domenica 6 maggio 2012

Diario 173


Diario 173
30 aprile 6 maggio

  • Una buona sepoltura
  • La prossima manovra finanziaria c'è già
  • W le banche: un pasticcio targato PD
  • Un vero… professore
  • Finanziamento dei partiti
  • Citazioni: nel bene e nel male

Una buona sepoltura
La dimensione assunta dalla finanza nel nostro sistema economico è assimilabile ad un’infezione di Aids, con danni per tutto il corpo sociale. Si può guarire? Alcuni sono speranzosi in nuove cure, altri si affidano alle cure tradizionali che in qualche caso hanno avuto buoni esiti. Ma la maggior parte dei medici non riconoscono la malattia e sono convinti che il malessere sarà superato dalla reazione spontanea del corpo: cure palliative è aspettano. Ma intanto la malattia fa il suo corso e dilaga.
Tuttavia un sistema sociale non fa eutanasia, resiste anche da morto e ammorba l’aria fino a quando non venga seppellito. Quello che si impone è una buona sepoltura, ma tutti hanno timore. Ma ad un certo punto la società reagirà, non può vivere in uno stato di pandemia permanente e sceglierà la cremazione.
Perché arrivare a tanto? Perché non prendere atto della malattia? Non è detto che i cambiamenti di società debbano avvenire sempre nello stesso modo.   
Se il capitalismo avesse i secoli contati, come ha scritto Giorgio Ruffolo, questo non vuol dire che non si possa accelerarne il tramonto, onde evitare la pandemia.  

La prossima manovra finanziaria c'è già
Al governo tutti si sbracciano che non ci sarà bisogno di una nuova manovra finanziaria; non solo mentono ma ingannano. Quando nell'ultima riunione del Consiglio dei ministri si è varato il taglio alla spesa pubblica, o meglio la procedura per arrivare al taglio con la nomina di Bondi,  è stato affermato specificatamente che tali tagli sarebbero fondamentali per evitare l'aumento di due punti percentuali dell'IVA.  Aumento che comunque non è certo sia possibile scongiurare. È stato contemporaneamente affermato. Un bel modo di dire che l'incremento dell'IVA ci sarà; un incremento che vale 20 miliardi di nuova imposta. Se questa non è una manovra, cosa è?

W le banche: un pasticcio targato PD
È noto che il governo non è equanime verso i suoi debiti: privilegia soprattutto la finanza, le banche, i grandi patrimoni, in fondo i fornitori e infine i pensionati. Appare scandaloso che non paghi i propri fornitori. Alcune episodi drammatici hanno portato all’attenzione dell’opinione pubblica e dei partiti questo fenomeno. Tutti hanno la soluzione in tasca, anche il PD ha presentato una propria proposta. Che è stata ampiamente commentata e raccontata dalla La Repubblica (4 maggio).Mi sembra un vero pasticcio (non “neutrale”). La proposta prevede: la certificazione del debito; una volta che il debito è certificato esso può essere scontato in banca. Dopo un anno lo Stato rimborserà il debito alle banche con buoni del tesoro, non di nuova emissione ma acquistati sul mercato secondario.  
Il debito dello stato, comuni, ecc. sembra ammonti a 100 miliardi di euro. Scontare il credito certificato in banca corrisponde ad una perdita da parte del creditore pari all’agio preteso dalle banche; diciamo che le banche hanno un guadagno compreso tra 7 e 10 miliardi. Ah, quanto amiamo queste banche. Così la perdita del creditore non va a beneficio della collettività ma delle banche. A una anno lo Stato pagherà in buoni del tesoro comprati nel mercato secondario. Secondo problema se lo Stato non è in grado di pagare per questi buoni dovrà pagare un tasso più alto di quello di emissione con una perdita della collettività, ma a beneficio di chi? Ma delle banche che potranno vendere il buoni del tesoro in loro possesso allo stato che poi glieli rigirerà. Mistero: ma se lo stato può comprate titoli non potrebbe pagare direttamente le banche?    

Vi trasmetto, anche, una nota più tecnica del mio amico Angelo sulla proposta del PD commentata sopra.

Necessaria premessa è che si sia correttamente capito ciò che La Repubblica ha scritto e soprattutto titolato. “Le Banche paghino le imprese con Bot in garanzia”.
Iniziamo con la certificazione del credito. Che cosa significa? Se una impresa vanta un credito a meno che non si tratti di truffa, il credito è già “certificato” dai relativi documenti (ordini, fatture, documento di trasporto, ricevute,  avanzamenti lavori ecc.).
La proposta obbligherebbe alla certificazione entro un mese oltre il quale toccherebbe alla ragioneria dello stato “certificare”
Ma in caso di crediti nei confronti di ministeri, la ragioneria ha i singoli documenti necessari? E poiché a detta della “La Repubblica” (che sembra approvare l’ idea del PD Boccia) gli “enti responsabili dei ritardi nei pagamenti” sono anche: Comuni, Provincie, Regioni, Consorzi, Asl, Anas, Ferrovie dello Stato, Altri; la Ragioneria ha la documentazione per certificare anche questi crediti?
Comunque, da quanto scritto su “Repubblica” non vedo fissati limiti temporali alla Ragioneria per certificare o respingere.
Ma dando per scontato che le imprese ottengano le certificazioni entro un mese. Portarlo in banca per averlo scontato, che vuol dire?
Supponiamo pure che l’impresa non abbia già avuto finanziato quel credito particolare sia con cessione pro solvendo sia pro soluto, sia con procura all’ incasso in rem propriam, quel credito fa parte del bilancio aziendale. Tutti i fidi o i crediti che un’ impresa ha ottenuto dal mercato sono basati sui dati di bilancio di cui questi crediti sono parte sostanziale.  La cessione del credito comporta che la banca acquisisce quel credito che viene sottratto così dal complesso dell’ attivo dell’ impresa.
Rendere liquido quel tale credito, può sembrare una operazione favorevole per l’ impresa e per tutti i creditori. Ma occorre essere certi che quella liquidità “generosamente” immessa dalla banca nell’azienda non vada a coprire crediti chirografi già della banca, nel qual caso tutto diventa una operazione a danno degli altri creditori. 
Se una impresa avesse un credito nei confronti dello stato di 120.000 euro ed esposizione verso la banca di 100.000 euro,  inoltre, crediti nei confronti di clienti per altri 200.000 e debiti verso fornitori maestranze, stato ecc per altri 300.000, qual è la situazione? Facile: i crediti sono 320.000, i debiti 400.000, (per semplificare fingiamo che non ci sia magazzino) a biglie ferme se i creditori pagassero alla impresa il loro credito questa potrebbe pagare l’80% dei suoi debiti  che per la banca, in condizione di parità tra creditori ammonterebbe a 80.000 euro con un perdita di 20.000 euro.
Ma se la banca anticipa all’interesse del  10% annuale il credito dei 120.000 euro  verso lo stato consentirà una incasso di 108.000 euro 100.000 dei quali utilizzerà per estinguere il suo di credito (ammesso che non ci siano interessi già maturati e non pagati) per cui la liquidità immessa sarà di solo 8.000 euro e la situazione, a biglie ferme dopo l’ operazione sarà:  crediti nei confronti dei clienti 200.000, debiti 300.000 il che vuol dire che i creditori dell’ impresa, ammesso che i 200.000 euro vengano pagati per intero, incasserebbero solo il 66,6% invece dell’ 80% della situazione precedente, mentre le banche avrebbero il proprio  credito completamente pagato (ai danni degli altri creditori). E se tra questi creditori ci fosse pure lo stato per crediti non privilegiati, non essendo ammessa la compensazione, come Monti ha già ampiamente e con un moto d’ ira espresso pubblicamente, chi fa la figura del fesso è proprio lo stato che i suoi crediti li perde e i suoi debiti li paga..
Ma, probabilmente, ci si verrà a dire che questo tipo di operazione (chiudere con la cessione, crediti chirografi delle banche) potrebbe, per legge, essere proibita. Il che potrebbe essere vero (sulla carta). Ma è altrettanto vero che, come ha dimostrato ampiamente il commercio delle armi verso paesi ai quali non potevano vendersi, che con una semplice triangolazione si potrà facilmente aggirarla la norma.
La ditta Alfa ha un credito verso lo stato di 120.000 euro e un debito verso la ditta Beta di 100.000 euro e la ditta Beta un debito verso la banca Gamma di 100.000 euro. Che succede? Succede che la Banca Gamma da alla ditta Alfa, per cessione dei 120.000 euro, 100.000 euro. La Alfa sarà felicissima di pagare alla Beta il suo debito di 100.000 euro e la Beta, a sua volta ancora più felice di restituire alla banca Gamma il suo debito di 100.000 euro. Specialmente se poi si scopre che è la banca Gamma la vera padrona della ditta Beta.
Ma la cosa più stravagante (a mio parere) sono i tempi e le modalità di pagamento finali che lo stato, anzi che il PD, a detta di La Repubblica, immagina.
Un anno! dopo il quale se lo stato non paga, darebbe alle banche BOT comprati nel mercato secondario, che potrebbero,quindi, essere della stessa banca. Infatti si tratta di titoli non di nuova emissione (mercato primario) ma di titoli circolanti fino alla loro scadenza.
Supponiamo che la buona banca che ha fatto la cessione del credito di 100.000 euro contro 120.000 abbia  in portafoglio titoli di stato per 120.000 euro al 5%. Che succede in quel famoso anno?
Facile: la banca ha già incassato dal cedente, trattandosi di sconto, il 10% anticipato (12.000 euro) e per i titoli, nell’ anno, 6.000 euro. Totale 18.000 euro.
Se, invece, lo stato decidesse di pagare all’impresa il suo debito immediatamente  in titoli e facesse una legge per obbligare le banche all’ anticipazione con costituzione in pegno dei titoli stessi, cosa accadrebbe nell’ anno famoso sulla base degli stessi tassi ipotizzati prima?
L’impresa nell’anno avrebbe pagato alle banche un tasso del 10% ma non anticipatamente, in quanto potrebbe attingere alla fonte man mano che ne avesse bisogno ed in caso di disponibilità di cassa versare e fermare il pagamento degli interessi passivi  per un certo tempo mentre gli interessi dei titoli posti in pegno apparterrebbero all’ impresa stessa. Nel peggiore dei casi, l’impresa,  pagherebbe nell’ anno 12,000 euro di interessi passivi, ma acquisirebbe 6.000 euro di interessi attivi, quindi con un vantaggio di 6,000 euro, che non sarebbe una cattiva mossa in vista della tanto desiderata ed auspicata “crescita”.

Un vero… professore
Il professor Mario Monti è un vero professore, nella parte di questa dizione che significa anche la capacità di imparare (oltre che di insegnare).
Con ira nella recente conferenza stampa, ha stigmatizzato i partiti, in particolari quelli che propongano individuali e cervellotiche compensazioni tra crediti e debiti d’imposta. Allusione esplicita alla proposta di Alfano e del PDL.
Il giorno dopo, viste le reazioni, il professore Monti a dichiarato che la sua esternazione non si riferiva ad Alfano, che ha il diritto di fare proposte.
Un vero politico: sono stato frainteso. Bene, la strada è chiara e il solco tracciato.

Finanziamento dei partiti
Vi trasmetto la proposta del mio amico Fiorenzo
Francesco ti propongo una riforma del finanziamento che tutti citano come negativa ma che a me sembra la più razionale: i partiti si finanziano con il 5 per mille delle dichiarazioni dei redditi, qualsiasi altra forma di finanziamento pubblico o privato è reato.
Questo permetterebbe:
1.       Di avere una forma di finanziamento partecipata;
2.       Di forzare i partiti a stare con la gente e non solo con le cordate elettorali (il rischio del non finanziamento sarebbe elevato);
3.       Di rispettare il referendum e non avere forme di finanziamento pubblico ma privato (ogni singolo cittadino decide);
4.       Di avere una soglia di finanziamento  individuale (il 5 per mille appunto)
Insomma un sacco di cose buone per la democrazia. Perché alla nostra cara sinistra non piace questa proposta? Forse si sentono incapaci di fare politica attiva?
Io sinceramente non capisco
Ciao

Citazioni: nel bene e nel male
Chiara Saraceno, La Repubblica, 30 aprile 2012
“La scuola italiana richiede più, non meno investimenti”

Giuliano Pisapia, Corriere della Sera, 30 aprile 2012
“Sono sate fatte scelte che in molti casi, invece di colpire che ha già, finiscono per toccare sempre gli stessi, per esempio i lavoratori e gli enti locali. I tagli ai Comuni impediscono di dare risposte di sviluppo e di aiuto concreto ai cittadini. Perché non si sono toccati i grandi patrimoni? Si sarebbe evitato di tartassare che è già in difficoltà: i lavoratori dipendenti, i piccoli imprenditori, gli artigiani e i precari”

Armando Petrucci, La Repubblica 1 maggio 2012
“Ha presente la foto di Gino Bartali e Fausto Coppi che si passano la borraccia? Era durante una tappa tour, mi pare nel 1949. Nessuno ha mai capito chi sporgesse la borraccia a chi. Ecco questo è l'insegnamento: io passavo la borraccia perché ero tenuto a farlo, loro (gli studenti) me l'hanno ripassata altrettante volte. Ma quello che ho ricevuto mi sembra di più”.


Mario Monti, Il Sole 24 Ore, 2 maggio 2012
“Per la crescita ci vuole tempo. Non aspettiamoci troppo dalla riforma del lavoro” (è una vera consolazione sentire queste parole. Allora era solo una provocazione?)

A. Alesina e F. Giavazzi, Corriere della sera, 3 maggio 2012
“Il governo sembra non rende4rsi conto che l’Italia rischia di avvitarsi in una spirale di tasse, recessione, deficit e ancora più tasse. Purtroppo i dati sulla crescita del primo trimestre potrebbero essere una brutta sorpresa per i mercati” (Sulla cura, il nuovo tecnico consulente del governo – F. Giavazzi – la sa lunga: taglio dello stato sociale. Credo in accordo con il cattolicissimo governo tecnico.)

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