Diario 266
La criminalità
organizzata entra in contabilità nazionale
La valutazione del reddito nazionale costituisce da
sempre un problema non solo statistico ma anche teorico; Pigou sottolineava che
se avesse sposato la propria cuoca il reddito nazionale sarebbe diminuito, a
quello, infatti, veniva a mancare l’apporto del salario della cuoca, anche se
con molta probabilità avrebbe speso di più per la moglie.
Oggi l’operazione che si sta facendo è inversa a quella
denunziata da Pigou, non si sposano le cuoche, ma si incrementa
il valore del PIL con una valutazione
economica delle attività criminali: prostituzione, commercio di stupefacenti,
commercio di armi, tratta di organi, ecc.
Dal punto di vista statistico, forse un’operazione
giustificabile, ma è certo che si tratta di una modifica che investe aspetti
sostanziali della convivenza. Proviamo a indicarne alcuni, dai più banali ai più
complessi.
Intanto l’aumento del PIL farà diminuire la pressione
fiscale, ma si tratta di una pura illusione contabile: le attività criminali
continueranno ad esercitarsi in “nero”, mentre la quota dei soggetti che pagano
le tasse, senza nessuna modifica nei loro esporsi fiscali, avranno l’impressione
di pagare meno in rapporto alla nuova valutazione del PIL.
Siccome non esiste un’anagrafe delle attività criminali
la stima del loro contributo al PIL sarà di tipo parametrico: sulla base dei reati
scoperti e perseguiti si valuterà l’ammontare
delle risorse di queste attività. Non ho dubi che i nostri statistici abbiano individuato
parametri significativi, ma come si valuterà l’efficienza dell’attività
repressiva? Se aumentano i reati perseguiti si stimano in riduzione i reati (e
i relativi redditi) non scoperti? Ma non è detto che esiste questa relazione
inversa.
Ma se i redditi di queste attività entrano a far parte
del PIL e permettono al paese di stare all’interno dei parametri imposti dalla
UE, non conviene chiudere un occhio su queste attività? Tanto queste, al
contrario delle attività legali ma sommerse (che entrano già come stima nel
calcolo del PIL), non potranno mai emergere. In quest’ottica mi pare naturale
che la discussione per la legalizzazione delle droghe leggere (prescindiamo da
una valutazione di merito) sarà molto raffrenata, si rischierebbe di
prosciugare un apporto al PIL.
Se queste attività vengono riconosciute come
economicamente significative (produttrici di reddito, di occupazione di
indotto, ecc.) ne dovrebbe derivare che un certo livello di WS dovrebbe essere
riconosciuto ai membri di questa associazioni criminali. Così per esempio la
manifestazioni dei familiari dei criminali arrestati che denunziavano che le
casse del loro privato ws erano vuote, (una sorta di INPS garantita dalle associazioni
criminali a favore dei familiari degli arrestatati) meriterebbe un intervento
dello stato?
Non si tratta di essere o di fare l’anima bella, ma certo
avere da una parte una legislazione che sanziona, anche pesantemente (vedi l’affollamento
delle carceri), alcune attività, a torto o ragione, ritenute illecite e
criminali, e dall’altra farsi belli con il PIL che ne contempla l’aspetto economico,
qualche distorsione la procura. Va bene che il denaro non ha odore, ma non
esagererei: questa nuova quota del PIL oltre ad avere il tanfo della sopraffazione,
gronda sangue. Tutte cose che dalle stanze degli uffici di statistica non si
sentono né si vedono.
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