Diario n. 297
Qualsiasi sia la scelta che la Grecia, il suo parlamento,
il suo governo, faranno essa segnerà la fine dell’Unione Europea che abbiamo
conosciuto (non vale la pena piangere).
Una Unione, fosse anche solo delle banche, non può
sopravvivere alla sopraffazione di uno stato, la Germania, su tutti gli altri.
Questa cambia i termini della realtà e delle parole: non può chiamarsi “Unione” ma “Impero” (e la
sola idea fa venire i brividi).
Una Unione, fosse anche solo delle banche, non vive con
il risentimento tra i popoli. Qualsiasi sarà la scelta dei greci è certo che
quel popolo non potrà non avere che forte risentimento versa la Germania, ma
non solo. Un popolo che viene affamato, umiliato e, sostanzialmente, preso in
giro non può che esprimere risentimento (almeno questo, mentre i brutti ricordi
affollano la mente e rinverdiscono).
Tutto questo ha senso? Sembrerebbe di no, ed invece un
senso lo ha: esprime l’incapacità di capire la necessità di una profonda
trasformazione degli assetti politici, istituzionali ed economici, e al contrario
l’affermazione, nella migliore delle ipotesi, di una Unione Europea come club
(Nadia Urbinati, La Repubblica, 13 luglio) o di un Impero con i suoi vassalli.
L’Unione Europea della banche è moribonda. Se con questa
azione contro la Grecia il ministro delle finanze tedesco ha pensato di salvare
gli interessi delle banche (soprattutto tedesche) probabilmente si sbaglia.
Qualsiasi sia la scelta dei greci la Grecia non riuscirà mai a saldare il suo
debito e farebbe bene a rifiutare un aiuto che andrebbe a tutto vantaggio solo
dei creditori. Senza dire che, a parte le contraddittorie previsioni, è molto
probabile che andremo di fronte a fortissime effervescenze, per così dire, dei
mercati finanziari (che non misurerei giorno per giorno ma a medio periodo) e
sui quali non lieve sarà l’effetto delle decisioni finanziarie della Cina.
Non escludo che cattivi pensieri allignino nella testa
dei governati tedeschi: terrorizzare i popoli affinché non prendano strade
simili a quelle di Syriza (Spagna e Portogallo nei prossimi mesi). Dimentichi,
o forse guardati con favore, dell’avanzata di movimenti e partiti di destra
estrema in molte parti d’Europa, anche dove ciò sembrava impossibile.
Si ha l’impressione che sia in atto un tentativo di
ristrutturare il potere politico ed economico in Europa, una idea che tuttavia
non marcia alla luce del sole ma utilizza vie traverse, trabocchetti,
mistificazioni, ma così facendo non riesce a passare. Una vocazione esplicita
all’Impero può spaventare ma può anche suscitare entusiasmi e adesioni, l’austerità
non può essere un viatico adatto all’egemonia. L’austerità ha come ancelle la
forza, il ricatto, la paura, ma l’Europa è troppo articolata per accettare la
danza di tali ancelle.
In realtà di una ristrutturazione dei poteri e dell’economia
ci sarebbe assoluto bisogno. Qualsiasi cosa cantino i menestrelli del
capitalismo è chiaro che la sua “spinta propulsiva” si è fermata, che bisogna
mettere mano ad un nuovo assetto socio-economico, una diversa struttura dei
poteri, una diversa e più avanzata forma di democrazia.
E se i partiti socialisti non capiscono, ignorano, sono
incapaci, tradiscono, ci sono movimenti di popoli che hanno capito che è tempo
di cambiare, anche se si muovessero in
modo non efficace. Ma sarebbero la speranza del cambiamento.
La Grecia perché dovrebbe inghiottire il rospo preparato dall’eurogruppo?
Per il popolo greco e l’economia greca non ci sarebbe nessun vantaggio, solo un
peggioramento della situazione e una periodica accusa di non rispettare gli impegni,
impegni che sono inrispettabili (a meno dei campi di concentramento, e forse
non bastano).
Qualcuno si ricorda la baldanza del nostro Matte Renzi
quando assunse il semestre di presidenza italiano della UE: sarebbe stata la
svolta, via l’austerità e finalmente lo sviluppo. Che bei propositi inutili. E in
questi giorni quale è stato il ruolo dell’Italia, del capo del governo, del
ministro del tesoro sulla questione greca, si racconta che hanno cercato di
mediare, ma quando apprenderemo che con la sopraffazione non si può mediare, ma
si deve reagire?
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