lunedì 13 luglio 2015

La morte della UE

Diario n. 297

Qualsiasi sia la scelta che la Grecia, il suo parlamento, il suo governo, faranno essa segnerà la fine dell’Unione Europea che abbiamo conosciuto (non vale la pena piangere).
Una Unione, fosse anche solo delle banche, non può sopravvivere alla sopraffazione di uno stato, la Germania, su tutti gli altri. Questa cambia i termini della realtà e delle parole:  non può chiamarsi “Unione” ma “Impero” (e la sola idea fa venire i brividi).
Una Unione, fosse anche solo delle banche, non vive con il risentimento tra i popoli. Qualsiasi sarà la scelta dei greci è certo che quel popolo non potrà non avere che forte risentimento versa la Germania, ma non solo. Un popolo che viene affamato, umiliato e, sostanzialmente, preso in giro non può che esprimere risentimento (almeno questo, mentre i brutti ricordi affollano la mente e rinverdiscono).
Tutto questo ha senso? Sembrerebbe di no, ed invece un senso lo ha: esprime l’incapacità di capire la necessità di una profonda trasformazione degli assetti politici, istituzionali ed economici, e al contrario l’affermazione, nella migliore delle ipotesi, di una Unione Europea come club (Nadia Urbinati, La Repubblica, 13 luglio) o di un Impero con i suoi vassalli.
L’Unione Europea della banche è moribonda. Se con questa azione contro la Grecia il ministro delle finanze tedesco ha pensato di salvare gli interessi delle banche (soprattutto tedesche) probabilmente si sbaglia. Qualsiasi sia la scelta dei greci la Grecia non riuscirà mai a saldare il suo debito e farebbe bene a rifiutare un aiuto che andrebbe a tutto vantaggio solo dei creditori. Senza dire che, a parte le contraddittorie previsioni, è molto probabile che andremo di fronte a fortissime effervescenze, per così dire, dei mercati finanziari (che non misurerei giorno per giorno ma a medio periodo) e sui quali non lieve sarà l’effetto delle decisioni finanziarie della Cina.
Non escludo che cattivi pensieri allignino nella testa dei governati tedeschi: terrorizzare i popoli affinché non prendano strade simili a quelle di Syriza (Spagna e Portogallo nei prossimi mesi). Dimentichi, o forse guardati con favore, dell’avanzata di movimenti e partiti di destra estrema in molte parti d’Europa, anche dove ciò sembrava impossibile.
Si ha l’impressione che sia in atto un tentativo di ristrutturare il potere politico ed economico in Europa, una idea che tuttavia non marcia alla luce del sole ma utilizza vie traverse, trabocchetti, mistificazioni, ma così facendo non riesce a passare. Una vocazione esplicita all’Impero può spaventare ma può anche suscitare entusiasmi e adesioni, l’austerità non può essere un viatico adatto all’egemonia. L’austerità ha come ancelle la forza, il ricatto, la paura, ma l’Europa è troppo articolata per accettare la danza di tali ancelle.
In realtà di una ristrutturazione dei poteri e dell’economia ci sarebbe assoluto bisogno. Qualsiasi cosa cantino i menestrelli del capitalismo è chiaro che la sua “spinta propulsiva” si è fermata, che bisogna mettere mano ad un nuovo assetto socio-economico, una diversa struttura dei poteri, una diversa e più avanzata forma di democrazia.
E se i partiti socialisti non capiscono, ignorano, sono incapaci, tradiscono, ci sono movimenti di popoli che hanno capito che è tempo di cambiare, anche se si muovessero  in modo non efficace. Ma sarebbero la speranza del cambiamento.
La Grecia perché dovrebbe inghiottire il rospo preparato dall’eurogruppo? Per il popolo greco e l’economia greca non ci sarebbe nessun vantaggio, solo un peggioramento della situazione e una periodica accusa di non rispettare gli impegni, impegni che sono inrispettabili (a meno dei campi di concentramento, e forse non bastano).
Qualcuno si ricorda la baldanza del nostro Matte Renzi quando assunse il semestre di presidenza italiano della UE: sarebbe stata la svolta, via l’austerità e finalmente lo sviluppo. Che bei propositi inutili. E in questi giorni quale è stato il ruolo dell’Italia, del capo del governo, del ministro del tesoro sulla questione greca, si racconta che hanno cercato di mediare, ma quando apprenderemo che con la sopraffazione non si può mediare, ma si deve reagire?       


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