Diario
5 febbraio 2021
Nell’ambito di questa consultazione che
Mario Draghi sta conducendo, emergono dei temi che lasciano perplessi, o meglio
mi lasciano perplesso. Alla rinfusa si tratta “del perimetro della possibile
maggioranza”, del ricorrente tema, soprattutto nei commenti, del “fallimento
della politica”; della tipologia del governo “tecnico” o “politico”; di un
interesse “superiore” al quale tutti si dovrebbero piegare e al quale si piega anche
Giorgia Meloni con la distinzione tra provvedimenti utili a paese e no, i primi
godendo anche dall’appoggio di Fratelli d’Italia.
Tali dilemmi o angosciose domande
(esagero) nascono non dal fallimento della politica ma dalla sua inconsistenza.
Non credo che sia giusto ritornare alle categorie del ‘900, molta acqua è
passata sotto i ponti, ma non si può pensare che la società (fosse anche
liquida) abbia perso ogni elemento di distinzione al suo interno. Il concetto
di “bene comune”, a me non pare discriminante ma equivoco. Facendo un po’ di
retorica: cosa c’è di comune tra lo speculatore di borsa e il contadino
disoccupato della Calabria? Si osservi che quando si innalza a bene primario e
comune la salute introduciamo delle
differenziazione nel difenderla, prima medici e sanitari, poi quelli con più di
ottanta anni, poi i carcerati, ecc. ecc. Insomma se si guarda con occhi puliti
la società non si può non vedere che essa è divisa i gruppi e sottogruppi, ciascuno
con interessi proprio e spesso al proprio interno articolati.
I partiti hanno avuto il compito di
amalgamare questi gruppi, rendendoli omogenei nei loro interessi e quindi nelle
loro domande politiche, ma se ciascun partito pretende di rappresentare tutta (o
quasi) la società non ha interessi da
rappresentare (di là dalla formulazione usata, che non potrà che essere
generica, appunto “bene comune”) e quindi non ha domande politiche da mettere
sul tavolo della consultazione. E ci si rifugia nel generico come l’ambiente
(ma le soluzioni per l’ambiente sono indifferenti per i singoli gruppi sociali?
Basta chiedere alla Confidustria) si può
ottenere il massimo consenso nell’indeterminatezza dei contenuti.
Allo stato attuale data la genericità
delle richieste politiche, intendendo non legando le richieste alle strutture
della società (come per esempio i giovani, tutti uguali?), il tentativo di
Draghi sembra poter andare in porto, ma questo non libera la politica italiana
della sua inefficacia, anzi.
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