Diario
12 gennaio 2021
Il precedente diario, nel quale si speravano riforme rivoluzionarie, si concludeva con un dubbio, dichiarato ma non spiegato. Questo dubbio voglio chiarire, non che sia importante ma, come dire, per dare una logica al discorso.
Il dubbio è presto spiegato: non credo
che nell’occidente, più o meno ricco, la rivoluzione
sia possibile, il mio non è disfattismo e neanche tradimento. Perché non è
possibile? Per molti motivi ma i seguenti mi paiono i principali (anche se
trattati un po’ grossolanamente): stiamo tutti bene; abbiamo mutato il nemico
da abbattere in un concorrente, e tutti siamo concorrenti a tutti; la giusta
affermazione dell’individualità è stata fatta tutta in chiave antagonistica con
la collettività.
Stiamo
tutti bene
non disconosce differenze, povertà e miseria, ma il senso prevalente è che lo
stato di fatto sia passeggero. Anche se non è vero la coscienza individuale ci
dice che in futuro staremo meglio, che i nostri figli staranno meglio, ecc.
Anche se abbiamo prove fattuali del contrario vegeta la grande illusione.
Nemico
da abbattere,
la spersonalizzazione del nemico, che in un certo senso è un tratto di civiltà,
e ci rimanda al “sistema”, ha reso flebile la carica eversiva. Ci sorprende
quando in una crisi aziendale gli operai identificano le persone a cui danno la colpa della situazione di crisi.
Esseri
individui
ci esalta, anche se abbiamo la percezione di essere massificati, ma questa
esaltazione piuttosto che essere un modo costruttivo dello stare insieme nella
diversità, tende a distruggere il collettivo. Non siamo individui dentro una
collettività dal destino comune, ma piuttosto individui dentro un massa spesso
informe.
Ma dire questo (contro-dubbio) non
significa che nel mondo non si faranno rivoluzioni. Li faranno le società
emergenti, nelle quali le differenze sono esacerbate e non rabbonite, dove
ancora si individua, magari spagliando, il nemico da abbattere, e dove ci si
sente parte di una comunità (magari tribale).
Noi dei paesi ricchi staremo a guardare,
anche con paura, ma da li verrà la nuova società. Saranno delle rivoluzioni
violente, non ci piaceranno, ma forse dobbiamo cominciare a pensare che la
nostra strada è sbagliata. Ci vuole un sveglia, anche violenta.
So che questo è contrario ai criteri con
cui ci si immagina le rivoluzioni,ma non dimentichiamo che la prima rivoluzione
è stata realizzata nel paese con più basso livello di sviluppo capitalistico.
Il dubbio era questo ma forse si tratta
di una farneticazione dettata dalla pandemia (forma estrema e risolutiva di
soluzione)
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