Diario 173
30 aprile 6 maggio
- Una buona sepoltura
- La prossima manovra finanziaria c'è già
- W le banche: un pasticcio targato PD
- Un vero… professore
- Finanziamento dei partiti
- Citazioni: nel bene e nel male
Una buona sepoltura
La dimensione assunta dalla finanza nel nostro sistema
economico è assimilabile ad un’infezione di Aids, con danni per tutto il corpo
sociale. Si può guarire? Alcuni sono speranzosi in nuove cure, altri si
affidano alle cure tradizionali che in qualche caso hanno avuto buoni esiti. Ma
la maggior parte dei medici non riconoscono la malattia e sono convinti che il
malessere sarà superato dalla reazione spontanea del corpo: cure palliative è
aspettano. Ma intanto la malattia fa il suo corso e dilaga.
Tuttavia un sistema sociale non fa eutanasia, resiste anche
da morto e ammorba l’aria fino a quando non venga seppellito. Quello che si
impone è una buona sepoltura, ma tutti hanno timore. Ma ad un certo punto la
società reagirà, non può vivere in uno stato di pandemia permanente e sceglierà
la cremazione.
Perché arrivare a tanto? Perché non prendere atto della
malattia? Non è detto che i cambiamenti di società debbano avvenire sempre
nello stesso modo.
Se il capitalismo avesse i secoli contati, come ha scritto
Giorgio Ruffolo, questo non vuol dire che non si possa accelerarne il tramonto,
onde evitare la pandemia.
La prossima manovra
finanziaria c'è già
Al governo tutti si sbracciano che non ci sarà bisogno di
una nuova manovra finanziaria; non solo mentono ma ingannano. Quando
nell'ultima riunione del Consiglio dei ministri si è varato il taglio alla
spesa pubblica, o meglio la procedura per arrivare al taglio con la nomina di
Bondi, è stato affermato
specificatamente che tali tagli sarebbero fondamentali per evitare l'aumento di
due punti percentuali dell'IVA. Aumento che comunque non è certo sia
possibile scongiurare. È stato contemporaneamente affermato. Un bel modo di dire che l'incremento
dell'IVA ci sarà; un incremento che vale 20 miliardi di nuova imposta. Se
questa non è una manovra, cosa è?
W le banche: un
pasticcio targato PD
È noto che il governo non è equanime verso i suoi debiti:
privilegia soprattutto la finanza, le banche, i grandi patrimoni, in fondo i
fornitori e infine i pensionati. Appare scandaloso che non paghi i propri
fornitori. Alcune episodi drammatici hanno portato all’attenzione dell’opinione
pubblica e dei partiti questo fenomeno. Tutti hanno la soluzione in tasca,
anche il PD ha presentato una propria proposta. Che è stata ampiamente
commentata e raccontata dalla La
Repubblica (4 maggio).Mi sembra un vero pasticcio (non
“neutrale”). La proposta prevede: la certificazione del debito; una volta che
il debito è certificato esso può essere scontato in banca. Dopo un anno lo
Stato rimborserà il debito alle banche con buoni del tesoro, non di nuova
emissione ma acquistati sul mercato secondario.
Il debito dello stato, comuni, ecc. sembra ammonti a 100
miliardi di euro. Scontare il credito certificato in banca corrisponde ad una
perdita da parte del creditore pari all’agio preteso dalle banche; diciamo che
le banche hanno un guadagno compreso tra 7 e 10 miliardi. Ah, quanto amiamo
queste banche. Così la perdita del creditore non va a beneficio della
collettività ma delle banche. A una anno lo Stato pagherà in buoni del tesoro
comprati nel mercato secondario. Secondo problema se lo Stato non è in grado di
pagare per questi buoni dovrà pagare un tasso più alto di quello di emissione
con una perdita della collettività, ma a beneficio di chi? Ma delle banche che
potranno vendere il buoni del tesoro in loro possesso allo stato che poi glieli
rigirerà. Mistero: ma se lo stato può comprate titoli non potrebbe pagare
direttamente le banche?
Vi
trasmetto, anche, una nota più tecnica del mio amico Angelo sulla proposta del
PD commentata sopra.
Necessaria premessa è che si sia
correttamente capito ciò che La
Repubblica ha scritto e soprattutto titolato. “Le Banche
paghino le imprese con Bot in garanzia”.
Iniziamo con la certificazione del credito.
Che cosa significa? Se una impresa vanta un credito a meno che non si tratti di
truffa, il credito è già “certificato” dai relativi documenti (ordini, fatture,
documento di trasporto, ricevute,
avanzamenti lavori ecc.).
La proposta obbligherebbe alla certificazione
entro un mese oltre il quale toccherebbe alla ragioneria dello stato
“certificare”
Ma in caso di crediti nei confronti di
ministeri, la ragioneria ha i singoli documenti necessari? E poiché a detta
della “La Repubblica”
(che sembra approvare l’ idea del PD Boccia) gli “enti responsabili dei ritardi
nei pagamenti” sono anche: Comuni, Provincie, Regioni, Consorzi, Asl, Anas,
Ferrovie dello Stato, Altri; la
Ragioneria ha la documentazione per certificare anche questi
crediti?
Comunque, da quanto scritto su “Repubblica”
non vedo fissati limiti temporali alla Ragioneria per certificare o respingere.
Ma dando per scontato che le imprese
ottengano le certificazioni entro un mese. Portarlo in banca per averlo
scontato, che vuol dire?
Supponiamo pure che l’impresa non abbia già
avuto finanziato quel credito particolare sia con cessione pro solvendo sia pro soluto,
sia con procura all’ incasso in rem
propriam, quel credito fa parte del bilancio aziendale. Tutti i fidi o i
crediti che un’ impresa ha ottenuto dal mercato sono basati sui dati di
bilancio di cui questi crediti sono parte sostanziale. La cessione del credito comporta che la banca
acquisisce quel credito che viene sottratto così dal complesso dell’ attivo
dell’ impresa.
Rendere liquido quel tale credito, può
sembrare una operazione favorevole per l’ impresa e per tutti i creditori. Ma
occorre essere certi che quella liquidità “generosamente” immessa dalla banca
nell’azienda non vada a coprire crediti chirografi già della banca, nel qual
caso tutto diventa una operazione a danno degli altri creditori.
Se una impresa avesse un credito nei
confronti dello stato di 120.000 euro ed esposizione verso la banca di 100.000
euro, inoltre, crediti nei confronti di
clienti per altri 200.000 e debiti verso fornitori maestranze, stato ecc per
altri 300.000, qual è la situazione? Facile: i crediti sono 320.000, i debiti
400.000, (per semplificare fingiamo che non ci sia magazzino) a biglie ferme se
i creditori pagassero alla impresa il loro credito questa potrebbe pagare l’80%
dei suoi debiti che per la banca, in
condizione di parità tra creditori ammonterebbe a 80.000 euro con un perdita di
20.000 euro.
Ma se la banca anticipa all’interesse
del 10% annuale il credito dei 120.000
euro verso lo stato consentirà una
incasso di 108.000 euro 100.000 dei quali utilizzerà per estinguere il suo di
credito (ammesso che non ci siano interessi già maturati e non pagati) per cui
la liquidità immessa sarà di solo 8.000 euro e la situazione, a biglie ferme
dopo l’ operazione sarà: crediti nei
confronti dei clienti 200.000, debiti 300.000 il che vuol dire che i creditori
dell’ impresa, ammesso che i 200.000 euro vengano pagati per intero,
incasserebbero solo il 66,6% invece dell’ 80% della situazione precedente,
mentre le banche avrebbero il proprio credito
completamente pagato (ai danni degli altri creditori). E se tra questi
creditori ci fosse pure lo stato per crediti non privilegiati, non essendo
ammessa la compensazione, come Monti ha già ampiamente e con un moto d’ ira
espresso pubblicamente, chi fa la figura del fesso è proprio lo stato che i
suoi crediti li perde e i suoi debiti li paga..
Ma, probabilmente, ci si verrà a dire che
questo tipo di operazione (chiudere con la cessione, crediti chirografi delle
banche) potrebbe, per legge, essere proibita. Il che potrebbe essere vero
(sulla carta). Ma è altrettanto vero che, come ha dimostrato ampiamente il
commercio delle armi verso paesi ai quali non potevano vendersi, che con una
semplice triangolazione si potrà facilmente aggirarla la norma.
La ditta Alfa ha un credito verso lo stato di
120.000 euro e un debito verso la ditta Beta di 100.000 euro e la ditta Beta un
debito verso la banca Gamma di 100.000 euro. Che succede? Succede che la Banca Gamma da alla ditta Alfa,
per cessione dei 120.000 euro, 100.000 euro. La Alfa sarà felicissima di pagare alla Beta il suo
debito di 100.000 euro e la Beta,
a sua volta ancora più felice di restituire alla banca Gamma il suo debito di
100.000 euro. Specialmente se poi si scopre che è la banca Gamma la vera padrona
della ditta Beta.
Ma la cosa più stravagante (a mio parere)
sono i tempi e le modalità di pagamento finali che lo stato, anzi che il PD, a
detta di La Repubblica,
immagina.
Un anno! dopo il quale se lo stato non paga,
darebbe alle banche BOT comprati nel mercato secondario, che potrebbero,quindi,
essere della stessa banca. Infatti si tratta di titoli non di nuova emissione (mercato
primario) ma di titoli circolanti fino alla loro scadenza.
Supponiamo che la buona banca che ha fatto la
cessione del credito di 100.000 euro contro 120.000 abbia in portafoglio titoli di stato per 120.000
euro al 5%. Che succede in quel famoso anno?
Facile: la banca ha già incassato dal
cedente, trattandosi di sconto, il 10% anticipato (12.000 euro) e per i titoli,
nell’ anno, 6.000 euro. Totale 18.000 euro.
Se, invece, lo stato decidesse di pagare
all’impresa il suo debito immediatamente
in titoli e facesse una legge per
obbligare le banche all’ anticipazione con costituzione in pegno dei titoli
stessi, cosa accadrebbe nell’ anno famoso sulla base degli stessi tassi
ipotizzati prima?
L’impresa nell’anno avrebbe pagato alle
banche un tasso del 10% ma non anticipatamente, in quanto potrebbe attingere
alla fonte man mano che ne avesse bisogno ed in caso di disponibilità di cassa
versare e fermare il pagamento degli interessi passivi per un certo tempo mentre gli interessi dei
titoli posti in pegno apparterrebbero all’ impresa stessa. Nel peggiore dei
casi, l’impresa, pagherebbe nell’ anno
12,000 euro di interessi passivi, ma acquisirebbe 6.000 euro di interessi
attivi, quindi con un vantaggio di 6,000 euro, che non sarebbe una cattiva
mossa in vista della tanto desiderata ed auspicata “crescita”.
Un
vero… professore
Il professor Mario Monti è un vero
professore, nella parte di questa dizione che significa anche la capacità di
imparare (oltre che di insegnare).
Con ira nella recente conferenza stampa, ha
stigmatizzato i partiti, in particolari quelli che propongano individuali e
cervellotiche compensazioni tra crediti e debiti d’imposta. Allusione esplicita
alla proposta di Alfano e del PDL.
Il giorno dopo, viste le reazioni, il
professore Monti a dichiarato che la sua esternazione non si riferiva ad
Alfano, che ha il diritto di fare proposte.
Un vero politico: sono stato frainteso. Bene,
la strada è chiara e il solco tracciato.
Finanziamento
dei partiti
Vi
trasmetto la proposta del mio amico Fiorenzo
Francesco
ti propongo una riforma del finanziamento che tutti citano come negativa ma che
a me sembra la più razionale: i partiti si finanziano con il 5 per mille delle
dichiarazioni dei redditi, qualsiasi altra forma di finanziamento pubblico o
privato è reato.
Questo
permetterebbe:
1. Di
avere una forma di finanziamento partecipata;
2. Di
forzare i partiti a stare con la gente e non solo con le cordate elettorali (il
rischio del non finanziamento sarebbe elevato);
3. Di
rispettare il referendum e non avere forme di finanziamento pubblico ma privato
(ogni singolo cittadino decide);
4. Di
avere una soglia di finanziamento individuale (il 5 per mille appunto)
Insomma un
sacco di cose buone per la democrazia. Perché alla nostra cara sinistra non
piace questa proposta? Forse si sentono incapaci di fare politica attiva?
Io
sinceramente non capisco
Ciao
Citazioni: nel bene e
nel male
Chiara Saraceno, La Repubblica, 30 aprile
2012
“La scuola italiana richiede più, non meno investimenti”
Giuliano Pisapia,
Corriere della Sera, 30 aprile 2012
“Sono sate fatte scelte che in molti casi, invece di colpire
che ha già, finiscono per toccare sempre gli stessi, per esempio i lavoratori e
gli enti locali. I tagli ai Comuni impediscono di dare risposte di sviluppo e
di aiuto concreto ai cittadini. Perché non si sono toccati i grandi patrimoni?
Si sarebbe evitato di tartassare che è già in difficoltà: i lavoratori
dipendenti, i piccoli imprenditori, gli artigiani e i precari”
Armando Petrucci, La Repubblica 1 maggio
2012
“Ha presente la foto di Gino Bartali e Fausto Coppi che si
passano la borraccia? Era durante una tappa tour, mi pare nel 1949. Nessuno ha
mai capito chi sporgesse la borraccia a chi. Ecco questo è l'insegnamento: io
passavo la borraccia perché ero tenuto a farlo, loro (gli studenti) me l'hanno
ripassata altrettante volte. Ma quello che ho ricevuto mi sembra di più”.
Mario Monti, Il
Sole 24 Ore, 2 maggio 2012
“Per la crescita ci vuole tempo. Non aspettiamoci troppo
dalla riforma del lavoro” (è una vera
consolazione sentire queste parole. Allora era solo una provocazione?)
A. Alesina e F.
Giavazzi, Corriere della sera, 3 maggio 2012
“Il governo sembra non rende4rsi conto che l’Italia rischia
di avvitarsi in una spirale di tasse, recessione, deficit e ancora più tasse.
Purtroppo i dati sulla crescita del primo trimestre potrebbero essere una
brutta sorpresa per i mercati” (Sulla
cura, il nuovo tecnico consulente del governo – F. Giavazzi – la sa lunga:
taglio dello stato sociale. Credo in accordo con il cattolicissimo governo
tecnico.)
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