giovedì 1 agosto 2013

In che paese viviamo?



Fa impressione; ma da diverse settimane la politica e quindi il governo del paese è sospeso in attesa di una sentenza della Cassazione che potrebbe confermare o meno ben due sentenze, di corte di appello, che ha condannato Silvio Berlusconi, anche di reati contro lo stato (cioè contro noi).

In qualsiasi paese di media, o anche sotto media, democrazia la questione sarebbe di pertinenza soltanto ed esclusivamente del condannato il quale si sarebbe già dimesso da ogni incarico pubblico, compresa la "rappresentanza del popolo". In Italia no! si discute se l'esito della sentenza può o meno fare cadere il governo.

Tutti gli imputati si sentono perseguitati, e in un certo senso è vero, sono perseguiti dallo stato per i fatti che hanno commesso e che speravano rimanessero nascosti. Scoprire i reati ha un po' di persecuzione, ma  dopo la persecuzione c'è la condanna e questo dovrebbe bastare.

E mai possibile che se un ministro, in un altro paese, viene accusato di aver copiato in parte la sua tesi di dottorato si dimette subito e in Italia due condanne, pesanti, non spingono lo "statista" (ah!ah!) a dimettersi, ma più tosto fa calcoli su gli anni di eventuale interdizione dei pubblici uffici per potersi ricandidare e rappresentare il popolo?

Altro che santi, poeti e navigatori questo è il paese dei marioli, degli imbroglioni e dei malvessatori.

Nessun commento:

Posta un commento