sabato 17 marzo 2012

Diario 166 12-18 marzo 2012

Diario 166

12-18 marzo 2012

  • L’egemonia di Monti
  • Volkswgen
  • Viene il sospetto che …
  • Il diritto delle coppie omosessuali
  • La corruzione
  • Citazioni: nel bene e nel male

L’egemonia di Monti

Non vi è dubbio che se guardiamo allo stile del governo Monti e del suo presidente in raffronto al governo precedente e al precedente capo del governo non possiamo che essere soddisfatti. Se oggi in televisione vediamo il ministro Fornero che si avvicina al tavolo dove è seduto Monti, parlandogli all’orecchio, nel mentre si tengono la mano, nessuno pensa che la conversazioni viri verso questioni intimi e capiamo che il ministro sta informando il presidente di un incontro, per esempio, con i sindacati. Così se vediamo Angela Merkel e Mario Monti molto vicini che si guardano negli occhi nessuno pensa che i due si stiano accordando per una serata gaia. Insomma dello stile non possiamo che essere contenti.

Ma c’è qualcosa che preoccupa: è l’egemonia di Monti sull’opinione pubblica e sui partiti. Berlusconi aveva costruito una sua egemonia grezza e grossolana ma tanto efficace. Riuscendo a degradare la società civile, una parte della quale alla sua immagine, alle sue barzellette e alla sua vita di ispirava. Una favola rosso shocking e una po’… nuda. Ma anche una somministrazione di dosi crescenti di ottimismo. Cosa fa più bene ad un malato di una spinta ottimistica? Tutto va bene, siamo il migliore dei paesi (peccato che ci siano i comunisti, ecc.).

Monti ha sgretolato questo mondo di favole parlando della realtà. Ma di una realtà così come da lui pensata. C’è la crisi, ma una cura liberista è quella che ci vuole; c’è la crisi, ma si impongono sacrifici; c’è la crisi ma taglieremo le unghie agli evasori (la metafora delle mani in tasca usata da Berlusconi per far credere che non aumentava le tasse ora è usata contro gli evasori che mettono le mani in tasca dei cittadini onesti); c’è crisi, ma …..; c’è crisi ma ne usciremo. Non ottimismo di maniera ma quella che sembra una seria prospettiva da venire.

Monti e la sua ideologia liberista ha convinto, tutti ci credono, le cose vanno sempre peggio, ma tutti si sentono affidati a buone (e tecniche) mani. Lo spread è la bandiera, la disoccupazione un accidente che la modifica dell’art. 18 risolverà, ecc.

Un’egemonia che soffoca ogni possibilità di una politica alternativa o almeno diversa. Questo non solo perché tale egemonia si esercita sulla forze sociali, ma anche e soprattutto perché si esercita sui partiti che non sono in grado di proporre “altro” e subiscono il ricatto del governo. Tanto per intenderci, Bersani non perde occasione per segnalare la diversità del PD dal PDL, ma mai segna una diversità dal governo (se non per aspetti di margine). Di questa egemonia la cosa più preoccupante è appunto quella esercitata sul PD, non è casuale che dentro quel partito ci sia una corrente “montiana”.

Se non si riesce a scalfire e ad infrangere tale egemonia qualsiasi opzione diversa (riformista, non vado oltre) sembra impossibile e destinata alla sconfitta. La battaglia culturale tra le forze sociali appare indispensabile, ma chi pensa di farla seriamente e organicamente. Non c’è bisogno di scomodare Gramsci per capire che questa sarebbe la strada.

Volkswgen

La casa automobilistica tedesca si avvia a diventare il numero uno mondiale: vende (+ 14% nel 2011 rispetto al 2010), fa utili, paga salari alti e premia i suoi operai, tutto questo dentro un mercato automobilistico che non brilla. E la Fiat? Forse la diffidenza sulle capacità e la volontà di Marchionne sono ben fondate?

Viene il sospetto che …

Nell’ottica della filosofia della UE, sotto il comando della Germania, l’austerità che è stata imposta a tutti i paesi ha una sua giustificazione: ridurre il deficit pubblico, o detto in altro modo salvare le banche che quel debito (in Bot, Ctc, ecc.) hanno in bilancio e rendere virtuose le politiche pubbliche. Da un altro punto di vista quell’austerità costituisce un fortissimo fattore di depressione delle singole economie (aumento della fiscalità, riduzione della spesa pubblica, ecc.) costituiscono di fatto una riduzione dei consumi e le politiche delle banche non facilitano gli investimenti.

A partire da queste osservazioni banali viene un sospetto che è possibile esprimere in forma sintetica in questo modo: dato che per ragioni oggettive l’austerità colpisce quasi tutti i paesi, non sarà per caso che i paesi già virtuosi si avvantaggiano della situazione potendo sviluppare le loro economie? E se tra i paesi virtuosi si trovassero i maggiori sostenitori dell’austerità, nel senso sopra indicato, c’è malizia nel sospettare una sorta di interesse (magari “oggettivo”)?

Il diritto delle coppie omosessuali

La Corte di Cassazione ha sentenziato che le coppie omosessuali hanno diritto alla vita di tipo familiare come qualsiasi altra coppia. Si tratta di una sentenza importante e per la situazione italiana avanzata (la Corte di Cassazione non ci aveva abituato a soluzioni avanzate), ma che di fatto lascia le cose come stanno, perché esiste un vuoto legislativo relativamente ai diritti di queste coppie.

Mi pare un segno importante che Flavia Pierini di Fli, Rosy Bindi e Paola Concia del PD, abbiano chiesto l’intervento del governo per sanare il vuoto legislativo. Fa specie che il ministro Riccardi si appelli al fatto che non è argomento del programma del governo, quando proprio ieri il presidente Monti ha rivendicato, nei confronti dei tre segretari dei partiti che lo appoggiano, la necessità che il governo non abbia limiti nella sua azione. Il ministro Ricciardi è preoccupato dalla reazione del Vaticano o non crede che sia giusto dare a queste coppie i diritti di cui godono le famiglie.

Capisco che una fede fondata sulla repressione sia preoccupata che qualora a tutte le coppie di fatto (omo o eterosessuali) fossero riconosciuti i diritti di “famiglia”, forse non ci si sposerebbe più.

La corruzione

Non si può che restare impressionati dal bollettino quotidiano di persone e personalità politiche indagate, arrestate e comunque coinvolte in male affari. L’impressione è che la diffusione di pratiche corruttive non ha avuto e non ha più limite; in questo pantano e in questa fogna possono finire per essere coinvolti anche degli onesti. Comunque la magistratura faccia i propri percorsi di indagine.

Citazioni: nel bene e nel male

  • Pier Ferdinando Casini Corriere della Sera 12 marzo 2012

“È in atto un tentativo di indebolire il governo. È un errore molto grave, perché l’esecutivo ha dimostrato di aver adempiuto all’impegno più importante che gli avevamo commissionato, il risanamento economico”

  • La Corte di Cassazione La Repubblica 16 marzo 2012

“è ormai superata la differenza di sesso come presupposto naturalistico del matrimonio” (era tempo! il Vaticano insorgerà)

  • Fabrizio Cicchitto La Repubblica 17 marzo 2012

“Sulla Rai non sono accettabili forzature di alcun tipo” (Bella e incredibile dichiarazione del capo gruppo alla Camera del PDL; sulla Rai il suo partito e il suo padrone hanno fatto di tutto e di più. Ci vuole una gran faccia di bronzo)

domenica 11 marzo 2012

Diario 165 5-11 marzo 2012

Diario 165

5-11 marzo 2012

  • Dovremo rimpiangere Pier Luigi Bersani?
  • Monti fa bene?
  • Monti è … il cerino
  • Citazioni: nel bene e nel male

Dovremo rimpiangere Pier Luigi Bersani?

Mi pare sia iniziata la caccia a Bersani, non c’è occasione che Veltroni, Letta, Fioroni, ecc. si lasciano scappare per colpire il “segretario”. Non si può dire di essere contenti di Bersani, anche egli è impastato, oltre che di indeterminatezza, dal lievito liberista con qualche spruzzo di riformismo. Ma la “caccia” preoccupa, anche perché alle ambizioni personali si sommano questioni politiche non di poco peso.

Il tema, come è ovvio, sono le alleanze, tanto per intenderci dopo la sconfitta della Borsellino alle primarie (che sarebbe un argomento specioso) il ritornello non è più “senza centro si perde”, ma è tramontata l’alleanza con IDV e SEL, per inefficacia. In realtà il tema delle alleanze è legato alla sopravvivenza del governo Monti dopo le prossime elezioni. Le formule possono essere diverse: la grande coalizione, il professore a capo di uno schieramento di centro sinistra, o addirittura il papa straniero per DP.

Dei contenuti non importa niente “Monti sta facendo bene, ha un alto consenso popolare, è il nostro uomo”. Che sia costituzionalmente, come pensiero, un uomo di centro destra non importa a nessuno.

Veltroni ha già una volta portato il partito alla distruzione (leggero) e alla sconfitta elettorale, ci aveva promesso di ritirarsi in Africa, ma si “sacrifica per il bene del paese”; degli altri è meglio tacere.

D’Alema è silenzioso, molto silenzioso (anche se parla La Torre). Anche questo non tranquillizza. Mi pare che sarà difficile che Bersani possa resistere, neanche se accettasse Monti dopo Monti, ormai è chiaro lo vogliono fuori. Sono molto preoccupato, molto preoccupato, perché ci toccherà rimpiangere Bersani o assistere ad un altro suicidio de4l PD.

Monti fa bene?

Non osano dire che il paese è fuori dalla crisi (non potrebbero) ma le auto-lodi del governo e di Monti in particolare, e l’apprezzamento di partiti e opinione pubblica per l’attività governativa si sprecano.

Faccio fatica a capire dove sta il “buon governo”. Lo spread è andato giù (ma resta sopra i 300 e forse risalirà, sta nelle cose), la borsa va meglio, sembra si stia facendo un più severa lotta all’evasione (era tempo), ma:

- continuiamo a perdere posti di lavoro;

- le richieste di cassa integrazione aumentano;

- consumi e investimenti diminuiscono;

- la povertà e il disaggio sociale cresce;

- le previsioni del PIL, per quello che vale, sono negative;

- la disoccupazione giovanile è in aumento;

- il prelievo fiscale è cresciuto;

- i servizi sociali sono depressi;

- la democrazia nelle fabbriche è sotto attacco;

- il Parlamento vota e … basta (non gli è consentito discutere, né emendare)

- il dissenso non ha ascolto;

- la parità di sesso (per esempio di salario) un’illusione;

- i provvedimenti che il governo annunzia sono poi alla prova dei … decreti limati, corretti, aggiustati tanto da perdere molto del loro carattere (vedi ICI della Chiesa; vedi provvedimenti per le banche; ecc.);

- il controllo sulla sicurezza nei posti di lavoro diminuisce;

- le pensioni sono falcidiati;

- ….

Un giudizio sul governo non può riguardare gli atti del governo, è già su questi ci sarebbe da discutere, ma gli effetti sulla società e sugli uomini e donne di questo paese, visto così il Governo tecnico di Monti non pare faccia bene.

Monti è … il cerino

Pare si possa cogliere, nonostante dichiarazioni contrarie, che il PD e il PDL considerino il Governo Monti il classico cerino che può loro bruciare le mani, cioè far pagare un alto costo politico. Fino a quando tutti sostengono Monti il prezzo è in qualche modo suddiviso, ma se qualcuno si sfila allora le cose cambiano. Ma sono molti incerti su cosa fare (certo ci sono i sostenitori senza ma e senza se, ma anche senza … pensiero e riflessione).

Del resto tutti dovrebbero sapere che una riedizione del governo Monti, più o meno corretto, è possibile solo con il sostegno di tutte le tre le forze che oggi lo sostengono. L’appropriazione solo di una parte, il centro destra o il centro sinistra, non pare possibile ed apre la questione del cerino. Si può pensare, alternativamente, che chi vorrà stare con Monti o chi non lo vorrà pagherà un prezzo politico. In ambedue i partiti i sentimenti e le opinioni sono diverse, c’è chi crede che Monti possa essere un grande traino elettorale e chi pensa al contrario che Monti finirà per concentrare su di sè il disaggio dell’elettorato. Un dilemma da bassa politica, certo, ma oggi la politica è questa.

Questo non vuol dire che Monti sia giunto al capolinea, può durare, ma non navigherà più in un lago, ma in mare agitato (e in qualche momento anche tempestoso), anche se, furbescamente, ha fatto capire che non è compito di questo governo di occuparsi di RAI e di Giustizia (pensa solo all’Art. 18?).

Citazioni: nel bene e nel male

Davide Boni (Vice pres. della Reg. Lombardia, inquisito per Corruzione) Il Manifesto 7 marzo 2012

“Nella Lega reati di questo genere non sono ipotizzabili. Chi sbaglia paga e deve togliere dall’imbarazzo il movimento, il militante leghista che fa amministrazione pubblica deve avere più paura del movimento che della magistratura” (dichiarazione di un anno fa quando assessori della Lega furono arrestati per corruzione. Dalle accuse risulta che già allora Boni prendeva soldi per il Movimento. Tutto in attesa di verifica dal tribunale, anche le ardite dichiarazioni)

Matteo Salvini La Repubblica 7 marzo 2012

“C’è un’indagine in corso.non siamo davanti a un arresto, né tanto meno a una condanna. Lasciamo lavorare che ha il compito di condurre le indagini. Ma io penso, e soprattutto spero, che le accuse siano infondate” (a proposito delle accuse di corruzione a Davide Boni vice presidente della Reg. Lombardia. Impressiona quel “soprattutto spero”; la speranza è l’ultima a morire)

Dario Franceschini La Repubblica 7 marzo 2012

“Il mio messaggio è: fermatevi. Vi pare che l’elettore di Palermo sia uscito di casa per andare a dire la sua sulla foto di Vasto ? e quando ha vinto Pisapia a Milano, dovevamo dedurre che il baricentro andava spostato a sinistra? E Renzi e De Magistris? Che facciamo, ci comportiamo come bussole impazzite?” (Non so bussole, ma impazziti sicuro)

Ignazio Visco (Governatore Banca d’Italia) Il Corriere della Sera, 8 marzo 2012

“Lavorare di più, in più e per più tempo” (Come proposito non è male ma oggi si lavora in meno, non è la disponibilità a lavorare che manca, ma il lavoro)

domenica 4 marzo 2012

Diario 164 27 febbraio – 4 marzo 2012

Diario 164

27 febbraio – 4 marzo 2012

  • Tav e “legittimità”
  • Le furbizie di Monti
  • Iva e regressività dell’imposta
  • Morti sul lavoro
  • I Bronzi di Riace
  • Citazioni: nel bene e nel male

Tav e “legittimità”

L’evoluzione (involuzione?) del dibattito relativo alle istituzioni ha ulteriormente legittimato il potere delle popolazioni locali a decidere sul proprio territorio in una forma “assoluta”. Il federalismo ha finito per affermare quello che era un sorta di localismo diffuso (le molte Italia) in un “potere locale”, vanificando ogni sentimento ma anche ogni valenza di un contesto nazionale. Non si è avuto lo smembramento del paese (come sembrava volesse la Lega), ma sicuramente, questo è qui quello che interessa, è esplosa una concezione localistica. Una sorta di “il territorio e mio e me lo governo io”.

In Val di Susa, a prescindere da ogni considerazione di merito rispetto all’opera, è quello che è successo e che sta succedendo. La locale popolazione ritiene di avere un potere legittimo sul territorio di appartenenza, e quindi di volere o non volere la specifica opera di cui si tratta. Un potere storico ma rafforzato dal presente (sia istituzionale che culturale). Questa legittimità oggi non può non essere riconosciuta.

Dall’altra parte, altrettanto legittimamente, a prescindere da ogni considerazione di merito rispetto all’opera, le istituzioni nazionali, o per meglio dire non locali, ritengono di avere il potere di intervenire sul quel territorio (una sorta di il territorio è nazionale).

Una divergenza che passa da due legittimità che si contrappongono è di difficile soluzione. Lo scontro in atto non è con “le frange violente” che si oppongono all’opera, quanto piuttosto tra le espressione dei due interessi (locale e nazionale) ambedue legittimi.

È proprio per questo che ogni considerazione tecnica (ambientale, economica, dei costi e dei benefici, ecc.) risultano del tutto prive di rilievo. Questo è il campo specifico della “politica” che invece si tiene un passo (anche due) indietro e si ripara dietro le procedure, le cose fatte, ecc.

È la prima volta, almeno così a me pare, che il “governo tecnico” si comporti da tecnico privo di ogni considerazione politica; ed è strano perché in tutte le altre sue manifestazioni (provvedimenti) questo governo ha espresso un altissimo tasso di “attenzione politica”.

Che le posizioni di opposizioni all’opera goda dell’appoggio del movimento di protesta, non può meravigliare, mentre pare sostanzialmente una boutade l’affermazione governativa che mentre afferma la determinata volontà di andare avanti esprime l’accettazione e anche il plauso per una manifestazione di dissenso non violenta e … senza effetto.

La pratica democratica è faticosa, ma solo questa può disinnescare manifestazioni di violenza, forse fuori luogo ma sicuramente alimentate da un’opzione che assegna alla protesta assoluta inefficacia.

È tempo della politica, forse non è necessario per manifestarsi attendere il 2013.

Le furbizie di Monti

Tanto di cappello alla capacità di apprendimento del professore Monti. Ormai il suo linguaggio è sempre più cifrato, di una cifra che allude, nonostante ogni negazione, al suo futuro politico. Negli ultimi giorni ha parlato con la lingua di un celebrato politico della I Repubblica.

  1. Ha osservato che nel prossimo futuro Obama resterà presidente degli USA, Sarkozy della Francia e la signora Merkel governerà ancora in Germania, “magari con un’altra coalizione”. Sull’Italia non si pronunzia che messa assieme alla differente coalizione tedesca la dice lunga, sul suo dietro-pensiero.
  2. Se il governo avrà fatto bene, ha dichiarato, allora i partiti non ci chiameranno. Un sottile filo di rimprovero per irriconoscenza si può leggere in questa strana dichiarazione. Che è un invito ai partiti (quali?) di essere invece riconoscenti.
  3. Dopo i provvedimenti avversi (?) alle banche il presidente del Consiglio ha dichiarato che questa era la dimostrazione che il governo non aveva rispetto per i “poteri forti” e in particolare per la banche. Ma all’opinione pubblica, da parte di un governo tecnico, interesserebbe una dichiarazione circa l’utilità dei provvedimenti, la loro equanimità e il loro equilibrio. I poteri forti la loro avversione o la loro compiacenza è questione politica, o no?

Detto questo mi pare che la corsa al Quirinale sia affollata come la maratona di New York, e che il professore tenga d’occhio soprattutto l’Europa (posso sbagliarmi).

Iva e regressività dell’imposta

Nel documento di indirizzo sulla finanza pubblica il presidente del consiglia indica una linea maestra nello spostamento dell’imposizione dal reddito al consumo.

Sono noti i motivi per i quali accanto alle imposte sul reddito si sono sviluppate le imposte sui consumi, essi riguardano la facilità di riscossione, la loro universalità, la riduzione del carico fiscale “evidente” (tipico dell’imposta sul reddito) e, infine la possibilità di adottare una tassazione regressiva.

Trascrivo dal manuale della finanza pubblica di Francesco Forte (non ho tra le mani altri manuali, ma su questo punto credo ci sia una forte unanimità): “In astratto si può pensare che un’imposta su tutti i consumi riduca sia il consumo che il risparmio perché è pagata un po’ con l’uno e un po’ con l’altro. In effetti essa cade poco sul risparmio se è pagata, in larga misura, da chi non risparmia o risparmia poco. Ciò sarebbe vero anche per un’imposta sul reddito che gravasse specialmente sui soggetti a minoro reddito. … Ma un’imposta sul reddito apertamente regressiva, non viene comunemente accettata. Innanzi tutto (anche se non solo) per motivi di illusione finanziaria, si preferiscono le imposte generali sul consumo, del cui peso è difficile tracciare una relazione rispetto ai vari redditi, anche se si sa che sono regressive”.

In sostanza se aumentano le imposte sui consumi e diminuiscono le imposte sul reddito il sistema fiscale diventa più regressivo (colpisce di più chi meno ha). Si tratta di una scelta tecnica o politica?

Morti sul lavoro

Il decreto sulle liberalizzazioni indica alcuni criteri che rendono più labili i controlli sulla sicurezza nei posti di lavoro. Come se non bastasse si riduco gli ispettori. I morti sul lavoro sono considerati un accidente, non un incidente, frutto del meccanismo di produzione per il quale non si può fare molto (meglio dire niente), eppure le statistiche in questo settore sono drammatiche almeno 4 incidenti al giorno di cui uno mortale. È difficile un commento a questi provvedimenti: cinismo, indifferenza, o piuttosto una concezione del mondo nel quale il lavoro è considerato carne da macello?

I Bronzi di Riace

Da tre anni, si legge dalla cronaca del Corriere della Sera (2/3/2012), i Bronzi di Riace giacciano coricati nell’androne del palazzo della regione della Calabria in attesa che siano completati (sospesi da anni) i lavori di restauro e sistemazione del Museo che li ospitava.

Non c’è ministro, funzionario e intellettuale che non favoleggia sulla necessità, opportunità, ecc. di valorizzare il nostro patrimonio storico-culturale. Ecco questo è un esempio, ma si potrebbe continuare con i crolli di Pompei, l’abbandono delle tombe di Cerveteri ai tombaroli clandestini, ecc. di come il nostro patrimonio è valorizzato.

Citazioni: nel bene e nel male

Raffaele Bonanni – Corriere della Sera 2 marzo 2012

“I numeri dell’occupazione saranno sempre più disastrosi senza investimenti esteri e italiani e senza un lavorio costante e una riconfigurazione della politica economica del nostro paese” (forse una qualche maggiore attenzione va messa nella firma di accordi “separati” che danno mano libera alle imprese. O no?)

Silvio Berlusconi – Corriere della Sera 2 marzo 2012 e La Repubblica 4 marzo 2012

A proposito di Angelino Alfano candidato premier “Vedremo, gli vogliono tutti bene, ma gli manca un quid. Soprattutto gli manca la storia”. Due giorni dopo sempre a proposito di Alfano “è bravissimo. Si mangia a colazione, pranzo e cena tutti i segretari che sono in campo” (fidarsi delle sue parole? Ma siamo pazzi!)

Diario 164 27 febbraio – 4 marzo 2012

Diario 164

27 febbraio – 4 marzo 2012

  • Tav e “legittimità”
  • Le furbizie di Monti
  • Iva e regressività dell’imposta
  • Morti sul lavoro
  • I Bronzi di Riace
  • Citazioni: nel bene e nel male

Tav e “legittimità”

L’evoluzione (involuzione?) del dibattito relativo alle istituzioni ha ulteriormente legittimato il potere delle popolazioni locali a decidere sul proprio territorio in una forma “assoluta”. Il federalismo ha finito per affermare quello che era un sorta di localismo diffuso (le molte Italia) in un “potere locale”, vanificando ogni sentimento ma anche ogni valenza di un contesto nazionale. Non si è avuto lo smembramento del paese (come sembrava volesse la Lega), ma sicuramente, questo è qui quello che interessa, è esplosa una concezione localistica. Una sorta di “il territorio e mio e me lo governo io”.

In Val di Susa, a prescindere da ogni considerazione di merito rispetto all’opera, è quello che è successo e che sta succedendo. La locale popolazione ritiene di avere un potere legittimo sul territorio di appartenenza, e quindi di volere o non volere la specifica opera di cui si tratta. Un potere storico ma rafforzato dal presente (sia istituzionale che culturale). Questa legittimità oggi non può non essere riconosciuta.

Dall’altra parte, altrettanto legittimamente, a prescindere da ogni considerazione di merito rispetto all’opera, le istituzioni nazionali, o per meglio dire non locali, ritengono di avere il potere di intervenire sul quel territorio (una sorta di il territorio è nazionale).

Una divergenza che passa da due legittimità che si contrappongono è di difficile soluzione. Lo scontro in atto non è con “le frange violente” che si oppongono all’opera, quanto piuttosto tra le espressione dei due interessi (locale e nazionale) ambedue legittimi.

È proprio per questo che ogni considerazione tecnica (ambientale, economica, dei costi e dei benefici, ecc.) risultano del tutto prive di rilievo. Questo è il campo specifico della “politica” che invece si tiene un passo (anche due) indietro e si ripara dietro le procedure, le cose fatte, ecc.

È la prima volta, almeno così a me pare, che il “governo tecnico” si comporti da tecnico privo di ogni considerazione politica; ed è strano perché in tutte le altre sue manifestazioni (provvedimenti) questo governo ha espresso un altissimo tasso di “attenzione politica”.

Che le posizioni di opposizioni all’opera goda dell’appoggio del movimento di protesta, non può meravigliare, mentre pare sostanzialmente una boutade l’affermazione governativa che mentre afferma la determinata volontà di andare avanti esprime l’accettazione e anche il plauso per una manifestazione di dissenso non violenta e … senza effetto.

La pratica democratica è faticosa, ma solo questa può disinnescare manifestazioni di violenza, forse fuori luogo ma sicuramente alimentate da un’opzione che assegna alla protesta assoluta inefficacia.

È tempo della politica, forse non è necessario per manifestarsi attendere il 2013.

Le furbizie di Monti

Tanto di cappello alla capacità di apprendimento del professore Monti. Ormai il suo linguaggio è sempre più cifrato, di una cifra che allude, nonostante ogni negazione, al suo futuro politico. Negli ultimi giorni ha parlato con la lingua di un celebrato politico della I Repubblica.

  1. Ha osservato che nel prossimo futuro Obama resterà presidente degli USA, Sarkozy della Francia e la signora Merkel governerà ancora in Germania, “magari con un’altra coalizione”. Sull’Italia non si pronunzia che messa assieme alla differente coalizione tedesca la dice lunga, sul suo dietro-pensiero.
  2. Se il governo avrà fatto bene, ha dichiarato, allora i partiti non ci chiameranno. Un sottile filo di rimprovero per irriconoscenza si può leggere in questa strana dichiarazione. Che è un invito ai partiti (quali?) di essere invece riconoscenti.
  3. Dopo i provvedimenti avversi (?) alle banche il presidente del Consiglio ha dichiarato che questa era la dimostrazione che il governo non aveva rispetto per i “poteri forti” e in particolare per la banche. Ma all’opinione pubblica, da parte di un governo tecnico, interesserebbe una dichiarazione circa l’utilità dei provvedimenti, la loro equanimità e il loro equilibrio. I poteri forti la loro avversione o la loro compiacenza è questione politica, o no?

Detto questo mi pare che la corsa al Quirinale sia affollata come la maratona di New York, e che il professore tenga d’occhio soprattutto l’Europa (posso sbagliarmi).

Iva e regressività dell’imposta

Nel documento di indirizzo sulla finanza pubblica il presidente del consiglia indica una linea maestra nello spostamento dell’imposizione dal reddito al consumo.

Sono noti i motivi per i quali accanto alle imposte sul reddito si sono sviluppate le imposte sui consumi, essi riguardano la facilità di riscossione, la loro universalità, la riduzione del carico fiscale “evidente” (tipico dell’imposta sul reddito) e, infine la possibilità di adottare una tassazione regressiva.

Trascrivo dal manuale della finanza pubblica di Francesco Forte (non ho tra le mani altri manuali, ma su questo punto credo ci sia una forte unanimità): “In astratto si può pensare che un’imposta su tutti i consumi riduca sia il consumo che il risparmio perché è pagata un po’ con l’uno e un po’ con l’altro. In effetti essa cade poco sul risparmio se è pagata, in larga misura, da chi non risparmia o risparmia poco. Ciò sarebbe vero anche per un’imposta sul reddito che gravasse specialmente sui soggetti a minoro reddito. … Ma un’imposta sul reddito apertamente regressiva, non viene comunemente accettata. Innanzi tutto (anche se non solo) per motivi di illusione finanziaria, si preferiscono le imposte generali sul consumo, del cui peso è difficile tracciare una relazione rispetto ai vari redditi, anche se si sa che sono regressive”.

In sostanza se aumentano le imposte sui consumi e diminuiscono le imposte sul reddito il sistema fiscale diventa più regressivo (colpisce di più chi meno ha). Si tratta di una scelta tecnica o politica?

Morti sul lavoro

Il decreto sulle liberalizzazioni indica alcuni criteri che rendono più labili i controlli sulla sicurezza nei posti di lavoro. Come se non bastasse si riduco gli ispettori. I morti sul lavoro sono considerati un accidente, non un incidente, frutto del meccanismo di produzione per il quale non si può fare molto (meglio dire niente), eppure le statistiche in questo settore sono drammatiche almeno 4 incidenti al giorno di cui uno mortale. È difficile un commento a questi provvedimenti: cinismo, indifferenza, o piuttosto una concezione del mondo nel quale il lavoro è considerato carne da macello?

I Bronzi di Riace

Da tre anni, si legge dalla cronaca del Corriere della Sera (2/3/2012), i Bronzi di Riace giacciano coricati nell’androne del palazzo della regione della Calabria in attesa che siano completati (sospesi da anni) i lavori di restauro e sistemazione del Museo che li ospitava.

Non c’è ministro, funzionario e intellettuale che non favoleggia sulla necessità, opportunità, ecc. di valorizzare il nostro patrimonio storico-culturale. Ecco questo è un esempio, ma si potrebbe continuare con i crolli di Pompei, l’abbandono delle tombe di Cerveteri ai tombaroli clandestini, ecc. di come il nostro patrimonio è valorizzato.

Citazioni: nel bene e nel male

Raffaele Bonanni – Corriere della Sera 2 marzo 2012

“I numeri dell’occupazione saranno sempre più disastrosi senza investimenti esteri e italiani e senza un lavorio costante e una riconfigurazione della politica economica del nostro paese” (forse una qualche maggiore attenzione va messa nella firma di accordi “separati” che danno mano libera alle imprese. O no?)

Silvio Berlusconi – Corriere della Sera 2 marzo 2012 e La Repubblica 4 marzo 2012

A proposito di Angelino Alfano candidato premier “Vedremo, gli vogliono tutti bene, ma gli manca un quid. Soprattutto gli manca la storia”. Due giorni dopo sempre a proposito di Alfano “è bravissimo. Si mangia a colazione, pranzo e cena tutti i segretari che sono in campo” (fidarsi delle sue parole? Ma siamo pazzi!)