martedì 7 luglio 2015

Alternativa. Pessimismo versus ottimismo e viceversa



Diario n. 295

Credo che sia inevitabile, per chi è marginale nella politica attiva, per chi sta, in un certo senso, alla finestra e osserva quello che succede. Ripeto credo che sia inevitabile che si passi da giorni ottimisti a giorni pessimisti. Oggi è un giorno ottimista.
La cosa che mi spinge a mettermi gli occhiali rosa è la costatazione che gli interessi prevalenti ci hanno dato tutto, tutto quello che potevano darci. Oggi abbiamo formidabili armi che dimostrano che l’assetto neo-liberistico del mondo non funziona. Si tratta di un assetto che produce disastri e che spinge miliardi di persone verso il baratro, forse la guerra, sicuramente molte guerre e miserie.
Ormai questo dovrebbe essere manifesto in modo incontrovertibile.
Per quanto, il pensiero pensante (ma forse poco indipendente) cerchi di inserirci il dubbio che l’attenzione posta alle diseguaglianze sia un errore, non sono le diseguaglianze il problema ma la povertà, sostengono, come se questa non fosse un esito (forse involontario) delle diseguaglianze. Ma anche volendo prendere la questione dal punto di vista della povertà, la cosa chiara è che la povertà, nel mondo è crescente. L’assetto neo-liberista non garantisce tutti, ma molti precipita nell’indigenza.
Ma che dire delle guerre combattute e non mai finite per il controllo delle materie prime? E delle guerre già in corso per l’acqua e quelle molto prossime per il cibo? L’Africa sta dentro la globalizzazione e verso gli altri continenti scarica i disastri che quella ha generato. L’alternanza in America Latina di governi democratici, dittature militari, politiche populiste, e ogni forma di sperimentazione politica effettuata dagli USA, condanna un altro continente all’instabilità, al potere della criminalità, alla sottomissione e povertà.
I “respingimenti” in Australia e che si vorrebbero imporre anche nel Mediterraneo, che figura emblematica della “nostra” democrazia offrono? Della nostra disponibilità all’accoglienza?
I venti pericolosi di guerra che hanno soffiato nel vecchio continente (ex Jugoslavia) e che oggi ricominciano a soffiare nel confronto-scontro tra Europa e Usa da una Parte e Russia dell’altra. E le ricorrenti tensioni in Asia tra il blocco (che periodicamente tende a disarticolarsi) Usa-Giappone e Cina.
Per non parlare della miserevole figura dell’Europa nei riguardi della Grecia. Gli aiuti umanitari sono uno scandalo ma raccontano una storia di arroganza, direi per fino di avarizia, travestita da “regole”.
Cosa devono fare di più i vari Merkel, Hollande, Obama, Puttin, Xi Jnping, ecc. e, nel suo piccolo, anche Matteo Renzi, per rendere esplicito che l’assetto sociale neo-liberista è foriero di disastri. Cosa devono fare di più per dimostrarci che l’assetto democratico ormai è stato ridotto ad un ameba? Altro che garantire i diritti di cittadinanza: l’obiettivo è quello di ridurli fino a cancellarli.
L’ottimismo è figlio di questa evidenza; chi non vuole vedere non basta che chiuda gli occhi, se li deve fasciare e magari infilare la testa sotto la sabbia.
Ma l’evidenza non basta, lo sappiamo per esperienza storica. Ma ecco che una carica di ottimismo viene da quello che succede nell’”altro” mondo. Molta gente non solo tira fuori la testa dalla sabbia, ma comincia a guardare con gli occhi spalancati. Comincia a prendere coscienza che un’altra società pare possibile, o almeno che gli idoli della società attuale possono e devono essere abbattuti.
Mi pare che tre fiumi carsici attraversano questa nostra società mondiale. Il primo possiamo individuarlo con il fiume delle libertà composito ma che esprime la volontà di rompere gli schemi precostituiti, si va dalle donne e ragazze di Teheran, agli studenti cinesi, dalla rivendicata liberta di “fine vita”, alla libertà d’amare senza naturalismi in Occidente ma non solo, dalla libertà di parola in Russia, alla libertà nella ricerca scientifica.  
Il secondo fiume potrebbe essere denominato fiume del bisogno esso è composto da tutti i movimenti che a livello mondiale rivendicano il diritto alla vita, assume sfaccettature diverse, dal diritto alla terra, in molti paesi dell’America Latina, al diritto al lavoro, al diritto ad un reddito minimo, lotte per il salario, ecc.
Il terzo è il fiume del governo, non si tratta di una semplice volontà di partecipare ma si ritiene che le forme della democrazia così come conosciuta e consolidata non pare più adeguata. Controlli, regole di alternanza, bilanci partecipati, ecc. sono le prime esperienze di una presa del potere che segue pensieri diversi.
Questi fiumi viaggiano in parallelo, qualche volta si incontrano, talvolta si scontrano,  ma è chiaro che quando si uniranno, o meglio si unificheranno saranno travolgenti. Non c’è da teorizzare, non c’è da costruire modelli, non solo ma quello che abbiamo pensato forse serve a poco nel concreto, ma forse qualche idea di metodo la offre.
Tutto precipita domani? Non so e non credo (e mi dispiace!), i grandi sommovimenti non sempre sono prevedibili (e programmabili). È certo che le istituzioni non hanno più niente da dare se non guai; è certo che le organizzazione politiche nel loro insieme costituiscono una diga; è certo che nuove organizzazioni politiche dovranno essere sperimentate e sedimentate; è certo che “nuovi pensieri” dovranno essere espressi. Ottimista si ma tutto è molto complicato.
Non il referendum in Grecia è stato importante, ma importante la grande partecipazione popolare, la grande spinta che il referendum ha dato. Non la vittoria di Podemos in Spagna è stata importante, ma l’evidenza che un cambio era possibile.
I singoli episodi di questo movimento mondiale sono importanti perché esprimono una grande spinta libertaria e di autoconsapevolezza: dicono no alla zuppa autoritaria offerta sotto diverse forme. Per esempio in Grecia hanno detto no ai dettati della troica; le donne curde che combattono contro il califfato dicono no all’oppressione travestita da religione e contemporaneamente dicono qualcosa anche ai loro uomini; gli spagnoli hanno detto no ad una politica di austerità ma contemporaneamente mettono in campo nuovi pensieri. Tutto facile, no, tutto molto complicato, ma oggi mi sento di sorridere (per quello che vale).   
   

    

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