavoratore infaticabile. … Se mio padre fosse ancora in vita, alla visione della lettera sarebbe salito sul primo treno, e si sarebbe fatto mille chilometri per raggiungere i cancelli di Arcore e lanciargliela dietro la sua lettera… Come si permette, signor Berlusconi, di importunare persone di cui non conosce niente, la storia politica, quella familiare?”

Silvio Berlusconi, La Repubblica, 23 febbraio 2013
“Non ho mai messo un dito su quella ragazzina (Noemi)” (esagerato ma gli credo, e un bambinone. Con quella ragazzina quando l’andava a trovare chiacchieravano come due bambini, giocavano con le bambole, qualche volta apparecchiavano e cucinavano con la cucina giocattolo, raramente, ma tra bambini capita, giocavano al dottore).

Susanna Camusso, Il Manifesto, 23 febbraio 2013
“La Cgil è stata e resta un’organizzazione lavorista, che crede nella dignità del lavoro e punta alla piena occupazione”

Diario 210



Diario 210
11 – 17 Febbraio 2013


·         Solidarietà a Sandro Ruotolo
·         Le sfide del centro sinistra
·         La versione di Monti (non divertente di quella di Barney)
·         Il Papa si è dimesso
·         Citazioni: nel bene e nel male (Luisa Calimani, Matteo Renzi, Ilvio Diamanti, Benedetto XVI, Silvio Berlusconi, Mario Monti, Giovanni De Luna, Guido Rossi)


Solidarietà a Sandro Ruotolo
Non è solo il tanfo del fascismo quello che si sente, ma anche le azioni fasciste. Vorrei esprime la mia totale solidarietà a Sandro, per l’aggressione subita dal gruppo di Casa Pound. E non derubrichiamo il tutto  ad una goliardata.

Le sfide del centro sinistra
Il centro-sinistra ha di fronte a se due importantissime sfide, che anche senza voler essere catastrofici, vincerle o perderle avranno un effetto sul paese di grande portata.
La prima, di queste sfide, è banale: vincere pienamente e consistentemente le elezioni. Si tratta di una soluzione che coinvolge la “comunicazione” (come si dice oggi) dell’alleanza verso gli elettori. Ma anche gli elettori ci devono mettere del loro. La maggior parte sarà confusa, tra “offerte” (si dice anche così oggi) non completamente dissimili (Sel e Rivoluzione civile; Monti e Fermare il declino; Grillo e Berlusconi; per non dire dello scompiglio che contribuisce (ad arte?) a creare Monti quando dice che per l’alleanza dopo le elezioni tra un centro destra senza Berlusconi e il Centro sinistra, niente è deciso. Ma ancora voto utile, desistenza, voto differenziato, ecc, Niente di tutto questo contribuisce a fare chiarezza e mette in confusione l’elettore. Ma mettiamo che le Stelle (non) stanno a guardare e che il centro sinistra riesca a vincere (bene e completamente).
La seconda sfida riguarda la tenuta nel tempo del governo. Molti commentatori, comunque, hanno espresso il loro verdetto: tra sei mesi, massimo un anno, si ritorna a votare. Possibilità certo probabile qualora il centro sinistra non abbia ottenuta una vittoria piena e completa. L’eventualità del ritorno alle urne da molti è vista come una “rinascita”, una sorta di atto purificatore; io penso che avrà esito nefasto in termine di distacco della gente dalla politica, di confusione, di populismo, ecc.
In ogni caso il centro sinistra di Bersani, in ogni caso, non deve fallire la sfida di un governo di legislatura. Ma per ottenere questo, mi pare, siano indispensabile due cose: grande, grandissima, compattezza della maggioranza; grande, grandissima attenzione alla realtà del paese e alle proposte (coerenti) delle altre forze politiche. È il governo che vede imbrigliare, uso a proposito questo termine orrendo, le forze politiche ad un’azione non distruttiva, e può farlo sia con le proprie proposte legate alla situazione del paese, sia con l’attenzione e l’ascolto per quanto proposto dalle altre forze politiche e dai movimenti sociali.        

La versione di Monti (non divertente di quella di Barney)
Pare che Monti ad una trasmissione radio o televisiva (ormai non si fa mancare niente) abbia fatto intendere che Bersani gli avesse offerto il Quirinale o palazzo Chigi, purché non si presentasse alle elezioni. Non mi è dato sapere se il racconto è veritiero nella forma comunicata. Credo che sia ragionevole pensare che Bersani, che stima (ma spero stimava) il professore in un incontro tra “amici” e “persone per bene” abbia potuto far capire che l’appoggio del PD (credo più per il Quirinale che non per palazzo Chigi) avrebbe potuto non mancare. O qualcosa di simile. Non un inciucio ma un obiettivo politico fatto, comunque, in modo riservato. Oggi il galantuomo Mario Monti l mette in piazza, questo suo ricordo. Perché? Ma ovvio, allo scopo di  nuocere a Bersani e al centro sinistra, che sono i suoi veri avversari che combatte con la sua listerella. Alla fine la vera  tempra dell’uomo viene fuori. Bisogna evitare di cadere nella provocazione e avere fiducia nella proprio capacità di portare iuto agli italiani (non alla mitica Italia)    


Il Papa si è dimesso
Da noi si diceva: morto un Papa se ne fa un altro. Frase che dichiarava il convincimento che nella Chiesa di Roma niente poteva cambiare. Molto vero, ma un po’ no. Il Papa si è dimesso per esplicita incapacità (non importa se fisica, intellettuale, di volontà, ecc.) di affrontare il rinnovamento della Chiesa, e il suo peso tra i valori della società. Un atto di secolarizzazione di portata epocale, quasi definitivo.
Il toto successore è aperto. Per quanto non direttamente interessato, preferirei una Chiesa legata al mondo che cambia, ma mi pare che il più accreditato possibile successore italiano costituisce una indicazione di finto rinnovamento. I membri della Curia paiono esclusi, e questo è un bene (il Papa dismessosi era membro, autorevole, della curia, e sta in questa collocazione la sua incapacità). Sarebbe bello un papa giovane, aperto al mondo e non legato ad interessi curiali o di altro tipo. Vedremo.    

Citazioni: nel bene e nel male

Luisa Calimani, Il Mattino di Padova, 10 febbraio 2013
“Sarebbe stata un’utile cura rigenerante con effetti durevoli (non una tantum come la vendita del patrimonio pubblico) se i tagli fatti dal Governo Monti avessero aggredito spese superflue o legate a clientelismi e pratiche non trasparenti. Ma i tagli, tutt’altro che mirati, hanno colpito soprattutto lo stato sociale, le classi disagiate, l’economia reale, il ceto produttivo, quasi a voler imprimere una “svolta” (qualcuno potrebbe chiamarla riforma) volta a deprimere la funzione dello Stato come soggetto equilibratore delle differenze sociali e garante dei servizi essenziali; condizioni che fanno la differenza fra i paesi sviluppati, con anni di democrazia e civiltà alle spalle e quelli che non hanno raggiunto questi obiettivi”.

Matteo Renzi, Corriere della Sera, 11 febbraio 2013
“Il voto per il presente deve essere un voto per i nostri figli. Sono convinto della vittoria di Bersani nonostante tutti gli schieramenti sembrino avere l’obiettivo di non fare vincere il PD piuttosto che puntare su una loro affermazione”.

Ilvio Diamanti, La Repubblica, 11 febbraio 2019
“Tuttavia questa politica “senza rete”, e lontana dalla società, questi politici – che imitano la gente comune e parlano alla nostra pancia invece che alla nostra testa e al nostro cuore – sono fuori tempo. Potrebbe essere l’ultima replica dell’irreality show, a cui assistiamo da vent’anni. Peccato che in troppi accettino ancora di parteciparvi. Da comparse” (Il tono ottimistico di Diamanti non mi convince, il processo di “rieducazione” credo che possa essere altrettanto lungo).

Benedetto XVI, La Repubblica, 12 febbraio 2019
“Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunziare il Vangelo, è necessario anche il vigore del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità  di amministrare bene il ministero a me affidato” (Il “grande pescatore” non sa che pesci prendere per affrontare la crisi della vita della fede. Non si sente adatto, non si sente in forza e forse non si sente adeguato. Il tema della fede nel mondo è quello che lo assilla e che ne ha determinato le dimissioni).

Silvio Berlusconi, La Repubblica, 12 febbraio 2019
“Noi non possiamo più competere all’estero, siamo stati autolesionisti. Nessuno tratterà più né con Eni, né con Enel né con Finmeccanica. La tangente è un fenomeno che esiste ed è inutile ignorare la realtà. Pagare una tangente all'’stero è un fenomeno di necessità” 

Mario Monti, La Repubblica, 16 febbraio 2013
“Le chance di un’alleanza con il centro destra, senza Berlusconi, e con il centro sinistra sono le stesse” (Di tutto l’Italia ha bisogno, ma meno di un nuovo Andreotti e la teoria dei due forni. L’opportunismo di Monti non ha limite, anche se ci spiegherà che fondamentale è il “programma”, i cui contenuti devono essere malleabili se indifferentemente potrebbero andare bene per due partner così diversi tra di loro)  

Giovanni De Luna, Il Manifesto, 17 febbraio 2019
“Gli intellettuali italiani, invece, non sono riusciti a mobilitare direttamente l’opinione pubblica e quando hanno cercato di darsi una veste politica (penso, ad esempio, all’esperienza dei girotondi), le loro istanze si sono sempre afflosciate su se stesse. Refrattari ai richiami dell’antipolitica e del populismo, non sono stati però in grado di avviare grandi campagne  di opinioni che costituiscono l’humus della cittadinanza democratica” (Niente da obiettare, ma forse manca anche il terreno accogliente per ogni seminazione)

Guido Rossi, Il Sole 24 Ore, 17 febbraio 2013
“Le terribili diseguaglianze e la scomparsa della ricerca dell’interesse comune hanno provocato, non solo, ma in particolare in Italia, un grave deficit di democrazia e soprattutto una diffusa corruzione delle élites del potere politico ed economico, inserito in una varietà di centri di potere diffusi e frammentati, come dimostra l’incredibile quantità di liste tra le quali deve scegliere l’elettore. … Le conseguenze negative di questa frammentazione del potere e della sempre più diffusa e vergognosamente quasi accettata corruzione, porta ad un unico catastrofico esito, d alcuni anche per quel che cercherò di illustrare subito, auspicato, cioè l’ingovernabilità del sistema politico. L’ingovernabilità alimenta i misfatti di un sistema corrotto, di un basso livello della vita politica ed economica, e di un declino della società e dell’estinzione delle virtù civiche e dello spirito pubblico”

Diario 209



Diario 209
3 – 9 febbraio 2013

·         Il professore di Milano
·         Perdiamo! Un po’ di buona volontà e ci si riesce
·         Condono di qui, condono di là, condono di su, condono di giù
·         Più “poteri”     
·         Alfonso Gianni per Lucio Magri
·         Citazioni: nel bene e nel male (Pierluigi Bersani, Giuseppe Bulgarella, Massimo Cacciari)



Il professore di Milano
C’è un professore narciso di Milano
si crede il salvatore ma è solo un nano
Ha fiutato il potere,
E con sorrisi, minacce e ricatti
Vorrebbe tutta la tabacchiera
Il nostro professore di Milano

Perdiamo! Un po’ di buona volontà e ci si riesce
Il centro sinistra ha iniziato la campagna elettorale con un vantaggio su tutti irraggiungibile. Siamo verso la fine e tale margine di vantaggio si assottiglia molto paurosamente. Tutti guardano alla “rimonta” di Berlusconi, ma non è questo il problema, se c’è una quota di italiani che si riconosce in Berlusconi non possiamo farci niente, anche farli ragionare non serve, è una questione di fede. Ma se il centro sinistra dovesse avere un risultato inferiore a quello sperato non è per Berlusconi ma per Grillo. Le analisi dei flussi di voto dicono che oltre che, ovviamente, Grillo, pesca nel centro destra una quota non indifferente dei possibili elettori del movimento 5stelle viene da sinistra. E su questo che si poteva fare molto e non si è fatto. Non si tratta(va) di inseguire Grillo nel suo populismo, ma piuttosto di dare risposte alla protesta che gli elettori di Grillo manifestano vistosamente. Lo stesso vale sul fronte di Rivoluzione Civile di Ingroia. Sapendo che nel futuro parlamento, qualsiasi sia la maggioranza, 5 stelle e Rivoluzione Civile incastreranno il centro sinistra. Se uno di questi movimenti proponesse la riduzione degli emolumenti dei parlamentari a 5.000 euro netti, i parlamentari del centro sinistra potrebbero votare contro (possono trattare fino a 6.000 ma incastrati resteranno). E se proponessero l’inasprimento della pena per gli evasori fiscali, per esempio con il carcere, i parlamentari del centro sinistra potrebbero votare contro? Così come non potrebbero votare contro una qualche forma di patrimoniale, che la vuole anche la CGIL o verso pene inasprite per gli inquinatori. L’elenco potrebbe continuare ma spero che il senso sia chiaro.
Il centro sinistra si è concentrato sulla questione del lavoro, bene ha fatto, ma le proposte sono sembrate poco incisive. Non c’è stata neanche (per paura di Monti?) un’assunzione piena del piano del lavoro della CGIL. Nel paese cresceva una protesta per le molte, troppe, storture del nostro sistema istituzionale e per le politiche attive, ma di questo il centro sinistra si è poco occupato. Aprendo un autostrada ai due movimenti che lo stanno lavorando ai fianchi. Non era necessario assumere toni populisti e demagogici, ma soltanto affrontare con precisione alcune questioni che ormai hanno l’odore della cancrena.
C’è tempo per riparare? Non so. Non so soprattutto se si ha coscienza del pericolo, si guarda solo a Berlusconi mentre rischiamo di non avere erba sotto i piedi. Nonostante gli errori il centro sinistra può ancora farcela, ma deve avere più coraggio, deve ascoltare gli umori non populisti ma di protesta concreta che cresce nel paese.      

Condono di qui, condono di là, condono di su, condono di giù
Sembra incredibile, i condoni dalle labbra di Silvio Berlusconi fioriscono, uno al giorno. Ma siamo sicuri che sia propria tutta colpa di Berlusconi o di chi si fa dettare l’agenda politica da un personaggio in forte declino? I condoni fanno male alla salute sociale del paese, per questo Berlusconi li propone. Egli ha bisogno di un paese degradato, immerso nella fanghiglia della corruzione, dell’evasione fiscale, dell’assenza del rispetto della legge. Questo paese c’è; la domanda è se sia maggioritario.        
Più “poteri”     
Dalla Banca d’Italia, alla Consob, ecc. dopo lo scandalo MPS, richiedono nuovi e più forte poteri. È sempre la stessa storia. Le istituzioni di controllo non svolgono bene la loro funzione, non perché in qualche modo ”rispettosi” di chi dovrebbero controllare, non perché in qualche modo, direttamente o indirettamente, coinvolti, non per incapacità e inefficienza, ma solo perché hanno scarsi poteri. Viene da ridere.                                                                                                                                                                             
Alfonso Gianni per Lucio Magri
Ho ricevuto questo testo sul recente libro che raccoglie, a cura di Luciana Castellina, alcuni scritti di Lucio Magri. Spero che possa interessare i lettori del Diario.
Questa volta vorrei provare a non commentare la stretta attualità. L'occasione mi viene dall'avere recentemente trascorso due belle giornate in Basilicata, presentando nelle biblioteche civiche di Potenza e di Rionero in Vulture il libro postumo di Lucio Magri, Alla ricerca di un altro comunismo, uscito per i tipi de il Saggiatore, grazie alle cure di Luciana Castellina, Famiano Crucianelli e Aldo Garzia.
E' stata una salutare boccata d'ossigeno, non tanto per il tempo atmosferico, pessimo, quanto per il fatto di uscire almeno mentalmente e per qualche ora da un dibattito politico tra i peggiori che io ricordi. Siamo infatti tutti immersi, volenti o nolenti, in una campagna elettorale dove anziché porsi il problema centrale di come uscire dalla crisi senza pagare il prezzo di un massacro sociale, si assistono a discussioni surreali: se Mussolini è stato un benefattore delle genti italiche o un perfido dittatore; che cosa effettivamente pensa Mario Monti e cosa farà; se Bersani otterrà il plauso dei mercati finanziari; oppure se il povero Falcone era più amico di Ingroia o della Boccassini.
Tornare a discutere di cosa sia stata la politica nell'arco di quasi cinquanta anni fa dunque bene. Tale è lo spazio temporale lungo il quale si snoda la lunga intervista a Magri, l'unica che Lucio volle concedere, condotta negli ultimi mesi della sua vita da Crucianelli e Garzia ed entro cui è racchiusa la raccolta degli scritti di Magri contenuta nel volume.
Questi ultimi iniziano da un testo formidabile. Si tratta della rielaborazione per la rivista di Jean Paul Sartre, Les Temps modernes, di una relazione che Magri tenne al famoso convegno dell'Istituto Gramsci sulle nuove tendenze del capitalismo italiano, tenutosi a Roma nel 1962. Quell'intervento venne aspramente criticato sia da Giorgio Amendola che da Giancarlo Pajetta. I due dirigenti comunisti non sopportavano che Magri mettesse al centro della sua analisi proprio il processo di modernizzazione che il capitalismo italiano, infatti chiamato neocapitalismo, stava producendo al culmine di quello venne definito "il miracolo economico" e al contempo lo sottoponesse a una spietata critica da sinistra. Magri seppe cogliere elementi portanti destinati a fare la storia del capitalismo futuro e delle sue crisi, compresa quella attuale. Egli rivisitava la nota contraddizione fra il carattere sociale della produzione e quello privato dell'appropriazione dei profitti, cogliendo due essenziali novità.
La prima era il distacco tra il controllo e la proprietà nelle grandi imprese. Era un fenomeno che rendeva evidente che non bastava abolire la proprietà privata per evitare forme di dominio e di sfruttamento; infatti potevano svilupparsi originali costruzioni di capitalismo di stato. Magri si riferiva al mondo occidentale, ma il suo pensiero si allargava inevitabilmente anche a est. Allo stesso tempo Magri si rendeva conto che il ruolo dei manager - secondo una intuizione dello stesso Marx - poteva benissimo sostituire, in quanto funzionari del capitale, quello dei proprietari delle aziende. Dire che Magri aveva intuito il nuovo capitalismo cinese o il ruolo dei vari Marchionne è troppo, ma ci siamo vicini.
La seconda novità era rappresentata dal ruolo del consumo. Sviluppando il pensiero dei francofortesi, Magri comprendeva che una produzione per la produzione - tale è il capitalismo - avrebbe portato a elevare il ruolo del consumo a molla essenziale di quel tipo di sviluppo. Nella "società opulenta", famosa definizione di John Galbraith, il consumo è forzato dalla esigenza di vendere merci tendenzialmente in sovrapproduzione e la società nel suo complesso viene "reificata". La critica dell'economia politica si univa alla riflessione filosofica sul gigantesco processo di alienazione e di spoliazione della persona umana.
Quanto è lontano lo spessore di questa riflessione dalla politica d'oggi, ove assistiamo al contrario alla sua separazione radicale dalla cultura. Basta sintonizzarsi a caso su un talk show televisivo. Ma questo era già chiaro allo stesso Magri. Frugando fra i suoi editoriali della Rivista del Manifesto, che diresse nella prima parte degli anni duemila, si può trovare un altro preveggente scritto. Il vuoto della politica è il significativo titolo dell'editoriale che apre la Rivista nel gennaio del 2003. In esso Magri mette a confronto l'enorme sviluppo dei movimenti di massa sul piano interno e internazionale, con l'incapacità evidente della politica di poterli interpretare e meno che mai rappresentare.
Come sappiamo da allora le cose non hanno fatto che peggiorare, sia sul versante dei movimenti, ma soprattutto, e di gran lunga di più, su quello della politica. Perciò la conclusione di quell'articolo appare a me struggente e densa di un attualissimo significato politico e morale. Se la situazione reale mi appare così disperante, ci dice Lucio Magri, mi consolo ricordando una bella e sconosciuta frase di Santa Teresa de Jesús: "So che niente dipende da me, ma parlo e agisco come se tutto dipendesse da me". Non propongo di affidare la rinascita della politica al misticismo cinquecentesco, ma certamente un principio di questo genere unirebbe la necessaria umiltà a un profondo senso di responsabilità. Entrambi ora sono assenti.

Citazioni: nel bene e nel male
Pierluigi Bersani, La Repubblica, 9 febbraio 2012
“Dovremo stupire anche quelli che non ci votano perché dicono di essere troppo arrabbiati. Anch’io sono arrabbiato, e forse dieci volte di più perché conosco le cose da vicino, ma con la la solo rabbia non si va da nessuna parte, bisogna che si faccia un cambiamento e un governo senza cambiamento sarebbe inutile”  (ma diciamo chiaramente e semplicemente le cose che bisogna cambiare subito). 

Giuseppe Bulgarella,  La Repubblica, 9 febbraio 2012
“Se non lavoro non ho dignità. Adesso mi tolgo dallo stato di disoccupazione  (questo biglietto semplice e terribile, è quello lasciato dall’operaio edile dentro la Costituzione, alla pag. dell’articolo 1. Un atto d’accusa al governo (cattolico) e a tutte le forse politiche. Ma tutti fanno finta di niente, diranno che era depresso; vorrei vedere)

Massimo Cacciari, L’Espresso, 14 febbraio 2013
“O c’è ancora qualcuno, da Bologna in giù, che pensa sia possibile combinare qualche sensata riforma senza avere con sé Piemonte, Lombardia e Veneto?” (mi pare che alimentare la favola che i governi passati hanno fatto gli interessi del sud, da Bologna in giù, non corrisponda alla verità. Il problema comunque non è geografico, ma di interessi)