Diario
169
2-8
aprile 2012
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Mercato del lavoro
(Ichino)
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Fine della lega
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Palermo … pasticcio
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La fede … in piazza
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Citazioni: nel bene e
nel male
Mercato
del lavoro (Ichino)
Secondo il presidente del consiglio il
disegno di legge sul mercato del lavoro è una “riforma storica” (la retorica
non è mai finita). Intanto Monti non mi pare possa essere sicuro che la riforma
esca dalle Camere così come entrata (anche a dispetto dell’impegno dei tre
segretari ABC), inoltre di storico in
questa riforma c’è solo il peggioramento degli ammortizzatori sociali (per
pagare i quali saranno attivate nuovi prelievi fiscali). L’aspetto storico, se
si vuole, è il mantenimento, sostanziale, dell’art. 18. Molto poco è previsto
per la riduzione del precariato, i numerosi contratti di precarizzazione
restano vigenti, ecc.
Quello che impressione è la duttilità
“politica” di Monti. Si potrebbe sostenere che il presidente del consiglio
abbia adotta la filosofia del “tiriamo a
campare” a parole odiata). Sulla cancellazione del “reintegro” Monti-Fornero
erano disposti a giocarsi la loro credibilità, il futuro del paese con gli
investitori stranieri che premevano alle frontiere aspettando solo la
cancellazione di tale reintegro e, soprattutto, le poltrone. Ma poi,
sicuramente per il bene del paese, ci hanno ripensato.
Non ci si può fidare nemmeno dei
tecnici.
La meraviglia delle meraviglie è
costituita dai due articoli che il senatore Ichino (tecnico oltre che senatore)
ha pubblicato sul Corriere della Sera con la sua ricetta per risolvere il
problema del “lavoro”: il lavoro c’è, sentenzia, quello che manca è l’attività
istituzionale per fare incontrare domanda e offerta e per la qualificazione
dell’offerta. Il senatore ha mai letto le statistiche della disoccupazione in
Italia? Il senatore Ichino ha letto le statistiche della Cassa integrazione? Il
senatore Ichino ha letto le statistiche delle
imprese che chiudono? Certo le azioni proposte non sono inutili, ma nel
migliore dei casi possono risolvere il problema di qualche migliaio di persone,
e il resto?
L’impressione che si fa sempre più strada
e che a tutti questi, sicuramente armati di buoni propositi, che si occupano
del lavoro non interessano proprio i lavoratori e gli aspiranti tali.
Fine della
lega
Quando capitava di ascoltare, in vaporetto, in autobus o per strada,
militanti della Lega veniva spontanea la riflessione che, nonostante alcuni
personaggi al di la del male, come il sindaco di Treviso, la Lega era l’unico partito nel
quale la dirigenza era meglio della base. Ma quello che è avvenuto nei giorni
scorsi mette in evidenza che era un’impressione sbagliata.
Non mi riferisco soltanto alla corruzione
e all’uso improprio di fondi “partici”, quando alla cultura che emerge da tutto
questo cataclisma. Una sottocultura non
solo volgare ma impastata con quanto di peggio si possa immaginare;
sottomissioni, subornazione, negromanzia, cerchi magici, familismo, bisogno di
legittimazione con “pezzi di carta” comprati a caro prezzo, ecc. La corruzione
sembra la parte “nobile” di tutta questa storia. Del resto a partire dal Dio
Po, dal rito dell’acqua, ecc. non ci si poteva aspettare, uno potrebbe
pensare, niente di diverso. Di diverso
c’è che quei riti , le mascherate
celtiche, ecc. non era folclore per un popolo sempliciotto, ma, tragicamente,
una vera “fede”, con i relativi cascami culturali, alla quale aderiva anche
gran parte del gruppo dirigente. In questo, in un certo senso, sta la tragica
onesta della Lega, con alcuni profittatori.
La “politica”, si può pensare, non ha che
da guadagnare dalla caduta della Lega, non credo che sia cosi, il modo della
caduta, non politica ma giudiziaria, costituisce un ulteriore alimento delle
opinioni anti-partito e del discredito della classe dirigente.
Palermo …
pasticcio
Il clima che si respira a Palermo (10 e
forse 12 candidati sindaci) non pare favorevole alla sinistra. L’egotismo è un
male oscuro che offusca intelligenze e senso politico, ed esalta le …
prerogative personali. C’erano pochi dubbi circa la possibilità che la sinistra
potesse conquistare il governo della città,
dopo una gestione disastrosa del centro destra, ora è difficilissimo che
ciò possa avvenire. Il rigetto di una parte dei risultati delle primarie è
fuori da ogni regola e da ogni considerazione politica (quasi un riflesso maschilista
dell’amore: tu sei mia e non puoi essere di nessuno, muori). Non è una novità
il masochismo politico della sinistra viene da lontano e ci porterà dove non
vorremmo andare.
Ma il fiorire delle liste (più o meno
civiche, “Palermo ti amo”) è insieme velleitario e pericoloso, esalta
l’indifferenziato riferimento alla città, gli interessi contrapposti
spariscono, il progetto, quando esiste,
è generico, non incisivo e indeterminato, ma basato sul cambiamento delle
“persone” (gli onesti, i puri, ecc.), come se bastasse, non un risveglio della
comunità ma l’affermazione velleitaria dell’antipolitica.
La fede …
in piazza
No, non è bello, che gli uomini politici
e soprattutto di governo mettano in piazza le loro “devozioni”; mi è noto che
la “fede” è un’arma politica, ma immaginavo che la devozione fosse più privata,
più riservata, una cosa personale, un rapporto diretto con il santo
intermediario, e come tale da tenere al riparo dai fari della mondanità.
Non è così. San Francesco, il poverello
di Assisi, è caro a Monti, Riccardi, Profumo, Clini e Catania; Sant’Agostino è
caro a Passera; Santa Barbera è prediletta da Di Paola; San Luca da Terzi;
Ornaghi prega San Lorenzo; mentre Balduzzi si porta avanti con Giuseppe
Lazzati, futuro beato; Severino e Cancellieri la Madonna i due versioni di
Pompei e di Vergine; Giarda Santa Caterina.
Ci sono delle assonanze: il
pauperizzatore Monti il poverello d’Assisi, come pure Clini, ambiente in
ricordo forse di “sorella acqua …”, e Catania, agricoltura. Un po’ preoccupante
mi pare la devozione del ministro della difesa per Santa Barbara.
Se fosse permesso a un non credente una
preghiera, mi rivolgerei a questi santi,
beati e madonne perché veglino sui loro
protetti durante le riunione del Consiglio dei ministri onde evitare loro, pur
nel rispetto del libero arbitrio, di fare sciocchezze e per avere cura della
“povera gente”.
Il Sindaco
… peripatetico
Dopo avere fatto il Sindaco a Salemi
(Trapani), consiglio comunale sciolto per infiltrazione mafiosa, Vittorio Scarbi
si candida adesso a sindaco di Cefalù. Si potrebbe dire un uomo impegnato per
il bene collettivo, o un presuntuoso senza limiti che finisce per lasciarsi utilizzare da gruppi non sempre lindi. Come dire,
nonostante la sua indubbia intelligenza, un “utile idiota”.
Citazioni:
nel bene e nel male
Chiara
Saraceno, La Repubblica, 3 aprile 2012
“Allargando lo sguardo agli altri punti,
aumenta tuttavia il numero degli aspetti problematici. … Ma ce n’è uno che è
passato stranamente sotto silenzio. Riguarda il punto 7 della bozza del
governo, dal titolo Interventi per una maggiore inclusione delle donne nella
vita economica” (lo “stranamente” è sicuramente
ironico, non può disconoscere tutti vogliono le donne a casa)
Emma
Marcegaglia, La Repubblica, 6 aprile 2012
“Con le modifiche apportate nella manovra
all’art 18 le imprese assumeranno di meno e l’occupazione diminuirà” (gli
storici del futuro si domanderanno quale annebbiamento dell’intelligenza abbia
preso tutti a proposito dell’art. 18, e quali fossero gli interessi reali in
gioco)
Susanna Camusso, La Repubblica, 6 aprile
2012
“Trovo particolarmente grave che sia
stata detto che i giovani sarebbero stati al centro della riforma e invece sono
stati solo usati, come sulle pensioni. La legge non crea posti di lavoro” (devo dire che se una legge potesse creare
posti di lavoro, sarebbe tutto risolto).
Rosi Mauro, La Repubblica, 8 aprile
2012
“Voglio godermi la Pasqua in pace” (con mago Merlino?)
Mario
Monti, La Repubblica, 8 aprile 2012
“Lo scopo principale della riforma del
lavoro è porre rimedio alla disoccupazione giovanile, una volta che tutti
avranno dismesso le lenti del corporativismo lo riconosceranno e parteciperanno
allo sforzo collettivo” (a quando il
professore dismette le lenti liberiste e di narcisio?)
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