domenica 16 dicembre 2012

Diario 201



Diario 201
10-16 dicembre 2012


  • Salviamo gli italiani (4)
  • Ottimismo
  • I contorcimenti, le ansie, le incertezze e le ambizioni di Mario Monti
  • Bambini uccisi in Usa
  • Citazioni: nel bene e nel male (Angelo Bagnasco, Luca Cordero di Montezemolo, Mario Draghi, Massimo Riva, Norma Rangeri, Michele Serra, Benedetto XVI)
  • In ricordo di Albert Hirschman (1915-2012)

Salviamo gli italiani (4)
La riforma del sistema bancario è una priorità, il controllo della Banca europea non ci garantisce, non si tratta di una difficile riforma ma di ritornare la passato con la distinzione della banca commerciale e quella finanziaria, le prime in qualche modo garantite dalla Stato le altre affidate al proprio destino.
Sarò fissato ma mi pare che un ripensato nuovo sistema di imprese pubbliche si impone, ma non un sistema che si fa carico dei fallimenti delle imprese private, ma piuttosto che si basi su una strategia di crescita economica, di garanzia di controllo dei settori strategici, dell’innovazione. Che qualcosa di simile sia nascendo all’ombra della Cassa depositi e prestiti, preoccupa, per l’assenza di un effettivo controllo pubblico e perché si configura sempre più come “arca di salvataggio”.
L’austerità contro gli sprechi non può essere né una predica, né una soluzione individuale: Se fosse necessario, e lo è, avere una società più morigerata nei consumi, meno sprecona, più attenta a scelte di necessità, ecc., su questi temi si tratta di fare sia una battaglia ideologica, sia azioni amministrative, fiscali, tariffarie, ecc. che rendano conveniente seguire un percorso austero. Non si tratta di una omologazione, ma di dar vita ad individualità non massificate e a individualismi molto, ma molto temperate. Si tratta di una linea operativa che riguarda soprattutto i consumi, e va smantellata l’idea che l’offerta di mercato, ampia e articolata, garantisce la libertà di scelta, l’offerta di mercato di abbastanza omogenei valori d’uso ma differenti valori di scambio non esalta la libertà di ciascuno ma costituisce una modalità (di mercato) per cristallizzare la posizione sociale di ciascuno (il mercato non libera la scelta ma mette “ciascuno a posto suo”).
Impegno massimo va messo nello sviluppo della ricerca, scientifica, tecnologia e umanistica: senza ricerca non c’è futuro per nessun paese. Una politica attenta in questo settore non pone delle discriminazione, ma piuttosto indica priorità.

Ottimismo
Certo il centro-sinistra (alleanza PD, SEL, Socialisti, +?) potrebbe perdere le elezioni; ma per realizzare questo evento tutti i partecipanti ci devono mettere molta determinazione, commettere errori madornali, non occuparsi degli italiani, ma essere spasmodicamente attenti alle mosse di Monti, Montezzemolo, Casini, la Chiesa, ecc.
Si potrebbe dire che il centro sinistra è destinato a vincere e con qualche accortezza può ottenere la maggioranza anche al Senato, un risultato che si può ottenere parlando agli e con gli italiani, senza mitologie, certo, ma prospettando una società più equa, soddisfacente, non governata dai “mercati”, ma dagli interessi della popolazione.
Se da una parte i ceti popolari, i giovani, i pensionati, i disoccupati e anche gli occupati, hanno subito sulla loro pelle gli esiti del “rigore necessario”, come si ripete per convincerci tutti e soprattutto ad convincersi quanto ripetono questa formula, dall’altra parte non basta l’altra formuletta “coniugare rigore con equità e sviluppo”, la gente si insospettisce di formule facili ma di cui non si conosce il contenuto. Di questa nuova formulazione bisogna declinare sia il termine “rigore” (quale il suo contenuto, cosa colpisce il rigore, chi paga la bolletta del rigore, ecc.), sia il termine “equità” (si tratta di una spolverata di solidarismo o di un nuovo disegno della società?), sia il termine “sviluppo” (se da una parte non possiamo abbandonare l’industria, ma semmai qualificarla e farla crescere, dall’altra non possiamo essere ciechi circa di fronte a nuovi percorsi, nuovi indirizzi economici, nuovi settori).
Con un po’ di sforzo è possibile delineare non un programma, ma un progetto per gli italiani, che colga le principali contraddizioni, i settori più in sofferenza e a questi offre una prospettiva realistica e concreta. Insomma una serie di riforme … popolari, dopo tutte quelle impopolari che ci sono state ammannite dal governo tecnico.
Il centro sinistra viaggia su un’autostrada verso la vittoria elettorale, il macigno Monti deve essere scansato senza occuparsene, e andare avanti a sostenuta velocità. Andare fuori strada non si può né si deve, non inseguiamo astrusità di palazzo, ma semplici e chiara proposte in grado di rispondere all’ansia degli italiani. Ho l’impressione che quando Monti vuole mettere in guardia da “programmi irrealizzabili”, tutti leggono Berlusconi, ma forse egli intende Bersani. Per il professore i programmi realizzabili sono solo i suoi, dei cui risultati si può dubitare. L’antagonista politico di Bersani non è più Berlusconi, ma implicitamente o esplicitamente Monti, prima si capisce questo meglio sarà.                
Mi auguro che il Prof. Monti si canditi, sarà un bene anche per il centro sinistra: avrà un non irrilevante successo che gli compete appoggiato da Casini, Montezemolo, i fuoriusciti dal PDL, ecc. ma non potrà battere Bersani. Le sue ambizioni si ridurranno all’ufficio di Palazzo Giustiniani, mentre l’Italia potrà essere demontizata. 

I contorcimenti, le ansie, le incertezze e le ambizioni di Mario Monti
Come sarebbe stato bello se sciolto il governo tecnico gli italiani, a prescindere di cosa pensino  dell’azione di questo governo, avrebbero potuto dire al professore che tornava alla sua amata Bocconi “grazie, professore”. Ma non è così, il mondo politico, e non solo,  è agitato perché non conosce le scelte di collocazione elettorale  di questo modesto uomo politico ma ricco di ambizioni, dotato di opportuno aplomb e di un physique du rôle e di poco altro.  
A che cosa aspira Mario Monti, ovviamente non per se stesso ma per l’Italia e l’Europa, che non ci siano equivoci, lungi da ogni sospetto di interesse personale, non è chiaro. Desidera un posto di comando, un colle di prestigio ma soprattutto di rappresentanza non lo attrae. L’ho già scritto altre volte, il che non vuole dire che sia un pensiero veritiero, ma mi pare che la sua aspirazione sia di riunire e riformare l’Europa. Una visione, potremmo dire, da Carlo Magno del xxi secolo: un’Europa unita, un solo paese, una grande potenza, una fortissima tecnostruttura, con l’appoggio del papato di Roma, questo è il suo sogno. Mi sembra che a questo si senta chiamato, a questo gli sembra lo chiamino il plauso del mondo politico europeo. Se così fosse, egli pensa che il Quirinale rischierebbe di essere una gabbia, mentre palazzo Chigi sarebbe un perfetto trampolino, che potrebbe sempre essere abbandonato per compiti più … importanti.
Il nostro “tecnico” si ritrova non ambizioso ma molto ambizioso. A forza di sentirsi appellare come salvatore della patria, come perno della nuova Europa, ha finito per crederci. Ma come raggiungere tali obiettivi?
Sa che l’ostacolo fondamentale sulla sua strada sarà la presidenza Bersani, ma non gli è chiaro come ostacolare un evento che è nelle cose. Qualcuno gli vuol far credere che se si mettesse esplicitamente a capo di una fronte “moderato” potrebbe vincere. Ma ha paura di essere usato più che usare gli altri, come è avvezzo. Ancora gli risuonano nelle orecchie le osservazioni del presidente della repubblica: prendere voti non è facile.
Gli brucia l’accusa di irriconoscenza che li ha lanciato D’Alema se si presentasse contro Bersani che lo ha sostenuto in tutta l’esperienza di governo. Ma parafrasando il dialogo di un famoso film egli pensa “ma non c’è niente di personale e una questione … politica”. 
I suoi tentennamenti non sono dovuti a scrupoli, più o meno morali, ma all’incertezza del risultato. Se fosse convinto che un polo guidato da lui potesse superare il polo di centro sinistra avrebbe già deciso, ma non è convinto e non può essere convinto. La strategia che sta studiando e come mettere in mora un Bersani vincente in modo da costringerlo a cedergli il governo.
È difficile entrare nella tesa di un tecnico molto politico, ma tenuto conto delle ambizioni, tenuto conto della missione di cui si sente caricato, mi immagino che pensi di guidare (direttamente o meno, su questo ancora le indecisioni sono molte) un polo moderato, di avere un ottimo successo anche se inferiore a quello di Bersani, per poi proporre la “grande alleanza”, con Monti a palazzo Chigi e Bersani al Quirinale (si parla anche di una possibile staffetta, cosa da ridere).
Fantapolitica? Forse; ma le ambizioni fanno brutti scherzi.           

Bambini uccisi in Usa
Non si può aggiungere  nulla a quanto letto e ascoltato su questo scempio. Ma una domanda è d’obbligo. Il monopolio della violenza affidato allo Stato sotto le regole della legge, ha costituito un fatto di civilizzazione della specie umana. Se tale monopolio vigesse anche in USA, cosa di cui non dubito, dovrebbe essere ovvio il controllo (l’eliminazione?) delle armi in mano ai cittadini. A che servono loro? Non si possono fare giustizia da sé.


Citazioni: nel bene e nel male

Angelo Bagnasco, Corriere della Sera, 10 dicembre 2012
“Il governo Monti è stato fin qui sostenuto da forze trasversali a motivo della gravità eccezionale dell’ora. … Da questo punto di vista sarebbe un errore in futuro non avvalersi di chi ha contribuito in modo rigoroso e competente alla credibilità del nostro Paese in campo europeo e internazionale evitando di scivolare verso situazioni irreparabili” (La CEI non fa mancare il sostegno a Monti, sarebbe grossolano pensare che si tratti di uno scambio con i provvedimenti favorevoli emanati da questo governo, ma il sostegno sarebbe più limpido se questi provvedimenti non ci fossero stati)

Luca Cordero di Montezemolo, La Repubblica, 10 dicembre 2012
“Montezemolo candidato nella lista per Monti.” (questa si che è una … notizia)

Mario Draghi, Corriere della Sera, 14 dicembre 2012
“Mollare ora sull’austerità, come qualcuno suggerisce, sarebbe come sprecare i grandi sacrifici fatti dai cittadini europei” (che dire? Queste affermazioni che vengono da “cittadini” che sicuramente non hanno fatto “grandi sacrifici” mi sembrano improntati a improntitudine)

Massimo Riva, La Repubblica, 15 dicembre 2012
“La cattiva notizia, purtroppo, era attesa. Ma ciò non la rende meno indigesta: a fine ottobre il debito pubblico ha superato la soglia di 2mila miliardi per collocarsi a quota 2.014. Un record storico che spazza via ogni illusione di luci più o meno visibili in fondo al tunnel della crisi”.

Norma Rangeri, La Repubblica, 15 dicembre 2012
“Valentino (Parlato), poveretto si è dato molto da fare ma non è mai riuscito, frequentando un banchiere e l’altro, a togliere l’impresa dalla massima precarietà, cosa che scontiamo adesso” (Le separazioni hanno sempre una punta di veleno, ma mi pare che Norma esageri. Se Il Manifesto ha vissuto tutti questi anni e dovuto soprattutto a Valentino e alle sue “frequentazioni”: è riuscito sempre a trovare delle risorse senza mai mettere in discussione la  libertà del giornale. Forse qualche merito a Valentino va riconosciuto. La supponenza del direttore mi pare fuori registro) 

Michele Serra, La Repubblica, 15 dicembre 2012
“L’ipotesi di un centro destra guidato da Monti che sfida un centro sinistra guidato da Bersani è quasi inebriante. … In questo quadro non mi è chiaro in base a quale sofisticato calcolo alcuni del PD hanno accolto di malanimo l’eventuale candidatura di Monti”. (assolutamente d’accordo)

Benedetto XVI, La Repubblica, 15 dicembre 2012
“ Le nozze gay, un grave ferita inflitta alla giustizia e alla pace” (peggio di una deflagrazione atomica)


In ricordo di Albert Hirschman (1915-2012)
Riporto questa citazione dello studioso scomparso, tratta da Pier Giorgio Ardeni , “Albert O. Hirschman, la vita e il lascito”, apparso su www.sbilanciamoci.info. Sempre sul sito si possono leggere altri tre articoli di riflessione su Hirschman di Francesco Bogliaccino, Paolo Palazzi e Mario Pianta.
Ho sempre disprezzato le diagnosi troppo unilaterali e uniformi, ho sempre preferito immaginare l'inatteso. Ho sempre aborrito i principi generali e le prescrizioni astratte. Penso sia necessario avere una "lanterna empirica" o "visitare il paziente" primi di poter dire di aver capito cosa c'è che non va. È cruciale capire la peculiarità, la specificità e anche gli aspetti inusuali di ciascun caso.Io so bene che il mondo sociale è variabilissimo, in continuo cambiamento, che non vi sono leggi permanenti. Eventi inattesi accadono in continuazione, nuove relazioni di causalità prendono corpo... col tempo persino le nuove idee contraddicono quelle vecchie. L'auto-sovversione è sempre stata una mia caratteristica... […] L'idea di trasgredire, di oltrepassare un limite è per me fondamentale... non sopporto di essere confinato in uno spazio, in un'area di pensiero, mi rende infelice. Quando vedo che un'idea può essere sperimentata in un altro campo, allora mi appassiono all'idea di avventurarmi…Sono sempre stato contro il metodo di certi scienziati sociali... che studiano cosa è successo in un certo numero di paesi, che so, cinquanta, e da lì partono per tirare conclusioni su cosa è probabile che accadrà nel futuro… Nel trattare i molteplici e complessi problemi dello sviluppo abbiamo imparato che dobbiamo evitare generalizzazioni di ogni tipo ed essere sordi, come Ulisse, al canto seducente del paradigma unico.

domenica 9 dicembre 2012

Diario 200



Diario 200
3-9 dicembre 2012

  • Monti non ci sta; si dimette
  • Salviamo gli italiani (3)
  • Berlusconi: commiserazione
  • Si vota  
  • Le origini della crisi attuale
  • Citazioni: nel bene e nel male (Giorgio Ruffolo e Stefano Sylos Labini, Nichi Vendola, Bruno Tabacci, Emilio Fede, David Grossman, Tito Boeri, Carla Cantone, Giancarlo Galan, Angelo Scola)
  • Citazioni in ricordo (Oscar Niemeyer, Guido Martinotti)


Monti non ci sta; si dimette
Il professor Monti non gradisce essere cotto a fuoco lento. Ha ritenuto che il PDL non solo si è distaccato dalla maggioranza ma ha criticato tutta l’azione del governo tecnico. Per questo motivi dopo l’approvazione della legge di stabilità, che probabilmente verrà accelerata, di dimette. Napolitano non ha potuto fare altro che accogliere la comunicazione di Monti.
Questa decisione cambia il quadro politico futuro? E in che senso?.
Intanto è una risposta belligerante a Berlusconi. Ma fino a che punto belligerante? Questo è ancora oscuro, ma la dichiarazione di Monti che “adesso si sente libero” fa pensare ad una qualche suo impegno elettorale. Non credo con una candidatura diretta, molto probabilmente con un appoggio esplicito al fronte centro/montiano. Forse nella mente politica di Monti c’è la voglia di contribuire direttamente ad appianare i contrasti che oggi ancora ostacolano la formazione di questo polo (divergenze sui nomi tra Casini e Montezemolo, per esempio). Quindi non solo un via libera ad usare del suo nome (poi si vedrà come), ma una forma attiva di partecipazione alla formulazione della strategia di questo polo.
Per il centro sinistra sarebbe una buona cosa. Il raggruppamento centro/montiano non credo attrarrà molti elettori di questo schieramento, forse potrebbe attrarre colonnelli e generali, ma questo spostamento trova ostacolo nel “rinnovamento”. Il centro sinistra (errori a parte, sempre possibili) non dovrebbe vedere messa in discussione la propria vittoria elettorale e quindi la sua larga maggioranza parlamentare (forse qualche problema potrebbe sorgere al Senato); inoltre il professore, sempre meritevole di rispetto secondo il punto di vista di Bersani, diventerebbe “uno dei molti”.
Per Berlusconi questo sarebbe un duro colpo, non solo per l’attrazione che eserciterebbe nei riguardi dei “dissidenti”, ma anche per una sottrazione di elettori. 
Votare presto, a febbraio, sembra una buona cosa; non credo che i risultati potranno cambiare di molto rispetto a quanto azzardato più sotto.
Molti apprezzano il colpo di dignità di Monti, niente da dire, ma metterei in conto anche una sua strategia politica.  

Salviamo gli italiani (3)
Si può essere industrialisti, ecologisti, per la decrescita, o seguire qualsiasi altra tendenza, non si può sfuggire al fatto che con questo livello di mobilizzazione della forza lavoro il paese risulta disastrato e incapace di riprendersi. Salvare gli italiani significa ampliare il lavoro impegnato e la necessità di una nuova politica economica e industriale (sia anche l’industria). Si tratta cioè di creare e di favorire la creazione di nuovi posti di lavoro. Non si tratta di obiettivi che la lungimiranza della mano invisibile ci permetterà di raggiungere, ma c’è necessità di azione diretta pubblica.
Un’azione diretta pubblica che in parte potrà e dovrà essere concentrata (anche con l’esproprio e passando in mano pubblica aziende in crisi per vari motivi, e non penso solo all’Ilva di Taranto). Vale la pena d ricordare che le “partecipazioni statali” in Italia hanno costituito uno dei motori dello sviluppo del paese, hanno rappresentato anche una specificità non solo studiata anche a livello internazionale, ma anche invidiataci; certo poi la intromissione politica e la corruzione hanno finito (e continuano) a distruggere il settore. Ma si può fare meglio.
Accanto ad un’azione centrale varrà la pena di studiare forme di iniziative locali, legate sia alla valorizzazione di risorse locali, comprese quelle professionali, sia per rispondere alle esigenze della qualità della vita delle popolazioni.  


Berlusconi: commiserazione
Il ritorno di Silvio Berlusconi  può suscitare sentimenti diversi, rabbia, stupore, simpatia per la determinatezza, ecc. ma forse il giusto sentimento è la commiserazione.
Come leader politico è morto e sepolto, non si può neanche dire che sia una “tigre di carta”, perché questa definizione dell’imperialismo riconosceva la forza dell’imperialismo ma anche la possibilità di sconfiggerlo, in questo caso non c’è nessuna preoccupazione. Se qualcuno finge del contrario lo fa per fini elettorali propri.
Siamo in presenza di ambizioni fuori luogo, di presunzioni infondate, speranze mal poste. Si potrà sostenere che si tratta di un ritorno fondato sull’interesse personale (problema dei processi, salvaguardia delle imprese; ecc,), ma anche per fare i propri interessi bisogno “contare”, se non conti finisci irriso e … bastonato (forse un impero mal costruito, scricchiola e si può anche sbriciolare).
Berlusconi ha voluto il mantenimento della vecchia legge elettorale per avere il “potere” di comporre le liste degli eletti. Ma quanti saranno questi?  Molto meno della metà degli attuali 206 (PDL in senso stretto) che vuole “rinnovare, facce nuove. Potrà influire (comprare) posti nelle altre liste che comporranno la nuova alleanza, ma fino ad un certo puto, molti di questi saranno le facce vecchie che corrono per tentare di conservare il loro titolo di deputati.
Poi ci sono quelli che disertano e stanno disertando per ragioni “politiche” (Frattini, Pisanu, ecc) si dice 10, si dice 20, non si sa tutti calcolano, studiano, pesano, valutano.
I berlusconiani in senso stretto potrà essere un gruppetto di 50-60 deputati  (forse meno), fedelissimi, amazzoni e no, ma che tutti considereranno “inagibile” (nonostante le sicure capacità e potenzialità di mercato del capo). Questo, poi, narciso com’è, non sopporterà un’emarginazione di fatto e si disinteresserà della quotidianità parlamentare, lasciando le amazzone cavalcare liberamente ma anche inconcludentemente.

Si vota   
Ormai è certo, si vota, molto probabilmente il 10 marzo, ma non è escluso prima per evitare che Monti finisca cotto, con la vecchia legge elettorale.
La stella di Monti mi pare tramontata e difficilmente potrà brillare su qualcuno dei palazzi di Roma, mentre non è esclusa la porta di Bruxelles, anche se alcuni si affannano a giocare il suo nome (è non è escluso che alla fine lui ceda alle lusinghe).
È azzardato prevedere come sarà lo schieramento delle forze in campo, tuttavia qualche azzardo di immaginazione si può tentare:
- Alleanza di centro sinistra (PD+Sel+Socialisti (se vorranno correre da soli)+ un’eventuale lista moderati-progresisti); questa alleanza risulterà la prima (più del 40%) è prenderà la maggioranza dei deputati e con molta probabilità dei senatori;
- Allenza di centro, nel nome di Monti, non credo con un suo impegno diretto (UDC+Montezemolo+ex PDL+ FI+MPA+?) se si mettessero d’accordo in modo decente, potrebbero superare la soglia di sbarramento (10%) sino a raggiungere il 13-15%, che sarebbe un risultato di tutto rispetto;
- Il movimento 5 stelle, potrò sbagliarmi, ma avrà un risultato minore di quello accreditato, diciamo intorno al 12-13%;
- Alleanza di centro destra (Forza Italia o come si chimerà+Lega+Allenaza nazionale o come si chiamerà+ex PDL+ diversi+ ?) che potrebbero arrivare al 20-23%;
- “Cambiare si può” o come si chiamerà la nuova forza di sinistra radicale (sintetizzo), che se si farà, non supererà la soglia di sbarramento, pur avendo un discreto successo, diciamo intorno al l’8% (ottomista),
- il resto andrà disperso in partiti locali e movimenti presuntuosi.          

Le origini della crisi attuale
Ricevo da Piero ve la trasmetto anche per le indicazioni bibliografiche. Le analisi, come p noto, le condividiamo.

Quindici anni fa Sweeezy sottolineava le similitudini tra la situazione di allora e quella degli anni '20, prevedendo uno sbocco simile, cioè una crisi devastante. In fondo a questo messaggio riporto estratti del suo articolo, a dimostrazione che un metodo rigoroso di analisi consente di vedere il futuro molto meglio di tanti “esperti” che in questi tempi frequentano le tribune televisive. (Non so chi, con un pizzico di cattiveria, ha detto: “Gli esperti sono bravissimi nello spiegare perché le cose sono andate in modo diverso da quello che avevano previsto”). DI seguito la sintesi di alcune opinioni di economisti fuori del coro.
Giovanni La Torre definisce “comoda menzogna” la vulgata che addossa tutta la colpa della crisi all'avidità di banche e banchieri, mentre l'«economia reale» sarebbe sana e pura [Giovanni La Torre, La comoda menzogna, Il dibattito sulla crisi globale, Edizioni Dedalo, Bari 2011, 184 pagine, 16 euro]. Certo, c'è anche questo, e sta girando in rete un bel fumetto che ne presenta una versione semplificata ed efficace (s'intitola “il bar di Helga”, e l'avrei riprodotto volentieri, ma non ne sono stato capace). Ma La Torre va oltre e si interroga: come si è arrivati a questo? Perché le banche, normalmente così occhiute e sparagnine, sono arrivate a prestare denaro a tutti (anche ai “Ninja”: no job, no income, no assets, cioè ai senza lavoro, senza reddito, senza patrimonio)? Come sono riuscite a piazzare, con la complicità delle agenzie di rating (agenzie private, spesso proprietà delle stesse banche) questi crediti difficilmente esigibili sul mercato mondiale?
All'origine della “finanziarizzazione”, secondo La Torre, c'è la crescita delle disuguaglianze avviata dalle riforme di Reagan e Thatcher a favore dei ricchi, con la riduzione delle tasse (l'aliquota massima, negli Stati Uniti, passa dal 79% di Roosevelt al 35% di Reagan) e la deregolamentazione. Recenti studi hanno mostrato che oltre metà dell'incremento della ricchezza degli Stati Uniti negli ultimi trent'anni è andato all'1% più ricco, mentre il potere d'acquisto di un diplomato USA è passato da 30.000 dollari a 25.000 (in valore 1970). L'Italia è, tra i paesi europei, quello in cui la crescita della disuguaglianza è stata più rapida, il passaggio del reddito dai salari ai profitti più vistoso. Secondo Andrea Baranes [in Manifesto degli economisti sgomenti, Minimum Fax, Roma, 2012, 128 pagine, 7,50 euro], negli ultimi vent'anni del secolo scorso, 120 miliardi di euro sono passati dal lavoro ai profitti e alle rendite.
Al contrario di quanto sostengono i cantori del liberismo economico (più profitti => più investimenti => più occupazione => ancora più profitti), il risultato è opposto: diminuisce il potere d'acquisto delle classi popolari e dei ceti medi e quindi si riducono la domanda e le opportunità di investimenti produttivi, e gli ingenti capitali alla ricerca di lauti profitti, non trovando sbocco in attività produttive, si dirigono verso la speculazione finanziaria. Si specula su tutto, oggi anche contro l'euro e il debito pubblico dei paesi della zona euro, ma il grosso del capitale finanziario è andato a sostenere i consumi, in particolare dei cittadini americani. Come sintetizza Ferrero [Paolo Ferrero, Pigs! La crisi spiegata a tutti, DeriveApprodi, Roma, 2012, 228 pagine, 12 euro], il credito al consumo (inclusi i mutui per la casa) è la formula per realizzare il sogno di ogni imprenditore: salari bassi (per rendere competitive le imprese) e consumi alti (per vendere le merci). Quando i poveri, cioè la massa dei lavoratori a basso reddito, non riescono più a pagare i debiti, la “bolla” speculativa scoppia.
Se questa analisi è giusta, e lo è, non usciremo dalla crisi se non affrontando il problema alla radice, realizzando cioè una più equa distribuzione del reddito, ribaltando completamente le politiche dei governi europei, e in particolare, per quanto ci riguarda, del governo italiano, che stanno conducendo una politica di inasprimento delle disuguaglianze (tagli all'occupazione, alle pensioni, ai servizi sociali) sprofondandoci così sempre più nella crisi. Questo ribaltamento è nel programma dei promotori di una lista alternativa e autonoma alle prossime elezioni.
   

Citazioni: nel bene e nel male

Giorgio Ruffolo e Stefano Sylos Labini, da Il film della crisi. La mutazione del capitalismo, Einaudi
“In sintesi, è necessaria un’inversione della politica economica per ridimensionare il potere del capitalismo finanziario e per restituire allo Stato e alla democrazia le leve del finanziamento dello sviluppo, specialmente durante una fase di crisi. Cosi sarà possibile promuovere una crescita sostenibile e un più alto grado di eguaglianza e di consenso sociale”.

Nichi Vendola, Corriere della Sera, 3 dicembre 2012
“a questo voto (il secondo turno delle primarie) chiede una svolta a sinistra. Che non significa sigle di partiti né bandiere rosse. Sostenere la domanda interna, liberare gli investimenti ds vincoli ragioneristici. Keynesianamente aprire migliaia di cantieri. Non per costruire piramidi, ma risanare scuole, strade, territori. Nella tradizione del migliore riformismo europeo” (Concreto. Renzi pensava di avere sfondato nelle regioni rosse, dove il suo successo era dipeso da un voto di “sinistra” per Vendola che nel secondo turno è andato a Bersani,per questo l’analisi di Vendola di una “svolta a sinistra” corrisponde agli umori del popolo di centro sinistra).

Bruno Tabacci, La Repubblica, 4 dicembre 2012
“Sono a disposizione della coalizione (di centro sinistra) evidenziando il fatto che rappresenterei una componente di centro che opererebbe in stretta collaborazione con il PD e con dialogo costruttivo con Vendola”

Emilio Fede, La Repubblica, 4 dicembre 2012
“Ruby puzzava, era brutta e inadeguata per le cene di Berlusconi”

David Grossman, La Repubblica, 4 dicembre 2012
“Il modo in cui l governo israeliano ha reagito al voto all’Onu sulla Palestina  come Stato osservatore e sbagliato e poco perspicace. Invece di essere il primo paese a riconoscere il nuovo Stato palestinese, Israele ha scelto di reagire in maniera prepotente, tentando di mortificare i palestinesi con un comportamento che di fatto e mortificante per Israele stesso”

Tito Boeri, La Repubblica, 5 dicembre 2012
“Ma un governo non dovrebbe mai abdicare alla contrattazione il compito di fissare standard contrattuali e retributivi minimi. Perché questi minimi devono valere per tutti i lavoratori, non solo quelli rappresentati dal sindacato, e devono essere rispettati. Quanti altri crolli di palazzine in nostre città del sud ci devono essere per renderci conto del fatto che in Italia i minimi contrattuali valgono solo sulla carta e che si lavora rischiando la vita a meno di quattro euro all’ora?” (Non solo nel Sud) 

Carla Cantone, Il Manifesto, 6 dicembre 2012
“Il governo agisca in fretta, la situazione è diventata insostenibile: il 30% dei anziani ormai rinuncia a comprarsi le medicine e a curarsi, spesso anche gli alimenti di prima necessità, per aiutare figli e nipoti precari o senza lavoro”  (Argomenti per l’agenda Bersani)

Giancarlo Galan, Corriere della Sera, 7 dicembre 2012
“Ora scrolliamoci di dosso la zavorra degli ex An, presentiamo un programma improntato al liberismo riformista ed europea e recuperiamo il consenso perduto per colpa di chi, dopo 3° anni di parlamento, ha portato il PDL verso una deriva destrosa. Anche se, certo, convincere la gente dopo tutti questi anni che faremo la rivoluzione liberale non sarà più facilissimo” (ciascuno ha la sua ricetta, ma tutti sentono che sarà difficile, al di là della ricerca dei responsabili)

Angelo Scola, Il Manifesto, 7 dicembre 2012
“La giusta e necessaria aconfessionalità dello Stato ha finito per dissimulare, sotto l’idea di neutralità, il sostegno dello Stato ad una visione del mondo che poggia sull’idea secolare e senza Dio. … Lo Stato cosiddetto neutrale lungi dall’essere tale fa propria una specifica cultura, quella secolari sta, che attraverso la legislazione diviene cultura dominante e finisce per esercitare un potere negativo nei confronti delle altre identità, soprattutto quelle religiose” (Proprio al Cardinale di Comunione e liberazione, messo a Milano per ripulire la diocesi dell’influenza di Martini e Tettamanti, non va proprio giù che lo Stato metta a disposizione dei cittadini una legislazione che garantisca, a chi lo volesse, soluzioni di vita non approvate dalle varie religioni, soprattutto di quella cattolica. Non va giù al cardinale la legislazione sull’aborto, sulla procreazione assistita, per quanto carente, domani quella sul fine vita, ecc. Ma contemporaneamente denunzia una carenza di guida della religione stessa: la legislazione non impone, ma rende possibile, se i cattolici ne approfittano forse il magistero della chiesa è in arretrato)

Citazioni in ricordo

Oscar Niemeyer
“quando la miseria si moltiplica e la speranza fugge all’uomo, è tempo di rivoluzione”

Guido Martinotti
“anche per lavorare bene in questa direzione occorre liberarsi da concezioni obsolete e guardare alle nuove metropoli con mente aperta e con categorie e strumenti in grado di farci vedere i cambiamenti e non di offuscarli”

lunedì 3 dicembre 2012

Punti Dolenti



Punti Dolenti
(per Il Manifesto – 3.11.2012 – non pubblicato)

Francesco Indovina
Il dibattito sul giornale non piace a chi vi legge, e credo non piaccia neanche a voi. Non dico per gli insulti, quelli passano (forse), ma perché, a me pare, manchi di coordinate ed è molto nominalistico (bunker o piuttosto pluralismo?) ed è contratto  tra il  “che fare” e il  “dover essere”.  Questo mondo non ci piace, bene, ma l’età dell’oro sta davanti a noi, anche se molti di noi non la vedranno, un “mondo diverso” è possibile, ma facciamo fatica a immaginare come conquistarlo e realizzarlo. Ci pare che “nessuno” (pochi) ci ascolti e, insieme, ci immaginiamo che esistono masse pronte al cambiamento (le pagine gialle dei nuovi soggetti, delle nuove esperienze, ecc.). Mi pare che non sia così, le cose sono più complicate e difficili. Non ho nessuna pretesa ma vorrei comunicarvi alcune riflessioni.
Inizierei dal capro espiatorio.  Silvio Berlusconi non è una vittima innocente, come dovrebbe essere il capro espiatorio, ma, anche se non innocente, in questa fase storica svolge questa funzione presunta purificatrice.
La sinistra, con il sacrificio di Berlusconi, ha pensato di lavarsi dalla colpa di aver dilapidato un grande patrimonio di idee, di valori e di consenso popolare. Ma non è così, continua a pagare le colpe di non aver colto la domanda di cambiamento e di essersi accodata al liberismo (dal volto umano?) a partire dalle “lenzuolate” di liberalizzazioni, non gravi nel loro contenuto (modesto) ma simboliche di una linea politica.
La destra, con il sacrificio di Berlusconi, ha pensato di lavarsi dalla colpa di aver assecondato la bulimia berlusconiana di leggi ad personam (e altro) e di aver assunto uno stile di vita politica basato su la corruzione economica, morale, politica  e di pensiero.  Ma soprattutto di aver buttato alle ortiche un consenso e una speranza (mal posta) di popolo.
Il centro, con il sacrificio di Berlusconi, pensava di essersi lavata dalla colpa di aver partecipato all’orgia di potere berlusconiano e di poter, finalmente, (ri)costruire il centro (DC).
Monti, l’ultimo arrivato, oltre ad aver ottenuto il potere, ha pensato che il caprone sacrificato l’avrebbe lavato dalla colpa di non aver realizzato né equità né sviluppo.
La sinistra radicale ha pensato che le colpe della frammentazione, dell’egotismo, dell’incapacità di leggere il presente e di costruire un’alternativa che non fosse individualista, sarebbero state cancellate.
Niente di tutto questo, tutti gli schieramenti, o comunque si vogliano chiamare, si combattono, si accordano, si azzannano, si blandiscono, si fanno concorrenza in un’arena politica ai margini della società, in un deserto arido, nel disinteresse dei più.
Il progetto (Napolitano-Monti) “Salva Italia”, si sta trasformano nel suo contrario, che potremmo chiamare “Pericolo Italia”. Non mi riferisco solo alla recessione  che pesa  sul ceto medio e sulle famiglie a reddito più basso (altri ingrassano), ma alla crisi politica. Riflettiamo: la crisi di governo extra-parlamentare  e la soluzione extra-partiti, ha aumentato il discredito per le forze politiche. Una sorta di dichiarazione d’inettitudine. Oggi c’è un vero “Pericolo Italia”: un  intreccio perverso, tra  populismo, senza programma e prospettiva (ma che molto attrae, anche chi non avresti mai pensato), agenda Monti (cioè i partiti tradizionali) e antipolitica. L’antipolitica non sta nel “movimento 5 stelle”, ma nei milioni di elettori che diserteranno le urna (come già fatto in Sicilia), che rifiutano i meccanismi politici e di essere partecipi di decisioni collettive, preferendo la soluzione individuale (onesta, familista, mafiosa, speranzosa, innovativa, ecc.). Il rimedio è  la POLITICA, ovvio, ma ci si illude, spesso, che si tratta di soggetti in attesa di una proposta politica convincente, come se il rifiuto della politica fosse la risposta a questa “assenza”. A me la situazione sembra più complicata.
Mi pare di capire che quanti hanno proposto “Salva Italia” non si rendano conto del pericolo, ma, al contrario, pensino e sperino in una nuova stagione di annientamento dei partiti. Ma a vincere non saranno loro e a perdere l’Italia (tutta).
Il punto dolente è quello, che chiamerei, delle “orecchie allenate”. Una prospettiva politica di sinistra e di alternativa non può che prendere le mosse dai rapporti sociali di produzione, senza partire da qui e investire questi (Marchionne ce lo ha fatto toccare con mano), non c’è alternativa. Certo, non siamo nel ‘900, le cose sono cambiate, ma “loro” sono sempre là e determinano vita e libertà e ci vogliono sempre più asservire. Va rinnovata l’analisi, va articolato il ragionamento, vanno tenute in conto le trasformazioni, vanno individuati adatti strumenti alla nostra epoca, ma questo è il nodo; non si tratta di ideologia, ma di corposa realtà. Il discorso politico, quello nostro intendo, la sua capacità di emozionare e di entusiasmare,  come la musica, vuole orecchie educate; a me pare che oggi manchino, a livello di massa,  proprio le orecchie che possano capire, non necessariamente condividere, un discorso politico alternativo. Da anni le orecchie sono state educate ad altre musiche, altre parole: il fai da te; la melma dei partiti; il locale contro il globale; il “glocale”; la fine dell’industria e degli operai; la personalizzazione della politica; il partito leggero; il karma; l’ambiente; slow food; chilometro zero; l’auto imprenditorialità; la flessibilità; la post-modernità; la bici; l’economia verde; la sostenibilità; ecc. ecc. (potrei continuare per pagine). Cose giuste, altre sbagliate, altre importanti a livello personale, ma non di questo vorrei discutere, voglio solo dire che tutte queste “parole”, diciamo così, hanno “formato”  un nuovo orecchio. Le nostre parole sono diventate incomprensibili, ci siamo spaventati, non abbiamo osato più pronunziarle.
Se Il Manifesto deve continuare la tradizione che ha incarnato per quaranta anni (oserei dire che al di là cosa c’è scritto, c’è una precisa “percezione” del giornale, cosa che lo penalizza nelle vendite) deve por mano a ri-educare le orecchie. Impresa lunga ma necessaria, non con risultati immediati, ma lavoriamo per il tempo lungo, e non importa se in quel tempo siamo morti. Non propongo il disinteresse del presente, ma il presente nel futuro, addirittura una certa difesa del presente che ci permetta questo lavoro di educazione. Bisogna distinguere i problemi urgenti da quelli importanti, per distribuire razionalmente il nostro tempo e le nostre forze; le priorità siano oggi per i problemi importanti, anche se dobbiamo saper fronteggiare quelli urgenti.
La “mia” sinistra cincischia anch’essa con il “nuovo” (che avanza e ci porta indietro), si frantuma (secondo tradizione), in parte pare affascinata finanche dal populismo (che, ovviamente, reinterpreta) e rischia di perdersi. Ha bisogno di alimento. Se il giornale deve continuare ad essere utile, forse più utile, non si tratta tanto di trasformarlo in un bunker o in uno stadio “plurale”, ma in uno strumento di critica del presente (anche del presente amico) puntuale, precisa e collocata in una prospettiva futura. Non tutto il nuovo è buono, non tutto il vecchio è inservibile. O il giornale è questo crivello, senza paura di chiusure e di aperture, o non vale la pena.


Diario 199



Diario 199
26 novembre 2 dicembre


  • Salviamo gli italiani (2)
  • Taranto e l’Ilva.
  • Su tagli agli Ospedali
  • Monti, stratega di furbizia
  • Crisi de Il Manifesto
  • Per l’eutanasia legale
  • PDL, sfarinato
  • Citazioni: nel bene e nel male (Mario Monti, Luigi Martinelli, Marton Gyoengyoesi, Ignazio Marino, Guido Rossi)

Salviamo gli italiani (2)
Data la situazione la prima cosa da fare per salvare gli italiani è l’istituzione di un reddito di “sicurezza sociale”. I livelli di disoccupazione giovanile e no, sono tali che urge un provvedimento di emergenza che salvi tante famiglie e giovani da disastro sociale. Intanto si può istituire in forma emergenziale per due anni, nel mentre si potrà studiare una forma permanente di reddito di cittadinanza. A fronte dei tale reddito di sicurezza sociale si potrà chiedere un impegno per lavori socialmente utili.
Il secondo provvedimento riguarda i lavoratori in cassa integrazione, il loro sussidio potrà essere integrato impegnandoli in lavori socialmente utili, per esempio come la messa in sicurezza e a norma delle scuole di ogni ordine e grado. Mentre altre tipologie di lavori potranno essere individuati per i cassi integrati non adatti ai precedenti lavori.   
È impensabile che la situazione attuale si possa risolvere con un rilancio dell’economia secondo i canoni tradizionali, né con il cinismo del ministro Grilli, che a fronte delle drammatiche statistiche dell’Istat sulla disoccupazione, non ha avuto altre parole che “i dati erano previsti”, il che è una bella consolazione. 
In sostanza si tratta di assumere provvedimenti di emergenza (questa volta per gli italiani e non per la finanza internazionale) e di promuovere, contemporaneamente,  una forte mobilitazione di civile impegnando a svolgere un ruolo attivo direttamente a quanti saranno, anche se parzialmente, garantiti nelle loro condizioni di vita.

Taranto e l’Ilva.
Mi pare molto importante che la grave situazione di Taranto, della sua popolazione, dei lavoratori e dell’acciaieria sembra giunta in porto. Il condizionale è obbligatorio in questa vicenda, dove incertezze, furbizie, interessi (legittimi e illegittimo), posizioni ideologiche, ecc. l’hanno sempre fatto da padrone con risultati nulli.
Che la responsabilità totale sia dei proprietari Riva non è in discussione. Che questi padroni hanno in dispregio sia la popolazione di Taranto che i lavoratori dell’acciaieria è stato dimostrato da fatti e parole (le intercettazioni). Che i governi e le autorità locale in tempi diversi e con diversi livelli di compromissione hanno tenuto bordone alla direzione della fabbrica è noto. Solo la magistratura ha messo tutti in mora e ha dichiarato la fine del gioco. Ma la chiusura della fabbrica non può essere la soluzione.
Il Governo con un decreto legge sbloccherebbe la situazione (anche qui il condizionale, dato che la magistratura ha intenzione di sollevare il contrasto davanti alla Corte Costituzionale): rendendo operativa l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). In sostanza, detto sinteticamente, si tratta di avviare immediatamente il risanamento degli impianti e dell’ambiente senza bloccare la produzione. Il controllo della realizzazione del piano di risanamento sarà controllata da un “terzo” indipendente.
Giovedì sera il ministro Clini, nella trasmissione di Santoro, che ha spiegata il contenuto di questo decreto è sembrato convincente e credibile.
Tuttavia ci sono delle perplessità. Da una parte i proprietari sono impegnati a fare gli investimenti necessari e a realizzare le indicazioni precise dell’AIA, pena l’esproprio. Questa sembrerebbe una presa di posizione drastica e di garanzia, ma contemporaneamente il Consiglio dei ministri ha escluso una nazionalizzazione. Che significa questo, che si espropria e si cerca un compratore? E se l’acquirente tarda a venire che si fa, o se non si trova proprio l’acquirente che succede?  Queste incertezze finiscono per annacquare un po’ la parte forte del provvedimento. Comunque un passo è stato fatto       
Non si può non essere soddisfatti, fermo restando le perplessità, dell’indirizzo seguito,  fermo restando che andranno perseguite le responsabilità del passato, per i lutti procurati alla popolazione di Taranto e ai lavoratori dell’Ilva.   
    

Su tagli agli Ospedali
Da parte di Angelo.
Credo non sia accettabile che Monti possa impunemente dire ogni cosa che gli passa per la testa con la convinzione che a lui tutto sia permesso.
Mi riferisco all'ultimo intervento di questo vecchio vanesio primo ministro appioppatoci
dal presidente della Repubblica.
Il primo ministro ha detto che così com'è la sanità pubblica non può andare avanti
e che saranno necessari interventi finanziari correttivi; non si capisce se sotto forma di incrementi,
i quali toglierebbero qualcosa ad altri o di tagli, che è la forma preferita e più facile da
attuarsi.
Bene illustrissimo signor Monti non voglio stare zitto e non voglio assumere la parte del
cittadino che comprende la necessità di manovre economiche annunciate con tanta gravità di
toni come se nel pronunciarle lei soffrisse le stesse pene che soffriranno i suoi sudditi. No non voglio stare zitto e voglio dirle, anzi gridare, che io e spero tutti i cittadini italiani accetteremo i tagli che lei vorrà imporre nella sanità e nella scuola ad una sola condizione: che sanità e scuola siano uguali per tutti i bambini da zero a 16 anni, e che nessuno in quella età possa godere dei soldi dei padri, e sarà fatto obbligo di frequentare la scuola pubblica e servirsi degli ospedali pubblici. Perché, potremmo accettare che un adulto possa essere ricco perché più bravo, più intelligente, più meritevole o forse semplicemente più fortunato o probabilmente solo ladro, ma non possiamo
accettare che un bambino, debba pagare o essere vergognosamente favorito per la condizione che i padri hanno raggiunto o non potuto o voluto raggiungere.
Quindi o la sanità e la scuola sono uguali per tutti i bambini o niente.
I bambini non si violentano e si uccidono solo da parte dei pedofili ma anche di governanti
senza scrupoli e senza valori umani.
Potrò accettare la sua faccia seria e compassata quando le decisioni che prenderà o meglio
Prenderete, colpiranno, e non a parole, pure i vostri figli e i vostri nipoti.

Monti, stratega di furbizia
Si candida, non si candida; sfogliare la margherita è operazione inutile. Cerchiamo di ragionare con la testa di Monti.
Monti vuole continuare ad essere utile al “paese europeo” (come lui stesso afferma); è certo che la sua preferenza sia per palazzo Chigi, ma si contenterebbe (sic!) anche del Quirinale. Per realizzare questo obiettivo pensa all’appoggio di Bersani e del PD. Qui c’è un primo problema che lo angustia: che “tono” assumerà il programma di Bersani data l’alleanza con Vendola? Contemporaneamente ma pensa (o dovrebbe pensare)  che Bersani sia più flessibile di Renzi, che si deve dare una faccia e un vestito (ma forse non è così). Bersani dice che Monti è una risorsa per il paese ma non va oltre, un po’ poco per il professore. Candidarsi con il centro è un rischio, presunzione a parte, forse Napolitano l’ha convinto che prendere voti non è facilissimo. Tuttavia si tratta dello schieramento montiano senza se e senza ma (come si dice), di questo Monti vorrebbe  tenere conto. Forse pensa di risolvere il problema con un appoggio esplicito senza candidarsi. Ma anche in questo caso un risultato modesto di questo schieramento lo coinvolgerebbe. Inoltre i centristi/moderati delle due liste sperano un “uso” diretto di Monti alle elezioni per il suo potere di attrazione di voti (sopravvalutato) e Casini non lo vuole al Quirinale (per ovvi motivi di interesse).
Penso che non si candiderà, nonostante l’affermazione che la scelta sarà sua e personale (ma va?) anche sentendo i suggerimenti e consigli del Presidente della repubblica.   Non si candiderà ma soffrirà, convinto che un suo coinvolgimento diretto sarebbe l’asso per la vittoria;  farà campagna elettorale (più o meno manifesta). Inoltre qualsiasi cosa scelga il pentimento è alle porte.
Lascerà  il paese ancora sulla corda, ma vuole fortissimamente vuole palazzo Chigi (lo chiedono i suoi amici europei), ma credo che si stia convincendo di giocare ai due cantoni, magari pensando che la piazza del Quirinale sia più facile da raggiungere (forse, si illude).
Potrò sbagliare, sicuramente sbaglio, ma ho l’impressione che la stella di Monti sia al tramonto, troppi applausi, troppi riconoscimenti, troppa … indispensabilità.  

Crisi de Il Manifesto
Alla fine non ha resistito, anche Rossana Rossanda ha lasciato Il Manifesto. Questa è un colpo, forse definitivo. Una tragedia, in un certo senso si, non per l’abbandono di Rossanda ma anche per  le ragioni che hanno portato a questo. Lo stillicidio di abbandoni continua.
In un intervento che avevo mandato nel dibattito che si era aperto, ma non pubblicato, come di consueto scrivevo:
La “mia” sinistra cincischia anch’essa con il “nuovo” (che avanza e ci porta indietro), si frantuma (secondo tradizione), in parte pare affascinata finanche dal populismo (che, ovviamente, reinterpreta) e rischia di perdersi. Ha bisogno di alimento. Se il giornale deve continuare ad essere utile, forse più utile, non si tratta tanto di trasformarlo in un bunker o in uno stadio “plurale”, ma in uno strumento di critica del presente (anche del presente amico) puntuale, preciso e collocato in una prospettiva futura. Non tutto il nuovo è buono, non tutto il vecchio è inservibile. O il giornale è questo crivello, senza paura di chiusure e di aperture, o non vale la pena.
Forse si è deciso che non vale la pena.
Io capisco Rossana e sono molto solidale con lei, capisco le sue ragioni e quelle di altri le condivido. Da parte mia non c’è bisogno che dichiari di essere fuori. Sono stato molto spesso un ospite non gradito. Non busserò più.

Per l’eutanasia legale
Non credo che ci si riuscirà con una proposta di legge popolare a far approvare una legge che renda possibile e legittima l’eutanasia. Provare, tuttavia, conviene. Ciascuno deve essere libero di decidere come e quando morire senza bisogno di scelte traumatiche per chi resta. Quello di morire è un diritto pari a quello della vita.  
Per informazioni e partecipazione:  www.eutanasialegale.it


PDL, sfarinato
Il popolo della libertà PDL sembra, non sembra, è ormai sfarinato, frantumato, ma la cosa che più impressione, è ormai il nulla. Il suo peso politico è ridotto o molto poco ma può ancora fare danni, come sulla legge elettorale.
Berlusconi, la sua famiglia, le sue aziende e la sua squadra di calcio, riflettono, pensano, pare, ad un rilancio di Forza Italia, o anche ad una nuova sigla, che potrà allearsi con le diverse liste (prima tra tutte Alleanza nazionale) che potranno nascere dallo sfarinamento del PDL. Disegno ambizioso quanto inconsistente. Ma che ci importa.
                                                  
Citazioni: nel bene e nel male

Mario Monti, Corriere della Sera, 28 novembre 2012
“Le proiezioni di crescita economica e di invecchiamento della popolazione mostrano che la sostenibilità futura dei sistemi sanitari, incluso il nostro servizio nazionale, di cui andiamo fieri, potrebbe non essere garantita se non si individueranno nuove modalità di finanziamento  e di organizzazione dei servizi e delle prestazioni” (In questa che sembra una banalità ed invece è una minaccia ci sono alcuni aspetti oscuri. La spesa sanitaria pubblica in Italia è inferiore di circa un punto percentuale di Pil rispetto alla media UE e lo sarà di meno di un punto e mezzo al 2060. Ma la domanda è come fa il professor Monti a fare una previsione del PIL al 2060, dato che non riesce a fare previsioni al 2013? Il presidente Monti si è trasformato da “tecnico” in un agitatore. Che il servizio sanitario meriti una riorganizzazione non ci sono dubbi, il problema è l’obiettivo che tale riorganizzazione si pone: se fosse quello del “risparmio” di risorse sarebbe un disastro, se fosse quello della salute dei cittadini e dell’efficaci del servizio sarebbe un bene e forse si farebbero anche dei risparmi. Ma a Monti pare interessare solo e sempre il risparmio da trasferire a banche e finanzieri)

Luigi Martinelli, (primario a Niguarda), La Repubblica, 28 novembre 2012
“Se lasciamo fare tutto a tutti, come negli anni passati, il collasso è prevedibile. Ma se eliminiamo gli sprechi e razionalizziamo la spesa sanitaria possiamo evitarlo. Anche perché il privato non è la soluzione. E chi pensa di risparmiare così sbaglia”.

Marton Gyoengyoesi, (deputato ungherese) La Repubblica, 28 novembre 2012
“ E’ ora di censire gli ebrei viventi nel nostro paese, facciamo liste almeno di quelli che lavorano nel governo e per il parlamento, sono un rischio potenziale per la sicurezza della nazione”. (che ci sia qualcuno che possa formulare queste proposte non meraviglia, stupide e razzisti stanno nel nostro orizzonte,  quello che fa scandalo è la modesta reazione del parlamento Ungherese e  la nulla reazione della UE. Quest’ultima interviene sull’economia e l’ambiente ma sul razzismo gira la faccia. Pericolo.)

Ignazio Marino, La Repubblica, 29 novembre 2012
“E’ un atto gravissimo (il ricorso contro la sentenza della corte europea che ha bocciato la legge 40). Sarebbe sorprendente che un governo tecnico ed europeista in economia non fosse altrettanto tecnico e europeista quando ci sono da tutelare i diritti e la salute delle persone e, anzi, agisse in danno dei cittadini poveri. Questi in caso  di ricorso si vedranno discriminati nel loro desiderio di maternità e paternità, mentre i più ricchi  potranno rivolgersi  alle cliniche per l’infertilità  degli altri Paesi europei e avere l’assistenza che la legge 40, ed ora anche l’iniziativa del governo, nega loro in Italia”. (Governo tecnico ed europeista a corrente alternata ma dipendente dal Vaticano in continuità)

Guido Rossi, Il Sole 24 ore, 2 dic2mbre 2012
“Nell’attuale economia globalizzata lo Stato, come suggeriva Federico Caffè, dovrebbe essere 20ccupatore di ultima istanza”, creatore quindi delle qualificazioni o riqualificazioni professionali dei giovani, ad evitare sconforto e miseria. I pur necessari tagli imposti dal fiscal compact, dalla spending review, e da qualche altro diavoleria, non possono essere più indiscriminati e qualunque programma di governo, se non vuole condurci a una miseria irreversibile, deve operare accurate revisioni e selezioni nei tagli e nella politica fiscale e proporre concreti investimenti a difesa dei diritti umani dai quali solo può venire crescita, non più asimmetriche disuguaglianze, e futura dignitoso per le nuove generazioni”.

Diario 198



Diario 198
12 – 25 novembre 2012

ñ     Salviamo gli italiani
ñ     Accordo sulla produttività
ñ     Manifestazioni e violenza
ñ     Verso la terza Repubblica
ñ     Napolitano salva Monti
ñ     Scuola, Università e analfabetismo
ñ     Governo e Chiesa
ñ     Tornano i derivati
ñ     Citazioni: nel bene e nel male (Susanna Camusso, Luca Cordero di Montezemolo, Mario Monti, Nichi Vendola, Nicola Rossi, Carlo De Benedetti,Stefano Rodotà,Franco Frattini, Sandro Bondi)

Salviamo gli italiani
Basta con la retorica di “Salva Italia” e di tutti i suoi derivati, alla vigilia dell'elezioni politiche è necessario un progetto/programma salva italiani; un progetto/programma che metta al centro non un'astratta Italia (che puoi ha significato, qualsiasi cosa raccontino, salva finanza), ma una  concreta popolazione di giovani, di precari, di disoccupati, di pensionati, di famiglie in sofferenza sociale, di malati abbandonati, di esodati, di licenziati. Un programma che punti sulla crescita economica (aggiornata, innovativa, verde, sostenibile, come si vuole), sulla formazione qualificata, sulla difesa dei diritti di cittadinanza, sulle istituzioni pubbliche, sulla salvaguardia dei diritti individuali.
Nessuno è contrario ad un simile programma, anche Monti potrebbe dirsi d'accordo, ma poi molti, Monti e i suoi ministri soprattutto, ci direbbero che mancano le risorse. Bene partiamo da qui (e mi scuso se ripeterò cose già scritte altre volte).
Quello che ci fa mancare le risorse sono sostanzialmente quattro fenomeni: il debito pubblico; l'evasione fiscale; la corruzione; lo squilibrio nella distribuzione del reddito. Ma non si tratta di “castighi di Dio”, ma più semplicemente di questioni che hanno necessità di scelte politiche che un governo progressista dovrebbe fare; niente rivoluzione, non è ancora tempo, ma semplici (si fa per dire) provvedimenti che siano in linea con la messa a disposizione di risorse per salvare gli italiani. 
Nessuno pare disposto ad annullare il debito pubblico: siamo dei signori rispettabili, Monti ci ha reso tali e il debito dobbiamo pagare. Ma come anche un cretino capirebbe, non siamo in grado di pagare gli interessi, restituire quanto prestatoci  e ridurre insieme il nostro debito al 60% del PIL, come ci ha imposto la UE. Il prestito fatto all'Italia è stato un cattivo affare, gli investitori dovevano saperlo, inoltre il paese ha altri debiti verso i propri cittadini (pensioni, per esempio), allora?dobbiamo liberarci dallo spread che condiziona i nostri tassi d'interesse. Una via semplice è quella di legiferare affinché tutti i titoli di stato siano rinnovati automaticamente per lo stesso periodo. Non quindi un esproprio ma solo un prolungamento, tenendo conto che gli stessi titoli rinnovati possono essere trattati sul mercato (forse perdendoci qualcosa, certo, ma è il costo  per un cattivo investimento). Lo Stato pagherà gli interessi su tutti i titoli calcolati come media semplice di tutti i tassi pagati dai paesi della UE su ogni tipologia di titolo. Lo stato rimborserà la quota di titoli secondo le disponibilità dell'avanzo di bilancio una volta soddisfatti i bisogni di “salva italiani”.
Per combattere l'evasione fiscale mi pare che gli strumenti necessari sono oggi disponibili (bisogna allargare gli accordi con gli altri Stati sui depositi nelle rispettive banche). Tali strumenti andranno applicati con ferrea volontà, che non è persecuzione fiscale, ma semplice “sollecitazione” di onesta pubblica. Si fa qualcosa ma bisogna attivare strumenti per evitare l'espatrio dei capitali. Pare che una famiglia su 5, cioè il 20% evada, e tempo di finire questa storia.
Combattere la corruzione è tutto da fare perché il governo dei tecnici ha solo scherzato. Si tratta di inserire non solo nuove modalità di indagine e nuove fatti specie di reato, ma anche di inasprire le pene, e introdurre l'esproprio dei beni (anche nei casi di inconsapevoli regalie, vedi caso Scajola, ma non pare sia l'unico). Combattere la corruzione è un tutt'uno con il combattere anche la criminalità organizzata.
Per quanto riguarda la distribuzione del reddito la leva fiscale è lo  strumento principale, accompagnate con una grande battaglia culturale che chiarisca che le enormi remunerazioni non sono di merito ma di potere (tanto per fare un esempio l'enorme remunerazione di Marchionne non paga il suo merito ma il suo potere di distruggere l'industria italiana dell'auto e non solo). Qui ci vogliono nuove regole fiscali, molti dei benefizi che i grandi manager ricevono sfuggono ad ogni controllo fiscale. Un adeguamento delle aliquote fiscali, innalzando quelle quelle dei redditi più alti, deve essere presentata non come un contributo di solidarietà temporale, né come un modo per fare cassa, ma come l'applicazione di un principio di equità.  Così come l'IVA per i generi di lusso andrebbe modulata in modo più articolata e variabile a secondo l'entità del valore dell'acquisto (un anello con un brillante avrà un IVA, ma una  collana di brillanti e smeraldi  ne avrà un'altra più alta). Prendiamo le mosse cher la metà delle pensioni non arriva a 1.000 € al mese.
Tutto questo metterebbe a disposizione rapidamente e risorse utili per salvare gli italiani, sugli indirizzi di tale spese (cosa non da poco) ne parleremo la prossima settimana.

Accordo sulla produttività
Accordo separato, ormai è una tradizione, la CGIL non firma, bene. Il contratto nazionale ridimensionato e pronto a sparire. Doppio livello di contratto, ma questo è il meno, l'operazione è ricattatoria, per godere dell'alleggerimento delle imposte  sulla busta paga sulla parte aziendale, Forneno e Passera hanno preteso che fosse introdotto nell'accordo la possibilità del demansionamento, cioè il passaggio ad una mansione inferiore, e della flessibilità degli orari. Non è più  il salario una variabile ma lo diventa il lavoratore.

Manifestazioni e violenza
La settimana scorsa in tutta l'Europa meridionale ci sono state più o meno grandi manifestazioni. Lo scandalo è stato individuato nella “violenza”: non si è manifestato democraticamente, silenziosamente e ordinatamente. Ovunque, più o meno duri, scontri con la polizia, da Barcellona a Milano, a Roma, a Madrid, ecc.
La protesta è stata indirizzata ai governi, incapaci di combattere la speculazione finanziaria, se non pagando e tosando i cittadini, e ai simboli del capitale finanziario (banche, soprattutto).
La rabbia e paura dei giovani per il loro futuro e presente, la rabbia e paura dei lavoratori con o già senza lavoro, si è espressa con un tasso di violenza molto inferiore alle sue “potenzialità”. Non si tratta di fare l'elogio della violenza, ma di avere consapevolezza dello stato delle cose. I governi dei paesi in crisi finanziaria e in recessione, come il nostro, quello spagnolo e portoghese e domani quello francese e tedesco, hanno davanti a loro due strade, o provvedimenti che soddisfano i bisogni della popolazione, la crescita economica, la salvaguardia dei diritti, sacrificando la finanza, o la repressione sempre più dura.  Ma questa seconda strada fino a quando potrà reggere e fi8no a quando la sopporteremo?

Verso la terza Repubblica
Il cammino pare segnato, addirittura si lanciano manifesti, andiamo verso la terza repubblica.
Che i promotori sperano sia come la prima: egemonizzata da una sorta di neo-DC, hannoanche trovato il loro De Gasperi in Mario Monti. A questo lavorano Casini, Montezemolo, il cardinale Bertone, la Cils, o almeno il suo segretario, ecc.. Ma la nostalgia  non è mai buona consigliera. Il tempo scorre, la chiesa conta meno, il PD non è il PSI, i giovani non sanno ma hanno capito.
Un disegno tanto povero quanto meschino, tanto inattuale quanto indeterminato. Il programma è l'agenda Monti, per altro oggetto misterioso nei suoi appuntamenti che non sia il rigore suicida.
Mi pare già difficile che i protagonisti si possano mettere d'accordo, mi pare impossibile (ma forse sbaglio) che possa avere un significativo appeal politico/elettorale, mi pare che si punti ad un moderato successo per ragioni di potere. Meschinità, nonostante le frasi rituali e rimbombanti sulla necessità di salvare l'Italia (degli italiani a questi non interessa).

Napolitano salva Monti
Il presidente della Repubblica, per ragioni politiche e forse anche per affezione personale, ha salvato Monti dall'errore che questo stava commettendo. La sua dichiarazione di incanditabilità elettorale del prof. Monti, perché già senatore a vita, è stato un salvagente. 
Che Monti non si potesse presentare è dubbio, ma è certo che essendo il professore in procinto di farlo (per vanità e presunzione), Napolitano gli ha evitato la morte politica, mentre per Napolitano il professore potrebbe ancora essere utile.
Una lista con capolista Monti, avrebbe avuto, di fatto, bando alle illusioni, un buon successo ma non tale da farlo risultare esaltante tanto da farne il continuatore di se stesso. Di fatto una sconfitta, che lo avrebbe ridotto a livello di Cicchito o di qualsiasi altro deputato (addio salvatore della patria). 
Certo un lista che sbandiera Monti ci sarà, ma senza Monti e senza neanche il suo beneplacito, il massimo che potranno sventolare sarà la famosa agenda.
In questo modo Monti sarà, come si dice, una risorsa buono per somministrare altre quote di rigore agli italiani. Potrà ascendere, nel dissenso della maggioranza degli italiani al colle più alto (un sogno che non aveva mai fatto) e che nonostante la sponsorizzazione di Bersani non è certo che possa realizzarsi, poiché gli aspiranti palesi e nascosti sono tanti.

Scuola, Università e analfabetismo
I giovani continuano a protestare per la insostenibile situazione della scuola e dell'università. Non c'è che essere partecipi di questa protesta. Università e scuola sono ridotti al lumicino: tagli continui, biblioteche parzialmente chiuse e comunque prive di acquisti, professori taglieggiati. Riduzione dell'offerta didattica, ormai i fondi annuali di finanziamento vanno per il 90% agli stipendi, questo vuol dire che non resta nulla per la ricerca, la manutenzione, l'acquisto di libri e riviste, le attrezzature di laboratorio, ecc.
Ma quando parlano di rilancio economico i nostri ministri tecnici a cosa pensano, a si, all'artigianato e all'agricoltura (tradizionale). L'innovazione dove dovrebbe stare?
Il governo, con i suoi ministri tecnici, si gingilla con l'agenda digitale, chiudendo gli occhi sulla situazione di alfabetizzazione della società italiana. Qualche anno fa, la situazione oggi potrebbe essere peggiore, l'OCSE ha condotto una indagine internazionale sulle conoscenze linguistiche utile e necessaria alla vita sociale, in Italia, tra la popolazione compresa tra 16 e 65 anni, il 46% si trova al livello minimo, il 35% al livello intermedio e solo il 19% a livello buono. Tullio De Mauro  riferendosi ad una indagine del CEDE ci informa che più di 2 milioni di adulti sono analfabeti, circa 15 milioni sono semianalfabeti, e 15 milioni sono ai margini minimi di comprensione di un testo, di un documento, di una indicazione, di un articolo di giornale. “Il 70% degli italiani non possiede le competenze per orientarsi e risolvere attraverso l'uso appropriato della lingua italiana situazione complesse e problemi della vita quotidiana”.
Paolo di Stefano (La Lettura, del 25 novembre) osserva: “Sono numeri che, in una condizione economica ordinaria (e in un Paese consapevole), farebbe scattare subito l'emergenza sociale”.
Ma non siamo un paese consapevole, o meglio i nostri governanti non sono consapevoli, e non si esce dalla situazione di crisi se non affrontando di petto la questione della formazione, dell'acculturazione della popolazione. Altro che informatica, o meglio come insegnava Don Milani, non vogliono diffondere cultura e sapere per conservare il potere.
Ecco un tema del programma salviamo gli italiani per il prossimo governo.


Governo e Chiesa
Ben fatto ministro Grilli, non avevamo dubbio sulla sua subalternità (e anche inefficienza). Il suo regolamento sull'IMU sul patrimonio della chiesa in sostanza da una parte esonera e dall'altro da delle indicazioni che spingeranno a non pagare creando una situazione di caos. Un governo così liggio verso la UE su questo terreno fa orecchie da mercante, e ancora disattese le correzioni chieste dal Consiglio di stato. Il governo è generoso con la chiesa ma non con gli esodati, i precari, e in generale i cittadini italiani. Questi, in molti casi, per visitare una chiesa devono pagare il biglietto, ma si tratta di un luogo di culto o di un'attività economica (Book shoop compreso?).
Qui la fede di Monti, Grilli e compagnia cantando non c'entra niente, credano quello che vogliano ma non possiamo sopportare favoreggiamenti.

Tornano i derivati
Il Sole 24 Ore, di domenica informa che negli USA sono stati rilanciati i derivati che tanto sconquasso avevano determinato. Come dire mai perdere il vizio, tanto c'è sempre qualcuno che ti ripara il pelo.
Ma non è problema solo USA, anche in Europa la Deutsche Bank ne ha lanciato uno da 754 milioni dio sterline, e un altro dalla Royal Bank of Scotland.
Secondo il quotidiano il punto debole è che “a valutare i prodotti finanziari sono sempre agenzie il cui rating viene pagato dalle stesse banche interessate”, ma non non posso crederci.
Ora si teorizzerà che con un trattamento accorto si tratta di strumenti adatti a combattere la depressione economica, sono pronto a scommettere.

Citazioni: nel bene e nel male

Susanna Camusso, Il Manifesto, 15 novembre, 2012
“Un anno di disastri e di non risposte al mondo del lavoro. Il governo toglie fiducia e speranza ai giovani. E non ci venga a raccontare che c’è luce in fondo al tunnel perché nei mesi che abbiamo di fropnte aumenteranno problemi e disoccupazione.”

Luca Cordero di Montezemolo, Corriere della Sera, 18 novembre 2012
“Noi non chiediamo oggi al premier di assumere la leadership di questo movimento politico, perchè pregiudicherebbe il suo lavoro, e non ce lo possiamo permetter, ma vogliamo dare fondamento democratico  e elettorale al percorso iniziato dal suo governo per proseguirlo anche nella prossima legislatura” (nella Terza Repubblica l’ipocrisia la fa da padrona e il linguaggio sarà quello della prima Repubblica)

Mario Monti, La Repubblica, 19 novembre 2012
“Non posso garantire per il futuro” (mai il presidente del Consiglio aveva fatto un attacco così netto ai partiti, proprio nel momento in cui Montezemolo lancia una lista che Monti potrebbe guidare. Insomma il presidente ci ha preso gusto e lascia l’ironia inglese (sic!) per l’attacco napoletano. Nella migliore tradizione ha corretto l’interpretazione delle sue parole; ti pareva)  

Nichi Vendola, La Repubblica, 19 novembre 2012
“Sono convinto che domenica ci sarà una grande sorpresa. La sorpresa sarò io. Mi do vincente”

Nicola Rossi, (già deputato del PD ora con Montezemolo) Corriere della Sera, 19 novembre 2012
“Io penso di si (che la lista di Montezemolo possa contendere il premio di maggioranza a Bersani e a Grillo), perché ha fondamento in un momento particolare del paese, in cui pensare che l’Italia possa cavarsela non basta. Non si esce dalla crisi proponendo una soluzione interna … Nelle parole di Vendola e di molti del PD che vogliono rottamare l’agenda Monti vedo un programma antitetico. Pensare che gli elettori siano pacchi  postali è un’idea sbagliata  e offensiva. A chi ha votato il referendum sciagurato sull’acqua o è scesa in piazza contro la riforma delle pensioni non si può dire abbiamo scherzato” (per chi si appella alla coscienza civica parlare di un referendum sciagurato pare un paradosso, non è l’unico).

Carlo De Benedetti, La Repubblica, 20 novembre 2012
“Sul Quirinale ho una fantasia: mi piacerebbe una donna” (è una fantasia che abbiamo in molti, ma la donna cambia. Tra le più gettonate la Bonino, a me non gradita perché iperliberista, la Rosy Bindi, è da me preferita anche se cattolica e se ha commesso qualche errore di troppo; non parliamo della ……… che sconfitta a Palermo è fuggita. Nella realtà il più probabile è un maschietto: Monti)

Stefano Rodotà, Pubblico, 20 novembre 2012
“Senza l'uguaglianza, senza quel capolavoro che nella Costituzione è rappresentato dall'art. 3, i diritti non ci sono. Mentre oggi rischiamo di tornare ad una forma di cittadinanza censitaria, come nell'ottocento”.

Franco Frattini, Corriere della Sera, 22 novembre 2012
“Non lo definirei (Monti) un premier tecnocratico, ma un primo ministro con una visione per il futuro dell'Italia” (che caro ex ministro; lo vede bene, ma ha una visione per il futuro degli italiani?)

Sandro Bondi, La Repubblica, 25 novembre 2012
“Chi aveva pensato di costruire un nuovo centro destra senza o contro Berlusconi non solo è uno smemorato dal punto di vista morale, ma è soprattutto un velleitario dal punto di vista Politico” (L'innamorato Bondi non poteva dire di meno, a parte l'oscuro significato dello smemorato morale. Torna in campo “penso io”, povero Berlusconi il suo velleitarismo è patologico, cosa pensa di fare, quale popolo pensa di trascinare? Ma!, sarà uno dei tanti di Montecitorio, come dire un Bondi qualunque, e gli verrà la depressione. Non ha neanche il vantaggio di evitare l'eventuale arresto perché data l'età difficilmente varcherà il portone di un carcere. Né gli riuscirà di introdurre il quarto livello di giudizio. Ma, misteri della vanità e velleità.)