Oriol Nel-lo, La
ciudad en movimiento. Crisis social y respuesta ciudadana, Diaz e Pons editores, Madrid, 2015, pp. 205 (il libro
sarà presto disponibile in edizione italiana)
Dei molteplici aspetti del pensiero di Oriol Nel-lo quello
del rapporto tra conflitti sociali e territoriali e la città (sua
organizzazione, sua vitalità, sua capacità di innovare, ecc.) costituisce un
punto di grande rilievo. Su questo tema ha pubblicato altri saggi e articoli
tra i quali voglio ricordare soltanto Aquí,
no! Els conflicttes territorials a Catalunya, del 2003, ma in questo libretto (in sedicesimo) si coglie
uno sforzo teorico di rilievo meritevole di attenzione e di riflessione. La
questione dei movimenti sociali non solo viene inserita nella fase attuale di
crisi economica, ma si prendono in considerazione le forme e i contenuti che i
recenti movimenti esprimono. Qui un primo punto di rilievo, l’autore non assume
acriticamente le nuove forme e i nuovi contenuti delle più recenti lotte, ma ne
analizza le potenzialità, ne mette in luce le contraddizioni, e le inserisce come
elemento di una trasformazione completa della città, della politica e delle
istituzioni. La fiducia nel cittadino di costruire il suo propri destino è una
costante di tutto il volume, le considerazioni critiche o le perplessità non
sfociano in una incertezza di quella che non è una speranza ma una prospettiva.
Anche quando il ragionamento si fa più critico, circa gli effetti di alcune
iniziative a generare posizioni non condivisibile, come il localismo, l’autore
mette a frutto la sua esperienza e capacità di ricercatore e politico per
individuare le ragioni di eventuali derive, ma soprattutto mette in evidenza
alcuni errori di valutazione.
Per capirci forse è utile iniziare dalla parte finale del
volume, quella che si riferisce in particolare a Barcellona. L’autore si domanda
come mai nonostante che Barcellona, che negli ultimi quaranta anni abbia goduto
di una forte miglioramento della qualità della vita, nella qualità dei servizi,
nella politica redistributiva, si presenti, paradossalmente, come una città
nella quale il movimento urbano è tra i più vigorosi della Spagna e dell’Europa,
e così capace di innovazione?
Nel-lo fornisce una risposta articolata. Intanto rifiuta
una visione semplificata dei movimenti urbani, si tratta di movimenti mutabili
e complessi e formati da gruppi sociali ciascuno dei quali ha propri obiettivi
(gli studenti, i gruppi di difesa del territorio, il movimento indipendentista,
le azioni di innovazione sociale), ma che riescono in qualche modo a
dialogare e la loro integrazione pone
rilevantemente il problema della trasformazione della città. Inoltre l’interpretazione
destra/sinistra, nazionalista spagnola/catalana, risulta inadeguata. I gruppi
non sono “compartimenti stagni”, ma esistono forte interazioni e le posizioni
politiche si mischiano a livello sociale, dell’ambito delle iniziative di
lotta, nella sperimentazione di nuove forme di socialità. In terzo luogo gli
obiettivi dei diversi movimenti pongono esplicitamente o implicitamente tre
questioni tutte rilevanti nella trasformazione della città: il patrimonio
collettivo, la giustizia spaziale, la qualità della democrazia. Bisogna inoltre
considerare la relazione che esiste tra i movimenti urbani e le istituzioni,
nessun movimento che voglia realizzare i propri obiettivi può fare a meno,
sostiene l’autore, di “conquistarsi uno
spazio istituzionale”. Infine, ed è l’aspetto decisivo: il carattere permanente
del conflitto, sua presenza sostanziale e continuativa nella vita urbana.
Con questa lettura articolata che guarda agli obiettivi,
alla permeabilità dei movimenti, alla possibilità di riportare a unità l’articolazione
degli obiettivi, allora la situazione di Barcellona più che essere paradossale
costituisce una lezione.
Ma vale la pena di tornare all’inizio del volume per dare
conto delle tematiche affrontate a
cominciare dal titolo: Città in movimento
che mi pare alludo insieme a due concetti da una parte che la città non è
ferma, stabile e immutabile, ma in continua trasformazione, e dall’altra parte
fa riferimento all’esito dei movimenti nel determinare la trasformabilità della
città. Ma il sotto titolo è fortemente indicativo Crisi sociale e risposta dei cittadini si tratta non solo di una precisazione
circa la collocazione nella fase attuale di crisi delle riflessione, ma anche
di un’opzione di politica generale e urbanistica.
Il volume è organizzato in tre parti. La prima riguarda
la relazione tra la crisi economica e la città: La città nella crisi (Urbanismo della crisi; L’importanza dello
spazio nella crisi; Aumento delle diseguaglianze e dimissione dello stato; L’economia
morale della moltitudine; Il pericolo del provincialismo spaziale; La
competitività territoriale e la città marchio; Il rinascimento del luogo e l’esaltazione
del nazionalismo; Il futuro non è scritto). La seconda riguarda i movimenti: Cittadini in movimento (Lo spazio legato
al tempo; Le nuove forme di azione collettiva; Patrimonio collettivo e beni
comuni; Una nuova tragedia dei beni comuni?; La questione della giustizia spaziale;
I movimenti di difesa del territorio; L’emergenza dell’azione per l’innovazione
sociale; Da la denunzia alla proposta). La terza, come già osservato riguarda Barcellona
(Per una geografia politica della città; Trasformazione urbana e movimento dei
cittadini; Dalla difesa del territorio all’alternativa ambientale; Dal diritto
di decidere all’indipendenza; Dalla solidarietà alla giustizia sociale).
L’ispirazione ideale, ma anche politica, ma non meno di
ricerca e di riflessione è chiaramente espressa all’inizio del volume: “Costruirsi
la propria vita, costruirla collettivamente difronte alle condizioni avverse,
costruirla insieme agli altri precisamente perché le condizioni sono avverse;
questa è, senza dubbio, una delle principali aspirazioni di tutto il movimento
sociale urbano, il quale movimento prende corpo quando, nella città, persone
comuni – costruttori di macchine, di ponti, di alimenti e di ogni altra cosa –
decidono di prendere il proprio destino nelle loro mani, a volte carichi di
indignazione, a volte di speranza, ma spesso di ambedue i sentimenti.”
I movimenti sociali urbani si distinguono, rispetto ad
altre azioni collettive perché pongono la questione urbana (residenza, servizi
collettivi, spazio pubblico, ambiente) al centro della lotta.
L’idea di Nel-lo, per quello che vale da me condivisa, è che la dinamica urbana subisce una rilevante
influenza dai movimenti sociali urbani. La città è un organismo complesso e
contradittorio, alle realizzazione della quale concorrono il potere
istituzionale, i diversi poteri economici, i tecnici, la stessa azione
culturale. Ma di questo groviglio di interessi e di interventi i movimenti
sociali urbani mettono in luce le contraddizioni, la diversa distribuzione dei
vantaggi, la sperequazione nella dotazione dei servizi e delle condizioni di
buon vivere, la segregazione, il degrado fisico e ambientale. Ma non si tratta
solo di denunzia, ma di un’azione concreta per cambiare le cose.
A questo scopo il testo si muove su due livelli fortemente
intrecciati, da un parte le specifiche condizioni di vita urbana oggi dentro la
crisi, dall’altra la reale consistenza dei movimenti urbani, il loro ruolo, la
loro più o meno rilevante efficacia.
Ma anche nella parte che riguarda l’analisi della città
nella crisi, oltre a mettere in evidenza l’aumento delle sperequazioni, i
processi di segregazione, la fuga dello Stato dalle propri responsabilità, l’autore
rileva come i germi della crisi possono far maturare pericolose soluzioni e reazioni. Non condivide il processo di
esaltazione dei “luoghi”, fino a farne dei “marchi” e sviluppare una
concorrenza tra le città, ma lo preoccupa anche l’esaltazione del localismo e
del nazionalismo.
Così come se i movimenti sociali urbani possono essere positivamente
giudicati, questo non esclude una loro analisi critica. Non si tratta della
ricerca del pelo nell’uovo, ma piuttosto di un atteggiamento politico attento
agli esiti, all’evoluzione delle esperienze, al ruolo che di fatto possono
giocare nella trasformazione della città.
Così nell’analisi del movimento per i beni comuni, molto
sostenuto nel nostro paese, e quelle delle esperienze di innovazione sociale, l’autore
ne assume tutto il carico innovativo, ma ne mette in evidenza limiti e
contradizioni.
In conclusione l’autore se da una parte considera i
movimenti sociali urbani fondamentali per la trasformazione della città in
questa fase di restringimento delle possibilità, della privazione di risorse,
della sempre più marcata diseguaglianza e, in sostanza, anche di crisi delle
democrazia, dall’altra parte prende atto che i movimenti come si presentano in Europa
e soprattutto nell’Europa del sud, non mostrano ancora quella capacità che la
situazione richiederebbe. Le pratiche di innovazione sociale, la difesa di
situazioni particolari, e le articolate e variegate (ma spesso frammentate)
iniziative, per poter diventare “movimento” devono esprimere una forte capacità
di cambiar, come hanno iniziato a fare, la loro natura: da difensivi, come richiesto
dalla crisi economica, devono diventare offensive e devono assumere il carattere
fondamentalmente politico, anche perché sono politiche le questioni che pongono
(equità e democrazia).
Volendo fare una sintesi mi pare come il libro di Oriol
Nelo-lo sia molto apprezzabile perché, in modo sintetico, ma estremamente
chiaro, da una parte fa vedere come la crisi economica esasperi le questioni antiche e ne fa nascere di nuove circa
la qualità della vita urbane; dall’altra parte analizza “cosa si muove” nei
movimenti in ambito urbano, mettendone in evidenza virtù e limiti, e, infine, chiarisce che per affrontare le questioni che
la crisi pone e che i movimenti si pongono, è necessario integrare le varie esperienze e, soprattutto,
che il movimento assuma carattere eminentemente
politico. Ma non si tratta di una posizione da “grillo parlante” quanto
piuttosto di una ragionamento affidato ad affilati strumenti di analisi e alla
capacità di aderire ai movimenti senza abbandonare la capacità critica che
rende tutto trasparente.
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