Diario 10 aprile 2022
Siamo disponibili a fare sacrifici, ma
non dovete turlupinarci. Non siamo certi, anzi siamo sicuri del contrario, che
riempire il teatro di guerra di sempre più armi non ci avvicina alla pace. Credo
che si possa affermare che siamo disponibili e pronti a fare sacrifici per
conquistare la PACE, ma siamo anche scandalizzati nel leggere come aumenta la capitalizzazione
delle società internazionali che hanno a che fare con la guerra e gli altissimi
remunerazioni dei loro manager. Si potrebbe sospettare un accordo tra Putin e
queste società, forse non manifesto ma sicuramente oggettivo. La gente vuole la
pace, ma queste società la vogliono anche loro? Non hanno convenienza.
Le remunerazioni dei manager e la
capitalizzazione delle maggiori imprese farmaceutici sono cresciute a dismisura
durante l’epidemia del Covid, e continuano in questa marcia trionfale ancora oggi.
Si è confermata, così, la regola secondo la quale ogni disgrazia che colpisce i molti si trasformi in benefici per pochi,
anzi pochissimi.
Lo stesso sta avvenendo per tutte le
imprese legate in modo diretto o indiretto alla produzione di armamenti o alla
gestione della “scarsità” di materie prime, e tra queste fondamentali sono il
gas, il petrolio, ecc.
Essere disposti a fare sacrifici per conquistare la pace, non significa che i miei sacrifici
devono contribuire ad arricchire manager e imprese, ma dico di più i sacrifici
devono essere più che proporzionali ai guadagni che le imprese di guerra conquistano.
Non si tratta tanto dell’applicazione
della progressività delle imposte, ma, direbbe papa Francesco, di una questione
etica: lo Stato non può chiedere sacrifici al popolo per la Pace se prima non
taglia i benefici che imprese e manager ottengono con la guerra.
Siamo sconvolti dalla carneficina in ucraina,
non siamo equidistanti, stiamo con il
popolo ucraino e contrari agli invasori, ma non siamo stupidi. Non facciamoci
ingannare dai paradossi.
Anche la guerra risponde alle leggi del
mercato e del commercio, come dimostra il fatto che l’Ucraina continua a
comprare gas della Russia e che la Russia paga all’Ucraina i diritti per i suoi
oleodotti che attraversano l’Ucraina e che permette di far arrivare il gas in
Europa. Stando così le cose, l’unico corridoio
umanitario sicuro è il percorso dell’oleodotto che i russi non hanno
interesse a bombardare.
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