domenica 22 aprile 2012

Diario 170


Diario 170
8 – 15 aprile 2012


  • Santanchè, ma ne abbiamo proprio bisogno?
  • Finanziamento pubblico della politica
  • Qualcuno non sapeva?
  • Chi si rivede: lo spread
  • Vanità
  • Sempre sul pasticcio Palermo
  • Citazioni: nel bene e nel male

Santanchè, ma ne abbiamo proprio bisogno?
Ci preoccupiamo della crisi, della disoccupazione, dei giovani, della borsa, dello spread, delle pensioni, dei prezzi, insomma abbiamo molti motivi per preoccuparci, in questa congiuntura può naturalmente venire voglia di alzare le spalle e considerare irrilevante quello che la signora Santanchè dice a proposito di un presunto parallelo tra la Minetti e Nilde Iotti. Errore. La signora Santanchè, infatti, esprime un sentire comune, che speriamo non sia maggioritario nel paese. Un sentire volgare, stupido, disinformato, aggressivo, velleitario, esibizionista e da basso fondo. Quello di cui il paese non avrebbe bisogno, ma che resta una costante nella nostra storia. Quelle della Santanchè sono braccia sottratte alla lavanderia, ma forse inadatte anche a quel mestiere perché destinate a ben altro. 

Finanziamento pubblico della politica
Continuiamo con le ipocrisie. Eppure se volessero sarebbe tutto molto facile. Intanto una drastica riduzione del “rimborso”. Risorse che, comunque,  potrebbero essere usate solo per la propaganda politica e al massimo (per un 30%)  per sedi, solo in affitto, e personale (con contratti regolari). Ogni elargizione privata dovrebbe essere segnata, riconoscibile e resa pubblica e nessun potrà elargire somme superiori a 1.000 € (ad eccezione degli eletti che potrebbero devolvere parte della loro remunerazione al partito di appartenenza tramite delega ufficiale all’ente pagatore). I bilanci sottoposti annualmente alla verifica contabile e di congruità da parte della Corte dei Conti. 
Ma nonostante quello che avviene nel paese a tutte le latitudine i “partiti” sembrano insensibili. Dio fa impazzire chi vuole perdere.

Qualcuno non sapeva?
Sembra poco credibile che all’interno della Lega il gruppo dirigente non sapesse e non fosse, in qualche modo, partecipe della “cattiva” gestione dei fondi pubblici. Chi è stato Ministro degli interni non può essere sorpreso e non pare credibile con la scopa in mano.
Il vecchio e malato Bossi apparentemente fa un figurone, non salva il figlio; viene il sospetto, tuttavia,  che come Crono mangia i propri figli per cercare di mantenere il potere.

Chi si rivede: lo spread
Quanti, compreso il prof. Monti, speravano di avere risolto i problemi della speculazione finanziaria hanno dovuto ricredersi. Contro di essa non solo non si è fatto niente, ma in una certo senso è stata messa in sicurezza (pagata e garantita).
In compenso la crisi si fa ogni giorno più pesante e nonostante tutte le dichiarazioni contrarie all’orizzonte si intravede una nuova manovra, che sarà inutile, ma che sicuramente alimentera la depressione economica.
Non è necessario essere rettore della Bocconi, né essere emerito professore di economia, né riconosciuto tecnico di grande valore, tanto da avere affidata la missione di “salvare l’Italia”, per applicare la semplice regola che il governo privilegia: se c’è bisogno di risorse si aumentino le imposte. Quella nuova imposta sulla benzina per finanziare la Protezione civile, sembra proprio uno scherzo 

Vanità
Il Presidente del consiglio ha resistito molto poco, ora ha ceduto alla vanità. Dopo la vita della sua famiglia in due puntate su Chi, dopo l’intervista della moglie al direttore sempre di Chi, ora la ricerca di qualcuno che curi la sua “immagine”, cade, pare, sul cantante Jovanotti. Ma l’immagine di un tecnico, per lo più chiamato a salvare il paese, come ama ripetere, non è correlata alle sue “opere”?, che bisogno c’è di avere un consulente per l’immagine?
Questa caduta nel regno della “vanità”, potrebbe avere un’altra spiegazione: Monti si è convinto del suo fallimento e cerca riparo nella costruzione di un’immagine fasulla. 
 
Sempre sul pasticcio Palermo
Ricevo dai miei amici Emilio e Claudio queste note su Palermo che trasmetto  a tutti (quella di Emilio un po’ tagliata per ragioni di spazio). Segue un mio commento. 
Mentre il centrodestra ha già i suoi candidati, tre, e le sue strategie, il dopo primarie per il centrosinistra sembra senza via d’uscita. Eppure il quadro non dovrebbe essere difficile da decifrare. La consultazione del 4 marzo, ha indicato, al di là di quel che si può dire sul condizionamento e l’ inquinamento di quel voto, una divisione dell’elettorato in tre parti pressocchè uguali. Dal punto di vista formale, Fabrizio Ferrandelli, ha superato tutte le prove e si è aggiudicato la consultazione. Dal punto di vista politico, è ormai chiaro che questo risultato, non è stato accettato da quasi tutte le forze politiche che le primarie hanno promosso, né da una parte, non  facilmente stimabile, degli elettori delle primarie. In molti, anche tra coloro che hanno sostenuto candidati diversi da Ferrandelli, non riescono  a spiegarsi  perché non venga accettato quel voto da parte di chi è stato sconfitto. E gli argomenti utilizzati da chi vuole difendere l’esito delle primarie appaiono convincenti.  Non credo che discutere ancora sull’inquinamento del voto presso i seggi  porti molto lontano. … Il punto in discussione continua ad essere sempre lo stesso. Una parte largamente maggioritaria del gruppo dirigente del Pd, in Sicilia, ma non solo, ritiene utile, possibile e giusto puntare ad alleanze tattiche e strategiche con il terzo polo e l’ Mpa. Peraltro l’inedita maggioranza del governo Monti va, seppure in ragione dell’emergenza, perfino oltre quell’alleanza. Questa linea, come dicevo, largamente maggioritaria nel gruppo dirigente del Pd, seppure con accenti e diversificazioni comunque irrilevanti dal punto di vista sostanziale, si traduce nella condivisione da parte di quel partito, di contenuti, scelte concrete e stili di governo del tutto sovrapponibili a quelli che il centrodestra ha praticato e il centrosinistra contrastato. Basti pensare alle imbarazzanti frequentazioni del capo del governo regionale o ai criteri di scelta adottati per tutte le nomine. Le altre forze politiche del centrosinistra ritengono, al contrario, non utile, non possibile, non giusta quella linea. E in ogni caso, non qui, non ora. …. A questo punto le elezioni amministrative possono essere un’ utile occasione di verifica. Le primarie sono ormai alle spalle. Il centrosinistra può scegliere una strada difficile, ma politicamente chiara, mettendo in campo le due opzioni politiche. E’ del tutto verosimile infatti, almeno ad oggi, che a Palermo, si andrà al ballottaggio. Fabrizio Ferrandelli, anche al di là delle sue intenzioni e dei convincimenti sinceri dei singoli elettori che lo hanno sostenuto, può rappresentare quella linea di apertura a terzo polo ed Mpa, che i suoi sponsor … gli chiedono di garantire. Un altro candidato, potrebbe, dovrebbe rappresentare, invece, l’altro punto di vista del centrosinistra, quello che non contempla alleanze e maggioranze del tipo di quelle che tengono in vita il governo Lombardo. E’ presumibile che il candidato tra i due che prevarrà al primo turno, sarà quello che alla fine si confronterà al ballottaggio con il candidato del centrodestra. Non credo ci siano  altre strade politicamente praticabili dopo il pasticcio delle primarie. … Perseguire l’unità è sempre giusto, finché è possibile. Unità nella diversità, come una volta si diceva, va bene. Ma unità nell’ambiguità. No, grazie.     
Emilio Arcuri
Queste riflessioni di Emilio sono state scritte prima che Orlando si candidasse. Adesso che, piaccia o no, si è candidato, è lui che rappresenta (con tutti i suoi limiti) la seconda opzione. La scelta di Sel (che localmente si è spaccata) di appoggiare Ferrandelli – presa per eccesso di tatticismo e/o sotto il ricatto del Pd di far saltare tutti i tavoli delle primarie – complica le cose ma non convince. La situazione è difficile e non sono ottimista, ma in questo quadro l’unica scelta possibile mi sembra quella di appoggiare Orlando, sperando che arrivi lui al ballottaggio.
Claudio Riolo         
Le argomentazioni di Emilio e Claudio mi sembrano motivate e in astratto condivisibili, ma non convincenti. Mi pare di capire che ambedue si sono “chiamati fuori” dalle primarie e da questo punto di vista “argomentano”. La politica siciliana è stata sempre molto complicata, quindi non escludo di non capire. Parto da una considerazione: dopo la disastrosa gestione del centro-destra esisteva la concreta possibilità che il centro sinistra fosse riconosciuto come un’alternativa positiva e desiderata. Insomma la vittoria dello schieramento di centro-sinistra era dato per scontato.
Qui si innescano le primarie. I molti, forse troppi, candidati erano tutti politicamente riconoscibili , le due anime di cui parla Emilio, se corretta la sua interpretazione, preesistevano alle primarie. Chi si siede al tavolo del gioco delle primarie sa (o dovrebbe sapere) chi sono i giocatori e, l’esperienza insegna, nessuno può presumere di essere il vincitore, si tratta infatti di un gioco con altissima incertezza. Partendo da queste considerazioni mi pare che se un giocatore, anche con nobili motivazioni politiche, rovescia il tavolo, mostra il pregiudizio con il quale si era seduto a giocare.
Ora le cose, secondo Emilio e Claudio sono chiare e non ambigue. Sarà vero? Intento grazie alla folla di candidati sindaci (11 mi pare) è scongiurato che il centro destra vinca al primo turno, ed è molto probabile che uno dei due candidati del centro-sinistra vada al ballottaggio. A questo punto cosa succede? Intanto dopo la rottura e il significato politico che essa ha sarà già un problema se la parte del centro sinistra soccombente voti a favore della parte vincente. Ma, ammettiamo che questo aspetto sia superato: non si ripresenta l’ambiguità che si è pensato di eliminare con la rottura?     

Citazioni: nel bene e nel male

Guido Rossi, Il Sole 24 Ore, 8 aprile 2012
“è stupefacente pertanto che dalla crisi del capitalismo finanziario non si sia tratto finora alcun insegnamento per proporre una seria disciplina dei mercati finanziari come era avvenuto con Roosvelt dopo la crisi del ’29. Anzi, gli adepti alla religione della deregolamentazione e del mercato libero sono pronti ancora a sostenere che non è stata la deriva finanziaria che ha creato una bolla speculativa, che ivi rimane, superiore a circa dieci volte il Pil mondiale, cioè il lavoro dell’umanità, bensi il desiderio spasmodico degli americani di possedere una casache avrebbe originato i subprime mortgages, nonché l’ambizione di organizzare le Olimpi de che avrebbe rovinato la Grecia…. Finirebbe così l’incredibile paradosso attraverso il quale gli Stati e le Banche centrali, coi denari dei contribuenti, salvano le grandi istituzioni finanziarie, alimentandone la speculazione”.

A proposito di Rosy Mauro, La Repubblica, 12 aprile 2012
“Trovo vergognoso il modo con cui i capetti della Lega assetati di sangue, si sono accaniti come un branco di selvaggi nei confronti della Mauro, che pur ben conoscono e che oggi le si scagliano contro solo per ripulirsi la coscienza” Paola Concia
“ La Mauro è stata bruciata sul rogo come le fattucchiere di Salem per purificare la comunità padana” Flavia Perini
“Opportunità politica a parte, far dimettere Rosi Mauro evoca con intollerabili accenti maschilisti la necessità di una capra espiatoria” Margherita Boniver
Al Senato siedono inquisiti,condannati, sospettati, tra questi non sfigura certo Rosy Mauro. Una strega? No, certo (a Salem ci sono stati anche uomini impiccati per stregoneria), ma sicuramente non una santa e certamente non una martire.  Certo che i capetti leghisti sono quello che sono, ma di questi lei è parte (non è “fuori”), certo che il loro fare pulizia e un modo per nascondere le loro colpe, ma politicamente non mi pare che la Mauro sia al di fuori di questo stile politico compreso un atteggiamento forcaiolo. Non so se ha approfittato dei soldi pubblici dati alla Lega come rimborso, non so se sono serviti a lei  al suo inconsistente sindacato;  la sua ansia per avere una laurea fasulla dice qualcosa di politico; i suoi amori non interessano, ma una difesa, quasi d’ufficio, perché donna è comprensibile ma forse eccessiva.    






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