Roma, la corruzione,
le parole
Diario n. 287
Ennesima grande
retata a Roma. Lucravano anche sulla miseria
L’opinione
pubblica dovrebbe essere contenta dell’ennesima retata romana di politici, imprenditori,
amministratori, ecc. per corruzione. Questa fa seguita a quella di qualche
tempo fa.
Ma
come può reagire l’opinione pubblica, la gente, l’uomo della strada a questa
ennesima notizia? Sono ipotizzabili i seguenti modi: contento e felice. Finalmente si fa
pulizia. Oppure: tutti uguali, tutti i partiti implicati, la politica fa
schifo. All’ottimismo della prima reazione si contrappone un qualunquismo
giustificato della seconda.
Io
credo, non ho elementi di sostegno, che la reazione prevalente sia: va bene, chi
sa ancora quante cose da scoprire! Uno scetticismo che si fonda sull’arroganza
e sullo spirito di impunità che caratterizza questi personaggi (e forse gli
altri).
Solo
la convinzione dell’impunità giustifica le tracce, ma che dico tracce, lasciate
dagli inquisiti della corruzione. Nessuna cautela, nessun accorgimento, tutto
detto e dettato al telefono, tutto scritto nelle delibere.
E
ributtante che una parte, consistente, della truffa lucrasse sulla miseria,
sulla povertà, sugli immigrati chiusi nei centri di accoglienza.
Sono
sicuro che quanti implicati, senza implicare la Chiesa, sono tutti cattolici, chi non lo è in Italia,
ma si tratta di una fede di facciata, che non determina comportamenti
conseguenti, ma piuttosto può servire per fare meglio gli … affari.
Le parole, le
aspirazioni, gli strumenti
Ho
trovato la pubblicazione della ricerca demoscopica fatta fare da La Repubblica
sul “linguaggio del nostro tempo”, cioè sulle parole che agli intervistati suscitavano
speranza di futuro o allontanamento dal passato. Certo nello scegliere le
parole non necessariamente l’intervistato avanzava un ragionamento, ma
piuttosto indicava un sentimento, una sensazione.
Si
potrebbe essere tranquilli i nostri concittadini, da questo campione rappresentati,
hanno molti buoni sentimenti, tra le parole del futuro troviamo l’ambiente,
combattere la disoccupazione, premiare il merito, la ripresa, la qualità della
vita, le riforme, il bene comune, Papa Francesco. Insomma i nostri concittadini
si muovono in una dimensione di speranza e di un futuro di alta qualità.
Ma
chi legge, qualche ragionamento deve farlo, se questi sono i sentimenti
positivi bisogna che si dia corpo a chi, a quale istituzione, a quale potere
affidare questa speranza. I sentimenti dei nostri concittadini in questo sono
altrettanti drastici buttano al macero i partiti, i politici, i sindacati, lo
Stato, e neanche il Presidente della Repubblica e la Chiesa stanno molto bene.
Se
si potesse scherzare guardando a queste due liste l’unica possibilità di
realizzare la società sperata sembra assegnata ad un miracolo di Papa
Francesco, o forse, come intravede Ilvo Diamanti che presenta e commenta questi
dati, ad un uomo forte.
Certo
si potrebbe dire che in realtà queste parole, in positivo o negativo, rispecchiano
luoghi comuni, ciò è possibile, ma i “luoghi comuni” contano, hanno peso,
muovono masse, determinano volontà di voto, ecc. Non a caso un tempo “la
battaglia culturale” era una priorità proprio per modificare i luoghi comuni,
non a caso spesso si sente parlare della necessità di una “rivoluzione
culturale”, ma anche questi ormai sono … luoghi comuni.
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