Diario 202
17-23 dicembre 2012
- Salviamo gli italiani (5)
- Che faranno?
- I professori del governo contro l’Università
- I lavoratori che si murano in miniera
- Citazioni: nel bene e nel male (Monsignor Domenico Sigalini, Guido Rossi)
Salviamo gli italiani
(5)
Una politica che assumesse l’obiettivo di salvare gli
italiani non potrebbe che affrontare il problema dello sviluppo del
Mezzogiorno. La questione meridionale oggi si presenta come caratterizzata da
questi elementi:
-
il risanamento ambientale e insieme quello produttivo.
Esemplare da questo punto di vista appare la questione dell’Ilva di Taranto.
Non solo si tratta di una impresa strategica per il paese, ma anche per il
mezzogiorno, ma questo territorio non può essere usato come una grande
pattumiera;
-
il risanamento urbano è la seconda questione. Bisogna
essere chiari non ci si riferisce ai pur necessari interventi di riqualificazione
edilizia e urbanistica, ma anche e soprattutto al risanamento del tessuto
sociale (scolarità, lavoro, servizi, ecc.);
-
il terzo tema non può non essere quello della
criminalità organizzata, della corruzione e del risanamento politico.
In sostanza un’opera di bonifica di grane rilievo e di
grande risultato. Senza voler assumere la retorica delle risorse locali e pur
vero che esistono risorse locali che meritano di essere assunte come
un’occasione di riscatto sociale. Che indirizzo deve assumere lo sviluppo
economico di questa parte del paese non è questione di ricette buone per ogni
dove, ma piuttosto di analisi di dettaglio,
di osservazioni analitiche specifiche, non uno omogeneo tipologia di
sviluppo, ma assumendo per ogni zone il connotato specifico.
Che faranno?
Mario Monti: che
farà? Scenderà nella lotta elettorale direttamente? Darà una copertura
nominativa all’area di centro? Fornirà una nuova “agenda” al prossimo governo?
Le risposte a questi interrogativi sono prive di interesse. Il prof. Monti è
politicamente morto. Questo non vuol dire che magari non ce lo ritroviamo
Presidente della repubblica, ma la sua presenza è ormai insignificante. Non ha
voluto cogliere l’occasione di essere “anomalo”, chiusa l’esperienza di
governo, salutare e tornare alla Bocconi; non ha voluto meglio non ha potuto
perché è un politicante come gli altri. Logorato, anche deriso (vedremo), se ne
starà buono nel suo seggio di senatore in attesa di una nuova chiamata (ma
l’attesa invecchia).
Antonio Ingroia: che
farà? Dice e non dice, è un candidato in pectore, disponibile, ma aspetta.
Vuole due passi avanti della società civile e un passo indietro dei partiti che
lo sostengono. Una cosa è certo, non ama quello che fa in quel preciso momento,
qualsiasi cosa faccia. PM di una inchiesta importantissima “accordo
Stato-Mafia”, inchiesta dalle molte connessioni, dai molti tranelli, ma
sicuraente molto importante, l’abbandona per andare in America latina per conto
dell’ONU a combattere il narco traffico, ora abbandona questo ruolo per
candidarsi come premier. Può darsi che sia determinato, ma sicuramente è
incostante. È uno di quelli che crede
che esista un popolo di sinistra che aspetta un leader, illusione.
Luca Cordero di Montezemolo:
sarà in lista o no? Dipende dai giorni, si tratta di una decisione a corrente
alternata, per altro di nessuno interesse. Bisogna dire che mai il “bene del
paese” sta a cuore a così tanti aspiranti… a qualcosa. Ma tutto il “centro” è
appeso alle decisioni del prof Monti, il che la dice lunga sui loro contenuti
politici.
Silvio Bedrlusconi:
federa? Spacchetta? si allea con la
Lega? è contro Monti? è a favore di Monti? Qui siamo nella
“finta” patologia dell’incertezza. Il mascherone, i capelli finti, la finta
giovane fidanzata, la pelle tirata, … ecco Silvio. Un po’ attrae, ma non mi
farei delle illusioni, nella politica spettacolo l’attore non può essere
palesemente finto, e mal ricostruito.
Giulio Tremonti:
anche l’exministro ci lascia sui carboni ardenti. È convinto che con qualche
spruzzatina di parole di sinistra può ingannare il pupo.
Matteo Renzi:
torna a fare il sindaco di Firenze? Aspira ad un ruolo nazionale? Si conserva
per il futuro? Coltiva la sua forza? Vuole sostituire Bersani alla segreteria
del partito? Opzioni infinite che ci dovrebbero tenere con il fiato sospeso, ma
in realtà ci annoiano.
Tutti questi personaggi, ed altri ancora, ma mi sono stufato, hanno in comune un forte pregiudizio che deriva dall’idea della politica spettacolo: ciascuno è convinto di incarnare il leader di cui c’è bisogno, la figura carismatica che trascinerà il popolo, senza avere dato prova delle proprie capacità di governo, senza avere chiarito in concreto quale opzione offrono al paese. Insomma in ciascuno c’è una tendenza un po’ autoritaria e fané legata proprio alla spettacolarizzazione della politica. Più nobile, ma non per questo più efficace è un punto di vista che privilegia il rapporto diretto on i movimenti di base, rifiutando tuttavia ogni mediazione dei corpi intermedi (a questo proposito suggerisco la lettura dell’articolo di Rossana Rossanda Promemoria. L’io e la società, senza la politica, apparsa sul sito sbilanciamoci.info).
I professori del governo contro l’Università
Un governo tecnico, zeppo di professori universitari, non so
quanti già direttori di Dipartimento e sicuramente con tre ex rettori, uno si
immagina balzano tutti in piedi, agitati, quando il Ministro competente
annunzia che i tagli previsti nella legge di stabilità costringerà metà delle
università a fallire. Niente di tutto questo, si va avanti come se
niente fosse; eppure questo governo non aveva fatto fatica a trovare 300
milioni per il ponte di Messina, che comunque non si farà, per non parlare
delle spese militari, ecc.
Non si può appellarsi ai giovani (come il presidente del
Consiglio ha fatto nella conferenza di fine legislatura) e poi permettere che
diversi Atenei, per lo più del mezzogiorno, saranno costrette a chiudere e a
dichiarare fallimento. L’università è il futuro, l’università è l’innovazione,
l’università è la speranza.
Non si potrà dire che le Università non abbiano le loro
colpe, ma il trattamento Gelmini e Profumo è micidiale. Su questa strada la
divisione di Atenei di serie A e B andrà avanti, ma quelli che chiuderanno
fanno parte di tutte e due le seri. Nessun criterio, ma solo cinica
indifferenza.
I lavoratori che si murano
in miniera
Tutte le parole alate del presidente del Consiglio, degli
economisti al seguito, di quanti non vogliono guardare la realtà, si scontrano
con la disperazione dei lavoratori come quelli sardi che si sono murati in
miniera. Se delle persone, dei lavoratori, per rivendicare un lavoro, il
rispetto di accordi presi, sono obbligati a rinchiudersi, murandosi, dentro una
minierà, allora vuol dire che tra il paese reale e il governo, per fortuna ora
scioltosi, la distanza è enorme. Altro che speranza, la cifra del paese sembra
la disperazione.
Citazioni: nel bene e
nel male
Monsignor Domenico
Sigalini, La Repubblica, 19 dicembre
2012
“Come Chiesa dobbiamo fare certamente un mea culpa per nojn
avere sufficientemente provveduto a portare avanti una adeguata preparazione al
matrimonio religioso tra le giovani coppie.
Ma non è da sottovalutare il prtocesso di secolarizzazione della nostra
società. Se in Chiesa ci si sposa di meno”.
Guido Rossi, Il sole 24 Ore, 23 dicembre 2912
“Non è allora un caso che a ciò si accompagni un’opposizione
decisa all’elemento essenziale dello Stato di diritto, cioè a quella laicità
che fin dal rinascimento l’Italia con i suoi pensatori, aveva posto alla base
della dignità dell’uomo e della libertà dei moderni, principi poi ripresi e
potenziati in Europa dell’Illuminismo. Un attacco alla laicità dello Stato è di
recente venuto anche dall’omelia del cardinale Scola nell’anniversario dell’editto
di Costantino del 313”.
Nessun commento:
Posta un commento