domenica 28 febbraio 2021

Rosa Luxemburg, ci può essere di qualche utilità

 

Diario

28 febbraio 2021

 

La mia formazione politica deve molto alla lunga collaborazione con Lelio Basso a Problemi del Socialismo e di conseguenza con il pensiero politico di Rosa Luxemburg.

Di questa militante comunista si celebra a giorni il 150 anniversario della sua nascita. Spero che sia una buona occasione, non tanto, di celebrazione, anche, ma soprattutto di riflessione sul suo pensiero politico.

Un pensiero non da prendere come un testo sacro, ma, come tutti i pensieri che contano, come una griglia che certamente deve fare i conti con le mutate condizioni della realtà, del capitalismo internazionale e della situazione della classe operaia (dal punto di vista soggettiva, ma anche dalla sua organizzazione e dalla teoria politica che lo guida).

Di là dalle questioni contingenti del suo tempo, il militarismo, l’unificazione o meno della Polonia, ecc. i capisaldi dell’elaborazione del pensiero di R.L. possono sintetizzarsi nel rapporto tra riforme sociali e rivoluzione (titolo di un suo testo) e nel rapporto tra democrazie e rivoluzione.

La Luxemburg negava che tra riforme sociali e rivoluzione potrebbe esserci contraddizioni, o addirittura che della rivoluzione non  sarebbe stata necessità bastando passare attraverso le riforme sociali. Lei penava che le due cose erano strettamente e fortemente legate e che ciascuna sosteneva l’altra. Si riconosceva la possibilità del capitalismo di modificarsi ed anche di essere in parte modifica, ma si metteva in luce i vincoli sociali, economici e culturali della società da permettere il raggiungimento dell’eguaglianza e della libertà. Per questo era necessaria la rivoluzione che usava anche le riforme sociali.

Quella della democrazia e del suo nesso con la rivoluzione è un altro punto fermo della sua elaborazione che la porterà anche a polemizzare con Lenin a proposito della forma partito e dei soviet. Cioè l’estensione della democrazia reale costituisce, secondo lei, uno degli elementi fondativi di ogni rivoluzione.

La cosa che mi sembra di un certo interesse, ragione per cui un ritorno a Rosa Luxemburg non sarebbe inutile, è che in modo confuso quei temi appaiono anche nella discussione del nostro paese. Mi pare che, per esempio, il tema della democrazia appaia evidente ogni qual volta affiora qualche discussione e riflessione sulla democrazia diretta, sui super poteri decisionali del governo, sulla messa in mora del parlamento, ecc. Non tutto ha lo stesso peso né tutto è risolvibile con scelte naif di democrazia diretta, ma è certo che la dilatazione della democrazia costituisce un passo verso la rivoluzione. Che cosa oggi possa significare rivoluzione e quale forma debba prendere la marcia per la sua realizzazione sono altre questioni, né la nostra può fornire un chiave.

Che oggi non si fa che parlare di riforme sociali è una banalità, ma cosa si debba intendere per riforma sociale, quale nesso costruire sull’insieme delle riforme sociali nel disegnare una nuova società è materia oscura.    

 

 

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