mercoledì 12 gennaio 2022

Il dubbio

 

Diario

12 gennaio 2021

 

Il precedente diario, nel quale si speravano  riforme rivoluzionarie, si concludeva con un dubbio, dichiarato ma non spiegato. Questo dubbio voglio chiarire, non che sia importante ma, come dire, per dare una logica al discorso.

Il dubbio è presto spiegato: non credo che nell’occidente, più o meno ricco, la rivoluzione sia possibile, il mio non è disfattismo e neanche tradimento. Perché non è possibile? Per molti motivi ma i seguenti mi paiono i principali (anche se trattati un po’ grossolanamente): stiamo tutti bene; abbiamo mutato il nemico da abbattere in un concorrente, e tutti siamo concorrenti a tutti; la giusta affermazione dell’individualità è stata fatta tutta in chiave antagonistica con la collettività.

Stiamo tutti bene non disconosce differenze, povertà e miseria, ma il senso prevalente è che lo stato di fatto sia passeggero. Anche se non è vero la coscienza individuale ci dice che in futuro staremo meglio, che i nostri figli staranno meglio, ecc. Anche se abbiamo prove fattuali del contrario vegeta la grande illusione.

Nemico da abbattere, la spersonalizzazione del nemico, che in un certo senso è un tratto di civiltà, e ci rimanda al “sistema”, ha reso flebile la carica eversiva. Ci sorprende quando in una crisi aziendale gli operai identificano le persone a cui danno la colpa della situazione di crisi.

Esseri individui ci esalta, anche se abbiamo la percezione di essere massificati, ma questa esaltazione piuttosto che essere un modo costruttivo dello stare insieme nella diversità, tende a distruggere il collettivo. Non siamo individui dentro una collettività dal destino comune, ma piuttosto individui dentro un massa spesso informe.

Ma dire questo (contro-dubbio) non significa che nel mondo non si faranno rivoluzioni. Li faranno le società emergenti, nelle quali le differenze sono esacerbate e non rabbonite, dove ancora si individua, magari spagliando, il nemico da abbattere, e dove ci si sente parte di una comunità (magari tribale).

Noi dei paesi ricchi staremo a guardare, anche con paura, ma da li verrà la nuova società. Saranno delle rivoluzioni violente, non ci piaceranno, ma forse dobbiamo cominciare a pensare che la nostra strada è sbagliata. Ci vuole un sveglia, anche violenta.

So che questo è contrario ai criteri con cui ci si immagina le rivoluzioni,ma non dimentichiamo che la prima rivoluzione è stata realizzata nel paese con più basso livello di sviluppo capitalistico.

Il dubbio era questo ma forse si tratta di una farneticazione dettata dalla pandemia (forma estrema e risolutiva di soluzione)

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