sabato 20 ottobre 2012

Diario 194



Diario 194
15-21 ottobre 2012

  • Nuova Europa, quale giustizia sociale?
  • La storia patria e gli onori 
  • Monti ci ha messo la … faccia
  • Citazioni: nel bene e nel male (Marco Follini, Vittorio Grilli, Curzio Maltese, Beppe Pisanu, Francois Hollande, Stefano Fassina, Andrea Fabozzi, Fondamente, Elena Granaglia)

Nuova Europa, quale giustizia sociale?
L’Europa, intesa come UE, è al centro del dibattito politico: chi la vuole cancellare, chi la vuole aggiustare, chi la vuole cambiare. Europa democratica, Europa dei popoli, ecc. Ma nel clima presente mi pare sia sempre più tecnocratica e molto indifferente agli interessi dei popoli.
Non si può pretendere l’assurdo, è intrinseca al sistema di produzione capitalistico la disuguaglianza, ma è anche vero che elaborazioni politiche (ed anche economiche) hanno teso a mitigare queste diseguaglianze, assumendole come ineliminabili (ad eccezione del comunismo), costruendo, anche attraverso le lotte sindacali e sociali, nonché per lo paura del “comunismo” reale e fatti forti dall’esperienza storica che ha messo in evidenza come estremizzare le diseguaglianze poteva portare ad avventure terribili come il fascismo e il nazismo, strutture e istituzioni finalizzate a ridurre le diseguaglianze. Il fisco è stato lo strumento principale ma soprattutto il sistema del Welfare.
Un movimento culturale, politico e sociale, che era alimentato da riflessioni morali, da considerazioni di solidarietà umana, da interessi (il cittadino consumatore visto come garanzia di sviluppo) ha dato corpo ad un processo riformista fondato appunto sul Welfare.
Modalità di realizzazione di un tale sistema sono stati diverse, per intensità, estensione e capacità incisiva, nei diversi paesi (si pensi a quanto tardivo, per esempio, sia stato in Italia la formazione del sistema sanitario nazionale).
Anche se gli strumenti adottati sono stati diversi, tuttavia, è possibile coglier un passaggio molto importante: la povertà è stata ritenuta una questione politica (oltre che sociale). La società ha trattato prima la povertà come un problema a cui si dava una risposta, molto parziale, con l’elemosina (le briciole che cadevano dalla tavola del ricco); in seguito si è passato alla elemosina collettiva e organizzata, di stampo religioso e solidale; poi ancora con l’organizzazione vera e propria di un sostegno attraverso istituti, sempre privati-religiosi, come i “bocconi del povero”, le case per l’infanzia abbandonata, le case per le ragazze madri, ecc.; infine lo stato attraverso il welfare se ne è fatto carico in modo generalizzato garantendo il cittadino dalla “culla alla bara”, anche se restavano sempre delle frange escluse.
Insomma la “povertà” come problema, ha attraversato la cultura politica del continente europeo per tutto il secolo passato (si pensi come se ne discute oggi in USA in termini politici completamente contrapposti). I governi dei diversi paesi del continente, del vecchio continente, si sono posti il problema della povertà, con soluzioni diverse alcune delle quali condivisibili altre molto meno,  ma questa restava un fatto politico, nel senso che la politica doveva trovare forme per intervenire su quello strato sociale che era investito da indigenza.
Inoltre lotte sindacali, provvedimenti amministrativi, politiche fiscali, legislazioni specifiche si ponevano esplicitamente o implicitamente l’obiettivo di ridurre le diseguaglianze, in sostanza di ridurre la distanza tra base e vertice della piramide sociale. Se si interveniva poco sulla distribuzione del reddito sia cercava, con i diritti di cittadinanza e le strutture che ne garantivano la realizzazione (il welfare) di mitigare gli effetti di tale distribuzione.
Ma quale è la situazione all’alba del XXI secolo?
In tutti i paesi si parla di “riforma” del welfare, e ogni accenno di riforma si caratterizza per una sempre sua minore estensione e incisività. Si cancella il suo dato fondamentale di eguaglianza e di democraticità, con la teoria che chi può se lo paghi e lo stato provvede solo per chi non può. Il risultato sarà che, per questioni di bilancio, provvederà sempre meno anche a  questi. Ma ancora più grave è l’indifferenza verso le sperequazioni, in tutti i paesi la distribuzione del reddito è peggiorata, la distanza tra la base e il vertice della piramide sociale  è aumentata. Si parla di ridurre gli stipendi dei massimi dirigenti pubblici, mentre per i privati provvede, come si dice, il mercato.
Inoltre, la cosa peggiore, è l’assoluta indifferenza verso la povertà, non solo il meccanismo economico capitalistico in crisi nel nostro continente fa aumentare i poveri, ma questo sembra l’obiettivo non dichiarato di moltissime politiche pubbliche.
Le tecnocrazie imperanti in Europa sono indifferenti ai danni che producono nella popolazione, loro non hanno cognizione ed esperienza di “popolo”, amano i loro modelli, chiusi nei loro uffici di cristallo, accudite da segretarie e consulenti sorridono con cinismo al presunto  mondo meraviglioso che stanno costruendo e non si accorgono dei cadaveri che seminano.

La storia patria e gli onori  
Che un paese ricordi tutti quanti hanno fatto parte, nel bene e nel male, della sua storia mi sembra ovvio. La cancellazione nelle fotografie ufficiali di personaggi che non godono più di potere, mi pare una cosa ridicola, oltre che diseducativa. Ricordarli tutti storicamente è fondamentale, onorare solo i migliori è un bene. So che “nel bene e nel male” è suscettibile di diversa interpretazione, ma fino ad un certo punto. Ora mi pare che il nostro paese, complessivamente, ha collocato storicamente il fascismo e i suoi uomini nell’esperienza del “male”; che quel periodo e i suoi uomini abbiano ancora degli estimatori e comprensibile ma non condivisibile, ma onorarli con “mausolei” o intestando a qualcuno un aeroporto non mi pare lecito, offende i sentimenti più generali, disconosce la storia, è diseducativo e alla fin fine anche ridicolo. A Napoli direbbero, in modo icastico, che innalzare un mausoleo al maresciallo Graziano e intestare un aeroporto a Mussolini, sia una vera … strunzata.     

Monti ci ha messo la … faccia
Il presidente del Consiglio come ha detto, ci ha messo la faccia nella richiesta della fiducia (l’ennesima) sulla legge  “contro la corruzione”. Leggendo i commenti, e riflettendo sul contenuto di questa legge verrebbe da dire, dato che ci ha messo la faccia non poteva farla più seria e incisiva in modo da essere una medaglia da appendersi al petto. In questo modo sembra che la “tecnicità” tanto affermato sul tartassare i cittadini si sia annacquata in qualche convenienza. L’ha detto esplicitamente il professore affermando che egli avrebbe voluto una legge più seria ma i partiti si sono opposti. Che strano, quando si tratta di tartassare i cittadini delle opinioni dei partiti non si cura, li costringe alla fiducia (li ricatta: o mangiate questa minestra o vi rendete responsabili delle mie dimissioni).

Citazioni: nel bene e nel male 

Marco Follini, La Repubblica, 15 ottobre 2012
“Però non posso pensare che il trionfo dell’improvvisazione e l’archiviazione frettolosa dell’esperienza sia salvifico. Dare addosso alla vecchia guardia è la cosa più facile che ci sia. Ma poiché penso che ogni individuo è un universo, dovremmo evitare di fare di ogni erba un fascio. … Insisto nel dirlo e lo ripeto in stile sovietico. Dietro l’angolo non c’è Cernenko, siamo già oltre Gorbaciov. E se evitiamo di finire a Putin è meglio” .

Vittorio Grilli, La Repubblica, 15 ottobre 2012
“Il rigore sta dando i suoi frutti, e questi frutti possiamo cominciare a restituirli ai cittadini, avviando un percorso di riduzione della pressione fiscale…. Ma qui, per la prima volta da molto tempo, noi tagliamo di due punti le aliquote Irpef sui redditi più bassi” (è sconsolante costatare  quello che i ministri pensano dei cittadini. Siete stupidi, sembrano dirci,  vi abbagliamo con la riduzione Irpef per non farvi vedere che mentre vi lasciamo in tasca qualche euro, ve ne togliamo di più con l’Iva e le altre manovre).

Curzio Maltese, La Repubblica, 17 ottobre 2012
”Umberto Ambrosoli, un nome che scalda i cuori di molti. Oggi 17 ottobre, Giorgio Ambrosoli compirebbe 79 anni, se non fosse stato assassinato l’11 luglio 1979 da un sicario mafioso di Michele Sindona.  “Se l’andava cercando” fu l’agghiacciante commento di Giulio Andreotti. … Per un paio di generazioni di onesti lombardi, la sola ipotesi che possa essere il figlio dell’eroe borghese a porre fine alla stagione del potere formigoniano  e alla vergogna in cui è precipitata la Lombardia, è semplicemente un sogno” . (ricordiamoci sempre del cinismo di Andreotti e delle sue amicizie non solo impresentabili ma anche pericolose)

Beppe Pisanu, La Repubblica, 17 ottobre 2012
“In Sardegna c’è una famiglia che detiene il record della longevità in Italia e voi non volete permettere a un politico sardo di detenere un record della longevità politica? (dopo 40  anni passati tra Montecitorio e Palazzo Madama, il senatore Pisanu si ricandida, e perché no? Nelle file del partito che l’ha eletto, il PDL, non c’è di meglio né tra i giovani né tra gli attempati, né tra gli uomini, né tra le donne) 

Francois Hollande, La Stampa, 18 ottobre 2012
“Dalla mia elezione ho fatto in modo che l’Europa si dia come priorità la crescita, senza rimettere in discussione la serietà dei bilanci, resa indispensabile dalla crisi del debito pubblico. La mia convinzione è che, se non diamo un nuovo slancio all’economia europea, le misure di disciplina, per altro auspicabili, non avranno dei risultati pratici. … i Paesi che sono in attivo devono stimolare la loro domanda interna con un aumento dei salari e una riduzione delle tasse, è la migliore espressione della loro solidarietà. Nell’interesse di tutti non è possibile infliggere una condanna a vita a Paesi che hanno già fatto dei sacrifici considerevoli. Oggi la recessione ci minaccia quanto il deficit”  (La consapevolezza è il primo passo, anche se la cura può non essere efficace. Ma in Europa quanti capi di governo sono su questa posizione?) .

Stefano Fassina, Pubblico, 19 ottobre 2012
“Così com’è ora la legge la legge di stabilità è insostenibile. Alcuni dei provvedimenti più importanti che contiene colpiscono le fasce più deboli della società” (su questa linea le pronunce di esponenti del PD si sprecano, compresa quella di Francesco Boccia. Vedremo!)

Andrea Fabozzi, Il Manifesto, 19 ottobre 2012
“Dal falso in bilancio al voto di scambio, dalla incandidabilità all’auto riciclaggio, sono davvero molti i provvedimenti efficaci che la ministra ha illustrato ieri ai senatori. Ma non presentando una sua legge, l’ha fatto promettendo leggi nuove. Perché tutto questo nell’anticorruzione che adesso passa alla camera non c’è.” 

Fondamente, 7 settembre 2012
“In Portogallo nel 1932 un professore di economia, al secolo António de Oliveira Salazar, fu chiamato a dirigere il Paese per far fronte alla crisi economica e all’enorme deficit di bilancio che attanagliava la terra lusitana. Il suo intento era di creare una struttura super partes capace di riunire in sé tutte le correnti nazionali e di sostituirsi ai partiti. Rimase al potere per 36 anni e 82 giorni, e il suo regime, noto come “salazarismo”, ebbe termine con una rivoluzione il 25 aprile del 1974” (anche se con ritardo mi pare giusto riportare quanto scritto nel sito dell’Associazione Fondamente di Venezia. Il perché vale la pena di riportarlo mi pare chiaro).

Elena Granaglia, Quattro meriti dell'universalismo, da “Sinistra in rete”

“ L’idea di un ridimensionamento dei confini dello stato sociale così radicale quale quello auspicato da Alesina e Giavazzi nel fondo del Corriere della Sera di domenica 23 settembre è largamente osteggiata nel centro-sinistra. In forme più sfumate, l’idea è tuttavia presente anche in questo schieramento.

La ragione addotta talvolta è economica: i vincoli finanziari renderebbero lo stato sociale universalistico insostenibile. Talvolta è più fondamentale. Anche se potessimo permettercelo, l’universalismo sarebbe in molti ambiti da abbandonare in quanto iniquo: perché trasferire risorse a chi di risorse non è privo? Per alcuni, a disturbare sarebbe poi la mera vecchiaia dell’ideale. In questo contesto, vale la pena ricordare brevemente quattro meriti dell’universalismo che, a sinistra, dovremmo più tenere a mente. 
Merito 1. Il riconoscimento del carattere assicurativo di molte prestazioni sociali.
Merito 2. Il riconoscimento dei beni relazionali. 
Merito 3. Il contributo alla costruzione della cittadinanza.
Merito 4. Il contributo al contrasto stesso della povertà/della vulnerabilità”.
(rinvio alla lettura del testo nel sito “sinistra in rete” per l’argomentazione)

 


Diario 193



Diario 193
8-14 ottobre 2012

  • Amore, figli, famiglia e …. possesso
  • Fortissimamente vuole e in più pecca di in-riconoscenza
  • La manovra di assestamento 2013: ma ci pensano studipi
  • Cieli bui
  • Tobin Tax
  • La malavita organizzata a Milano
  • Legge elettorale e Napolitano
  • Citazioni: nel bene e nel male (Francesco Profumo, Beppe Grillo, Michele Emiliano, Angelino Alfano, Roberto Formigoni, Innocenzo Cipolletta)

Amore, figli, famiglia e …. possesso
Non interessa di chi sia la ragione e la colpa, ma le immagini trasmesse giovedì sera dalla TV del ragazzino di dieci anni sequestrato con la forza dal padre e dai poliziotti, portato via di peso, dalla sua scuola, strattonato e contro la sua volontà manifesta imbarcato con forza in un’auto e portato via, è un racconto di insensibilità, espressione pura del senso di possesso dei genitori rispetto ai propri figli. La madre e il padre a quel bambino vogliono bene, ma è un amore malato.
Poliziotti, assistente sociale, insegnante, oltre che padre e madre, zia e nonno tutti inadeguati.
Gli amori finiscono, si sa; le relazioni si lacerano, capita; gli amanti si separano. Ma la reciproca responsabilità verso gli eventuali figli permane, una responsabilità non solo materiale ma di affetto che garantisca una crescita nella normalità. Non si tratta di resistere nella convivenza per “amore dei figli”, i figli stanno male dentro una casa piena di tensione, di disamore, di conflitto. Separarsi fa bene a tutti. Ma aprire un conflitto sul “possesso” dei figli, vuol dire essere indifferenti alla salute psichica e alla formazione caratteriale del figlio/a amata. Forse in questi casi il giudice invece di “assegnarne” la custodia ad uno dei due, farebbe bene a toglierla ad ambedue.

Fortissimamente vuole e in più pecca di in-riconoscenza
Monti non è solo a disposizione del paese, ma vuole rimanere dove si trova o anche salire un gradino più in alto.
Non si presenta alle elezioni, non perché un senatore a vita non potrebbe, ma perché non vuole correre l’alea; nonostante il consenso che risulta dalle indagini demoscopiche non è certo che dalle urne uscirebbe un uguale consenso. E poi se si candidasse e vincesse resterebbe legato a Palazzo Chici (e il colle più alto resterebbe un sogno), se sconfitto dovrebbe tornare alla Bocconi.
Accreditato come dotato di “ironia inglese” e di parole austere, in realtà mostra un cipiglio … romano. Sicuro delle sue riforme, sventola sotto il naso del suo devoto Casini e del suo sostenitore (critico?) Bersani la popolarità del suo governo, superiore a quella dei partiti che lo sostengono ma che in passato  non hanno fatto le riforme, perché “impopolari”; egli non ha paura dell’impopolarità le ha fatto, e gode di consenso. Lui è l’uomo delle riforme “impopolari” e siccome su questa strada bisognerà continuare, “non avrai altro presidente del consiglio al di fuori di Monti”. Soddisfatto di avere costretto a sostenerlo quei partiti che prima si combattevano con vigore a scapito del paese, di fatto li mette in ridicolo sbattendogli in faccia i dati del suo consenso (ormai la politica  è solo demoscopica).
La riconoscenza non è virtù dei potenti, nemmeno se cattolici, ma l’ambizione spesso acceca, e fa proclamare cose di cui poi doversi pentire e fare penitenza (speriamo).

La manovra di assestamento 2013: ma ci pensano studipi
Fino a quando gli elettori italiani non drizzeranno le orecchie, non apriranno gli occhi, non raddrizzeranno la schiena e non prederanno in mano il loro futuro, il Governo tecnico (sic!) e quello para tecnico che seguirà continueranno a bastonarci.  Vogliono il  sangue.  In più ci trattano come degli stupide.
Il triste ministro Grilli ha fatto la figura del bischero, in tutti i giorni precedenti ci ha garantito che dell’aumento dell’Iva non se ne sarebbe fatto nulla, ed ecco puntuale dentro la manovra l’aumento. Ma attenzione è un sacrificio che lui chiede per un atto (forse)  di solidarietà: la diminuzione dell’aliquota per i primi due scaglioni dell’Irpef. Una favolosa manovra di solidarietà che allevia le famiglie a più basso reddito, infatti gli si lascia in tasca qualche euro in più per poi sottrarglielo con l’aumento dei prezzi effetto dell’aumento dell’Iva. I tecnici pensano di essere gli unici in grado di riflettere e far di conto: alla fine non è escluso che la relazione aumento Iva diminuzione Irpef ai primi due scaglioni per le famiglie, a basso reddito e a tutti, sia del tutto negativa.

Cieli bui
Altra trovata per risparmiare è quella dei cieli blu.  Sarei felice se fossero spenti le luminarie e i fari che illuminano i nostri monumenti.
Ma “abbassare” le luci delle strade fino al buio è una vera sciocchezza. E poi che fa una legge il governo? Intanto quasi nessun comune, gli unici che possono decidere, ha un impianto che può  permettere una modulazione che abbassi l’intensità della luce. Poi ci sono problemi di sicurezza, strade al buio e tutti avanti a tentoni con le lampadine tascabili (una vera manna per i produttori di queste e delle pile).
Certo che c’è nell’illuminazione pubblica c’è un eccesso di illuminazione, su questa sarà necessario ragionare sul piano dell’estetica, della vivibilità, della sicurezza, ecc. ma partire dalla necessità di fare “risparmi” e il solito errore a cui questo governo di tecnici ci ha abituati.
 
Tobin Tax
Delle ultime decisioni del governo vale la pena di apprezzare che il nostro paese aderisce, come poteva non farlo, all’applicazione della Tobin tax, la tassa sulle transazioni finanziarie. Bene, ma. Non discuto della risibile aliquota, la questione è complicata e i mancano i dati per fare dei calcoli in qualche modo attendibili. Ma c’è un secondo ma, ancora più complesso e che rischia che di questa decisione si finirà per pagare i costi (trasferimenti in altre Borse delle transazioni) senza benefici: i paesi devono accordarsi sulle modalità di applicazione e soprattutto su quelle di riscossione, che non sembrano per niente semplice anche se possibile. Difficoltà artificiose, non si esclude. Si vedrà.

La malavita organizzata a Milano
Scandalo! la malavita organizzata e socio occulto (?) del Consiglio regionale della Lombardia. Certo che è scandaloso, ma Formigoni fa finta di nulla (forse aspetta suggerimenti per la nuova Giunta). Lo scandalo va bene, ma la meraviglia no. Che la criminalità organizzata si sia incistata in Lombardia, a Milano e in tutto il Nord, è noto da tempo, ed è chiara che il degrado delle istituzioni costituisce un suo terreno facile di coltura, ma quale è la relazione diretta degrado-criminalità organizzata o criminalità organizzata-degrado?

Legge elettorale e Napolitano
La proposta di nuova legge elettorale approvata a maggioranza in Commissione affari costituzionali, non è digeribile, ma non sembra possa fare molta strada da fare (quando ho scritto, preso di pessimismo, che avremmo finito per votare con il porcellum, forse non mi sbagliavo). Le preferenze alimentano corruzione, voti di scambio, e spese abnormi; il premio di maggioranza colpisce al cuore la rappresentatività. Peggio di così.
Per di più il Presidente della repubblica ha esternato, da una parte a raccomandato una legge condivisa, ma poi ha invitato i partiti a non aggregarsi in coalizioni eterogenee che poi non sarebbero in grado di governare. Non è ancora un’indicazione su chi debba far parte delle singole coalizioni ma poco ci manca. Il fine mandato eccita i Presidenti.

Citazioni: nel bene e nel male  
Francesco Profumo, La Repubblica, 9 ottobre 2012
“Il paese va allenato. A volte dobbiamo utilizzare  un po’ più di bastone, a volte dare più carore, mai troppe” (bravi gli studenti che venerdì, durante la manifestazione per i tagli alle scuole – bastone – hanno portato al ministro tante carote. Una lezione di ironia ad un governo che ne è privo).

Beppe Grillo, Corriere della Sera, 11 ottobre 2012
“Questo è il terzo sbarco in Sicilia, Garibaldi ha portato i Savoia, gli americani la mafia, ma nessuno è venuto a nuoto… Per la Sicilia è un nuovo giorno” (a questo punto i cronisti scrivono “gli scappa da ridere”, meno male, un po’ di ironia in questa impresa che si contrappone a camper, autobus, treni, ecc ci vuole. Una replica storica che non ha portato mai bene)

Michele Emiliano, La Repubblica, 11 ottobre 2012
“La realtà è che nella maggior parte dei Comuni italiani gli impianti di illuminazione son vecchi da decenni. C’è un interruttore: acceso o spento”

Angelino Alfano, Corriere della Sera, 12 ottobre 2012
“Il provvedimento del governo sullo scioglimento del Consiglio comunale di Reggio Calabri (giustificato per infiltrazioni mafiose), penalizza un’intera comunità e non rafforza la presenza dello Stato in questa parte del Paese” (improvvida dichiarazione, secondo lo pseudo segretario nazionale del finito PDL la presenza dello Stato a Reggio Calabria è rafforzata dalla presenza di un Consiglio comunale infiltrato dalla criminalità organizzata. Che dire, non gli manca solo l’appeal, come già affermato dal suo padrone Berlusconi, ma anche qualcos’altro. O forse no, è proprio convinto)    

Roberto Formigoni, Corriere della Sera, 12 ottobre 2012
“Vi avevo promesso un gesto forte di discontinuità e ci sarà. Con l’accordo di PDL e Lega la giunta sarà azzerata” (Maroni abbozza, sembra salvare il Presidente ma poi la sua base lo costringe ad un ripensamento. Forse è proprio la fine di Formigoni)

Innocenzo Cipolletta, L’espresso 18 ottobre
“Molti pensano che solo un Monti bis possa garantire la stabilità e la fiducia riconquistate da questo governo. Ma è vero il contrario: senza un forte mandato degli elettori il futuro premier rischia di finire in balia dei meracti”

domenica 7 ottobre 2012

Diario 192



Diario 192
1 – 7 ottobre 2012


  • Il partito “Per Monti”
  • Monti: l’utile idota
  • Sono impressionato: la gente non ne può più
  • Ricevo dagli amici
  • Eccitazione
  • Libertà di espressione e convivenza
  • Citazioni: nel bene e nel male ( Ilvo Diamanti, Gianni Ferrara, Vittorio Agnoletto, Marco Visconti, Michele Serra, Nicola Zingaretti, Chiara Saraceno, Pier Ferdinando Casini, Roberto Esposito, Guido Rossi, Massimo Riva)


Il partito “Per Monti”
Era nell’aria ora si è materializzato: Casini e compagni lanciano il partito “per Monti”, un Monti che non è candidato. Una trovata torbida.
Questo partito ottiene la maggioranza assoluta, il professore Monti ha il diritto e il dovere di governare. Gli italiani vogliono continuare ad essere bastonati da Monti, è una scelta democratica; agli altri non resta che l’Australia.
Ma come è più probabile questo partito, nonostante il successo, non avrà la maggioranza, ma diventa l’ago della bilancia (vecchio progetto e desiderio di Casini). Allora chi vuole fare maggioranza (non importa se centro destra o centro sinistra) dovrà prendersi Monti presidente del consiglio. Un governo tecnico/politico con consistente maggioranza, un programma identificato nell’agenda Monti, non quella del passato ma quella del futuro che Monti tiene … riservata.
Al “disagio della democrazia” si aggiunge un opzione di destra con fortissime venature autoritarie.
In più si apre il mercato per la poltrona del Quirinale: pacchetto completo Casini al Quirinale e Monti a Palazzo Chigi; oppure il Quirinale merce di scambio da offrire a qualcuno del centro sinistra o a Berlusconi o a Letta nel caso di una maggioranza di centro destra. O anche Monti al Quirinale, presidente di programma, non sopra le parti ma parte egli stesso. Uno stravolgimento ulteriore della nostra Costituzione.
Vale quanto ho scritto la settimana scorsa: per scongiurare questa eventualità non c’è che una svolta a sinistra e la vittoria di Bersani-Vendola, non mi pare abbiano preso la strada giusta. Che si diano da fare in termini di programma e di mobilizzazione. C’è in gioco qualcosa di più delle pensioni, lo hanno capito o no?

Monti: l’utile idota
Non ho motivo di dubitare che il professore Monti sia fortemente interessato al bene del paese. Non ha ambizioni personali, le sue ambizioni sono per il paese, il suo sviluppo, il ripristino della legalità, la qualità della vita dei cittadini, soprattutto se giovani. Ci credo, non ho ragione di dubitare delle sue buone intenzioni, anche se le sue ricette sono di destra e disastrose.
Il professor Monti è fortemente interessato che la “politica”, i partiti, si rianimino, correggano le loro storture, possano fare il bene del paese. Ci credo, non ho ragione di dubitare delle sue buone intenzioni di liberale e democratico.
I provvedimenti più recenti del suo governo (indennità dei consigliere regionali, ineleggibilità, riduzione delle assemblee, ecc.) sono stati pensati proprio in questa direzione, consapevole che i partiti da soli non l’avrebbero fatto, anche se molti dei provvedimenti del decreto legge assumono le proposte dell’assemblea dei Presidenti delle regioni (tra i quali alcuni inquisiti e corrotti).
Monta nel paese la protesta, il disimpegno dalla politica, l’anti politica, si dice, che tuttavia è politica. I partiti, mi sembra, guardano con preoccupazione ai conflitti emergenti, alle crisi produttive alle quali non sanno dare risposte che sfoceranno in proteste, nel successo dei “partiti dell’antipolitica; vedono, nonostante la miopia, il disagio del paese e non sanno individuare cure appropriate, balbettano di programmi.
In questa situazione Monti, ovunque collocato (Palazzo Chigi o Quirinale) rappresenta il “riparo”, la foglia che nasconde le vergogne, la salvezza della cattiva politica, lo strumento per un rinnovamento di facciata. Questo grande amore per l’agenda Monti, consapevolmente o meno, è in realtà la scialuppa di salvataggio (non per il paese).
Ora il professor Monti si vuole prestare a fare l’utile idiota o piuttosto apre gli occhi, prende coscienza di essere non un protagonista ma un sequestrato e se ne torna alla sua Bocconi? Questo è il suo e il nostro dilemma, o forse è il nostro dilemma ma non il suo: anche una minima ambizione offusca la vista e non far vedere la realtà (e poi l’establishment economico vuole Monti e lui non pare sappia resistere) .    

Sono impressionato: la gente non ne può più
Le esplosioni di rabbia, l’assalto all’ultimo treno della metropolitana di Milano, mi hanno impressionato. Non le interpreto come una manifestazione antisindacale per lo sciopero, ma piuttosto l’espressione di un’esasperazione. Un indizio di come evolverà il disaggio dei cittadini.
Lavoratori senza stipendio e senza cassa integrazione, disoccupati, crisi aziendali di cui non si vede lo sbocco, giovani che non studiano e non lavorano, famiglie in crescente difficoltà economiche, pensionati senza speranza di vedere la luce del tunnel, esodati, ecc. ecc. 
In questa situazione, in modi non prevedibili, pare abbastanza certo che il disagio si tramuterà in protesta, la protesta in conflitto. Del resto l’esperienza della Grecia dovrebbe insegnarci qualcosa.
Ed ecco che Monti viene buono, la sua visione della società liberista può ammettere la discussione, il confronto (magari da trattare con ironia britannica) ma non il conflitto. Intendo dire che la repressione è l’arma che verrà presto impugnata.  Del resto già essa si è manifestata contro gli studenti, in modo ingiustificato ed esagerato (la polizia pare non abbia assorbito la sentenza sulla Diaz, anzi forse vuole rifarsi).
Anche qui Monti è chiamato a tirare fuori le castagne dal fuoco, lui lo farà con convinzione e decisione,  in cambio i partiti gli offrono il … “potere”.
Pensiamo per tempo a cosa possono diventare le nostre città, le zone di crisi, le scuole e le fabbriche. Due cose da fare: dare corpo a vie d’uscite propositive e ragionevoli che individuino nelle “persone” le priorità (non nella finanza e nelle banche); opporsi ad ogni tentativo di repressione che non risolve ma aggrava.
Non si può escludere, la riforma del lavoro insegna, che si possa pensare anche a provvedimenti legislativi che legittimino la repressione. Il centro sinistra deve prendere un impegno che mai si presterà a permettere l’approvazione di tali eventuali provvedimenti. Si potrebbe dire è ovvio, ma non credo che lo sia, e sarebbe bello sentirlo e costatare un impegno specifico.   
Inoltre il centro sinistro potrebbe proporre che i poliziotti sempre (tranne nei casi di infiltrati in bande criminali) devono portare sul loro giubbotto un numero di identificazione.


Ricevo dagli amici
Vi faccio partecipi di due brevi note inviatemi da due amici.

Giovanni
Credo che bisognerebbe prendere in considerazione il progetto personale di Monti: è tramontato il sogno di essere il prossimo presidente della repubblica? oppure: mi candido e se volete che mi tolga dai piedi come pres. del consiglio, nominatemi presidente della repubblica? Io personalmente credo che  gli servano tutte e due le opzioni e che fare il presidente del consiglio non sia la sua vera opzione, dato il putiferio sociale che si dovrà affrontare nel futuro. Perchè non un presidente della Repubblica che scelga un tecnico come presidente del consiglio e ci avvii intanto verso il presidenzialismo?

Angelo
Tutti i giornali favorevoli all' ipotesi Monti, soprattutto quelli legati al capitale, non fanno che dire che Monti deve avere, per governare, una maggioranza politica democraticamente formata.
Visto che ormai è deciso a priori cosa si deve fare, visto che ancora non si è fatta una legge elettorale, a cosa serve una maggioranza?
Io ho cercato di capire cosa questo governo tecnico ha fatto, ha tentato di fare ma che non avrebbe potuto affatto fare ma che è indispensabile, tra poco, che venga fatto.
E' la repressione.
E questo lo consente di fare una “maggioranza” democratica ed una “opposizione” altrettanto democratica che vuol dire una opposizione che rifugga dalla violenza e che si limiti a chiedere un dibattito in parlamento.

Eccitazione
Il PDL si resetta e Tremonti fa una lista 3L. Notizie da capogiro e che eccitano la peristalsi.
Il PDL investito oltre che degli scandali del suo capo e di parte del suo gruppo dirigente ora è travolto dal modello Lazio, Lombardia, ecc. Una soluzione? la rifondazione. Stesso  nome? Stessa gente? Stesso capo e controfigura? Stessa signora dal dito medio? Tutto a venire a dicembre. Alfano ci crede, questo è un brutto segno per la rifondazione.
L’ex ministro Tremonti fonda un partito, o forse un movimento, o forse una lista 3L = Lista Lavoro e Libertà (ma non poteva trovare un sostantivo diverso per la prima L). Si sarà detto: tutti fanno un movimento, una lista, un partito ed io no? E perché no? Non mi manca l’esperienza, la cultura e la … faccia tosta. Via. 

Libertà di espressione e convivenza
Certo che la libertà di espressione non può essere messa in discussione. Sia nella sua forma critica che in quella della satira.  Ma quando quest’ultima reca offesa, non irritazione, incide sulla convivenza. Allora la questione merita attenzione. Oggi viviamo in un modo ubnificato e per questo multi etnico, multi culturale e multi religioso, tutto questo anche alla soglia di casa mia, varrebbe  la pena che ne prendessimo atto. Da non credendo e vivendo in un paese cattolico, non irrido la fede dei cattolici, posso discuterne, posso criticare, ma non irridere. Devo convivere con cattolici, protestanti, ebrei, musulmani, ecc. la convivenza è un grande valore che certo non può restringere la mia libertà ma può insegnare a questa come comportarsi. E non è solo per le reazioni di violenza che hanno fatto seguito a film e vignette, ma per l’alto valore che assegno alla convivenza.
 
Citazioni: nel bene e nel male

Ilvo Diamanti, La Repubblica, 1 ottobre 2012
“Votare per scegliere chi governerà. Oppure scegliere chi governerà indipendentemente dal voto e dal risultato. Questo è il dilemma”

Gianni Ferrara, Il Manifesto, 2 ottobre 2012
“Che la rappresentanza acquisita all’origine dai parlamenti nazionali, una volta ridotto quello europeo ad esecutivo dei trattati, possa liberarsi nei cieli d’Europa per poi poggiarsi sulla Commissione di Bruxelles e pervaderla con il flusso di legittimazione offertale dalla base sociale dei singoli Stati e credenza risibile, affermazione mendace, teorizzazione infondata”
 
Vittorio Agnoletto, La Repubblica, 3 ottobre 2012
“La Cassazione con queste motivazioni (quella della sentenza della notte alla Diaz) apre un’altra questione: è impensabile che il capo della polizia abbia potuto dare ordini senza consultare o almeno informare i responsabili politici e, quindi, l’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi e il ministro dell’Interno Claudio Scajola. Sono loro i responsabili politici di quella notte”  (Si va bene, ma loro sono stati mandati a casa. Quello che impressione è che Gianni de Gennaro, il capo della polizia di allora, siede al governo come sottosegretario alla … Sicurezza. Il presidente Monti uomo del diritto delle genti e della legalità e della responsabilità personale non ha niente da dire e fare? E se non dice e non fa nulla questo sembra un bruttissimo viatico per un eventuale Monti bis, da evitare)

Marco Visconti, assessore all’ambiente del comune di Roma, La Repubblica, 5 ottobre 2012
“Mia moglie assunta all’Atac grazie a me? Falso all’epoca eravamo solo fidanzati” (Allora se era solo … fidanzata, non conta la pressione dell’assessore. Ma riflettono prima di parlare?)

Michele Serra, La Repubblica, 5 ottobre 2012
“Ma il Calderoli incaricato di sottoporre ai suoi colleghi parlamentari (e dunque al Paese), una bozza di riforma elettorale, è per caso lo stesso Calderoli che passerà alla storia come l’ideatore della peggior riforma elettorale di tutti i tempi? E se la risposta è si, possibile che non sia venuto in mente a nessuno, in quel luogo istituzionale e nel presente contesto politico e psicologico italiano, che è una pessima idea legare al nome di Calderoli qualcosa che dovrebbe porre rimedio  a un errore (uso un eufemismo) che porta il come di Calderoli?” (non solo non è venuto in mente a nessuno che si trattava di una bravata, ma è sembrata una bella idea, magari spiritosa. A questo siamo).

Nicola Zingaretti, candidato PD alla regione Lazio, Il Manifesto, 5 ottobre 2012
“Bisogna fare piazza pulita del malaffare e del degrado morale della destra” (è bravo e ce la può fare).

Chiara Saraceno, La Repubblica, 6 ottobre 2012
“Il governo e i partiti, in particolare il PD se vuole continuare ad avere un senso e un futuro, hanno la responsabilità di provare a ricostruire un terreno di comunicazione, prima ancora che di confronto, con questa generazione. Senza false promesse, ma anche senza dire loro che l’unica cosa che si può fare oggi è attraversare il deserto , stringendo i denti, e poi si vedrà” (in realtà il governo ha cercato di realizzare questo terreno di comunicazione, con i manganelli e le cariche della polizia in ricordo della Diaz)

Pier Ferdinando Casini, Corriere della Sera, 7 ottobre 2012
“Parlare di un’alleanza tra i moderati e i progressisti e poi stringerne una, come si sta facendo nel Lazio, con Vendola e Di Pietro, è un passo indietro per la politica ed è certamente la tomba di ogni rapporto con i moderati” (se c’è una cosa che Casini non può sopportare e non essere l’ago della bilancia. Se Vendola e Bersani facessero sul serio sul programma, forse Casini torna ad essere marginale … nonostante Monti). 

Roberto Esposito, Il Manifesto, 7 ottobre 2012
“Quello di Vendola è un atto di coraggio (partecipare alle primarie), per scompaginare un quadro prefissato che si decide in due proposte chiuse in due confini”

Guido Rossi, Il sole 24 Ore, 7 ottobre 2012
“E’ tempo di contrastare l’anarco-capitalismo, basato su teorie filosofiche libertarie, inconsciamente avvallate dalla maggior parte degli economisti, secondo le quali, come sostiene il loro più autorevole teorico Robert Nozick, non è affatto necessaria l’istituzione di un governo politico. Inoltre ogni tentativo di colmare le diseguaglianze sempre più profonde nelle moderne civiltà sarebbe un’ingiustificata estensione del lo Stato (e quindi della politica) in violazione dei diritti della persona a fare i propri interessi”.  

Massimo Riva, L’Espresso, 11 ottobre 2012
“Il paese rischia, però, di assistere a uno spettacolo davvero paradossale. Quello dei deputati e senatori pronti a convertire in legge il provvedimento che taglia il numero delle poltrone regionali senza aver fatto nulla per quanto riguarda la riduzione delle rispettive e non meno sovrabbondanti assemblee”


lunedì 1 ottobre 2012

Diario 191



Diario 191
24 – 30 settembre 2012

  • Voglio essere incoronato
  • Bersani e Vendola vogliono vincere?
  • Il “Ponte di Messina”     
  • L’età dell’oro ci sta davanti
  • La Polverini si è dimessa
  • Caso Sallusti


Voglio essere incoronato
No, No, No, No, No, No, No, Ni, Ni, Ni, Ni, Ni, Ni, Si. Finalmente il presidente Monti ha dato la sua disponibilità  un reincarico, sempre che i partiti lo volessero e se il paese ne avesse bisogno. Una disponibilità condizionata: non è disponibile a fare il ministro di un governo politico, ma solo il
Presidente. Ormai è affezionato a questo titolo, ogni altra denominazione gli sembra non adeguata alla sua personalità, al suo prestigio e al gran lavoro che ha fatto. Quindi Presidente del Consiglio dei ministri o della Repubblica.
Per tre volte Cesare allontano da sé la corona che Antonio gli offriva. Monti non sembra resistere,   vuole essere incoronato.
Il professor Monti è un abile politico per non sapere che la sua dichiarazione rimbalzando da New York avrebbe messo in difficoltà il più dissanguato suo sostenitore: Pier Luigi Bersani che del sostegno a Monti ha pagato e rischia di pagare il più alto prezzo.
E se il mondo politico italiano è entrato in fibrillazione dopo questa dichiarazione, la borsa ha … apprezzato. E ci mancava che non lo facesse: Monti è una garanzia per la finanza, disposto com’è ad affamare il popolo per garantire la “giusta” remunerazione per la finanza (“giusta” in quanto risultato di mercato, che poi il mercato sia determinato dalla stessa finanza, sembra non turbare il suo liberismo e quello dei suoi proni).
Del resto cosa ci si può aspettare da un uomo che viene riconosciuto come il “salvatore della patria”. Esiste nella storia un “salvatore della patria” che la patria non vuole più continuare a salvare?
Ha salvato il paese? Ma non scherziamo! L’ho scritto tante volte, mi scuseranno gli amici se lo ripeto: l’unica cosa che il professor Monti ha salvato e il capitale e la remunerazione di investimenti ad alto tasso di rischio; un investimento rischioso, come dice il termine sono a rischio ed uno può perdere tutto. Quanti hanno prestato soldi all’Italia sapevano che rischiavano, i loro consulenti analisti sicuramente stilavano dei rapporti sulla situazione italiana e sulla sua solvibilità. Se hanno investito su Italia sapevano di correre un rischio, di perdere cioè capre e cavoli, lo hanno fatto lo stesso. Monti non ha fatto altro che annullare tale rischio e metterlo a carico di tutti (se uno sbaglia l’investimento è logico che perda tutto a meno di un angelo custode).
Giunti a questo punto, nella prospettiva di una restaurazione montiana dopo le elezioni, conviene  spacchettare la famosa agenda Monti e sfogliarne le pagine.
L’unica pagina con un saldo positivo è la garanzia alla finanza nazionale e internazionale che non avrebbe pagato pegno per i suoi rischiosi investimenti. Bisogna dire che la finanza, come si addice agli stomachi pelosi, non è stata neanche riconoscente: lo spread sta sempre molto in alto e tutti affermano che dopo la Spagna toccherà ancora all’Italia (e poi in fila ….).
La pagina dell’occupazione non può che essere segnata con la matita blu.
Due o tre segni blu sulla pagina dell’occupazione giovanile.
La politica industriale non ha neanche una sua pagina, il professore non crede all’interventismo pubblico, è il mercato che decide chi investe e dove investire.
Le crisi industriali (Fiat, Alcoa, ……………..) vengono appuntati ai margini della pagina occupazione con tanti punti interrogativi che indicano incertezza di pensiero e indeterminatezza di intervento.
I consumi ha una pagina dove spiccano non provvedimenti di crescita ma modalità di interventi fiscali.
Disagio sociale, disagio economico, disagio sanitario, disagio alimentare, disagio scolastico, … fanno parte tutti di una paginetta dal titolo ineliminabili “costi delle riforme”, il tempo provvederà.
È l’agenda di un cinico, di un carnefice, di un sadico, no, assolutamente no! Il professor Monti è sensibile, come la sua ministra del lavoro pensa con disagio al disagio di milioni di persone, ma sa di non poter fare nulla. Il suo credo liberista, più forte della sua fede religiosa, gli suggerisce che solo un mercato libero garantirà sviluppo, che i grandi capitali vanno garantiti perché portatori di investimenti, che nella storia ci sono sempre dei costi sociali da pagare, o meglio che gli altri, i più, devono pagare, si tratta di una legge di … natura.
Il paese ha bisogno del professor Monti? Credo di no; forse è meglio che il professor Monti torni a fare il presidente ma della Bocconi.

Bersani e Vendola vogliono vincere?
Dopo il colpo assestato da Monti a Bersani e per suo tramite a tutto il centro sinistra,  non è chiaro se la coalizione abbia voglia di vincere. Se lo volessero dovrebbero essere  molto chiari sul programma di governo; altro che agenda Monti, altra agenda con in prima pagina riforme popolari; che al primo posto non c’è la finanza, ma i lavoratori, i disoccupati, i giovani. Avere accettato i “due tempi”, da sempre avversati, è stato un errore, partiamo da qui.
Cresce il disaggio, chiamiamolo così, ma cresce anche il rigetto, non della politica ma della cattiva politica. La gente vuole una buona politica che guarda negli occhi i lavoratori e le loro famiglie, i giovani e le loro speranze. Si è in grado di offrire questo? Questo è il dubbio. Il Pd lacerato e in via di implosione (grazie anche a Monti), SeL poco concretamente propositiva, il fango che travolge, i nuovi che premono. Se i due, assunti emblematicamente, fossero in grado di mettere insieme un programma di contenuti ma anche di fascinazione concreta potremmo farcela. Il popolo le forse sociali aspettano.  
Così la politica industriale deve essere vista come un compito di governo che comporta scelte e indirizzi e che le aziende pubbliche non sono un’anomalia ma forse l’architrave della società del xxi secolo. Le banche tornino al loro mestiere alla legge del 1932. La riforma fiscale una necessità e deve basarsi su equità, chi più ha più paga. Le pensioni non sono un lusso mentre la pensione integrativa un imbroglio. La produttività non è questione di salari e di ore di lavoro ma di investimenti tecnologici. Le imprese si salvano con l’innovazione così come l’abbiente, e che mettere salute e lavoro in contraddizione tra di loro è una furbizia di chi vuole ridurre il paese al lumicino. Il mercato non può essere lo strumento per la sopraffazione dei deboli, che esso va controllato, guidato e garantito; la mano invisibile, altrimenti, finisce per essere la mano dei pochi contro i molti. La scuola e ricerca sono  il domani della nostra società. L’organizzazione pubblica va migliorata e riformata, perché sia più efficiente ed efficace ma non per fare cassa per pagare la finanza. Stiamo in Europa per costruire una società migliore, più giusta, solidale e accogliente e anche democratica.
Tutto questo, e altro ancora, andrebbe rappresentato in provvedimento chiari ed espliciti. Un impegno con la società italiana. La gente è stufa ma crede anche che il meglio sia possibile.  
È questa la strada che potrà raccogliere la rabbia, il malcontento ma anche la speranza che comincia a manifestarsi. Non c’è solo lo schifo per la politica, c’è voglia di una buona politica che guardi all’interesse dei più.

Il “Ponte di Messina”     
Sembrava morto e defunto, cancellato dalle opere strategiche della UE, eliminato come prioritario dal Cipe, ora i ministri Passera e Clini, hanno ripreso la respirazione bocca a bocca del progetto per lasciarlo in eredità al nuovo governo.
Un malaffare.

L’età dell’oro ci sta davanti
Con questa affermazione apodittica e non commensurata al presente vorrei sintetizzare il piccolo libretto di Antonio Pascale, Pane e pace. L’autore se la prende con la nostalgia ignorante, e sulla base di quattro fotografie,  quattro generazioni di uomini della sua famiglia cerca di convincerci che il meglio può ancora accadere. Il tema è sempre quello già trattato in Scienza e sentimento, la ricerca, l’innovazione, le nuove tecnologie agricole sono una risorsa ed un evento positivo per la specie.
Ne consiglio la lettura, appunto, come vuole la scienza, critica e non fideista, ma aprire gli occhi si deve.

La Polverini si è dimessa
La presidente della Regione Lazio si è dimessa, ci mancava non lo facesse, lei è parte non innocente ma partecipe della grande spartizione. Ora cerca di resistere sulla fissazione della data delle prossime elezioni, che vorrebbe allontanare da sé, governato senza il controllo neanche del Consiglio. Entro tre mesi le elezioni, così detta la legge e così va fatto.
Dopo Lombardo, Polverini, aspettiamo Formigoni, ecc. Tutto un personale politico frana nel malaffare, nell’approfittare, nell’incapacità, nella volgarità. È tempo di rinnovo, ma non di facce, ma di carattere, di competenza, di onestà, di senso del bene collettivo e anche di programmi. È possibile.
Ma la cosa che stupisce e l’inconsapevole giustificazione che molti protagonisti adottano, volando alto, come si dice, e appellandosi alla “democrazia”, come quella di un gruppo consiliare costituito da una sola persona (dal Lazio al Piemonte), alla “dedizione” al territorio (con rimborsi annui di viaggi pari allo stipendio di tre operai), ecc. Sono queste le posizione che alimentano l’anti politica, ma forse è proprio questo che si vuole sperando nel … salvatore della patria.

Caso Sallusti
Sallusti deve essere contento, tutti i suoi maggiori nemici si sono fatti in quattro per difenderlo dal carcere. Non voglio discutere se l’ex direttore del Giornale meriti di andare in prigione, è questione di diritto e di sua applicazione, ma forse l’ordine dei giornalisti, oltre a difendere la sua libertà potrebbe avviare un provvedimento di espulsione dall’ordine stesso. Non mi pare ci siano giustificazione per un direttore di giornale che fa scrivere sul suo giornale, sotto pseudonimo, un giornalista espulso dall’ordine per ragione in qualche modo infamanti per un giornalista: informatore dei servizi segreti. Esiste o meno una deontologia professionale anche per i direttori?