Diario 172
23 – 29 aprile 2012
- Il finanziamento ai partiti: equivoco e illusione
- Meno tasse e più crescita. Ma!
- Citazioni: nel bene e nel male
Il finanziamento ai
partiti: equivoco e illusione
Il finanziamento pubblico ai partiti è il grande tema. Ormai
tutti, pi pare, sono d’accordo sui seguenti termini: è necessario (da questo si
scosta, sembra, Alfano); va ridotto, a partire dalla quota in scadenza; il suo
uso deve essere trasparente e controllato.
Ciascuno di questi temi meriterebbe una trattazione a sè,
per le implicazione, per i meccanismi necessari da attivare, per gli esiti, per
il significato che assumerebbe (nella visione “proprietaria” della politica e
dei partiti Bossi può dire che i soldi ricevuti sono della Lega e ne può fare
quello che vuole, anche buttarli dalla finastra. Solo che la lega li ha buttati
in tasche improprie). Ma tralasciamo
dicendo che non si può non essere che d’accordo sui temi maggioritari.
Ma veniamo all’equivoco e all’illusione: mi pare che si creda
che questo sia un provvedimento, quando e se arriverà, che risolverà la
disistima e la disaffezione dei partiti da parte dell’opinione pubblica.
Errore.
Quello del finanziamento è un livello secondario, anche se
appare uno dei principali. Quella verso i partiti è crisi di credibilità politica. I lavoratori, i
disoccupati, i giovani, i pensionati, gli omosessuali, gli studenti, gli atei,
i laici … li sentono “morti”, politicamente morti. Non in grado, cioè, di
un’analisi della società al punto in cui siamo (tutti ripetono, per esempio la
stessa analisi della crisi); tutti hanno la stessa vaga terapia. E si capisce
che l’una e l’altra non corrispondono alla realtà.
Non sono in grado di elaborare una prospettiva di
trasformazione della società, mentre alla maggioranza appare evidente che di
una profonda trasformazione c’è necessità, e una parte pensa che esistono,
oltre le necessità anche le opportunità per questa trasformazione.
La retorica parolaia ha stancato e non incanta più; i
piccoli aggiustamenti sembrano sempre più quello che sono troppo spesso le “toppe” peggio del buco. Sembra che cresca la consapevolezza dell’imbroglio che sta alla
base del “modello unico”, senza alternative. Per riporre fiducia nei partiti
non guardiamo all’ingegneria istituzionale, né alla riforma della ….. ma si
aspetta un disegno di prospettiva sociale,
di un nuovo meccanismo di crescita. Chiara evidenza con chi si sta, da cui devono discendere scelte, proposte, iniziative,
nuove regole, … coerenti. Destra e sinistra non sono scomparsi, esse vivono negli
interessi dei più e dei meno, così come non è scomparsa la lotta di classe.
Che una qualche riforma del finanziamento possa risolvere la
crisi di popolarità dei partiti è una terribile illusione. Dio fa impazzire chi
vuole perdere.
Meno tasse e più crescita.
Ma!
Visto che il paese e l’Europa si avvia verso una profonda
recessione, visto che la popolazione ha finito i buchi nella cintura, tutti
invocano la crescita. Ma nonostante le esperienze recenti, nonostante i
fallimenti recenti la crescita proposta è legata a doppio filo ad una gestione
economica liberista. Meno tasse e più crescita è il convincimento dei partiti
che appoggiano Monti e il suo governo tecnico. Su questo indirizzo hanno
presentato una mozione in Parlamento. Il ragionamento che li muove e
banale: meno tasse, più consumi, più
investimenti e il meccanismo riparte. Ma … l’economia (reale) è sottoposta alla
pressione della speculazione finanziaria; meno tasse significa nell’immediato
più debito pubblico, altro che pareggio di bilancio, già il rapporto debito PIL
quest’anno, grazie alla cura Monti è cresciuto, quindi nuova ondata
speculativa. Ma no, non sono così
sprovveduti. Meno tasse devono essere accompagnate da dismissioni (ci sono molti
che aspettano a bocca aperta e stropicciandosi le mani che finalmente si …
dismetta), ed ancora si suggerisce la riduzione della spesa pubblica per
finanziare la riduzione delle tasse (una sorta di partita di giro). Cosa vuol
dire riduzione della spesa pubblica? Licenziamenti (prepensionamenti non sono
più possibili, aumenterebbero gli esodati)? riduzione dei consumi pubblici? O
che altro? Provvedimenti con effetti
depressivi (si possono ridurre le spese pubbliche, ma non se si vuole la
crescita).
Inoltre la riduzione delle tasse a chi? Ai pensionati, alle
fasce deboli, alle industrie, ai ricchi? Silenzio, su questo sono in
disaccordo.
Ma se questo pensano i partiti italiani della maggioranza,
altri sono le cure che si prospettano.
Mario Draghi, anch’egli preoccupato per la crescita, prospetta
la continuazione lungo la linea del rigore, ma insistendo sulle riforme
strutturali (ancora mercato del lavoro? ancora pensioni?) e sulle
liberalizzazioni. In questo modo si aumenterebbe la competitività del sistema
Europa con l’attesa di grandi benefici.
Monti propone, oltre a sostenere, ovviamente, la
continuazione sulle riforme di struttura e le liberalizzazioni, ci aggiunge, di
fatto, un piccolo imbroglio (stile il Tremonti dell’epoca berlusconiana):
investimenti in infrastrutture che migliorano la competitività, ma scorporando
la quota di questi investimenti
pubblici dal calcolo del deficit e del debito. Meraviglia che dopo tanto
parlare (e operare) per riguadagnare la fiducia della finanza internazionale
con la serietà e il risanamento del bilancio, si propone un giochetto contabile
che certo non denota serietà e finge il risanamento del bilancio.
La realtà è che dentro la gabbia liberista non c’è né
spazio, né logica, né possibilità di crescita. Se si fosse capace di aprire gli
occhi sarebbe possibile assumere provvedimenti da cui aspettarsi buoni
risultati.
Le tasse: non c’è il problema di ridurle in forma generica,
ma di ridurle e aumentarle in forma selettiva: meno tasse a chi meno ha, più
tasse a chi più ha. È banale, ma questa è la strada. La patrimoniale, che non
sia quella sulla prima casa, ma sui veri grandi patrimoni. Una manovra fiscale,
che accompagnata con la lotta all’evasione, aumenti le entrate pubbliche e sia più equa nella sua distribuzione.
Il debito: sul default pochi cani sono d’accordo,
prendiamone atto, ma si può operare per ristrutturare questo debito, o almeno
una sua parte, in moda da poter disporre di risorse aggiuntive.
Le risorse “liberate” vanno impiegate sia sotto forma di
investimenti diretti pubblici che sotto forma di investimenti fermamente
controllati dal pubblico, verso una nuova riorganizzazione produttiva
dell’economia del paese. Nuova negli indirizzi, nuova nella tecnologia, nuova
nelle prospettive, nuova nei consumi, nuova nell’organizzazione del lavoro e nella
sua distribuzione, nuova nella costruzione di una società solidale, equa e
garanzia di futuro. Cioè, detto
banalmente, il contrario di quella dove ci stanno portando la speculazione
finanziaria e i “tecnici”.
Citazioni: nel bene e
nel male
Giorgio Airaudo,
Il Manifesto, 24 aprile 2012
“I lavoratori hanno dimostrato di poter discutere alla pari
con il governo” (a conclusione
dell’incontro tra il ministro Fornero e i lavoratori dell’Alenia)
Rossana Rossanda,
Il Manifesto, 25 aprile 2012
“In verità il duo franco-tedesco che ha diretto quest’anno
l’Europa senza alcuna legittimità sta subendo un fiero colpo. Se passa
Hollande, se si considera che anche Angela Merkel è già meno forte, dell’Italia
non si occupa nessuno, e che l’apparentemente inossidabile Olanda è entrata in
questi giorni in apnea, l’ipotesi più verosimile è che si incrina in Europa il
fronte dell’austerità”.
Pierluigi Bersani,
Corriere della Sera, 25 aprile 2012
“Se il paese tira la cinghia, la politica la deve stringere
due volte”
Mario Monti, La Repubblica, 25 aprile
2012
“Niente di più sbagliato, che alimentare il falso mito di un
allentamento del rigore finanziario. Siamo ancora a rischio ed è bene che tutti
i cittadini abbiano chiare le conseguenze di quello che sarebbe potuto accadere
se non fossimo intervenuti” (ma non
eravamo fuori? I cittadini misurano anche quello che è accaduto con
l’intervento e si domandano con sempre maggiore apprensione se non vi era altra
strada che pestare i più e difendere i meno)
Tomàs Maldonado, La Repubblica, 25 aprile
2012
“Un grande filosofo diceva che c’è spazio per tutti nel
grande banchetto della vita. Ma se questo vale per il design, non può valere
per l’architettura. Qui divento intollerante. Stanno distruggendo le città con
orribili grattacieli autocelebrativi, come accade nelle monarchie assolute o
nei regimi religiosi”.
Mario Monti, Corriere della Sera, 26 aprile 2012
“Non esistono facili vie d’uscita, né scorciatoie per
superare questa dura fase di crisi, frutto amaro del fatto che per un lungo
periodo il sistema politica ha alimentato in noi italiani l’illusione di poter
vivere al di sopra dei nostri mezzi” (e,
no! Da un tecnico come Monti ci si aspetterebbero meno banalità. Gli italiani
hanno vissuto al di sotto dei loro
mezzi. Se non avessimo avuto l’evasione fiscale nota, né la corruzione nota,
avremmo potuto vivere meglio e con un debito infinitamente minore)
Susanna Camusso, La Repubblica, 26 aprile
2012
“Monti non sta facendo un buon lavoro perché ha annunziato
un programma di rigore, equita e crescita
e vediamo solo il rigore”.
Mario Monti, La Repubblica, 26 aprile
2012
“Dobbiamo trovare il modo di parlare direttamente ai
cittadini su quello che intendiamo fare…. Se qualcuno pensa di zavorrare il
governo sappia che non ci faremo condizionare” (Ci mancava il richiamo diretto al “popolo”, chiamati cittadini. Nessun
condizionamento politico al governo. La sinistra è avvisata, sarà mezza
salvata? Non si sa.)
Valentino Parlato,
Il Manifesto 27 aprile 2012
“Mio nonno, che non sapeva chi fosse Keynes, mi ripeteva:
miseria fa crescere miseria. Parole sante e, aggiungo, che il rigore tende ad
avvicinarsi al rigor mortis. Insomma
sarebbe ora di avere il coraggio di finirla con i miti rigoristici e suicidi”
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