martedì 29 aprile 2014

Muori Catullo



Diario 257

Muori Catullo



Muori Catullo meglio morire
Se Nonio-le-Scrofole fa il magistrato
Se Vatinio il bugiardo giura
Per il suo consolato
Muori Catullo meglio morire

Se si guarda al nostro paese verrebbe voglia di aderire al pessimismo di Catullo, ma non è possibile, il nostro paese è messo molto male, avrebbe bisogno di tutti e di ciascuno di noi; sarebbe necessario che ciascuno facesse quello che può e sa e che rigetti lo sconforto che giustamente ci coglie. Del resto come non farsi predere dallo sconforto.

Silvio Berlusconi, condannato per delitti contro lo stato e la comunità, e sotto processo per reati altrettanto gravi, tra cui la “compra” di senatori, non solo è stato graziato di fatto dalla condanna inflittagli dai tribunali e confermata dalla Cassazione, ma è diventato, più di prima, il beniamino dell’informazione. Bisognerà un giorno riflettere sul degrado dell’informazione stampata e televisiva e sull’opportunismo di molti dei giornalisti, anche di sinistra. Le interviste o le apparizioni di Berlusconi hanno un tasso di informazione pari a zero, egli ripete sempre la stessa storia e propina le sue fandonie, quindi non è per informarci che viene intervistato, ma solo perché pare faccia audience, mentre non ne possiamo più.

Beppe Grillo, con i suoi insulti, con il suo taglio autoritario, si prende lo spazio che vuole. Raccoglie la protesta, anche la giusta protesta, ma la porta a un vicolo cieco, sogna la maggioranza assoluta e noi tremiamo. L’Italia che ci propone, per quello che si riesce a capire tra un va fa.. e qualche altro insulto, è repellente.

Matteo Renzi, non mi piace, non mi piace, ma non è un giudizio estetico ma politico. Ma è il meno peggio. So che qualcuno storcerà il muso (anch’io), ma va preso atto che il panorama politico italiano offre solo di peggio. Insieme ai suoi ministri e ministre, spesso alla moda, sta mettendo alcune pezze, dei rattoppi, altro che cambiare senso, Alcuni di questi proprio sbagliati (vedi il lavoro, l’idea che il problema sia il mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro, più stupida non potrebbe essere), alcune sacrosante (vedi auto blu), altre modeste ma giuste (gli 80€ in busta paga, fermo restando i pasticci procedurali). Non molto, ma cosa c’è di meglio nel panorama politico?

La Sinistra, comunque e dovunque qualificata, oltre ad affermare un “dover essere” inconsistente non mostra né di avere capito la gravità della situazione, né di voler realmente costruire almeno un primo grumo di opposizione. Incrociamo le dita e speriamo fortemente, ma vale la pena di impegnarsi, che si sia in grado di superare la soglie di sbarramento alle elezioni europee.

Ma può essere mai che il Senato sia il nostro Vietnam? (so che un riflesso e una lingua degli anni ’70, ma non mi vergogno). Non possiamo accettare che così va il mondo, non possiamo accettare che le cose del mondo sono cambiate e, come direbbe Renzi, ce ne dobbiamo fare una ragione.

Inchiodiamo la nostra classe dirigente, politica, accademica ed economica a dire chiaramente se possa esistere:
- Un ragionevole livello di disoccupazione;
- Un ragionevole livello di disoccupazione giovanile;
- Un ragionevole livello di reddito che possa garantire una vita decente;
- Una ragionevole evasione fiscale e corruzione;
- Una ragionevole diseguaglianza sociale;
- Una ragionevole libertà personale dal bisogno, dall’oppressione statale o familiare;
- Un ragionevole sistema di sanità pubblica priva di alti tassi di errori, di approssimazione, in modo che ci possa affidare con fiducia alla loro cura;
- Un ragionevole livello di qualità di istruzione, in grado di formare dei giovani colti oltre che informati, capaci, fantasiosi e in grado di costruire per tutti un futuro migliore;
- Un ragionevole livello di sport che non sia spettacolo milionario e per fare milioni;
- Un ragionevole livello di informazione;
- Una ragionevole struttura economica;
- Una ragionevole qualità del lavoro
- …….

Se non c’è una classe dirigente (che comprende anche sindacalisti, leader di movimenti sociali e ambientali, ecc.) a fornire accettabili risposte a questi interrogativi, bisognerà che si trovi il modo di cambiarla, senza rispetto per età, per sesso, per tradizione. Vorremmo sapere e abbiamo il diritto di sapere, verso che paese stiamo andando.
La politica realista del “fare” alla quale si attacca il governo, va bene se il fare, fare, fare, e subito ci porti verso un società più giusta, più equa, più sana. Volere una società più giusta, più equa e più sana non può essere qualcosa di cui vergognarsi, perché non alla moda con il tempo che scorre. Ma se fosse così, se avessero ragione, dovremmo pretendere di sapere quale è il prezzo da pagare e chi sono quelli che dovranno pagare per questo nuovo andazzo del mondo. Insomma dobbiamo pretendere di vedere le carte.

Non possiamo più accettare la finzione che presto torneranno i bei tempi, nessuno ci crede e del resto, come si ripete, il mondo è cambiato; ma quella che non deve cambiare è la dignità del vivere.





venerdì 18 aprile 2014

Il “ricatto” paga ma non fa bene al paese

Diario 256
  •  Il “ricatto” paga ma non fa bene al paese
  • Volgarità
  • Nuova disciplina universitaria  


Il “ricatto” paga ma non fa bene al paese
 Non è un bel paese quello nel quale le più importanti istituzioni si fanno “ricattare”. Non è difficile capire che la minaccia da parte di Silvio Berlusconi di far saltare le “riforme” se non gli fosse riconosciuta “presenza politica” e “agibilità politica” ha spinto il Presidente della repubblica a riceverlo, nel più alto colle della politica italiana, nonostante che l’ospite sia stato  condannato per reati contro lo Stato e sotto processo, con una prima condanna, per altri reati. Napolitano seguendo un suo convincimento sulla necessità delle riforme, di quelle riforme, si è piegato, diciamo così, per gli interessi del paese (individuati nelle riforme in cantiere) all'arroganza del condannato.
Così come la cena del Presidente del consiglio con Silvio Berlusconi e l’inquisito Verdini ha la stessa matrice. Per la paura di rimetterci la faccia, come egli dice, Renzi ha accordato al condannato Silvio Berlusconi una cena (un tratto di maggiore amichevolezza rispetto a quella del Presidente della Repubblica) che insieme all'incontro con  Napolitano ha illuminato il condannato di visibilità politica.
Incontri necessari? Assolutamente no, la riaffermazione degli accordi del Nazareno poteva essere lasciata ai plenipotenziari, ma Berlusconi voleva essere illuminato e questo ha ottenuto.
Non è una bella storia quella di un Presidente della repubblica e di un Presidente del consiglio che ricevono un condannato per reati gravi contro lo stato e sotto processo per reati altrettanti gravi.
Se è un mascalzone chi ricatta lo sono un po’ meno chi si fa ricattare per nobili motivi o solo per propria convenienza politica.
Ma gli incontri hanno avuto “buon esito”. Non dubito che i giudici che hanno definito le modalità attraverso le quali il condannato dovrà scontare la pena, hanno applicato la legge, ma non pare inverosimile che l’applicazione sia stata …benevola,  frutto di quella illuminazione di cui si è detto. Berlusconi non è un condannato pentito, al contrario rigetta la condanna e ha condotto una campagna quanto mai aggressiva verso la magistratura tendendo a delegittimarne ruolo e funzione. Non è che i magistrati si sarebbero dovuti vendicare, ma avrebbero potuto essere legittimamente più severi data la personalità delinquenziale del quale dovevano stabilire le modalità di applicazione della pena. Si potrebbe dire che anche loro sono stati sottoposti alla pressione di due ricatti quella del condannato e quelle delle massime cariche dello stato che il condannato hanno onorato.    
Tutto questo poi perché? Per una legge elettorale sicuramente antidemocratica e, con molto probabilità, anche anticostituzionale che non è escluso porti i grillini al potere (non per virtù di consenso ma per i marchingegni della legge) e per una riforma del Senato che grida vendetta.
Non tutte le riforme sono buone per il solo fatto di essere … riforme; spesso i riformatori, diciamo così, si innamorano delle parole.

Volgarità
Le forme delle volgarità sono tante, da chi si mette le mani dentro il naso a chi ti erutta in faccia, ma queste volgarità sono il segno di una cattiva educazione, ma ci sono delle volgarità, chiamiamole intellettuali, che sono costruzione cosciente (e se incoscienti ancora peggio) di ferire, ma che alla prova dei fatti servono piuttosto a disegnare la personalità di chi le elabora.
Il Presidente del consiglio, Matteo Renzi, è un grande costruttore di volgarità intellettuali, certo figlie della sua tracotanza, ma questo aggrava.
Quanto egli formula la sua reazione nel “se ne devono fare una ragione”, o ancora “vuol dire che me ne farò una ragione”, egli definisce l’interlocutore non degno di attenzione, intende dire non conti niente per me, io vado avanti per la mia strada delle tute ragioni me ne faccio un baffo. Se il “baffo” poi è un interlocutore sociale, come per esempio il sindacato, dimostra il suo autoritarismo. Non sto dicendo che il sindacato ha sempre ragione, ma costituisce uno dei  “soggetti”  meritevole di attenzione da parte di chi questo paese intende governare. Detto sinteticamente il “se ne devono fare una ragione” è la traduzione toscana del ligure “fa va…” di Grillo. Il guaio per noi è che il paese se li merita tutte e due.

Nuova disciplina universitaria  

Non sono chiari ancora i termini della manovra che il governo sta mettendo a punto, ma quello che pare certo che da questo momento in poi non basta più nelle Università l’insegnamento di Scienza della Finanza, ma si impone una nuova disciplina Ingegneria della finanza dello stato. Tra anticipazione, rivalse, ecc. la macchina non solo è complicata ma rischia di non funzionare. Per la verità aveva cominciato il già dimenticato ministro Tremonti, ma ora ci riprova Renzi anche se gli obiettivi di quest’ultimo sono sbagliati ma apprezzabili (tra gli errori, diciamo così, pare paradossale che ha ricevere di più, dentro la fascia dei redditi stabiliti, siano quelli con più alti redditi. Misteri delle manovre e dei marchingegni)      

sabato 5 aprile 2014

Le riforme di cui non si parla

Diario 255
Le riforme di cui non si parla 
Coscienza indeterminata 


Le riforme di cui non si parla

Il governo Renzi sta predisponendo una serie di riforme; tutti gli argomenti investiti, bisogna dirlo, meritano profonde riforme; dei contenuti di queste riforme non vorrei occuparmi in questa occasione (tutti discutibili; spero che potranno essere modificati), ma vorrei sottolineare due temi sui quali un’azione riformatrice sarebbe necessaria, ma che non pare siano nell’agenda (elettronica) del governo: l’evasione fiscale e la corruzione.

L’evasione fiscale, come da più parti affermato, sottrae alle entrare dello Stato, ogni anno, più di 100 miliardi di euro; mentre la corruzione vale circa 60 miliardi annui. 

Sulla prima l’Agenzia delle entrate, la tanto vituperata Agenzia delle entrate, qualcosa fa, ma non abbastanza. Sarebbe necessaria una rieducazione delle guardi di finanza (tra di loro si annidano molti corrotti che permettono max e piccole evasioni); ancora un rafforzamento di mezzi e uomini nel settore, mentre pare che, al contrario, per ridurre le spese sono in programma dei tagli, ci vorrebbe una legislazione più incisiva (compresa quella relativa al falso in bilancio). La stessa cosa vale per la corruzione, qui non c’è neanche l’attenzione dell’Agenzia delle entrate.

È strano che i cartelli che hanno illustrato la conferenza del capo del governo, nessuno, che io ricordi, fosse dedicato a questi argomenti, né di queste questioni Matteo Renzi parla nelle sue numerose apparizioni televisive. Questa dimenticanza si accompagna a provvedimenti che possono colpire chi è iscritto nei ruoli del Ministero delle finanze, più facilmente individuabile e perseguibile; ma gli altri?

Questo atteggiamento è molto strano perché la soluzione, anche solo parziale (diciamo del 50%), risolverebbe il problema delle “risorse” che tanto angustia il governo. 

Non credo che dietro questa indifferenza ci sia un stupido calcolo politico: non irritare contro il governo gli evasori. Infatti un’azione veramente incisiva contro l’evasione farebbe crescere il consenso di chi le tasse le paga. 

Certo non è questione che si risolve istantaneamente, un’azione seria e determinata per giungere a significativi risultati avrebbe bisogno almeno alcuni anni, ma oggi esistono strumenti, informazioni, banche dati, capacità ispettive che potrebbero venirne a capo in non molto tempo . In realtà è qui che entra in gioco una delle maggiori, e pare più significative, peculiarità della stagione politica renziana: la velocità. Si tratta di questioni i cui frutti hanno bisogno di tempo per maturare, e a Renzi la semplice idea di “fare con calma” fa venire l’orticaria (politica). Egli vuole risultati subito, non importa come. 

Un vero peccato, perché con il suo vitalismo, la sua determinazione, e la sua volontà di “cambiare verso all’Italia”, il presidente del consiglio potrebbe dare una spallata a queste questioni almeno pari a quella che sta cercando di dare … alla pubblica amministrazione.



Coscienza indeterminata 

Che il condannato (pluri condannato) Silvio Berlusconi, eserciti tutte le pressioni di cui è capace per evitare il suo accantonamento politico, è comprensibile, in un certo senso anche giustificabile. A questo scopo, come è noto e si è visto in questi giorni, egli minaccia ricatti sulle riforme e cerca di coinvolgere, nella rivendicazione di uno status eccezionale, che gli permetta di fare quello che ha sempre fatto, le alte cariche dello stato, che inopportunamente gli hanno concesso spazio. 

Quello che fa senso, imbarazza, irrita e scoraggia sono le dichiarazioni dei suoi uomini e donne che non perdono occasione di ripetere come sia ingiusto e illegittimo, soprattutto illegittimo, che al presidente di Forza Italia sia negata l’agibilità politica. Che tradotta significa: sia concesso al condannato di farsi un baffo della sentenza. 

Non c’è onorevole e senatore, che perda occasione per rivendicare per il suo leader, appunto, l’agibilità politica, che invochino la persecuzione giudiziaria, che tirino per la giacca questa o quella autorità, questo o quell'organo istituzione. Capisco che tremino per la caduta elettorale del loro partito, ma per rivendicare l’agibilità politica a Berlusconi ci vuole una faccia di bronzo che non è riscontrabile neanche nell'esecrata Prima Repubblica.

La persona di cui parliamo, l’ex cavaliere Silvio Berlusconi, è stato condannato, con sentenza passata in giudicato, per reati contro lo Stato, evasione fiscale; la stessa persona è stata dichiarata decaduta da senatore; sempre la stessa persona è stata condannata, in prima istanza, per corruzione di minorenne; la stessa persona insieme ai suoi avvocati è sotto inchiesta per aver indotto (pagato) le frequentatrice delle “cene eleganti” a dire falsa testimonianza; sempre la stessa persona e sotto processo per avere “comprato” sicuramente un senatore (ma forse più di uno) affinché cambiasse schieramento politico.

Come si può pensare che ad un simile personaggio dovesse essere garantita agibilità politica? Mi pare una ignominia che solo persone dalla coscienza indeterminata possono avanzare.

mercoledì 2 aprile 2014

Una vergogna: il presidente Napolitano incontra il condannato Silvio Berlusconi

Diario 254

Una vergogna: il presidente Napolitano incontra il condannato Silvio Berlusconi

A cena giunge la notizia che il Presidente della Repubblica, che rappresenta il paese, ha incontrato il condannato Silvio Berlusconi. Guastata la cena di molti italiani, sbalorditi tutti, nessuno poteva crederci fino a quando non è giunta la conferma del Quirinale. Non solo l’autorevolezza del presidente viene minata ma è la carica in sé che scade a luogo di intrighi.

L’educazione istituzionale dovrebbe insegnare che un’alta carica dello stato non può incontrare un condannato per reati gravi e contro lo Stato (evasione).

Uno incontro che è una vergogna e che non è giustificata neanche dell’avanzata età. Anche perché la giustificazione sta altrove. Berlusconi aveva chiesto a Renzi di ripetere l’incontro al Nazzareno per parlare delle riforme, una richiesta che aveva solo lo scopo di confermare l’agibilità politica del condannato Berlusconi a ridosso della decisione del Tribunale di Milano relativamente all’assegnazione ai domiciliari o piuttosto ai servizi sociali del condannato.

Renzi ha fatto orecchie da mercante, ma contemporaneamente a chiesto al “nonno” di provvedere. Da qui l’incontro che non può trovare giustificazione nel fatto che Berlusconi è il presidente di FI (a questo si attaccheranno domani quanti vorranno giustificare l’incontro), anche perché al condannato sono precluse le cariche pubbliche. Berlusconi minacciava ricatti sulle riforme (voti al senato) e Renzi e Napolitano si piegano.

Usando un sostantivo che piace molto a Renzi, si può dire che l’incontro è una macchia indelebile sulla faccia del presidente ma anche su quella di Renzi, non è chiaro se sia una macchia di inchiostro, il segno di uno schiaffo o uno sputo.

Una vergogna nazionale che credo mettano in difficoltà i genitori che raccomandano ai loro figli di non frequentare cattive compagnie, che si sentiranno rispondere che se il presidente della repubblica frequenta dei condannati di reati gravi loro possono frequentare chi vogliono.