sabato 5 gennaio 2013

Diario 202



Diario 202
17-23 dicembre 2012


  • Salviamo gli italiani (5)
  • Che faranno?
  • I professori del governo contro l’Università
  • I lavoratori che si murano in miniera
  • Citazioni: nel bene e nel male (Monsignor Domenico Sigalini, Guido Rossi)



Salviamo gli italiani (5)
Una politica che assumesse l’obiettivo di salvare gli italiani non potrebbe che affrontare il problema dello sviluppo del Mezzogiorno. La questione meridionale oggi si presenta come caratterizzata da questi elementi:
-          il risanamento ambientale e insieme quello produttivo. Esemplare da questo punto di vista appare la questione dell’Ilva di Taranto. Non solo si tratta di una impresa strategica per il paese, ma anche per il mezzogiorno, ma questo territorio non può essere usato come una grande pattumiera;
-          il risanamento urbano è la seconda questione. Bisogna essere chiari non ci si riferisce ai pur necessari interventi di riqualificazione edilizia e urbanistica, ma anche e soprattutto al risanamento del tessuto sociale (scolarità, lavoro, servizi, ecc.);
-          il terzo tema non può non essere quello della criminalità organizzata, della corruzione e del risanamento politico.
In sostanza un’opera di bonifica di grane rilievo e di grande risultato. Senza voler assumere la retorica delle risorse locali e pur vero che esistono risorse locali che meritano di essere assunte come un’occasione di riscatto sociale. Che indirizzo deve assumere lo sviluppo economico di questa parte del paese non è questione di ricette buone per ogni dove, ma piuttosto di analisi di dettaglio,  di osservazioni analitiche specifiche, non uno omogeneo tipologia di sviluppo, ma assumendo per ogni zone il connotato specifico.


Che faranno?
Mario Monti: che farà? Scenderà nella lotta elettorale direttamente? Darà una copertura nominativa all’area di centro? Fornirà una nuova “agenda” al prossimo governo? Le risposte a questi interrogativi sono prive di interesse. Il prof. Monti è politicamente morto. Questo non vuol dire che magari non ce lo ritroviamo Presidente della repubblica, ma la sua presenza è ormai insignificante. Non ha voluto cogliere l’occasione di essere “anomalo”, chiusa l’esperienza di governo, salutare e tornare alla Bocconi; non ha voluto meglio non ha potuto perché è un politicante come gli altri. Logorato, anche deriso (vedremo), se ne starà buono nel suo seggio di senatore in attesa di una nuova chiamata (ma l’attesa invecchia).
Antonio Ingroia: che farà? Dice e non dice, è un candidato in pectore, disponibile, ma aspetta. Vuole due passi avanti della società civile e un passo indietro dei partiti che lo sostengono. Una cosa è certo, non ama quello che fa in quel preciso momento, qualsiasi cosa faccia. PM di una inchiesta importantissima “accordo Stato-Mafia”, inchiesta dalle molte connessioni, dai molti tranelli, ma sicuraente molto importante, l’abbandona per andare in America latina per conto dell’ONU a combattere il narco traffico, ora abbandona questo ruolo per candidarsi come premier. Può darsi che sia determinato, ma sicuramente è incostante. È  uno di quelli che crede che esista un popolo di sinistra che aspetta un leader, illusione.
Luca Cordero di Montezemolo: sarà in lista o no? Dipende dai giorni, si tratta di una decisione a corrente alternata, per altro di nessuno interesse. Bisogna dire che mai il “bene del paese” sta a cuore a così tanti aspiranti… a qualcosa. Ma tutto il “centro” è appeso alle decisioni del prof Monti, il che la dice lunga sui loro contenuti politici.
Silvio Bedrlusconi: federa? Spacchetta? si allea con la Lega? è contro Monti? è a favore di Monti? Qui siamo nella “finta” patologia dell’incertezza. Il mascherone, i capelli finti, la finta giovane fidanzata, la pelle tirata, … ecco Silvio. Un po’ attrae, ma non mi farei delle illusioni, nella politica spettacolo l’attore non può essere palesemente finto, e mal ricostruito.
Giulio Tremonti: anche l’exministro ci lascia sui carboni ardenti. È convinto che con qualche spruzzatina di parole di sinistra può ingannare il pupo.
Matteo Renzi: torna a fare il sindaco di Firenze? Aspira ad un ruolo nazionale? Si conserva per il futuro? Coltiva la sua forza? Vuole sostituire Bersani alla segreteria del partito? Opzioni infinite che ci dovrebbero tenere con il fiato sospeso, ma in realtà ci annoiano.

Tutti questi personaggi, ed altri ancora, ma mi sono stufato, hanno in comune un forte pregiudizio che deriva dall’idea della politica spettacolo: ciascuno è convinto di incarnare il leader di cui c’è bisogno, la figura carismatica che trascinerà il popolo, senza avere dato prova delle proprie capacità di governo, senza avere chiarito in concreto quale opzione offrono al paese. Insomma in ciascuno c’è una tendenza un po’ autoritaria e fané legata proprio alla spettacolarizzazione della politica. Più nobile, ma non per questo più efficace è un punto di vista che privilegia il rapporto diretto on i movimenti di base, rifiutando tuttavia ogni mediazione dei corpi intermedi (a questo proposito suggerisco la lettura dell’articolo di Rossana Rossanda Promemoria. L’io e la società, senza la politica, apparsa sul sito  sbilanciamoci.info).

 

I professori del governo contro l’Università

Un governo tecnico, zeppo di professori universitari, non so quanti già direttori di Dipartimento e sicuramente con tre ex rettori, uno si immagina balzano tutti in piedi, agitati, quando il Ministro competente annunzia che i tagli previsti nella legge di stabilità costringerà metà delle università a fallire.  Niente di tutto questo, si va avanti come se niente fosse; eppure questo governo non aveva fatto fatica a trovare 300 milioni per il ponte di Messina, che comunque non si farà, per non parlare delle spese militari, ecc.
Non si può appellarsi ai giovani (come il presidente del Consiglio ha fatto nella conferenza di fine legislatura) e poi permettere che diversi Atenei, per lo più del mezzogiorno, saranno costrette a chiudere e a dichiarare fallimento. L’università è il futuro, l’università è l’innovazione, l’università è la speranza.
Non si potrà dire che le Università non abbiano le loro colpe, ma il trattamento Gelmini e Profumo è micidiale. Su questa strada la divisione di Atenei di serie A e B andrà avanti, ma quelli che chiuderanno fanno parte di tutte e due le seri. Nessun criterio, ma solo cinica indifferenza. 

I lavoratori che si murano in miniera
Tutte le parole alate del presidente del Consiglio, degli economisti al seguito, di quanti non vogliono guardare la realtà, si scontrano con la disperazione dei lavoratori come quelli sardi che si sono murati in miniera. Se delle persone, dei lavoratori, per rivendicare un lavoro, il rispetto di accordi presi, sono obbligati a rinchiudersi, murandosi, dentro una minierà, allora vuol dire che tra il paese reale e il governo, per fortuna ora scioltosi, la distanza è enorme. Altro che speranza, la cifra del paese sembra la disperazione.   

Citazioni: nel bene e nel male

Monsignor Domenico Sigalini, La Repubblica, 19 dicembre 2012
“Come Chiesa dobbiamo fare certamente un mea culpa per nojn avere sufficientemente provveduto a portare avanti una adeguata preparazione al matrimonio religioso tra le giovani coppie.  Ma non è da sottovalutare il prtocesso di secolarizzazione della nostra società. Se in Chiesa ci si sposa di meno”.

Guido Rossi, Il sole 24 Ore, 23 dicembre 2912
“Non è allora un caso che a ciò si accompagni un’opposizione decisa all’elemento essenziale dello Stato di diritto, cioè a quella laicità che fin dal rinascimento l’Italia con i suoi pensatori, aveva posto alla base della dignità dell’uomo e della libertà dei moderni, principi poi ripresi e potenziati in Europa dell’Illuminismo. Un attacco alla laicità dello Stato è di recente venuto anche dall’omelia del cardinale Scola nell’anniversario dell’editto di Costantino del 313”.

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