domenica 1 aprile 2012

Diario 167 19 – 26 marzo 2012

Diario 167

19 – 26 marzo 2012

- Art. 18 non Tabù ma Totem

- L'attacco all'università continua

- La mala sanità

- Pasticcio palermitano

- Campania: speculazione e incoscienza

- Citazioni: nel bene e nel male



Art. 18 non Tabù ma Totem

Il Presidente Monti e il ministro Fornero, che ormai gode per gli appellativi che a le3i si riferiscono come donna “di ferro”, hanno ripetuto fino alla nausea che nella riforma del mercato del lavoro non dovevano e potevano esserci dei tabù. Giunti ora ad una tappa della vicenda, l'ultima si svolgerà in Parlamento, è chiaro che per questo governo l'abbattimento dell'artico 18 era l'evento da offrire al loro totem: il liberismo.. E' stato presentato travestito (lo chiede l'Europa), si sono usati toni ricattatori (nessun investimento internazionale fino a quando c'è l'art. 18), l'hanno vestito con i panni della necessità e opportunità (il mercato si aprirà, l'occupazione crescerà, ecc.). Tutto questo non si capisce perché, se non per una violenza ideologica liberista: il lavoro è merce (senso de3lla cosa alla quale si è anche ribellata la chiesa, costringendo la Cils a qualche marcia indietro). L'art. 18 è una disposizione sacrosanta, di dignità e di senso, un principio che da anni si cerca di abbattere nonostante che nel funzionamento del mercato del lavoro il suo ruolo sia modesto. Il mercato c'entra poco, è il simbolismo del potere che prevale.

Ma Monti, come già altre volte rilevato, è un allievo (politico) con grande facilità di apprendimento. Dopo tutte le rigidità: la riforma è questa e non si tocca. Ma dopo questa categorica affermazione ecco la seconda linea: il Parlamento può approvarla, può bocciarla, o può cambiarla, ma non dice quale cambiamento il suo governo è disposto a “sopportare” (mani libere secondo convenienza?).

Mi pare che questa epica e storica riforma, frutto di lacerazioni (in più quelle che devono ancora venire) sia, in realtà, del tutto fuori luogo e tempo. Essa parte da presupposto che prima o dopo, tra due o tre anni, il meccanismo economico riprenderà come prima. La mia convinzione non è questa.

Se si fosse voluto guardare con occhi aperti al futuro e alla relazione futura tra processo economico e società allora le questioni da affrontare per quanto attiene al mercato del lavoro avrebbero dovuto essere ben altre.

Intanto la testa non doveva essere voltata all'indietro e impegnata a “pagare” il passato. Ammesso che il debito si debba pagare perché non ristrutturarlo in modo da avere risorse per guardare al futuro? per fare una politica industriale che potesse collocare il paese nella nuova situazione interna e internazionale? (so che non è facile, ma i … tecnici allora a che servono?). Per esempio la necessità di riqualificare l'istruzione, a tutti i livelli, e la ricerca sarebbe una priorità, altro che pagare ilo debito. Relativamente al mercato del lavoro alcune domande paiono impellenti: quale durata il lavoro? (quale è il senso di allungare il periodo per la pensione e nello stesso tempo voler promuovere l'occupazione giovanile?); Quale durata e distribuzione nell'arco della vita dell'uomo e della donna del lavoro? (tutto da giovani o si può pensare a una modulazione diversa, stabile o con sabbatici?); come promuovere la parità dei sessi? (retribuzioni, carriere, ecc.); quale e come il reddito di cittadinanza quale diritto di cittadinanza? In quale settori promuovere l'occupazione e come? Che ruolo dare all'economia pubblica?

Il problema che abbiamo davanti non è tanto trovare r gli ammortizzatori sociali adatti, ma piuttosto come disegnare una nuova “forma” di organizzazione sociale. Capisco anche che si tratta di un compito che i “tecnici” (i tecnici del governo) non capiscono, è fuori dalla portata del loro pensiero; per questo ci vuole la politica. Aspettiamo.

L'attacco all'università continua

Dopo l'avvocato Gelmini, l'ascesa alla carica di ministro dell'università di un professore che per tanti anni è stato anche rettore di un prestigioso politecnico, si sperava avrebbe migliorato le cose, speranza vana. Non solo il nuovo ministro non ha messo mano a correggere alcune storture della “riforma”, ma sembra di capire che cerca consenso per dare un altro colpo alla struttura universitaria. A questo scopo mi pare vada classificato il referendum online che il ministro a lanciato alcuni giorni fa. Un referendum è sempre una cosa buona, ma se esso fosse infirmato da preconcetti nascosti in genericità allora più che un bene sembra una furbizia. Alla domanda “ritenete necessario il possesso di uno specifico titolo di studio per l'accesso al pubblico impiego?” come si fa a rispondere? A quale pubblico impiego ci si riferisce? A quale ruolo? ecc. ma non vorrei fare l'analisi delle singole questioni poste, per soffermarmi su quello che a me sembra il senso generale dell'operazione.

In un paese che ha un deficit di laureati come il nostro l'operazione avrebbe dovuto sollecitare i giovani a “titolarsi”, il questionario al contrario fa l'operazione inversa. Invece di accettare l'esistenza di “titoli di studio nominalmente equivalenti” ma in realtà differenti, un ministro dovrebbe impegnarsi a rendere per quanto possibili i titoli di studio non solo nominalmente equivalenti ma anche sostanzialmente equivalenti. Inoltre data la moltiplicazione delle lauree magistrali ciascuna tesa, giusto lo spirito delle riforma, a cogliere fattori significativi di specificazione (al netto degli abusi noti) come si fa a giudicare l'equivalenza sostanziale?

In sostanza, in sintesi, gli obiettivi del referendum appaiono essere: ridurre la spinta verso la frequenza dell'università (di già, come dicono le statistiche in forte frenata), annullare il valore legale del titolo di studio, articolare e classificare gli atenei (o le singole facoltà o i singoli corsi di studio?) secondo una valutazione di merito con criteri oscuri (ma facilmente immaginabili di “potere”). Del resto la stessa materia valutativa per l'assegnazione delle risorse finanziarie è stata impostata con una banale importazione di criteri “internazionali”, più quantitativi che qualitativi, più burocratici che di sostanza.

Da una ministro con la sua esperienza ci si aspettava ben altro.

La mala sanità

La pagina pubblicata dal Corriere della Sera (21 marzo) con la relazione del NAS sugli ospedali è impressionante. Da Gorizia a Massa Carrara, da Roma a Cagliari, da Udine a Ragusa, ecc. è un rosario di truffe, corruzione, irregolarità, uso improprio del personale, ecc. che individuano nella sanità un bubbone nazionale. Medici, infermieri, amministratori, tutti coinvolti. Gente operata senza ragione ma solo per lucro, medici compari delle aziende farmaceutiche e delle protesi, medici e infermieri che risultano in servizio nelle strutture pubbliche mentre prestano la loro attività in cliniche private, reparti non utilizzati, ecc.

Potrebbe essere questo settore oggetto di attenzione del governo tecnico? Potrebbe essere questo settore oggetto della vigilanza popolare? C'è spazio per il risanamento e per nuove forme di governo democratico popolare. Un tempo le organizzazioni che rappresentavano la popolazione vigilavano, ora non più, riprendiamoci il diritto di vigilare, intervenire, gestire.

Pasticcio palermitano

A Palermo il centro destra aveva poche possibilità di riconquistare il comune, ma i pasticci della coalizione di centro sinistra sono tanti e tali da rendere questo evento improbabile come realizzabile.

Alle primarie Rita Borsellino ha perso di strettissima misura, nonostante l'appoggio di Bersani, ma non di tutto il Pd della città, dell'Idv, di SEL e altri, a favore di Ferrandeli. C'è stato qualche imbroglio, corretto nel riconteggio delle schede, e forse qualche “gioco politico” di troppo. Gli imbrogli no, ma la possibilità di giochi politici sta dentro le primarie aperte. Chi “gioca” alle primarie dovrebbe saperlo. Rovesciare il tavolo e contrapporre un'altra candidatura da parte degli insoddisfatti non è buona cosa. Chiedere trasparenza e compensazioni riparatorie, per così dire, nella formazione delle liste, impegnarsi per eleggere un gruppo consiliare coeso e garantisca avrebbe dovuto essere la strada, in modo da annullare eventuali giochi politici. Se non si pensasse di avere la forza per ottenere questo è altrettanto inutile pensare ad un'alternativa.

Campania: speculazione e incoscienza

La regione Campania ha in approvazione una legge per la “difesa del territorio” che rilancia la speculazione e abbatte tutte, poche per altro, difese precedenti. Permette, per esempio, ampliamenti nell'edilizia della “zona rossa” , quella delimitata come zona a rischio per la vicinanza del vulcano e per la quale era stato elaborato un piano di trasferimento di parte della popolazione insediata. Anche la costa dalla nuova normativa non ha da aspettarsi salvaguardia ma speculazione. Non c'è differenza tra destra e sinistra? Ecco un esempio.

Citazioni: nel bene e nel male

Guido Rossi, Il Sole 24 Ore, 18 marzo, 2012

“Le autorità indipendenti, quale surrogato di corpi legislativi e con grandi responsabilità nei confronti di un pubblico vastissimo sovente non rappresentato nella normale quotidiana dialettica politica, producono tuttavia inefficienza e rimangono inchiodate a una situazione di scarso comunque diffusa non democraticità. A questa si aggiunte spesso l'opacità delle loro decisioni, non sempre sufficientemente comunicate con trasparenza al pubblico, e che lasciano sovente l'interesse comune confuso e sopraffatto dall'interesse di coloro che, vigilati, trovano nelle autorità indipendenti un luogo per agire in competizione con i gruppi concorrenti, piuttosto che uno strumento per perseguire l'interesse pubblico”. (aggiungerei, come si può leggere su Corriere Economia del 19 marzo quanto scritto da Sergio Rizzo circa il conflitto di interesse che caratterizza molti membri delle Authority che provengono dal TAR o dal Consiglio di Stato, che come tali sono incaricati di giudicare le controversi tra i cittadini o imprese e le stesse Authority)

Mario Monti, Corriere Della Sera 18 Marzo 2012

“Chi gestisce la Fiat ha il diritto e il dovere di scegliere le localizzazioni più convenienti. Non ha nessun dovere di ricordarsi solo dell'Italia” “Ha rilievo che questo governo creda veramente nell'economia sociale di mercato” (il presidente Monti in due occasioni, ma nella stessa giornata ha “proclamato” queste due verità; ho l'impressione che tra le due ci sia almeno qualche elemento di contraddizione. Che nesso c'è tra la Fiata xche faccia quello che vuole e l'economia sociale di mercato?)

Ilvo Diamanti, Affari e Finanza 19 marzo 2012

“Così oggi i tecnici debbono supplire al deficit della politica , ma anche della rappresentanza. Ai limiti dei partiti: ma anche delle organizzazioni sindacali e imprenditoriali. E' chiaro che non possono durare a lungo: un governo - e un Paese – senza politica e senza rappresentanza”. (un Paese no, ma si ha l'impressione che un governo possa durare proprio a … lungo)

Elisa Fornero, La Repubblica 19 marzo 2012

“Le parti sociali soffrono e si lamentano. Confindustria si lamenta, il sindacato si lamenta, ma questa è la dimostrazione che stiamo lavorando non per una parte, ma per il Paese e per il futuro”. (un pensiero non sfiora il ministro, che se tutti sono contrari forse … sbaglia)

Marc Augé, La Repubblica, 19 marzo 2012

“E' solo il sapere che può schiuderci le porte di un domani migliore. Forse il segreto della felicità degli individui e delle società sta nel cuore delle ambizioni più vertiginose della scienza. E per realizzarle le due priorità assolute sono il potenziamento immediato dell'istruzione pubblica e il raggiungimento effettivo dell'eguaglianza tra i sessi. Detto in altre parole: l la scuola e la donna”. (citazione dedicata al ministro Profumo)

Carlo Maria Martini, Corriere della Sera, 23 marzo 2012

“Personalmente ritengo che Dio ci ha creato uomo e donna e che perciò la dottrina morale tradizionale conserva delle buone ragioni su questo punto. Naturalmente sono pronto ad ammettere che in alcuni casi la buona fede, le esperienze vissute, le abitudini contratte, l'inconscio e probabilmente anche una certa inclinazione nativa possono spingere a scegliere per sé un tipo di vita con un partner dello stesso sesso. Nel mondi attuale tale comportamento non può venire né demonizzato né ostracizzato”.

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