domenica 7 giugno 2015

Roma, la corruzione, le parole


Roma, la corruzione, le parole 

Diario n. 287


Ennesima grande retata a Roma. Lucravano anche sulla miseria

L’opinione pubblica dovrebbe essere contenta dell’ennesima retata romana di politici, imprenditori, amministratori, ecc. per corruzione. Questa fa seguita a quella di qualche tempo fa.
Ma come può reagire l’opinione pubblica, la gente, l’uomo della strada a questa ennesima notizia? Sono ipotizzabili i seguenti  modi: contento e felice. Finalmente si fa pulizia. Oppure: tutti uguali, tutti i partiti implicati, la politica fa schifo. All’ottimismo della prima reazione si contrappone un qualunquismo giustificato della seconda.
Io credo, non ho elementi di sostegno, che la reazione prevalente sia: va bene, chi sa ancora quante cose da scoprire! Uno scetticismo che si fonda sull’arroganza e sullo spirito di impunità che caratterizza questi personaggi (e forse gli altri).
Solo la convinzione dell’impunità giustifica le tracce, ma che dico tracce, lasciate dagli inquisiti della corruzione. Nessuna cautela, nessun accorgimento, tutto detto e dettato al telefono, tutto scritto nelle delibere.
E ributtante che una parte, consistente, della truffa lucrasse sulla miseria, sulla povertà, sugli immigrati chiusi nei centri di accoglienza.
Sono sicuro che quanti implicati, senza implicare la Chiesa,  sono tutti cattolici, chi non lo è in Italia, ma si tratta di una fede di facciata, che non determina comportamenti conseguenti, ma piuttosto può servire per fare meglio gli … affari.

Le parole, le aspirazioni, gli strumenti
Ho trovato la pubblicazione della ricerca demoscopica fatta fare da La Repubblica sul “linguaggio del nostro tempo”, cioè sulle parole che agli intervistati suscitavano speranza di futuro o allontanamento dal passato. Certo nello scegliere le parole non necessariamente l’intervistato avanzava un ragionamento, ma piuttosto indicava un sentimento, una sensazione.
Si potrebbe essere tranquilli i nostri concittadini, da questo campione rappresentati, hanno molti buoni sentimenti, tra le parole del futuro troviamo l’ambiente, combattere la disoccupazione, premiare il merito, la ripresa, la qualità della vita, le riforme, il bene comune, Papa Francesco. Insomma i nostri concittadini si muovono in una dimensione di speranza e di un futuro di alta qualità.
Ma chi legge, qualche ragionamento deve farlo, se questi sono i sentimenti positivi bisogna che si dia corpo a chi, a quale istituzione, a quale potere affidare questa speranza. I sentimenti dei nostri concittadini in questo sono altrettanti drastici buttano al macero i partiti, i politici, i sindacati, lo Stato, e neanche il Presidente della Repubblica e la Chiesa stanno molto bene.
Se si potesse scherzare guardando a queste due liste l’unica possibilità di realizzare la società sperata sembra assegnata ad un miracolo di Papa Francesco, o forse, come intravede Ilvo Diamanti che presenta e commenta questi dati, ad un uomo forte.
Certo si potrebbe dire che in realtà queste parole, in positivo o negativo, rispecchiano luoghi comuni, ciò è possibile, ma i “luoghi comuni” contano, hanno peso, muovono masse, determinano volontà di voto, ecc. Non a caso un tempo “la battaglia culturale” era una priorità proprio per modificare i luoghi comuni, non a caso spesso si sente parlare della necessità di una “rivoluzione culturale”, ma anche questi ormai sono … luoghi comuni.

   

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