domenica 20 novembre 2022

La destra è di destra


Mentre discutiamo del tasso di fascismo contenuto nel pensiero di Giorgia Meloni, la destra al governo mostra la sua faccia.

Se qualche provvedimento del governo sembra venire incontro ai bisogni delle famiglie (soprattutto di quelle bisognose), la sostanza complessiva mostra uno sdraiarsi sulle domande del padronato.

Basti pensare alla distribuzione dei vantaggi che deriverebbero dalla modifica del cuneo fiscale, a vantaggio soprattutto delle imprese (neanche Draghi aveva fatto una cosa simile).

Come pure il privilegiare le famiglie più numerose richiama alla memoria la politica demografica del governo di Mussolini, indifferenti alla crescita della popolazione mondiale.

Mentre  l’accanirsi del governo contro il reddito di cittadinanza ci pare un indicatore chiaro di chi pensa di premiare il governo Meloni e a chi pensa di chiedere i soliti sacrifici.

Tutto sembra molto chiaro, ma a protestare, fino ad oggi, sono solo gli studenti contro l’attacco alla scuola; una strategia in atto da anni per accrescere la natura di classe della scuola e renderla funzionale solo alla tipologia di manodopera che il sistema esprime (ma forse è il sistema che andrà aggredito e trasformato).

Le opposizioni sembrano aspettare il passaggio in Parlamento per dare battaglia, ma alla fine farà un’opposizione poco incisiva essendo, appunto, minoranza.

Si può sperare in ulteriori errori del governo che possano irritare i lavoratori che pure l’hanno votato. Ma anche qui non  è chiaro se esistano forze politiche pronte a cogliere la possibile opposizione nascente tra i lavoratori.

Il dibattito che si svolge nelle pagine di La Repubblica sul futuro del PD, spesso pare muoversi in un ambito di vuoto delle realtà e dei problemi del paese, né pare che la sostituzione di Letta alla segreteria del PD per correggere la sua indeterminatezza (onesta) sia la soluzione per la sinistra. Non si tratta di indeterminatezza, ma di una scelta di campo esplicita e  determinata elaborata nelle sue finalità e nei suoi mezzi.


venerdì 14 ottobre 2022

Doveva succedere e successo

 

Diario

26 settembre 2022

 

Prima di tutto voglio spiegare che il filo di ottimismo del mio precedente Diario, a proposito delle elezioni di domenica scorsa, non era determinato dalla mia totale inconsapevolezza di quello che stava avvenendo, ma piuttosto di un auspicio e di un porta fortuna. Non ha funzionato. 

Quanti sperano che ora le differenze interne al blocco di destra possano portare ad una loro disgregazione,, abbandonino questa speranza. Chi vince si compatta, chi perde si disgrega. L’unica nota positiva e che a sinistra non c’è niente da disgregare e già tutto compiuto.

Sarà capace la Meloni a costruire in governo che non dispiaccia la Presidente della Repubblica? Sara capace, nonostante qualche difficoltà e qualche pretesa ingiustificata. Ma questo sono cose che vedremo nel prossimo mese.

Merita qualche riflessione la sinistra. Letta ha annunziato la sua non candidatura al prossimo congresso del PD, bene, ma non basta. Quanti ambiziosetti, sono stati ridotti alla loro dimensione reale, o non sono riusciti a superare la soglia dello sbarramento, devono riflettere fino al ritiro dalla politica.  La vittoria del compatto (di fatto) blocco di destra riporta la politica all’alternativa destra-sinistra, ma se la sinistra non riflette su se stessa per molti anni non ci sarà alternativa.

Non si tratta di mettere insieme chiunque e comunque per tentare di battere la destra, ma di un lavoro più profondo. Si tratta di rifondare (che brutta parola) un comunismo (o se si preferisse un social-comunismo, o anche solo un socialismo) moderno, che cioè tenga conto delle trasformazioni dell’organizzazione economica e sociale e delle nuove domande.

Non i tratta di accettare lo stato quo, ma piuttosto di trasformarlo. Non si tratta di occuparsi della povertà o della tristezza di milioni di persone, ma piuttosto di cambiare le condizioni che determinano miseria, povertà, tristezza e infelicità.

Su questi temi abbiamo a disposizioni intere biblioteche, riflessioni acute e banali, accettazioni delle diverse situazione negando ogni possibilità si trasformazione o immaginifici processi di trasformazione. Ma non si tratta di fare i conti con quanto contenuto nelle biblioteche, ma piuttosto riarticolare una interpretazione della società ed individuare quale trasformazioni necessarie per raggiungere obiettivi di libertà, di benessere e di uguaglianza.

Non si tratta di un lavoro “teorico”, ma piuttosto di  misurare queste riflessioni e analisi all’interno della lotta politica.

Il capitalismo è malato, se vogliamo evitare la diffusione della peste dobbiamo cambiarlo, con strumenti di intelligenza economica, sociale e politica, sapendo che siamo di fronte a strutture economico-sociali molto articolati, ma fortemente interrelate e  determinate da logiche comuni distruttive sul piano sociale, e forse non solo. 

La scossa che questi ultimi risultati elettorali ci hanno dato, può essere salutare per riflettere politicamente sul nostro destino e non solo sul nostro.

Se la sinistra saprà impegnarsi in questo lavoro possiamo sperare in un domani migliore altrimenti ci toccheranno tanti Meloni anche in sembianze diverse.

lunedì 26 settembre 2022

Doveva succedere ed è successo

 

Diario

26 settembre 2022

 

Prima di tutto voglio spiegare che il filo di ottimismo del mio precedente Diario, a proposito delle elezioni di domenica scorsa, non era determinato dalla mia totale inconsapevolezza di quello che stava avvenendo, ma piuttosto di un auspicio e di un porta fortuna. Non ha funzionato.  

Quanti sperano che ora le differenze interne al blocco di destra possano portare ad una loro disgregazione,, abbandonino questa speranza. Chi vince si compatta, chi perde si disgrega. L’unica nota positiva e che a sinistra non c’è niente da disgregare e già tutto compiuto.

Sarà capace la Meloni a costruire in governo che non dispiaccia la Presidente della Repubblica? Sara capace, nonostante qualche difficoltà e qualche pretesa ingiustificata. Ma questo sono cose che vedremo nel prossimo mese.

Merita qualche riflessione la sinistra. Letta ha annunziato la sua non candidatura al prossimo congresso del PD, bene, ma non basta. Quanti ambiziosetti, sono stati ridotti alla loro dimensione reale, o non sono riusciti a superare la soglia dello sbarramento, devono riflettere fino al ritiro dalla politica.  La vittoria del compatto (di fatto) blocco di destra riporta la politica all’alternativa destra-sinistra, ma se la sinistra non riflette su se stessa per molti anni non ci sarà alternativa.

Non si tratta di mettere insieme chiunque e comunque per tentare di battere la destra, ma di un lavoro più profondo. Si tratta di rifondare (che brutta parola) un comunismo (o se si preferisse un social-comunismo, o anche solo un socialismo) moderno, che cioè tenga conto delle trasformazioni dell’organizzazione economica e sociale e delle nuove domande.

Non i tratta di accettare lo stato quo, ma piuttosto di trasformarlo. Non si tratta di occuparsi della povertà o della tristezza di milioni di persone, ma piuttosto di cambiare le condizioni che determinano miseria, povertà, tristezza e infelicità.

Su questi temi abbiamo a disposizioni intere biblioteche, riflessioni acute e banali, accettazioni delle diverse situazione negando ogni possibilità si trasformazione o immaginifici processi di trasformazione. Ma non si tratta di fare i conti con quanto contenuto nelle biblioteche, ma piuttosto riarticolare una interpretazione della società ed individuare quale trasformazioni necessarie per raggiungere obiettivi di libertà, di benessere e di uguaglianza.

Non si tratta di un lavoro “teorico”, ma piuttosto di  misurare queste riflessioni e analisi all’interno della lotta politica.

Il capitalismo è malato, se vogliamo evitare la diffusione della peste dobbiamo cambiarlo, con strumenti di intelligenza economica, sociale e politica, sapendo che siamo di fronte a strutture economico-sociali molto articolati, ma fortemente interrelate e  determinate da logiche comuni distruttive sul piano sociale, e forse non solo.  

La scossa che questi ultimi risultati elettorali ci hanno dato, può essere salutare per riflettere politicamente sul nostro destino e non solo sul nostro.

Se la sinistra saprà impegnarsi in questo lavoro possiamo sperare in un domani migliore altrimenti ci toccheranno tanti Meloni anche in sembianze diverse.

venerdì 23 settembre 2022

Domenica si vota

 

Diario, 23/settembre, 2022

Dopo domani, domenica, si vota, le previsioni non sono buone. Indagini, commentatori, esperti, ecc. danno per scontato che il trio Berlusconi, Meloni e Salvini porteranno a casa una suonante vittoria.
Io non la darei per scontato.  Non si tratta dell'ottimismo, un po' stupido che mi caratterizza, Ma piuttosto sulla fiducia sull'intelligenza delle persone  e sulla indigeribilità delle proposte della destra.  

Riflettiamoci un momento, una destra che volesse vincere dovrebbe parlare alla pancia del paese, essa invece parla alla pancia del segmento della popolazione che non ha bisogno. La
riduzione delle tasse per i "ricchi", non mi pare di grande attrazione. La revisione della Costituzione, con l'affermazione di una regime presidenziale perché dovrebbe essere attrattiva? molti si chiedono ma che roba è. La "gente" magari applaude ma non capisce.  

La stessa guerra di Putin spaventa, si comincia a riflettere su dove può portate l'umanità un regime autoritario privo di controlli democratici.

Questo anno son passati 100 anni dalla marcia su Roma, e molto meno dallo svelamento degli orrori dei capi di concentramento nazisti, certo, ma alimentati anche dall'Italia di Mussolini. Certo non si può accusare la Meloni di voler rinvigorire quella storia. Lei si fa piccola, anche moderata, ma poi sbotta non riesce a reprimere più di tanto la sua anima fascista.

Alcuni, anche tra i miei amici, dicono: “non importa niente, anche la destra si adeguerà, e poi è bene che la sinistra prenda un colpo”.

Si può essere critici sull’azione politica della sinistra, ingarbugliata con Draghi e la sua fantomatica “agenda”,  si può essere molto critici sui piccoli uomini, ambiziosi e senza spessore, che pontificano ma che se ne stanno alla larga dal cuore dello scontro (forti delle loro piccole percentuali), si può essere sconvolti che in questo scontro più che unire le forze si è fatto di tutto per dividerle, si può, si può, si può, …. ma varrebbe la pena di interrogarci su quello che abbiamo fatto, ciascuno di noi per evitare questo esito.

Le adunate con il saluto romano non ci devono impressionare, quello che ci impressiona e la svogliatezza di molti per questa scadenza, non vedere il pericolo che la destra rappresenta, per la società che vorrebbe disegnare sulla nostra pelle.

Cari amici ciascuno di voi ha una idea su chi votare, ma non facciamo calcoli astrusi, la semplicità mi pare l’arma migliore. Ma sapendo nello stesso tempo sia che la destra vinca o perda a quelli come voi resta il compito di difenderci e magari fare i conti con quanti hanno contribuito a metterci nella condizione di dover pensare che una destra fascista possa vincere.

 

giovedì 25 agosto 2022

Tutto fatto, il disastro è in arrivo

 

Diario

25 agosto 2022

Le liste elettorali sono chiuse. Un gioco inutile è quello di cercare
in ogni lista l'impresentabile (sotto processo, corrotto o corruttore,
condannato, ecc.) è un gioco inutile perché quello che avanza è un
temporale.
Che i politici, in generale, siano dei vanitosi, si sapeva, ma che
fossero anche ottusi, e privi anche di quella disprezzata furbizia
politica, è un novità.
Così mentre le previsioni di voto sono sempre più rassicuranti per la
destra, gli altri si consolano con qualche 0,00%in più non vedendo che
si tratti dell'annuncio della sconfitta. L'unica possibilità di
sconfiggere la destra era quella di unire, in una qualsiasi forma, il
PD e il M5*, ma Conte e Letta accecati da un dio malvagio, e di destra, 

hanno reso impossibile questo ovvio incontro. Le motivazioni

sono fatue e soprattutto non considerano il pericolo incombente. Se la
destra perdesse si sfalderebbe mentre una sua vittoria la
rinsalderebbe, promettendoci lunghi anni bui.
Non avere riflettuto su questo, inseguendo miracolosi miracoli, mostra
la debolezza dell'attuale classe dirigente politica progressista.
Neanche la materializzazione dell'ombra della sconfitta, li scuote.
Sarebbe possibile un tardivo ripensamento un po' ingarbugliato? si
sarebbe possibile, ma non si può  sperare. prepariamoci a disperare e
a resistere.

lunedì 27 giugno 2022

Quanto deve durare la guerra?

 

Diario 27 giugno 2022

 

Sono molti quelli che sostengono che la guerra tra i Russi e  gli Ucraini, durerà ancora a lungo, almeno un anno, ha sentenziato il segretario generale della Nato. Un vero coro di convinti pacifisti.

In realtà si tratta di una forma esplicita di cinismo, una guerra combattuta da altri per nostro conto  e per nostri interessi (le imprese occidentali fornitrici di armi).  

Il dato più accreditato circa la popolazione residente ci dice che si tratta di poco più di 30 milioni di abitanti, la guerra e i relativi morti, l’espatrio più o meno lontano, ecc., forse hanno ridotto questa popolazione ulteriormente.

Il presidente Ucraino ha recentemente dichiarato che le perdite ucraine in seguito alla guerra sono di circa 250 unità al giorno. Ammessa anche una certa sopravvalutazione, e ammettendo 100 unità al giorno, questo significa che in un anno si avrà la perdita di 36.000 unità, che su una popolazione 30 milioni non sono sostenibili. Si aggiunga, infatti, oltre la guerra le riduzione delle nascite e le morti naturali.

È evidenti che quanti vogliono che la guerra duri più a lungo possibile, sono gli alleati più efficaci dei russi. Il loro sogno si potrebbe dire: fecero un deserto e lo chiamarono Pace.

Certo si può pensare che alcuni pensino ad un coinvolgimento diretto dell’Europa, la terza guerra mondiale tanta sognata, ma non riusciranno  convincerci, per quanto melate e ideologiche parole potranno usare. Ma apriamo bene le orecchie.



lunedì 20 giugno 2022

Afasia

 


Diario 19 giugno 2022

 

Mi chiedo e mi chiedono, perché da tanto tempo non pubblico nuovi diari. Non credo che ad una domanda così semplice ci possa essere una risposta altrettanto semplice.

Provo ad articolare la risposta:

La prima e  banale risposta e che non ne avevo voglia. Troppo  banale e scontata; ma perché non avevo voglia?

Mi sembrava di ripetermi, su qualsiasi argomento scrivessi, la cosa è ovvia. Ma mi sembrava di essere immerso in un pantano, limaccioso, da cui sembrava impossibile tirarsi fuori. Qualsiasi cosa succedesse nel mondo o nel nostro paese, niente arricciava anime e intelligenze, tutto scivolava come su una lastra di vetro inclinata. La destra fascista tende a prevalere, e lo schermo è sempre vuoto; abbiamo la guerra alla portata di un missile, ma lo schermo è sempre vuoto; il futuro della nostra economia è incerto, e lo schermo è sempre vuoto; il leader della prima potenza atlantica mostra le sue troppe debolezze e la sua attenzione esclusivamente ai propri interessi, e lo schermo è sempre vuoto. Più che vuoto lo schermo si riempie di figure trasparenti, senza spessore, a cominciare del primo dei migliori, che recitano un testo a cui non credono, che non affronta i problemi. Ma non voglio ripetere quello che tutti sanno e che tutti vedono se accendono la TV.

Eppure mi pare di capire che esistano milioni di persone “con le orecchie apposite”, disposte a capire , a volere una diversa politica. Ho il sospetto che proprio l’esistenza di questo popolo, è alla base della grande confusione in cui si articola  il discorso politico. Non si vuole fare chiarezza, non si vuole che il “popolo” prende coscienza dei pericoli, che guardi al futuro spaventato, che chieda un cambiamento. Il mondo è cambiato ma riti,  discorsi, atteggiamenti, sono ancora quelle del passato remoto.

Non mi illudo il mio potrà essere un modesto contributo, forse, nella direzione giusta, mi sforzerò

giovedì 12 maggio 2022

Ecco l'accusa

 

Diario

12 maggio 2022

 

Come previsto nel precedente diario, è arrivata l’accusa di filo sovietismo, sotto la specie di una richiesta di spiegazione di che cosa rappresenta la guerra per la Russia. Ecco la mia opinione se serve.

La Russia coglie a balzo, ma con ritardo, l’opportunità della “sua sicurezza” (offerta dall’occidente), per mettere in atto una politica di espansione territoriale occupando, per adesso, parte dell’Ucraina. Si vuole garantire porti sicuri sul mar Nero, cerca di sviluppare la sua potenza imperiale. Fa questo senza scrupoli e con una dose non accettabile di crudeltà guerriera.  

Spero che il mio pensiero sia chiaro.

mercoledì 11 maggio 2022

Gioco pericoloso: non si gioca con il fuoco

 

Diario

11 maggio 2022

 

Non è chiaro se oggi, in questo rigurgito razzista, qualsiasi cosa io scriva, che non sia assolutamente combaciante con quello che pensa il governo e il presidente degli USA, non mi buscherò l’accusa di filo sovietico. Va bene voglio correre il rischio.

Per quello che vale penso che ci sia un aggressore, la Russia, e un aggredito, l’Ucraina. Ma va anche detto che ci vuole molta attenzione a garantire la sicurezza ai paesi confinanti. Non credo che questo sia avvenuto da parte dell’Ucraina e dei paesi occidentali, Nato compresa. Ciò giustifica la Russia? non di certo, ma serve per capire e a spiegare quella che è successo.

Intanto mi pare che nessuno vuole la pace e la fine di questa carneficina, non la vogliono i belligeranti diretti, e non la vogliano tutti i responsabili politici occidentali. Solo il papa sembra volerla. Non solo ma se l’Ucraina fa qualche apertura, come è avvenuto la settimana scorso, gli USA e la Nato hanno bloccato questa apertura, non si capisce a che titolo, con quale diritto, e perché. Almeno se non si vuole ammettere che il senso di questa guerra non sia un attacco alla Russia.

Qualcuno dei leader occidentali sembra  tentennare,  ma attenzione, non tanto per rigetto della guerra e dei crimini conseguenti, quanto piuttosto per le conseguenze sui paesi europei. Non si tratta solo di energia, ma anche si teme per la materia prima della masticazione.

Avendo il governo ucraino adottato il blocco ad ogni espatrio di cittadini maschi in età di  imbracciare un fucile, e avendo gli occidentali ceduto armi di tutti i tipi e di ogni genere agli Ucraini, oggi abbiamo un potentissimo esercito (numeroso di uomini ed equipaggiati di armi al meglio) quale non esiste altro in Europa. Un esercito, quello ucraino,  attrezzato non solo per la difesa e per respingere l’occupante, ma anche in grado di essere aggressivo sul piano territoriale. Non si tratta di cercare la vittoria, quello che vogliono gli alleati “pelosi” dagli ucraini e una guerra di lunga durata e di logoramento della Russia.

Non è necessario essere particolarmente perspicaci per capire che il gioco che gli USA stanno conducendo sulla pelle della popolazione dell’Ucraina, oggi, e domani sulla pelle degli europei, è un gioco pericoloso: chi gioca con il fuoco e facile che si scotti.

Se da una parte si può escludere  una guerra nucleare, questa gli USA la escludono, e sanno che per quanto possano intercettare razzi nucleari alcuni passeranno e basteranno a realizzare un paesaggio post-nucleare e invivibile (in tutte le parti del mondo). Ma a riparo della guerra nucleare gli Usa si sentono sicuri, e gli europei? Non ci vuole la bolla di cristallo per immaginare come:

-          Carenza di energia;

-          Carenza di materia prime;

-           Carestia;

-          Inflazione;

-          Disoccupazione;

-          E magari qualche pandemia

siano ingredienti sufficienti per creare instabilità politica, violenza individuale e violenza di massa frastagliata, manomissioni delle istituzioni democratiche e rappresentative (per quello che valgono) e ogni forma di antagonismo senza obiettivi chiari. Insomma un caos non creativo di buone soluzioni, quanto piuttosto generatore di scorciatoie autoritarie.

Insomma la tragedia Ucraina dovrebbe spingere l’Europa a far per se, ad allentare questo cordone ombelicale che la lega agli USA (che fa i suoi interessi), e porsi con autonomia e autorevolezza sull’orizzonte internazionale. A lei spetta il compito di far nascere la pace nel suo spazio vitale, a lei spetta il campito di assumere il ruolo di “altra” potenza, portatrice di civiltà e di pace.

Potrebbe farlo, ma la maggior parte dei suoi leader tentennano.

 

    

mercoledì 27 aprile 2022

Della nostra schizofrenia

 

Diario

27 aprile 2022

 

Mi pare che un insieme di forze e di paesi, in testa gli USA, hanno deciso per la continuazione della

guerra in Ucraina, per il suo approfondimento, né li ferma la possibilità di una estensione della guerra, in terza guerra mondale, con connesse possibilità di uso di armi nucleari. Al contrario sembra che questo vogliono. E’ evidente, anche se non paradossale, che l’industria degli armamenti prema nella direzione della guerra, si tratta di un affare di miliardi di dollari. E’ invece paradossale che i “militari” sembrino più cauti dei politici, che con il petto in fuori attendono il crollo della Federazione Russa. Vogliono la vittoria dell’Ucraina sulla Russia. E’ noto che lo spirito bellicista è alimentato da speranze irrealistiche.

Che l’aggressore sia la Russia non si discute, che bisognerebbe premere per una soluzione diplomatica è certo, che invece si crea un clima di provocazione nei riguardi degli assalitori è altrettanto visibile. Così come le sanzioni imposte alla Russia si stanno riversando contro i paesi occidentali, non solo ma la Russia potrebbe imporre lei a noi sanzioni, non alimentando, come già si vede dalle prime avvisaglie, il rifornimento di gas e petrolio.

A questo punto la speranza è che si muova la Cina e imponga una soluzione diplomatica.

Ma tutto questo se uno leggesse qualche giornale, o ascoltasse qualche telegiornale sarebbe subito evidente, e non meriterebbe parlarne se non per denunziare follia e inettitudine. Ma c’è qualcosa sulla quale conviene spendere qualche parola: come la guerra i cambiamenti relativi modificano  i nostri comportamenti.  

Non mi riferisco all’allucinante ondata di razzismo verso musica, letteratura, cantanti, direttori d’orchestra, ecc. Posizioni insensate, stupide, oltraggiose per la nostra intelligenza e il buon senso; ormai circolano nel nostro paese diffuse posizioni di questo tipo, insieme alla ricerca affannata dei puntiniani.

Ma piuttosto, vorrei fare qualche brevissima notazione sulla schizofrenia dei nostri comportamenti.

Le foto e le notizie “dal fronte”, ci mettono angoscia, ci addolorano; quando ci rendiamo conto che tutti lavorano per la continuazione della guerra, ci indigniamo. Siamo arrabbiati, ci sentiamo impotenti, cupi di umore, addolorati.

Ma poi torniamo alle nostre incombenze, ci distraiamo, l’angoscia per la guerra svanisce lentamente, fino al prossimo telegiornale.

Siamo come divisi in due, e questo mi fa arrabbiare, mi fa sentire fasulli, fintamente addolorati, mentre invece siamo presi dalle nostre incombenze, dal fare la spesa, a incontrare un amico. Questa nostra frammentazione, questa doppiezza, ci pare innaturale, mentre, forse,  è solo un modo di difenderci.

Ma devo dire che non mi piaccio.

 

 

  

domenica 10 aprile 2022

No! non siamo stupidi

Diario 10 aprile 2022


 Non c’è dubbio, siamo favorevoli alla pace e sacrifichiamo il condizionatore.

Siamo disponibili a fare sacrifici, ma non dovete turlupinarci. Non siamo certi, anzi siamo sicuri del contrario, che riempire il teatro di guerra di sempre più armi non ci avvicina alla pace. Credo che si possa affermare che siamo disponibili e pronti a fare sacrifici per conquistare la PACE, ma siamo anche scandalizzati nel leggere come aumenta la capitalizzazione delle società internazionali che hanno a che fare con la guerra e gli altissimi remunerazioni dei loro manager. Si potrebbe sospettare un accordo tra Putin e queste società, forse non manifesto ma sicuramente oggettivo. La gente vuole la pace, ma queste società la vogliono anche loro? Non hanno convenienza.

Le remunerazioni dei manager e la capitalizzazione delle maggiori imprese farmaceutici sono cresciute a dismisura durante l’epidemia del Covid, e continuano in questa marcia trionfale ancora oggi. Si è confermata, così, la regola secondo la quale ogni disgrazia che colpisce i molti si trasformi in benefici per pochi, anzi pochissimi.

Lo stesso sta avvenendo per tutte le imprese legate in modo diretto o indiretto alla produzione di armamenti o alla gestione della “scarsità” di materie prime, e tra queste fondamentali sono il gas, il petrolio, ecc.  

Essere disposti a fare sacrifici per conquistare la pace, non significa che i miei sacrifici devono contribuire ad arricchire manager e imprese, ma dico di più i sacrifici devono essere più che proporzionali ai guadagni che le imprese di guerra conquistano.

Non si tratta tanto dell’applicazione della progressività delle imposte, ma, direbbe papa Francesco, di una questione etica: lo Stato non può chiedere sacrifici al popolo per la Pace se prima non taglia i benefici che imprese e manager ottengono con la guerra.

Siamo sconvolti dalla carneficina in ucraina, non siamo equidistanti,  stiamo con il popolo ucraino e contrari agli invasori, ma non siamo stupidi. Non facciamoci ingannare dai paradossi.

Anche la guerra risponde alle leggi del mercato e del commercio, come dimostra il fatto che l’Ucraina continua a comprare gas della Russia e che la Russia paga all’Ucraina i diritti per i suoi oleodotti che attraversano l’Ucraina e che permette di far arrivare il gas in Europa. Stando così le cose, l’unico corridoio umanitario sicuro è il percorso dell’oleodotto che i russi non hanno interesse a bombardare.

giovedì 31 marzo 2022

Cosa non abbiamo fatto per scongiurare la guerra?

 Diario 31 marzo 2022

Festa e pianto (di gioia), la notte tra l’8 e il 9 novembre del 1989:  dopo 28 anni, il muro di Berlino si sgretolava sotto la spinta della marea dei berlinesi e dei “tedeschi orientali” che lo attraversavano per portarsi nella parte di Berlino occidentale. La festa non era solo dei tedeschi ma mondiale, era l’espressione materiale della fine della guerra fredda.

Gorbaciov a Mosca, con la sua politica e le sue riforme aiutava a credere a questa speranza.

Il mondo usciva dal terrore di una sempre possibile guerra atomica. La gente sperava, sorrideva, ballava; la pace alleggeriva i cuori di tutti.

Oggi, 33 anni dopo quelle giornate gioiose, siamo nuovamente oppressi dalla preoccupazione e paura che l’evento catastrofico per l’umanità non è stato scongiurato come credevamo, non è scomparso, ma si presenta ai nostri occhi nella forma della distruzione, dei morti, dei feriti, delle bombe, dei bombardamenti aerei, della cannonate navali, della fuga di donne e bambini, delle menzogne contrabbandate per verità dalle due parti. E tutto questo nel cuore dell’Europa.

Ma che è successo?  Cosa abbiamo fatto, o meglio cosa non abbiamo fatto per conservarci la gioia di quei giorni di speranza?

Non ci siamo fidati della gente, del popolo, affidandogli la gestione del “potere”, e permettendo che esso in parte del mondo fosse manipolato e in altre parte reso muto, e in altre ancora schiavo.

Abbiamo accettato che solo una era la forma “democratica”, e che questa andava imposta con la forza. Volevamo, per quieto vivere,  evitare che si trovassero forme diverse di equilibrio tra gli interessi presenti.

Abbiamo chiuso gli occhi alle guerre che si combattevano lontane da noi, dal Vietnam fino alla Siria e all’Afghanistan.

Ci siamo convinti che lo sviluppo economico fosse funzionale alla produzione di biscotti e caramelle e non abbiamo voluto vedere come cresceva l’industria degli armamenti.

Ci siamo fatti convincere che la nostra sicurezza dipendeva dall’equilibrio atomico, mentre questo è, forse, la debolezza di tutti.

Molto tiepido è stato il nostro coraggio nell’incontrare gli altri popoli, fino alla rinnovata esplosione di razzismo.

Abbiamo presa per buona la lezione della storia che da Napoleone a Hitler, ci suggerivano che la Russia doveva essere distrutta, facendoci dimenticare  che la Russia è Europa; che europea è la sua cultura, la sua letteratura, la sua musica.

Non c’è dubbio che Putin sia l’assalitore crudele e forse instabile, che non ha nessun diritto né nessuna giustificazione di fare quello che fa; non c’è dubbio che c’è un popolo, quello ucraino, che sta pagando un prezzo enorme di sangue, non c’è dubbio anche che la politica degli Stati Uniti, della Nato e del governo ucraino era avviata sulla strada di mettere in discussione la sicurezza della Russia. Niente giustifica nessuno, ma tutto crea distruzione.

Si tratta di fare tesoro di questa circostanza per avviare una convivenza pacifica, possibile solo con l’apporto del popolo.

 

 

 

domenica 27 marzo 2022

Biden (USA) contro Francesco (Vaticano)

 

Diario 27 marzo 2022

 

“Per l’amore di Dio, questo uomo non può restare al potere”.  Queste parole, pronunziate dal presidente degli Stati Uniti, con riferimento al “macellaio” Putin, sono terribili e agghiaccianti. Nonostante le confuse dichiarazioni di correzione e di specificazione degli addetti stampa del presidente americano, rimangono nelle nostre orecchie e  ci stordiscono. Cosa ha in mente Biden? Di mandare una squadra ad uccidere Putin, come era stato fatto con Bin Landen? Di lanciare dei razzi sul Cremlino? Di scatenare la terza guera mondiale invadendo la Russia, per importare ivi la democrazia? Senza aver letto un manualetto di storia che gli chiarisse che chi ha tentato questa strada (da Napoleone a Hitler e Mussolini), ha finito con le ossa rotte.  

Ma forse niente di tutto questo, ma soltanto un cinico disegno della continuazione della guerra in Ucraina; una guerra di logoramento, usando la popolazione ucraina come carne da macello.

Tra i disegni di Biden non c’è una seria trattativa di pace, se fosse questo l’obiettivo non sarebbe buona tattica riempire l’interlocutore di insulti (magari meritati, ma la diplomazia vuole il rispetto delle sue regole). Qualsiasi sia il disegno di Biden non c’è da stare tranquilli, ci sta trascinando per un sentiero pericolosamente scivoloso.

Ma l’invocazione “dell’amore di Dio” pronunziata da Biden, con veemenza, non si sa se con devozione, mette oggettivamente il presidente degli Stati Uniti contro Papa Francesco, non solo per la linea politica a favore della pace di questo ultimo, ma perché il Papa ha chiarito ai credenti e anche ai non credenti, che non si può invocare Dio per favorire la guerra, ma solo per operare per la pace.

Ma è chiaro che Biden non vuole la pace. La guerra gli è utile per legare ancora di più l’Europa al suo carro. La questione del gas ne è una chiara dimostrazione: l’Europa sarà costretta a rifornissi dagli USA, secondo regole che oggi non paiono un capestro, ma domani il “mercato” (Dio intoccabile) potrà cambiare le condizioni.

E il nostro governo? Sonnecchia, non riflette, forse non pensa. Tratta della guerra in Ucraina come una questione importantissima ma … irrilevante sulle decisioni, se non su quelle sbagliate (come l’aumento delle spese militari).

venerdì 25 marzo 2022

La terza guerra mondiale ... la vogliono tutti

 

La terza guerra mondiale… la vogliono tutti.

 

Diario 25/3/2022

 

La  terza guerra mondiale la vogliono tutti. È nei pensieri e nelle parole degli eminenti politici mondiali. Fa eccezione papa Francesco. Grazie.

Per molti anni il pericolo atomico ci ha fatto optare per una pace obbligata, ma una pace obbligata, come stiamo vedendo,  non regge a lungo. Per di più abbiamo fatto finta di non vedere le guerre che si sono combattute fuori dall’Europa (ma con il coinvolgimento degli europei).

È difficile costruire la pace tra il bagliore delle bombe, magari al fosforo, ma quando le armi tacciono si può. Si ha l’impressione che, viceversa,  quando quelle tacevano, quel tempo è stato utilizzato a preparare la guerra e non a costruire una pace duratura.

Putin è sicuramente un tiranno che gioca sporco, ma tutti gli altri gli hanno costruito le condizioni, non già per giustificare l’invasione, ma per renderla inevitabile.

La guerra è un “gioco”, diciamo così, esponenziale, dalla pietra alle spade, da queste ai fucili e derivati, poi le bombe, i veleni, i razzi e infine le bombe atomiche (che, bisogna ricordare, sono già  state usate nella seconda guerra mondiale (e il Giappone ne porta profonde ferite). Se un belligerante si sente perduto, anche personalmente perduto, passa al secondo livello del suo arsenale, e poi al terzo, e così via. Si può sperare, ma solo sperare disperatamente, che si fermi.

Di questa deriva abbiamo un esempio sotto gli occhi: il presidente ucraino, non fa altro che chiedere più armi, sempre più sofisticate, sempre più offensive. Non è malvagio segue la logica belligerante. In questo contesto sembrano più ragionevoli i militari dei politici, sono loro che si oppongono a soddisfare le richieste ucraine.

Si spera, e se ne parla, di una caduta di Putin attraverso una congiura di palazzo, ma cosa cambi? forse qualcosa nel breve periodo, ma poi? A meno che il potere, non solo in Russia,  passasse ai “Soviet”, ma non mi pare che sia questo il caso (anche se si può sempre sperare fantasticando).

I “grandi” leader europei, in questi giorni sembrano figurine al seguito del presidente degli USA, il quale minaccia, minaccia e ancora minaccia e tra queste  promette di liberare l’Europa dalla dipendenza energetica dalla Russia, per renderla dipendente dagli USA e dal … mercato (intanto le navi che trasportano il gas americano fanno rotta non già verso l’Europa ma per altri paesi nei quali possono spuntare prezzi più alti).

Non si riesce a capire come si riesca a porre fine al massacro in Ucraina; non sembra intravedere una vera strategia diplomatica prima per il cessate il fuoco e poi per  la pacificazione, sapendo che ci sono dei prezzi da pagare (l’imprevedibilità costa). Un impegno in questa direzione, senza manfrine, deve essere sviluppato con determinazione, intelligenza politica e rispetto per le parti coinvolte. La voce più autorevole, e quasi solitaria, che si alza nel mondo proclamando la necessità della pace  è quella di Papa Francesco. L’ipocrisia dei cattolici, parlo degli esponenti politici e di governo, si manifesta al massimo: apprezzano e cambiano canale.

Bisogna dirlo chiaramente, chi non si impegna in una efficace strategia diplomatica di pace si rende responsabile in parte della tragedia che sta colpendo il popolo ucraino.

Credo che sia giunto il tempo di staccare gli apparecchi che fanno vivere artificialmente il governo italiano. Draghi ha fatto il suo tempo.  Ci sono molti motivi di dissonanza, diciamo così, tra le forze di maggioranza, ma l’atteggiamento verso guerra e la decisione sulle spese militari, credo che possano raggiungere le orecchie più sorde e gli sguardi più distratti.

 

 

lunedì 7 marzo 2022

Salvare la faccia

 

Diario

7/marzo/2022

 

L’occupazione dell’Ucraina continua, anche se non pare che i Russi vogliano produrre un affondo.

In tutto il mondo, intanto, cresce l’isteria a favore della guerra. Nessuno ha il coraggio di esprimersi a favore della guerra, ma le azioni che si fanno vanno in quella direzione (invio di armi).

La resistenza ucraina, giustamente esaltata, sembra indicare una vittoria sul campo, ma si tratta di una ipotesi che a me sembra campata in aria. Nello stesso tempo cresce il pericolo di un incidente atomico, troppe centrali nucleari nel terreno di guerra.

La diplomazia sembra essere a lavoro, anche se per adesso si tratta più di una esibizione di uomini politici e di stato, che vere iniziative diplomatiche  di pace. Non sono chiari gli obiettivi di un’azione diplomatica, si sente dire che i russi si dovrebbero ritirarsi oltre confine e smettere con le azioni di guerra. Non mi paiono obiettiva diplomatici (sic) facili da raggiungere.

Una vera azione diplomatica, per quello che se ne capisce, o per meglio dire che io capisco, dovrebbe puntare a mediare tra le forze in campo e proporre soluzioni immediate e di lungo periodo in grado di salvare la faccia ai due contendenti (l’aggressore e l’aggredito). Si tratti di obiettivi di sicurezza, di spazi territoriali, di autonomia di governo, ecc.  Ciascuno dei due contendenti, dovrebbe essere messo nelle condizioni di poter dire (al mondo ma anche ai rispettivi popoli) che sia l’aggressione  militare che la  resistenza non sono stati inutili. Se non si raggiungesse un equilibrio del genere allora che azione diplomatica di pace sarebbe?

Scongiuriamo l’incidente senza rimedio, il tempo stringe.

Mentre fa paura che molti leder mondiali (diciamo così) giocano questa partita con l’occhio fisso sui propri interessi, e non su quello del mondo intero, L’Europa rischia di essere un risico giocato da contendenti seduti in poltrona che si credono al sicuro. Ma non pensano, non sono capaci di pensare, che il peggio è per tutti. 

 

 

 

 

 

 

 

 

lunedì 28 febbraio 2022

La guerra

 Diario

28 febbraio 2022


Siamo contro la guerra, è ovvio!

Vogliamo che questa terribile situazione sia presa in mano dalla diplomazia. d’accordo!

Oggi c’è sicuramente un aggressore e un popolo che si difende, siamo sicuramente con il popolo martoriato ed eroico. Diamo un aiuto materiale, diamo un sostegno politico e diplomatico. Diciamo che le prepotenza delle armi non devono vincere.

Ma non possiamo essere ipocriti, la discesa in campo delle diplomazia deve precedere il rumore delle bombe, non possono seguire bombardamenti, carri armati e aerei.  Se seguono allora forse non solo si è in ritardo ma non si è fatto tutto quello che era necessario fare prima.

Io ricordo che quando i russi avevano pensato di costruire una base missilistica a Cuba, gli USA pensarono di essere in pericolo e mandarono la flotta a fermare le navi russe che trasportavano i missili.     

È almeno da due anni che USA e la Nato cincischiano con l’adesione della Ucraina nella Nato. 

È vero ogni paese deve essere libero di scegliersi alleati e aree politiche alle quali aderire, ma nel fare questo non bisogna sollecitare le paure dei paesi vicini. 

Non c’è stata questa attenzione.  Questa assenza di attenzione non giustifica il ricorso alle armi della Russia, ma ci permette di capire quale sia la situazione.


domenica 30 gennaio 2022

Fallimento? No! Incapacità

 

Diario

30 gennaio 2022

 

L’elezione di Mattarella per la seconda volta a Presidente della Repubblica, viene iscritta sotto la rubrica del “fallimento della politica”, ma non è così. Il fallimento si può attribuire ad una impresa intrapresa e che per le ragioni più varie non si riesce ad essere compiuta. Ma è questo il caso? Non credo proprio.

Fin dall’inizio si è cominciato male; con la destra che in ragione di una maggiore rilevanza parlamentare, ma comunque non sufficiente a portare in porto l’elezione del Presidente, si è attribuita la “responsabilità” di proporre un “nome”. Nomi che, dopo la rinunzia del velleitario Berlusconi,  sono finititi tutti nel tritacarte fino al riconoscimento delle ambizioni della Presidente del Senato anch’essa bocciata e che non ha portato, come sarebbe logico, la stessa a dimettersi dall’alta carica.

Incapacità (o impotenza) della destra di capire la situazione e quindi piuttosto di affrontare le questione in una discussione franca all’interno della maggioranza di governo.

Sull’altro fronte quello di centro sinistra o progressista, che dir si voglia, si è manifestata l’incapacità di proporre un nome non di bandiera. Questo fronte in realtà è stato  bloccato dalla candidatura di Mario Draghi, che in tutti i modi, senza parlare, aveva fatto capire il suo gradimento al trasloco al Quirinale. Ma dentro quel fronte il consenso a Draghi era scarso. Invece di spiegare al Presidente del consiglio che alle sue ambizioni mancava il consenso si è continuato a cincischiare (la questione della “donna”, un ennesimo diversivo). Fino a quando lo stesso Draghi, per non compromettere una possibile ascesa futura al nuovo palazzo non è sceso in campo direttamente sciogliendo la matassa  a favore di Mattarella (che appare, al di là delle sue virtù e capacità,  come l’agnello sacrificale e quello che deve tenere calda la poltrona).

Questa settimana i cittadini italiani, grazie anche alla TV che tutto ha spiaccicato sotto i loro occhi, hanno assistito non tanto ad una finta e indolore lotta di potere, quanto alla manifestazione dell’incapacità della politica e dei partiti di compiere il loro lavoro e al manifestarsi di ambizioni fuori luogo, coperte da nobili parole nel momento in cui esse sono sembrate frustrate. Manca in questa schiera la Presidente del senato, che non ha trovato neanche le ipocrite parole ma anzi, dopo la sua prima batosta, chiedeva che ancora sul suo nome si puntasse.  

 

lunedì 24 gennaio 2022

Si vota?

 

Diario

24 gennaio 2022

 

Oggi, fra qualche ora, si comincerà a votare per l’elezione del presidente della Repubblica. Si potrebbe sostenere che la notizia, per quanto veritiera, sia falsa: si vota per ottenere un risultato, ma oggi i “grandi elettori” votano per non ottenere nessun risultato. Tra candidati di bandiera, schede bianche, a scritte scherzose, nessuno si pone il problema di raggiungere il quorum previsto.

Una cosa pare certa: dopo l’elezione ci si avvia ad un periodo di incertezza. Quello che i più sembravano voler scongiurare, sarà invece un esisto sicuro. Non è detto, neanche, che sia un male, ma qui il discorso si fa troppo lungo e arduo.

Vediamo quello che può avvenire e gli esisti conseguenti:

1.      Contro la volontà di una qualche parte politica, viene eletto Mario Draghi (lui fortemente lo vuole). Brunetta, quale ministro anziano, lo sostituirà, ma dopo il giuramento presenterà le dimissioni. Consultazioni ecc. è incarico ad una tecnica, invisa ai più. Ma l’investita fa fatica a definire la sua maggioranza. Forse dovrà rinunziare, ma magari no, ma si trova a governare un Consiglio dei Ministri avverso e instabile nei suoi obiettivi specifici. Le elezioni politiche avanzano.

2.      Viene letto uno dei tanti di cui circolano i nomi. Dopo il giuramento Draghi presenta le dimissioni di rito e sussurra che non è più disponibile. Il nuovo presidente, eletto da una parte contro l’altra, fa fatica a individuare il nuovo capo del governo e la maggioranza relativa, che comunque sarà una maggioranza di parte. Ma ci riuscirà trasformando il Consiglio dei Ministri in una fossa di leoni (o iene?). Le elezioni politiche avanzano.

Il quadro non offre altre alternative, magari ci possono essere delle varianti che non muteranno il senso di marcia.

 

Tra ambizioni personali, dissolvimento dei compiti della “politica”, scarsa fantasia e inettitudine dei leader non può capitare niente di diverso. I nomi dei candidati al Quirinale, che circolano ancora in questo momento sono molto risibili, si pensi che si parla di Letta, lo zio, di Pera, ma perché? o dell’immortale Amato Insomma il paese non sembra poterla scampare.

Eppure qualche personalità che può non farci arrossire esiste, ma appunto per questo non è presa in considerazione.

La mia preferenza vale niente ma la voglio esprimere a favore di Luigi Mancone.

 

 

mercoledì 12 gennaio 2022

Il dubbio

 

Diario

12 gennaio 2021

 

Il precedente diario, nel quale si speravano  riforme rivoluzionarie, si concludeva con un dubbio, dichiarato ma non spiegato. Questo dubbio voglio chiarire, non che sia importante ma, come dire, per dare una logica al discorso.

Il dubbio è presto spiegato: non credo che nell’occidente, più o meno ricco, la rivoluzione sia possibile, il mio non è disfattismo e neanche tradimento. Perché non è possibile? Per molti motivi ma i seguenti mi paiono i principali (anche se trattati un po’ grossolanamente): stiamo tutti bene; abbiamo mutato il nemico da abbattere in un concorrente, e tutti siamo concorrenti a tutti; la giusta affermazione dell’individualità è stata fatta tutta in chiave antagonistica con la collettività.

Stiamo tutti bene non disconosce differenze, povertà e miseria, ma il senso prevalente è che lo stato di fatto sia passeggero. Anche se non è vero la coscienza individuale ci dice che in futuro staremo meglio, che i nostri figli staranno meglio, ecc. Anche se abbiamo prove fattuali del contrario vegeta la grande illusione.

Nemico da abbattere, la spersonalizzazione del nemico, che in un certo senso è un tratto di civiltà, e ci rimanda al “sistema”, ha reso flebile la carica eversiva. Ci sorprende quando in una crisi aziendale gli operai identificano le persone a cui danno la colpa della situazione di crisi.

Esseri individui ci esalta, anche se abbiamo la percezione di essere massificati, ma questa esaltazione piuttosto che essere un modo costruttivo dello stare insieme nella diversità, tende a distruggere il collettivo. Non siamo individui dentro una collettività dal destino comune, ma piuttosto individui dentro un massa spesso informe.

Ma dire questo (contro-dubbio) non significa che nel mondo non si faranno rivoluzioni. Li faranno le società emergenti, nelle quali le differenze sono esacerbate e non rabbonite, dove ancora si individua, magari spagliando, il nemico da abbattere, e dove ci si sente parte di una comunità (magari tribale).

Noi dei paesi ricchi staremo a guardare, anche con paura, ma da li verrà la nuova società. Saranno delle rivoluzioni violente, non ci piaceranno, ma forse dobbiamo cominciare a pensare che la nostra strada è sbagliata. Ci vuole un sveglia, anche violenta.

So che questo è contrario ai criteri con cui ci si immagina le rivoluzioni,ma non dimentichiamo che la prima rivoluzione è stata realizzata nel paese con più basso livello di sviluppo capitalistico.

Il dubbio era questo ma forse si tratta di una farneticazione dettata dalla pandemia (forma estrema e risolutiva di soluzione)