domenica 26 agosto 2012

Diario 186


Diario 186
20 – 27 agosto 2012
  • Il Seminario
  • Bersani: piccolo passetto
  • Berlino e lo spread
  • Pagamenti alle imprese
  • Pasticcio siciliano 2
  • Citazioni: nel bene e nel male (Mario Monti, Mario Monti, Vincenzo Boccia, Corrado Passera, Valentino Parlato, Guido Rossi)
Il Seminario
È molto bello che il Consiglio dei ministri si riunisca in seduta seminariale per otto ore sul tema della crescita del paese. Non per niente il Consiglio è pieno di professori. Ma le conclusioni gridano vendetta. Altro che cambio di passo; tutto come prima. L’austerità è la guida; la luce nel tunnel un abbaglio: la crescita una speranza se il paese è compatto. Il “realismo” cinico nobilitato dai dati “oggettivi”  la fa da padrone sulle esigenze delle persone.

Bersani: piccolo passetto
Nell’intervista rilasciata a Repubblica il 24 agosto il segretario del PD ha fatto un passo, passettino, avanti, dichiarando chiusa l’esperienza del governo tecnico, equivoca soprattutto per la maggioranza che lo sosteneva. Così viene affossato ogni ipotesi di grande coalizione. Ne prendiamo atto con soddisfazione, ma… Sul piano dei contenuti mi pare che siamo ancora lontani: la rivendicazione europeista (di che tipo? Siamo soddisfatti del risultato?); il liberismo dal volto umano prospettato di fatto da Bersani; niente di tutto questo ci fa fare un reale passo avanti. Non solo sarebbe una cura palliativa ma forse anche dannosa. Ci vuole altro.
Berlino e lo spread
Berlino si dichiara contraria, una volta stabilito un tetto massimo dello spread,  ad un intervento automatico della Banca europea sul mercato dei debiti soprani. Una posizione che pare ovvia anche se caratterizzata da egoismo nazionale, la Germania dal differenziale dello spread ha molto guadagnato e continua a guadagnare, fino a quanto la speculazione non l’aggredirà (succederà, succederà). La mia amica Giulia sostiene che in tutte queste manovra finanziarie si può intravedere una componente geo-politica; sicuramente questa si intravede in Europa nel posizionamento dei diversi Stati “federali”.

Pagamenti alle imprese
Le farraginose procedure escogitate dal governo “tecnico” per saldare i debiti dello Stato verso le imprese si è inceppato a livello della “certificazione”. Procedura oscura e inutile: c’è una fattura, c’è un debito, non basta questo? C’è il pericolo delle truffe, forse, ma in questo caso si proceda per via giudiziaria.
 
Pasticcio siciliano 2
Certo visto da lontano, ma non con occhio distratto, il problema delle elezioni in Sicilia per la sinistra o centro sinistra sembra di una semplicità estrema. Niente di più ma niente di meno di un programma articolato su tre assi:
-          prosciugare l’acqua dove sguazzano pesci grossi e piccoli della mafia;
-          portare l’organizzazione della Regione a livello di efficienza ed efficaci necessaria, sulla base di una sobrietà mai vista, di una equità sempre negata, della cancellazione dello spreco delle risorse per ingrassare gli amici e i pesci suddetti;
-          individuare le linee di crescita economica possibile con l’uso delle non modeste risorse comunitarie e dei risparmi dell’amministrazione, mobilitando le popolazioni in un processo articolato di libertà e dignità.
Un programma semplice, ma non generico, di speranza  che punta alla mobilizzazione dei siciliani, delle forze intellettuali e delle forse sociali.
Poco di questo si intravede nel maggiore partito della sinistra e nelle polemiche ad esso indirizzate: giochi di potere, finti rinnovamenti, la ricerca della “faccia nuova”, le accuse di coinvolgimento nel passato, ecc. Tutte cose giuste, ma che non si possono misurare in se stesse ma solo legate ad un preciso impegno programmatico non generico e che prefigura specifici interventi immediati dopo le elezioni.
La suggestione mediatica la fa da padrone sulla politica, al punto che il candidato del centro sinistra  non trova di meglio che il voto di castità legato al suo impegno di governo. Capisco che questa estate la riflessione (filosofi, scrittori, sociologi, ecc.) su amore e sesso l’hanno fatta da padrone nelle pagine dei quotidiani, ma preferisco un presidente di regione che soddisfi le sue private esigenze sessuali ma che sia efficace ed efficiente nella sua azione di governo, che un presidente “casto” e che di questa ne fa uno mito politico.
Mi pare che la Candidatura di Fava stia crescendo, è un bene, ma una forte ignezione programmatica è essenziale.   

Citazioni: nel bene e nel male
Mario Monti, La Repubblica 20 agosto 2012
“Siamo veramente in crisi? Io vedo avvicinarsi il momento in cui se ne esce” (a giorni alterni si esce non si esce. Non lo sa neanche lui. I dati ci dicono, tuttavia che il tunnel è buio e nero, per nostra disgrazia. Il miracolo la Madonna santa Liberista non può farlo)

Mario Monti, La Repubblica 20 agosto 2012
“La crescita è il risultato non del pompaggio di denaro pubblico, come nel passato tante volte ci si è illusi,ma è soprattutto la rimozione di ostacoli strutturali” (ma il nostro presidente si guarda in giro? Quali sono questi ostacoli strutturali che non hanno bisogno di risorse per essere rimosse? Ma la crisi non insegna niente?)

Vincenzo Boccia, vice presidente Confindustria, La Repubblica, 21 agosto 2012
“Serve uno sforzo corale, passare dagli interessi alle esigenze,come fu nel dopoguerra” (al volgare “siamo tutti nella stessa barca” si sostituiscono parole alate ma non meno chiare. Quali furono gli interessi che arretrarono nel dopoguerra?) 

Corrado Passera, La Repubblica, 21 agosto 2012
“Abbiamo una delle più alte tassazioni al mondo. È una zavorra che dobbiamo correggere. Dobbiamo trovare le risorse per il welfare e per ridurre la fiscalità ai cittadini e alle imprese oneste”. (il programma delle meraviglie! Come si farà mai?)

Valentino Parlato, Il Manifesto, 25 agosto 2012
“E poi c’è il disastro della finanza che agisce su due fronti: fino a quando si può fare denaro con il denaro senza passare per la produzione di merci perché dovrebbe esserci una ripresa della produzione e dell’occupazione? E sempre sulla finanza, come sottovalutare gli effetti disastrosi delle grandi operazioni speculative che fanno saltare banche e imprese con danno dei risparmiatori e dei lavoratori”.

Guido Rossi, Il Sole 24 Ore, 26 agosto 2012
“Il debito pubblico è invece un problema che riguarda  soprattutto i suoi creditori , i cui interessi  molto spesso, e in questo frangente quasi mai,  non coincidono con quelli dei cittadini. L’equilibrio tra debitore e democrazia è peraltro assai difficilmente raggiungibile. Ed è per questa ragione che quando il mercato del debito diventa despota quell’equilibrio viene infranto, a tutto danno della stragrande maggioranza dei cittadini ed a vantaggio di quell’uno o poco più per cento che si mangia quasi tutta la ricchezza nazionale…. Non posso che a atermine dichiarare che, a pèare mio, non è urgente soltanto la lotta alla speculazione dei mercati finanziari, ma diventa urgentissima per la classe politica e le istituzioni una seria ridiscussione dei principi basilari della democrazia, dei rapporti tra i poteri dello Stato, dell’influenza diretta o indiretta delle lobby economiche. Altrimenti dovunque le prossime elezioni saranno inutili”.  

giovedì 23 agosto 2012

Diario 185


Diario 185
6 - 19  agosto 2012

·        Gratta, gratta, cosa trovi sotto il tecnico?
·        Alesina e Giavazzi: l’uovo di Colombo Provincie: la fortuna del lessico    
·        Bancarotta privilegiata e il governo della finanza     
·        Ilva di Taranto, puntini sulle …i
·        Provincie: la fortuna del lessico    
·        Citazioni: nel bene e nel male (Charles Simic, Elsa Fornero, Luca Zaia, Guido Rossi, Amleto Trigillo, Nichi Vendola, Gustavo Zagrebelsky, Mario Monti, Massimo Riva, Nadia Urbinati)

Gratta, gratta, cosa trovi sotto il tecnico?
Gratta, gratta sotto il tecnico trovi sempre un autoritario.
Il nostro Presidente del consiglio ha espresso, in una sua intervista ad un giornale tedesco, concetti non accettabili: “Ogni governo ha il dovere di guidare il proprio Parlamento” e continua con un concetto contingente “se i governi seguissero esclusivamente le decisioni dei Parlamenti, la rottura dell’Europa sarebbe più probabile della sua integrazione”. Si, era un invito alla Cancelliera tedesca a seguire poco il suo Parlamento per un bene superiore che sarebbe l’Europa; anche in questo caso una posizione inaccettabile.
Anche Monti porta il suo contributo alla svolta autoritaria della governabilità. Il nostro Parlamento di fatto non esiste: ieri è stata votata la 34° fiducia al governo Monti.  È chiaro il governo non si fida del parlamento e sulla base del ricatto “dopo di me il diluvio” impone la sua legge. Per non ricordare con quale ardore di discussione è stata approvata l’introduzione in Costituzione del Pareggio di bilancio, o con quale altrettanta ardita discussione è stato approvato il Fiscal Compat. Neanche questo Parlamento, eletto come sappiamo, campo di compra vendita, merita di essere trattato in questo modo.
Quello che sconcerta è l’assenza di ogni reazione, chi ha reagito più duramente sono stati i tedeschi, non ci piacciano, ma qualche ragione l’avevano. In Italia, oltre le lodi della destra, spiegazioni, giustificazioni, e qualche preoccupazione, messa subito a tacere dalla “correzione” dello stesso Monti, secondo il quale la “legittimazione democratica del parlamento sia fondamentale”. Secondo questa versione Monti rivendicava una certa liberta di manovra nelle trattative internazionali (qualcuno gliela aveva negata?). Anche il silenzio del Presidente della repubblica, custode delle nostre istituzioni e dei suoi ruoli pesa, pesantemente.
In realtà Monti scopre un nervo dolente: la rivendicata completa autonomia del Governo dalle inefficienze delle discussioni parlamentari, ritenute inutili e … dannose. Non solo bisogna garantire la governabilità (ecco la difficoltà di una riforma elettorale) ma tale governabilità deve essere libera da ogni vincolo politico e sociale. Il governo dei tecnici e delle lobi è il modello. Ma a noi non piace.

Alesina e Giavazzi: l’uovo di Colombo
Ecco la ricetta a cui nessuno aveva pensato (Coriere della Sera, 12 agosto 2012): il problema del debito sovrano non è questione di entità, ma di suo rapporto con il Pil, come lo si risolve? Ma ovvio aumentando il Pil. Il ragionamento non fa un grinza. Ma per portare tale rapporto al 60% in venti anni,  come ci siamo impegnati con il Fiscal Compat, il Pil nello stesso lasso di tempo dovrebbe raddoppiare.  Impossibile?  Certo che no, c’è chi fa molto di meglio (vedi Cina), ma non facile, anzi si potrebbe dire difficilissimo. Anche perché il corollario dei due illustri commentatori e il “liberismo” (cioè quella forma di gestione economica che tutti riconoscono essere la causa della crisi). Lo sviluppo e la crescita economica del paese (secondo indirizzi innovativi) è sicuramente una priorità a prescindere dal rapporto debito/pil, per la salute sociale del paese. Ma non pare che si sia imboccata qualche strada fruttuosa, solo annunzi, nella tradizione della peggiore politica e con il liberismo non si va da nessuna parte.
Così si può leggere sullo stesso editoriale una tirata contro ogni patrimoniale (ormai si contano sulle punte delle dire di una mano chi è a favore di una tassa straordinaria e corrente sui patrimoni), secondo i nostri autori una tassa patrimoniale sarebbe depressiva e inutile. Il governo inglese che ha premiato fiscalmente i redditi alti, nella speranza che questa scelta aiutasse la ripresa si trova in piena depressione, ma questo non interessa ai nostri illustri economisti. Ridurre la spesa pubblica e vendere, senza pregiudizi (trovano insopportabile l’idea che ci possano essere settori strategici da salvaguardare, ironicamente affermano chi pensa di smontare i pali dell’alta tensione o i tubi e portarli in Cina, come se questo fosse l’unica possibilità di mettere in crisi settori strategici una volta acquisitane la proprietà). La spesa pubblica è il tema ricorrente e risolutivo, e non solo per i due professori. Il settore pubblico merita di essere ristrutturato e riorganizzato, con criteri che guardino alla realtà del paese, e questo per migliorare il servizio rispetto ai cittadini e rendere più efficace il settore. La spesa pubblica è un’altra faccenda, tagliare per fare cassa porta al macello sociale e alla depressione economica (questo non vuol dire che a ragion veduta non si possa tagliare), la spesa pubblica è soprattutto lavoro e servizi, la sua riduzione può produrre solo effetti depressivi.

Bancarotta privilegiata e il governo della finanza     
È un po’ imbarazzante usare una terminologia del secolo scorso, ma sarà difficile opporsi all’idea che il governo tecnico in Italia, la troika che impone tagli e sacrifici ai vari stati, i governi che accettano limitazione alla loro autonomia, la stessa UE con gli accordi sul pareggio dei bilancio e sul fiscal compat , nonché la Banca europea non siano l’espressione degli interessi della finanza. Potrebbe essere diversamente? Potrebbe, potrebbe, ma c’è qualcosa che manca e sappiamo cosa è. Non già l’economia, come tutti la immaginano (capitalisti, fabbriche, sfruttamento, ecc.) governa il mondo ma la finanza. E facciamo finta di niente.
Così come continuiamo a fare finta di niente di fronte alla politica economica del nostro governo che si può configurare come “bancarotta privilegiata”, che è un reato, una fattispecie  nella quale un debitore (lo Stato) privilegia alcuni debiti (verso la finanza) disconoscendo altri debiti contratti (verso i pensionati, gli ammalati, gli studenti, i disoccupati, ecc.). Ma chi osa accusare il governo di un simile reato? Neanche l’on. Di Pietro che non ha più freni nella lingua.

Ilva di Taranto, puntini sulle …i
In questa orgia infinita di accuse e contro accuse a proposito della vicenda dell’Ilva di Taranto, vale la pena fissare qualche punto fermo.
Il maggiore responsabile del disastro ambientale è il padrone dell’Ilva, la famiglia Riva, che ora si scopre,  abbia anche corrotto funzionari e tecnici  per avere responsi fasulli sul livello di inquinamento e continuare tranquillamente ad inquinare.
Una seconda responsabilità è degli organi di controllo, tipo l’Arpa, che non hanno controllato nulla, anzi pare abbiano falsificati i dati.
Un terzo livello di responsabilità è da individuare nel Governo, e principalmente nel ministero dell’ambiente e nei ministri che si sono susseguiti (responsabilità politica) ma soprattutto sui dirigenti del ministero, responsabilità tecnica (penale?).
Inoltre l’intervento del tribunale sembra tardivo, ancorché giustificato.
La Regione Puglia ha cercato di fare degli accordi sulla base della bonifica e della salvaguardia del lavoro, è stata flebile, forse, ma sicuramente è stata ingannata dalla direzione dello stabilimento e dalla corruzione messa in opera.
Per quanto se ne sa il Sindacato ha posto a più riprese e con forza la questione, certo senza mettere in discussione l’occupazione. Ci mancherebbe.
Le anime candide che oggi vogliono la chiusura, si dice temporanea ma si sa che sarebbe per sempre, dello stabilimento, impugnano la salute contro il lavoro e contro gli interessi economici del paese. 
Il governo cincischia, mentre le cose da fare sono molto semplici (come ho scritto nel precedente diario): sequestro cautelativo dello stabilimento e dei beni dei Riva; avvio immediato delle bonifiche e continuità della produzione con i provvedimenti immediati, anche se tamponi, per l’abbattimento degli inquinanti, introduzione delle innovazioni tecnologiche necessarie; risarcimento alle vittime e alla città. Pagamento di queste operazioni a carico della proprietà (con eventuale contributo UE). Riconsegna dello stabilimento innovato e bonificato alla proprietà o acquisizione da parte dello stato come settore strategico.

Provincie: la fortuna del lessico    
 La cancellazione delle Provincie che non rispettano alcuni parametri e il loro accorpamento non si farà, ma al suo poto entra in gioco il riordino promosso dalla singola Regione. Quello che può fare il lessico se ben utilizzato.
Si può sostenere che il governo tecnico è passato da una buona idea, l’abolizione delle provincie, ad un pasticcio. Tra comuni e regioni non è necessario nessuna istituzione intermedia generale e generica, i territori si sono e si stanno riorganizzando (auto organizzando) in assenza di un indirizzo politico, quindi non sempre in modo razionale e salvaguardando gli interessi delle popolazioni, le provincie a questo scopo sono un ostacolo se non altro per il loro disegno che non segue una logica territoriale.   
Per finire in un nuovo fallimento si rilanciano le città metropolitane, senza sapere che cosa sono, quali i poteri e le funzioni. Insomma un pasticcio per realizzare il quale non erano necessari i dotti della Bocconi, ma sarebbero bastati le bestie della politica.

Citazioni: nel bene e nel male
Charles Simic, da Il mostro ama il suo labirinto, Adephi, 2012
“È in corso una feroce competizione per stabilire chi tra noi è la vittima maggiore. In questo momento stanno vincendo i figli del privilegio, e i poveri e gli analfabeti sono i perdenti. Il denaro compra perfino il titolo di vittima”.

Elsa Fornero, Corriere della Sera, 9 agosto 2012
“L’autunno non sarà facile. Questa crisi è molto pèesante e mette a rischio il futuro industriale del Paese. E l’assenza di industrie mette a rischio il lavoro” (un miracolo, chi ha illuminato la feroce ministra? Non poteva farlo prima, quando predicava che le difficoltà per il lavro dipendevano dalla rigidità del mercato del lavoro?)

Luca Zaia (presidente della regione Veneto),  Corriere della Sera, 11 agosto 2012
“Vogliono salavare solo i tribunali del Sud? se li paghino con i loro soldi e non con quelli dei veneti” (Viva la nuova Lega!)

Guido Rossi, Il Sole 24 Ore, 12 agosto, 2012
“e in questo sonno della ragione si va verso la deindustrializzazione del paese, l’aumento della disoccupazione, nonché i peggiori disagi sociali…. Alle ormai quotidiane ricette che vengono proposte, a dritta e a manca, per uscire dalla crisi, non varrebbe forse allora la pena di stimolare un più semplice opportuno risveglio sul maggiore dei nostri mali: il conflitto di interessi epidemico? Né sarebbe necessario il conbtinuo affannoso caleidoscopio di soluzioni più o meno fantasiose, ma una sempile e questa volta sì rigoroso ritorno alla regola della trasparenza e ala sostituzione del principio di utilità con quello del diritto, così a lungo dimenticato e sottratto alla nostra cultura democratica”.

Amleto Trigillo, neo assessore alla cultura Regione Sicilia, Corriere della Sera, 15 agosto 2012
“Una gara di idee internazionale, che coinvolga i migliori architetti del mondo, per progetti di copertura dei teatri di pietra siciliani: da Siracusa a Taormina, passando per Selinunte e Morgantina.” (bello quel “teatri di pietra”, e poi perché non fare su queste coperture delle piste di gokart?) 

Nichi Vendola, L’Unità, 15 agosto 2012
“Io sono impegnato a trovare una via d’uscita che possa essere anche una svolta storica. Non bisogna lodare la magistratura per una sorta di zelo istituzionale, bisogna farlo perché in questo caso la magistratura ha sanzionato qualcosa che è finalmente percepito come un fatto insopportabile. Abbiamo vissuto in un’epoca nella quale all’interno del ciclo produttivo la salute e la vita umana avevano sempre di più un peso e sempre di meno un valore. Oggi la magistratura restituisce valore a quel diritto alla vita e qalla salute che era stato confinato in uno spazio quasi privato”

Gustavo Zagrebelsky,  La Repubblica, 17 agosto, 2012
“Che cosa impedisce, allora, nello spirito della tente volte invocata leale collaborazione, di raggiungere lo stesso fine cui, in ultimo, il conflitto mira – la distruzione delle intercettazioni, per la parte riguardante il presidente della Repubblica – attraverso il procedimento ordinario e con le garanzie di riservatezza previste per tutti? Che bisogno c’è di un conflitto costituzionale, che si porta con sé quella pericolosa eterogenesi dei fini, di cui sopra si è detto? Forse che i magistrati di Palermohanno detto di rifiutarsi d’applicare lealmente la legge?” (un articolo molto importante sui possibili effetti del contenzioso aperto dalla presidenza della Repubblica davanti alla Corte Costituzionale, a proposito delle intercettazioni. Chi non l’avesse letto suggerisco una lettura integrale)

Mario Monti, Corriere della sera, 17 agosto 2012
“Non ho voluto smentire il giorno stesso per non amareggiare il Ferragosto degli italiani. Per serietà devo però precisare  che il governo non ha attualmente allo studio un provvedimento di questo genere” (Il presidente del consiglio fa riferimento alle notizie di stampa circa la possibilità di un alleggerimento del carico fiscale. La sensibilità verso il ferragosto degli italiani … commuove. A noi sarebbe piaciuto uno studio che ristrutturasse non il totale del carico fiscale, ma la sua distribuzione. Ci sarebbe piaciuto che il governo presentasse un decreto legge sulla confisca dei valori (sotto qualsiasi forma) scoperti nei trasferimenti clandestini)

Massimo Riva, La Repubblica, 18 agosto 2012
“Da un vertice europeo all’altro, con l’intermezzo di una Corte costituzionale tedesca assurta a giudice supremo dell’Europa, si sta scivolando in una situazione nella quale la politica dettata da Berlino – ribaltando Von Clausewitz – assomiglia ogni giorno di più alla continuazione della guerra con altri mezzi”

Nadia Urbinati, La Repubblica, 18 agosto 2012
“Ma se conflitto c’è questo è un conflitto questo è un conflitto di interessi che ha per protagonisti cittadini molto ineguali in potere e che la legge cerca di riequilibrare nel dovere di non arrecare danno o di riparare ai danni fatti”.

Diario 184


Diario 184
30 luglio 5 agosto 2012


·        Manovre di ferragosto
·        Le borse, le strategie, le altalene
·        Bersani e il patto dei progressisti
·        Il doppio pasticcio siciliano
·        Le elezioni e il Presidente della repubblica
·        Citazioni: nel bene e nel male (Luciano Gallino, Mario Monti, Mario Monti, Pier Ferdinando Casini, Lanfranco Turci, Antonio Catricalà, Ernesto Galli Della Loggia, Vincenzo Visco, Guido Rossi)


Manovre di ferragosto
Certo che posso sbagliare, ma forse intorno a quello che si sta muovendo in questo periodo c’è una, o forse più di una, logica.
Monti sta facendo di tutto perché l’Agenda Monti non sia una possibile opzione ma un vincolo per il prossimo governo. Sicuramente a beneficio del … paese. Per fare questo non è marginale l’Europa con i suoi vincoli e aiuti. Per Monti è importante perché in questo caso lui sarebbe libero, se chiamato, a salire nel Palazzo più alto. Un bene? Un male? Ma le alternative ? (Il perenne Amato, l’ambizioso D’Alema, il giovane Casini, per non parlare di Berlusconi. Personalmente, nonostate il pasticcio dell’ultima Assemblea del PD, io tifo Bindi).
Casini, che a quel palazzo punta con determinazione, spera non tanto suall’Agenda Monti, ma piuttosto ad un secondo Monti, che lascerebbe libero il più alto Palazzo. La lista “per Monti” ancora presto per vedere la luce ha, soprattutto, questo scopo.
Bersani-Vendola, vogliono vincere le elezioni, candidarsi al governo (non facciamo domande insidiose sul programma; è … presto?). Nel qual caso la riconoscenza verso Casini non potrà essere messa in discussione da ambizioni interne o da premialità per Monti.
Questi schemi così lineari hanno delle contraddizioni: la linea di governo Bersani-Vendola per vincere deve mettere in campo un programma del dopo … Monti, in contrasto quindi con Casini. Quest’ultimo riuscirà a “unificare” i moderati, e se fosse così quale prezzo dovrebbe pagare in termini di organigramma di potere?
Monti ha o non ha ambizioni? E i suoi uomini?
Forse se tenessero sotto gli occhi gli interessi del paese, dei suoi disoccupati, dei giovani, ecc. ecc. tutto potrebbe essere più facile.

Le borse, le strategie, le altalene
Nessuno può credere che l'altalena costante delle Borse, spread compreso, sia il frutto della fiducia o sfiducia che le parole di Monti, Draghi, Merkell, ecc. di volta in volta determinano. Secondo questa versione ondate di fiducia o di sfiducia dei singoli investitori determinano l'andamento della Borsa. Una visione che mette insieme da una parte lo schema classico del "libero mercato" (dove nessuno può influenzare i prezzi) con un po’ di psicologia d'accatto. La Borsa, possiamo convenire, si muove secondo strategie complesse e non trasparenti, ma spesso intellegibili ai più, di grandi investitori che fanno i ... loro affari in un mercato assolutamente non libero.
Le strategie di Borsa sono assimilabili a quelle degli scacchi che non consistono nel cercare di capire quello che viene detto o che viene fatto con certe mosse. Si dà per scontato che i fini sono conformi agli interessi della parte avversa o comunque diretti a danneggiare gli interessi dell’avversario.  Negli scacchi, chi gioca, si limita (per modo di dire) a prefigurarsi tutte le prossime mosse dell' avversario e a preordinare le proprie. Le Borse non sono un luogo democratico dove si sommano i liberi diversi comportamenti nascenti dall' interpretazione di fatti e parole, sono luoghi dove chi è in grado di smuovere forze capaci di influenzare, opera proprie mosse, le applica e poi controlla se tutto il mercato o quanto del mercato si è mosso o meno nella direzione voluta.
Proviamo a ragionare come se i principali "giocatori" in borsa appartenessero a due squadre, la prima che chiamiamo "investitori",  alla ricerca di buone occasioni di rendimento e di salvaguardia del capitale (per esempio fondi pensione), questi si, forse, dipendenti da punti di vista di breve momento che possono essere influenzati da parole di fiducia. I secondi che chiameremmo "speculatori", alla ricerca di occasioni, anche rischiose (ma ormai non più, dato che i governi di tutti gli stati li garantiscano), in grado, a partire dalle moltissime risorse di cui dispongono (molto superiori a quelle della Banca europea), di creare  delle occasioni di speculazioni e di realizzarle. Detto schematicamente, senza bisogno di accordi, gli uni sono funzionali agli altri: gli investitori fanno andare bene le borse che sono l'occasione per la speculazione. Questi deprimono le Borse che sono una buona occasione per i primi.
La moltiplicazione delle borse, che aprono e chiudono in orari diversi, per ovvi motivi, sono il terreno propizio per l'esecuzione di queste strategie.

Bersani e il patto dei progressisti
La “carta d’intenti” lanciata da Pier Luigi Bersani ha delle cose condivisibili, ma è acqua fresca sulla crisi, anzi peggio. L’affermazione circa la condivisione del governo “dell’emergenza finanziaria”, tradotta in chiaro, significa l’accettazione dell’Agenda Monti. Se questa traduzione risultasse fedele siamo all’approfondimento della crisi. Non c’è un’emergenza finanziaria, c’è la necessità di liberare il paese (e il mondo) dal cappio della finanza internazionale che sfrutta prima e tosa dopo i popoli. Non voglio ripetere quanto più volte scritto in questo diario e in particolare sul precedente.
Quello che non si capisce e come su questa base ci sia l’accordo di Vendola. Capisco rompere il possibile isolamento, ma il centro sinistra ha qualche possibilità se ha una cura diversa, un montismo dal volto umano porta alla riedizione di un governo Monti. È questo che vogliamo? o meglio è questo di cui il paese ha bisogno?

Il doppio pasticcio siciliano
In Sicilia  mi pare si stia consumando un doppio pasticcio che sposa autoritarismo e inconcludenza. Da una parte il presidente, Lombardo,  dimissionario, non lascia il ponte di comando, continua a nominare assessori e dirigenti a lui fedelissimi pronto a richiedere attestati di fedeltà (che poi la Commissione dell’Assemblea abbia annullato alcune nomine, sembra poco influente sull’organizzazione del potere lombardi ano). Dall’altra parte l’alternativa  si consuma tra candidati improbabili (anche Pippo Baudo), giochi di potere e vuoto programmatico. Potrebbe essere un momento di liberazione, ma ci vorrebbe determinazione, idee sagge e innovative, e uomini e donne all’altezza (ancora a me fa scandalo la candidata del PD, che perse le elezioni se ne ritorna tranquillamente a Roma a fare la capo gruppo al Senato, invece di guidare l’opposizione a Palazzo D’Orleans).
Non mi pare ci sia tempo, ma i partiti si muovono senza fretta, non già flemma frutto di ferma determinazione, ma di insulsaggine.

Le elezioni e il Presidente della repubblica
Certo, come è noto, Dio rende ciechi e sordi, oltre che pazzi, chi vuol perdere.  Interpretare le parole del Presidente della repubblica come un Alt! alle elezioni a ottobre-novembre mi sembra per lo meno azzardato. Napolitano ha precisato che sullo scioglimento delle Camere decide lui. In realtà per Monti la situazione si fa insostenibile, sul piano della soluzione (sic!) della crisi, sul piano del consenso, sul piano dell’appoggio della sua maggioranza. Votare presto sarebbe salutare per … tutti. Certo se la sinistra non si prepara e anzi richiede le elezioni piuttosto che subirle,  la sua sconfitta e scritta nelle stelle. Morto Monti, viva Monti.

Citazioni: nel bene e nel male
Luciano Gallino, La Repubblica, 30 luglio 2012
“Frattanto in pochi mesi i governi europei hanno tagliato pensioni, salari, fondi per l’istruzione e la sanità, personale della PA, adducendo a motivo l’inaridimento dei bilanci pubblici. Che è reale, ma è dovuto principalmente ai 4 trilioni di euro spesi o impegnati nella UE al fine di salvare gli enti finanziari: parole di Josè Manuel Barroso. Per contro, in tem di riforma del sistema finanziario essi si limitano a raccomandare, esaminare e riflettere. Tra l’errore della diagnosi, i rimedi peggiori del male e l’inanità della politica, l’uscita dalla crisi rimane lontana”
Mario Monti, Corriere della Sera, 1 agosto 2012
“Noi e il resto dell’Europa ci stiamo avvicinando alla fine del tunnel” (risparmio la facile ironia)

Mario Monti, Corriere della Sera, 2 agosto 2012
“L’Italia non sembra aver bisogno di aiuti particolari per salvare la sua economia. Gli aiuti potrebbero ssere necessari, forse, in relazione alla lentezza dei mercati nel capire gli sforzi e i progressi fatti dall’Italia e da altri paesi” (Che stupidi questi mercati, anche senza fantasia, basterebbe che si rivolgessero ai giovani, ai pensionati e ai disoccupati, per capire i progressi fatti dal nostro paese. Punto secondo: Monti chiederà “aiuti” per vincolare il prossimo governo ai dettati dell’Europa).

Pier Ferdinando Casini, Corriere della Sera, 2 agosto 2012
“Bene, così tu (Bersani) organizzi il campo dei progressisti e noi quello dei moderati” (e poi vi incontrate a Teano)

Lanfranco Turci, L’Unità, 4 agosto 2012
“Diciamo che la Carta di intenti sia un faticoso tentativo di tirare la coperta per coprire la non sconfessabile adesione al governo Monti e insieme l’esigenza di discontinuità attesa dall’elettorato popolare del centro sinistra e necessaria per rendere credibile la torsione “progressista” data da Bersani al Pd. … Ma può reggere questo delicato equilibrio di fronte alla durezza dei processi che si sviluppano quotidianamente sotto i nostri occhi? Ieri abbiamo assistito all’ennesima retromarcia della politica europea in sede Bce, dopo quella clamorosa, e particolarmente penosa per il governo italiano, del vertice europeo dei primi di giugno sullo scudo antispread” . (no, non può reggere)



Antonio Catricalà, Corriere della Sera, 5 agosto 2012
“La nostra idea è che ce la faremo da soli. Non abbiamo bisogno di nessun aiuto in senso tecnico, ma sappiamo anche che questo periodo di transizione sta diventando troppo lungo, i mercati ci mettono troppo a riconoscere i nostri meriti, la buona salute dei conti pubblici”  (“non abbiamo bisogno”, “ma sappiamo anche”, ma che gioco è?)

Ernesto Galli Della Loggia, Corriere della Sera, 5 agosto 2012
“Peggio: l’euro diviene un’arma insidiosissima nelle mani dei Paesi economicamente più forti contro quelli più deboli. In fatti, nei tempi di tempesta la coesistenza da un lato di autonome individualità statali, e dall’altro della moneta unica, rischia di sortire il virtuale effetto, prendendo a motivo i vincoli <unitari> che questa comporta, di spezzare il nerbo degli Stati di serie B. Trasformandoli di fatto in autentici Stati vassalli.” (domanda: la “tempesta” ha a che fare con un disegno di egemonia?) 

Vincenzo Visco, (Governatore Banca d’Italia), La Repubblica, 5 agosto 2012
“Io l’ho già detto altre volte ma voglio ripetere: l’emergenza non è affatto finita. … Nel breve periodo la crisi si è aggravata. Anche nel 2013, purtroppo, avremo una crescita molto bassa.” (mentre nel lungo periodo … siamo tutti morti)

Guido Rossi, Il Sole 24 Ore, 5 agosto 2012
“Quella attuale è la nuova forma di feudalesimo, che sottrae sovranità agli Stati e alle sue istituzioni: si potrà dire non schiave, ma ridotte spesso, con ingiustificata presunzioni, a semplici esecutori di politiche economiche, monetarie e sociali, imposte non certo democraticamente dal di fuori… Questa inquietante crisi della democrazia politica, alla quale il degrado culturale della nostra classe dirigente non ha opposto alcuna resistenza, mette sempre più in pericolo sia la democrazia sia la giustizia sociale”.

Diario 183


Diario 183
20-26 luglio 2012


·        Si vota? Non si vota? Lista Monti? alleanze non alleanze? È pericoloso? È salutare?
·        Vendite allo scoperto
·        Taranto: ipocrisie e contraddizioni
·        IDV e 5 stelle
·        Citazioni: nel bene e nel male (Pier Luigi Bersani, Mario Sarcinelli, Pier Ferdinando Casini)

Si vota? Non si vota? Lista Monti? alleanze non alleanze? È pericoloso? È salutare?
L’indeterminatezza è pericolosa, il ricorso alla decisione elettorale è sempre democratico e positivo (solo punti di vista tecnocratici ed autoritari temono le elezioni, vedi episodio del mancato referendum greco).
Per quanto si capisca ormai pare inevitabili il voto il prossimo autunno, e sarà un bene, anche se molti dicono di opporsi e alcuni lo dicono seriamente e altri denunziano l’eventualità come drammatica. Ammesso che la cura Mario Draghi funzioni, cosa di cui è lecito dubitare e i prossimi giorni avremo il responso, la situazione del paese resta gravissima: sul piano sociale ed economico e sul piano della finanza pubblica (tra interessi e rientri del debito avremo un carico annuale di un 100 di miliardi di euro a cui fare fronte).  Quello che tutti fanno finta di non capire è la dimensione della finanza in movimento a livello globale, anche l’intervento della Banca europea non sembra in questa situazione risolutivo.
Come si affronta questa situazione? O con la così detta agenda Monti, cioè ancora sacrifici per garantire i nostri creditori, sempre più esosi, o con una linea alternativa di sinistra di cui non si vede traccia.
Mi pare che in questa situazione il centro sinistra è spacciato. Anche perché c’è chi lavora, e alla fine avrà successo, per la costruzione di una lista Monti (senza Monti, che senatore a vita non è elegante che concorra, ma nel “nome” di Monti e nella prospettiva di un reincarico al quale il professore non pare contrario, ovviamente per spirito di servizio).
Una lista di cui da tempo esistono le premesse e di cui Casini è grande sponsor sul piano politico-parlamentare: Ma non è il solo, a questo si può aggiungere per esempio Della Vedova (Fli), Enrico Letta (PD), Pisanu e Frattini (PDL), ecc. Ma altri sponsor di peso, si pronunziano, tutti di “parte”. Gli sponsor, alleati e partecipi di questa lista non sono “banali” sul piano economico-sociale, l’iniziativa è etichettata liberale-democratica (destra democratica fino a quanto sarà possibile, poi ….). Nomi ed enti di primo piano, da Luca Cordero di Montezemolo e la sua fondazione, a tutti i leader industriali  (si fa per dire) che si sono scagliati contro il presidente della Confindustria quanto questo ha avuto l’ardire di pronunziare un giudizio non rispettoso e plaudente per il governo Monti (Tronchetto Provera, Bernabè, Tomat, ecc.), ancora a Mussari, Presidente  dell’Associazione bancaria italiana, fino a Comunione e liberazione e, per finire, con l’appoggio discreto ma di peso del Presidente della repubblica.                                 
Una lista che spaccherà il PD (ed anche il PDL ma di questo non ci preoccupiamo), dove l’ala montiana non riuscendo a portare tutto il partito su questa posizione, in parte non piccola, è probabile abbandonerà il PD per la nuova avventura (da Follini, a Ichino, per passare ai firmatari della lettera sull’agenda Monti, Tonini, Ceccanti, ecc. senza escludere Veltroni; anche se quest’ultimo è per adesso schierato per la “grande coalizione”).
Bersani non può limitasi ad opporre un montismo dal volto umano, su questa strada ha già perso a favore dei montiani puri. La lista Monti, comunque si chiamerà ma ad una sua rinnovata presidenza farà riferimento, è sicuramente una lista di successo. Chi dice che questo governo ha scarsa capacità comunicativa sbaglia di grosso, comunica, comunica e convince. Una lista di successo ma non necessariamente vincente. Tutto dipenderà da chi vi si oppone; se un montismo dal volto umano fosse perdente, un’alternativa di sinistra che fornisca  solide speranze a chi questa situazione sopporta sulla propria pelle e che prospetti un’alternativa potrebbe contrastare la linea liberista e comunque pesare pesantemente.
Un’alternativa di sistema che sia da guida a livello europeo, in grado di dare alimento agli indignati ovunque si manifestino, in grado di promuovere ampi movimenti di popolo per dire SI a scelte precise.  La settimana scorsa ho indicato quali potrebbero essere i tipi di intervento per quanto riguarda il debito pubblico (che la citazione di Sarcinelli, come dire, legittima, se ce ne fosse bisogno).
Per Sinistra Ecologia e Libertà è finito il tempo dell’attesa, o è in grado di svolgere il ruolo per il quale è nata e ha mobilitato forze e intelligenze o è destinata a scomparire. Il suo compito non è facile: deve massicciamente contribuire a costruire un’alternativa di sinistra (di sistema) alla linea montiana, un pensiero diverso, soluzioni alternative, forme di società innovative,  e su questa strada convincere e coinvolgere il PD (per la parte che resterà), altri raggruppamenti politici, movimenti sociali e popolo di sinistra. Non si tratta di affermare un partito, ma di rendere egemone un pensiero, una soluzione, una strategia Compito complesso e impegnativo, in una situazione nella quale c’è chi cerca facili vie di fuga, mentre un pensiero, una proposta di sinistra e alternativa non si manifesta con la forza necessaria, e l’alternativa sembra muoversi tra il viottolo stretto tracciato da  Keynes, certo meglio dell’austerità ma non risolutivo, e la speranza di soluzioni individuali e soggettive.

Vendite allo scoperto
Leggo con grande meravigli che la Consob ha proibito per una settimana le vendite allo scoperto in Borsa. Per chi non avesse cognizione della cosa: gli speculatori vendono titoli (azioni, buoni del tesoro, ecc.) senza averli, puntando sul fatto che i prezzi andranno giù e così quando dovranno comprarli per darli a chi li aveva acquistati guadagnano la differenza (certo, possono anche perderci). Questa è una delle forme della speculazione.
La meraviglia sta nel fatto che pensavo che ormai le vendite allo scoperto fossero proibite, così mi sembrava si fosse detto, o forse solo ventilato. Ma la meraviglia si combina con lo scandalo: il governo, i governi, che dicono di lottare contro la speculazione, non sono in grado neanche di proibire lo strumento più banale della speculazione, che somiglia molto al gioco d’azzardo.
I nostri titoli potrebbero essere trattati, al ribasso,  in altre Borse, ma mi chiedo in questi riunioni internazionali, dove tutti i capi di Stato siedono intorno ad un tavolo per cercare la soluzione alla crisi, che non sono capaci di trovare,  non potrebbero, almeno, trovare l’accordo sulla proibizione delle operazioni allo scoperto in tutte le Borse?
Una scelta che potrà deprimere le Borse, ma evita di trasformarle in casinò o meglio in bische (non clandestine), mettendo, così,  almeno una pezza contro la speculazione. Senza comportar  nessun danno per le imprese, che ormai non è nella Borsa che cercano i loro capitali di rischio,  .
Quando si scriverà la storia di questo periodo i glorificati Monti, Draghi, Merkel, Obama, ecc. risulteranno del tutto inconcludenti e incapaci.    

Taranto: ipocrisie e contraddizioni
Il dramma di Taranto non sarebbe tale se avessimo un governo che si occupasse del paese e non dei nostri creditori. Il ministro Passera e Clini, fanno torto alla loro intelligenza quando affermano che l’Ilva non deve essere bloccata. Una dichiarazione che non costa niente e che crea consenso tra gli operai. Chi conosce Taranto, anche approssimativamente, sa che la situazione ambientale e quello della salute degli operai e dei cittadini è drammatica. Gli operai e le maestranze hanno milioni di ragioni di opporsi alla chiusura. Allora dobbiamo giocare nella contraddizione occupazione-salute- ambiente? Se il governo fosse serio porrebbe lo stabilimento sotto una gestione di controllo e affiderebbe a questa gestione la realizzazione degli investimenti necessari a migliorare la qualità ambientale della produzione. Tutto a carico dei Riva ai quali verrebbero nello stesso tempo sequestrati cautelativamente tutti i beni. Nel mentre lo stabilimento potrebbe realizzare le produzioni possibili e impegnare la manodopera nel risanamento.
   
IDV e 5 stelle
Di Pietro, sembra capisca poco, come può pensare che il movimento 5 stelle possa allearsi con un partito? Da questa alleanza è certo che 5 stelle ne avrebbe un sicuro danno di consenso. Non è chiaro come questo movimento si comporterà a livello nazionale, ma è certo che non potrà che presentarsi da solo.
IDV mi pare stia sperperando il consenso raccolto in tanti anni, mi pare si tratta di un problema di linea politica e di personalità del suo leader. 


Citazioni: nel bene e nel male
Pier Luigi Bersani, Il Manifesto, 26 luglio 2012
“La gente ci chiede dopo Monti cosa c’è perché pensa che questa è una situazione eccezionale. E non è questione di Monti, ma è questione che serve una maggioranza politica univoca, che prenda una strada e la percorra fino in fondo” (siamo molto curiosi del nome di questa strada, perche spesso si sono forniti indirizzi diversi, creando gran confusione).

Mario Sarcinelli, L’Espresso, 2 agosto 2012
“Il default può assumere varie forme: la più semplice è la variazione unilaterale delle scadenze dei titoli o delle condizioni del tasso d’interesse. … La famiglie italiane, fra titoli di Stato, azioni, immobili, quote di aziende, possiedono una ricchezza superiore a quella che si registra in altri paese: 8,3 volte il prodotto interno lordo. Ma questa ricchezza non è liquida, non si può vendere dall’oggi al domani per procurarsi i quattrini necessari a pagare un’imposta straordinaria. Dovrebberop essere le banche a finanziare l’esborso se le condizioni di liquidità lo consentono”  

Pier Ferdinando Casini, La Repubblica, 29 luglio 2012
“E se parte l’iniziativa di una lista per proseguire l’agenda del governo tecnico metto a disposizione il mio partito” (nessuno ne dubitava, un’unica curiosità: non aveva già sciolto il suo partito?)