domenica 22 aprile 2012

Diario 169


Diario 169
2-8 aprile 2012
·        Mercato del lavoro (Ichino)
·        Fine della lega
·        Palermo … pasticcio
·        La fede … in piazza
·        Citazioni: nel bene e nel male

Mercato del lavoro (Ichino)
Secondo il presidente del consiglio il disegno di legge sul mercato del lavoro è una “riforma storica” (la retorica non è mai finita). Intanto Monti non mi pare possa essere sicuro che la riforma esca dalle Camere così come entrata (anche a dispetto dell’impegno dei tre segretari ABC), inoltre  di storico in questa riforma c’è solo il peggioramento degli ammortizzatori sociali (per pagare i quali saranno attivate nuovi prelievi fiscali). L’aspetto storico, se si vuole, è il mantenimento, sostanziale, dell’art. 18. Molto poco è previsto per la riduzione del precariato, i numerosi contratti di precarizzazione restano vigenti, ecc.
Quello che impressione è la duttilità “politica” di Monti. Si potrebbe sostenere che il presidente del consiglio abbia adotta la filosofia  del “tiriamo a campare” a parole odiata). Sulla cancellazione del “reintegro” Monti-Fornero erano disposti a giocarsi la loro credibilità, il futuro del paese con gli investitori stranieri che premevano alle frontiere aspettando solo la cancellazione di tale reintegro e, soprattutto, le poltrone. Ma poi, sicuramente per il bene del paese, ci hanno ripensato.
Non ci si può fidare nemmeno dei tecnici.   
La meraviglia delle meraviglie è costituita dai due articoli che il senatore Ichino (tecnico oltre che senatore) ha pubblicato sul Corriere della Sera con la sua ricetta per risolvere il problema del “lavoro”: il lavoro c’è, sentenzia, quello che manca è l’attività istituzionale per fare incontrare domanda e offerta e per la qualificazione dell’offerta. Il senatore ha mai letto le statistiche della disoccupazione in Italia? Il senatore Ichino ha letto le statistiche della Cassa integrazione? Il senatore Ichino ha letto le statistiche delle  imprese che chiudono? Certo le azioni proposte non sono inutili, ma nel migliore dei casi possono risolvere il problema di qualche migliaio di persone, e il resto?
L’impressione che si fa sempre più strada e che a tutti questi, sicuramente armati di buoni propositi, che si occupano del lavoro non interessano proprio i lavoratori e gli aspiranti tali.

Fine della lega
Quando capitava di ascoltare,  in vaporetto, in autobus o per strada, militanti della Lega veniva spontanea la riflessione che, nonostante alcuni personaggi al di la del male, come il sindaco di Treviso, la Lega era l’unico partito nel quale la dirigenza era meglio della base. Ma quello che è avvenuto nei giorni scorsi mette in evidenza che era un’impressione sbagliata.
Non mi riferisco soltanto alla corruzione e all’uso improprio di fondi “partici”, quando alla cultura che emerge da tutto questo cataclisma.  Una sottocultura non solo volgare ma impastata con quanto di peggio si possa immaginare; sottomissioni, subornazione, negromanzia, cerchi magici, familismo, bisogno di legittimazione con “pezzi di carta” comprati a caro prezzo, ecc. La corruzione sembra la parte “nobile” di tutta questa storia. Del resto a partire dal Dio Po, dal rito dell’acqua, ecc. non ci si poteva aspettare, uno potrebbe pensare,  niente di diverso. Di diverso c’è che quei riti ,  le mascherate celtiche, ecc. non era folclore per un popolo sempliciotto, ma, tragicamente, una vera “fede”, con i relativi cascami culturali, alla quale aderiva anche gran parte del gruppo dirigente. In questo, in un certo senso, sta la tragica onesta della Lega, con alcuni profittatori.
La “politica”, si può pensare, non ha che da guadagnare dalla caduta della Lega, non credo che sia cosi, il modo della caduta, non politica ma giudiziaria, costituisce un ulteriore alimento delle opinioni anti-partito e del discredito della classe dirigente.

Palermo … pasticcio
Il clima che si respira a Palermo (10 e forse 12 candidati sindaci) non pare favorevole alla sinistra. L’egotismo è un male oscuro che offusca intelligenze e senso politico, ed esalta le … prerogative personali. C’erano pochi dubbi circa la possibilità che la sinistra potesse conquistare il governo della città,  dopo una gestione disastrosa del centro destra, ora è difficilissimo che ciò possa avvenire. Il rigetto di una parte dei risultati delle primarie è fuori da ogni regola e da ogni considerazione politica (quasi un riflesso maschilista dell’amore: tu sei mia e non puoi essere di nessuno, muori). Non è una novità il masochismo politico della sinistra viene da lontano e ci porterà dove non vorremmo andare.
Ma il fiorire delle liste (più o meno civiche, “Palermo ti amo”) è insieme velleitario e pericoloso, esalta l’indifferenziato riferimento alla città, gli interessi contrapposti spariscono, il progetto, quando esiste,  è generico, non incisivo e indeterminato, ma basato sul cambiamento delle “persone” (gli onesti, i puri, ecc.), come se bastasse, non un risveglio della comunità ma l’affermazione velleitaria dell’antipolitica.

La fede … in piazza
No, non è bello, che gli uomini politici e soprattutto di governo mettano in piazza le loro “devozioni”; mi è noto che la “fede” è un’arma politica, ma immaginavo che la devozione fosse più privata, più riservata, una cosa personale, un rapporto diretto con il santo intermediario, e come tale da tenere al riparo dai fari della mondanità.
Non è così. San Francesco, il poverello di Assisi, è caro a Monti, Riccardi, Profumo, Clini e Catania; Sant’Agostino è caro a Passera; Santa Barbera è prediletta da Di Paola; San Luca da Terzi; Ornaghi prega San Lorenzo; mentre Balduzzi si porta avanti con Giuseppe Lazzati, futuro beato; Severino e Cancellieri la Madonna i due versioni di Pompei e di Vergine; Giarda Santa Caterina.
Ci sono delle assonanze: il pauperizzatore Monti il poverello d’Assisi, come pure Clini, ambiente in ricordo forse di “sorella acqua …”, e Catania, agricoltura. Un po’ preoccupante mi pare la devozione del ministro della difesa per Santa Barbara.
Se fosse permesso a un non credente una preghiera,  mi rivolgerei a questi santi, beati e madonne perché  veglino sui loro protetti durante le riunione del Consiglio dei ministri onde evitare loro, pur nel rispetto del libero arbitrio, di fare sciocchezze e per avere cura della “povera gente”.   

Il Sindaco … peripatetico
Dopo avere fatto il Sindaco a Salemi (Trapani), consiglio comunale sciolto per infiltrazione mafiosa, Vittorio Scarbi si candida adesso a sindaco di Cefalù. Si potrebbe dire un uomo impegnato per il bene collettivo, o un presuntuoso senza limiti che finisce per  lasciarsi utilizzare  da gruppi non sempre lindi. Come dire, nonostante la sua indubbia intelligenza, un “utile idiota”.

Citazioni: nel bene e nel male
Chiara Saraceno,  La Repubblica, 3 aprile 2012
“Allargando lo sguardo agli altri punti, aumenta tuttavia il numero degli aspetti problematici. … Ma ce n’è uno che è passato stranamente sotto silenzio. Riguarda il punto 7 della bozza del governo, dal titolo Interventi per una maggiore inclusione delle donne nella vita economica” (lo “stranamente” è sicuramente ironico, non può disconoscere tutti vogliono le donne a casa)

Emma Marcegaglia, La Repubblica, 6 aprile 2012
“Con le modifiche apportate nella manovra all’art 18 le imprese assumeranno di meno e l’occupazione diminuirà”  (gli storici del futuro si domanderanno quale annebbiamento dell’intelligenza abbia preso tutti a proposito dell’art. 18, e quali fossero gli interessi reali in gioco)

 Susanna Camusso, La Repubblica, 6 aprile 2012
“Trovo particolarmente grave che sia stata detto che i giovani sarebbero stati al centro della riforma e invece sono stati solo usati, come sulle pensioni. La legge non crea posti di lavoro” (devo dire che se una legge potesse creare posti di lavoro, sarebbe tutto risolto). 

Rosi Mauro, La Repubblica, 8 aprile 2012
“Voglio godermi la Pasqua in pace” (con mago Merlino?)

Mario Monti, La Repubblica, 8 aprile 2012
“Lo scopo principale della riforma del lavoro è porre rimedio alla disoccupazione giovanile, una volta che tutti avranno dismesso le lenti del corporativismo lo riconosceranno e parteciperanno allo sforzo collettivo” (a quando il professore dismette le lenti liberiste e di narcisio?)

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