domenica 16 dicembre 2012

Diario 201



Diario 201
10-16 dicembre 2012


  • Salviamo gli italiani (4)
  • Ottimismo
  • I contorcimenti, le ansie, le incertezze e le ambizioni di Mario Monti
  • Bambini uccisi in Usa
  • Citazioni: nel bene e nel male (Angelo Bagnasco, Luca Cordero di Montezemolo, Mario Draghi, Massimo Riva, Norma Rangeri, Michele Serra, Benedetto XVI)
  • In ricordo di Albert Hirschman (1915-2012)

Salviamo gli italiani (4)
La riforma del sistema bancario è una priorità, il controllo della Banca europea non ci garantisce, non si tratta di una difficile riforma ma di ritornare la passato con la distinzione della banca commerciale e quella finanziaria, le prime in qualche modo garantite dalla Stato le altre affidate al proprio destino.
Sarò fissato ma mi pare che un ripensato nuovo sistema di imprese pubbliche si impone, ma non un sistema che si fa carico dei fallimenti delle imprese private, ma piuttosto che si basi su una strategia di crescita economica, di garanzia di controllo dei settori strategici, dell’innovazione. Che qualcosa di simile sia nascendo all’ombra della Cassa depositi e prestiti, preoccupa, per l’assenza di un effettivo controllo pubblico e perché si configura sempre più come “arca di salvataggio”.
L’austerità contro gli sprechi non può essere né una predica, né una soluzione individuale: Se fosse necessario, e lo è, avere una società più morigerata nei consumi, meno sprecona, più attenta a scelte di necessità, ecc., su questi temi si tratta di fare sia una battaglia ideologica, sia azioni amministrative, fiscali, tariffarie, ecc. che rendano conveniente seguire un percorso austero. Non si tratta di una omologazione, ma di dar vita ad individualità non massificate e a individualismi molto, ma molto temperate. Si tratta di una linea operativa che riguarda soprattutto i consumi, e va smantellata l’idea che l’offerta di mercato, ampia e articolata, garantisce la libertà di scelta, l’offerta di mercato di abbastanza omogenei valori d’uso ma differenti valori di scambio non esalta la libertà di ciascuno ma costituisce una modalità (di mercato) per cristallizzare la posizione sociale di ciascuno (il mercato non libera la scelta ma mette “ciascuno a posto suo”).
Impegno massimo va messo nello sviluppo della ricerca, scientifica, tecnologia e umanistica: senza ricerca non c’è futuro per nessun paese. Una politica attenta in questo settore non pone delle discriminazione, ma piuttosto indica priorità.

Ottimismo
Certo il centro-sinistra (alleanza PD, SEL, Socialisti, +?) potrebbe perdere le elezioni; ma per realizzare questo evento tutti i partecipanti ci devono mettere molta determinazione, commettere errori madornali, non occuparsi degli italiani, ma essere spasmodicamente attenti alle mosse di Monti, Montezzemolo, Casini, la Chiesa, ecc.
Si potrebbe dire che il centro sinistra è destinato a vincere e con qualche accortezza può ottenere la maggioranza anche al Senato, un risultato che si può ottenere parlando agli e con gli italiani, senza mitologie, certo, ma prospettando una società più equa, soddisfacente, non governata dai “mercati”, ma dagli interessi della popolazione.
Se da una parte i ceti popolari, i giovani, i pensionati, i disoccupati e anche gli occupati, hanno subito sulla loro pelle gli esiti del “rigore necessario”, come si ripete per convincerci tutti e soprattutto ad convincersi quanto ripetono questa formula, dall’altra parte non basta l’altra formuletta “coniugare rigore con equità e sviluppo”, la gente si insospettisce di formule facili ma di cui non si conosce il contenuto. Di questa nuova formulazione bisogna declinare sia il termine “rigore” (quale il suo contenuto, cosa colpisce il rigore, chi paga la bolletta del rigore, ecc.), sia il termine “equità” (si tratta di una spolverata di solidarismo o di un nuovo disegno della società?), sia il termine “sviluppo” (se da una parte non possiamo abbandonare l’industria, ma semmai qualificarla e farla crescere, dall’altra non possiamo essere ciechi circa di fronte a nuovi percorsi, nuovi indirizzi economici, nuovi settori).
Con un po’ di sforzo è possibile delineare non un programma, ma un progetto per gli italiani, che colga le principali contraddizioni, i settori più in sofferenza e a questi offre una prospettiva realistica e concreta. Insomma una serie di riforme … popolari, dopo tutte quelle impopolari che ci sono state ammannite dal governo tecnico.
Il centro sinistra viaggia su un’autostrada verso la vittoria elettorale, il macigno Monti deve essere scansato senza occuparsene, e andare avanti a sostenuta velocità. Andare fuori strada non si può né si deve, non inseguiamo astrusità di palazzo, ma semplici e chiara proposte in grado di rispondere all’ansia degli italiani. Ho l’impressione che quando Monti vuole mettere in guardia da “programmi irrealizzabili”, tutti leggono Berlusconi, ma forse egli intende Bersani. Per il professore i programmi realizzabili sono solo i suoi, dei cui risultati si può dubitare. L’antagonista politico di Bersani non è più Berlusconi, ma implicitamente o esplicitamente Monti, prima si capisce questo meglio sarà.                
Mi auguro che il Prof. Monti si canditi, sarà un bene anche per il centro sinistra: avrà un non irrilevante successo che gli compete appoggiato da Casini, Montezemolo, i fuoriusciti dal PDL, ecc. ma non potrà battere Bersani. Le sue ambizioni si ridurranno all’ufficio di Palazzo Giustiniani, mentre l’Italia potrà essere demontizata. 

I contorcimenti, le ansie, le incertezze e le ambizioni di Mario Monti
Come sarebbe stato bello se sciolto il governo tecnico gli italiani, a prescindere di cosa pensino  dell’azione di questo governo, avrebbero potuto dire al professore che tornava alla sua amata Bocconi “grazie, professore”. Ma non è così, il mondo politico, e non solo,  è agitato perché non conosce le scelte di collocazione elettorale  di questo modesto uomo politico ma ricco di ambizioni, dotato di opportuno aplomb e di un physique du rôle e di poco altro.  
A che cosa aspira Mario Monti, ovviamente non per se stesso ma per l’Italia e l’Europa, che non ci siano equivoci, lungi da ogni sospetto di interesse personale, non è chiaro. Desidera un posto di comando, un colle di prestigio ma soprattutto di rappresentanza non lo attrae. L’ho già scritto altre volte, il che non vuole dire che sia un pensiero veritiero, ma mi pare che la sua aspirazione sia di riunire e riformare l’Europa. Una visione, potremmo dire, da Carlo Magno del xxi secolo: un’Europa unita, un solo paese, una grande potenza, una fortissima tecnostruttura, con l’appoggio del papato di Roma, questo è il suo sogno. Mi sembra che a questo si senta chiamato, a questo gli sembra lo chiamino il plauso del mondo politico europeo. Se così fosse, egli pensa che il Quirinale rischierebbe di essere una gabbia, mentre palazzo Chigi sarebbe un perfetto trampolino, che potrebbe sempre essere abbandonato per compiti più … importanti.
Il nostro “tecnico” si ritrova non ambizioso ma molto ambizioso. A forza di sentirsi appellare come salvatore della patria, come perno della nuova Europa, ha finito per crederci. Ma come raggiungere tali obiettivi?
Sa che l’ostacolo fondamentale sulla sua strada sarà la presidenza Bersani, ma non gli è chiaro come ostacolare un evento che è nelle cose. Qualcuno gli vuol far credere che se si mettesse esplicitamente a capo di una fronte “moderato” potrebbe vincere. Ma ha paura di essere usato più che usare gli altri, come è avvezzo. Ancora gli risuonano nelle orecchie le osservazioni del presidente della repubblica: prendere voti non è facile.
Gli brucia l’accusa di irriconoscenza che li ha lanciato D’Alema se si presentasse contro Bersani che lo ha sostenuto in tutta l’esperienza di governo. Ma parafrasando il dialogo di un famoso film egli pensa “ma non c’è niente di personale e una questione … politica”. 
I suoi tentennamenti non sono dovuti a scrupoli, più o meno morali, ma all’incertezza del risultato. Se fosse convinto che un polo guidato da lui potesse superare il polo di centro sinistra avrebbe già deciso, ma non è convinto e non può essere convinto. La strategia che sta studiando e come mettere in mora un Bersani vincente in modo da costringerlo a cedergli il governo.
È difficile entrare nella tesa di un tecnico molto politico, ma tenuto conto delle ambizioni, tenuto conto della missione di cui si sente caricato, mi immagino che pensi di guidare (direttamente o meno, su questo ancora le indecisioni sono molte) un polo moderato, di avere un ottimo successo anche se inferiore a quello di Bersani, per poi proporre la “grande alleanza”, con Monti a palazzo Chigi e Bersani al Quirinale (si parla anche di una possibile staffetta, cosa da ridere).
Fantapolitica? Forse; ma le ambizioni fanno brutti scherzi.           

Bambini uccisi in Usa
Non si può aggiungere  nulla a quanto letto e ascoltato su questo scempio. Ma una domanda è d’obbligo. Il monopolio della violenza affidato allo Stato sotto le regole della legge, ha costituito un fatto di civilizzazione della specie umana. Se tale monopolio vigesse anche in USA, cosa di cui non dubito, dovrebbe essere ovvio il controllo (l’eliminazione?) delle armi in mano ai cittadini. A che servono loro? Non si possono fare giustizia da sé.


Citazioni: nel bene e nel male

Angelo Bagnasco, Corriere della Sera, 10 dicembre 2012
“Il governo Monti è stato fin qui sostenuto da forze trasversali a motivo della gravità eccezionale dell’ora. … Da questo punto di vista sarebbe un errore in futuro non avvalersi di chi ha contribuito in modo rigoroso e competente alla credibilità del nostro Paese in campo europeo e internazionale evitando di scivolare verso situazioni irreparabili” (La CEI non fa mancare il sostegno a Monti, sarebbe grossolano pensare che si tratti di uno scambio con i provvedimenti favorevoli emanati da questo governo, ma il sostegno sarebbe più limpido se questi provvedimenti non ci fossero stati)

Luca Cordero di Montezemolo, La Repubblica, 10 dicembre 2012
“Montezemolo candidato nella lista per Monti.” (questa si che è una … notizia)

Mario Draghi, Corriere della Sera, 14 dicembre 2012
“Mollare ora sull’austerità, come qualcuno suggerisce, sarebbe come sprecare i grandi sacrifici fatti dai cittadini europei” (che dire? Queste affermazioni che vengono da “cittadini” che sicuramente non hanno fatto “grandi sacrifici” mi sembrano improntati a improntitudine)

Massimo Riva, La Repubblica, 15 dicembre 2012
“La cattiva notizia, purtroppo, era attesa. Ma ciò non la rende meno indigesta: a fine ottobre il debito pubblico ha superato la soglia di 2mila miliardi per collocarsi a quota 2.014. Un record storico che spazza via ogni illusione di luci più o meno visibili in fondo al tunnel della crisi”.

Norma Rangeri, La Repubblica, 15 dicembre 2012
“Valentino (Parlato), poveretto si è dato molto da fare ma non è mai riuscito, frequentando un banchiere e l’altro, a togliere l’impresa dalla massima precarietà, cosa che scontiamo adesso” (Le separazioni hanno sempre una punta di veleno, ma mi pare che Norma esageri. Se Il Manifesto ha vissuto tutti questi anni e dovuto soprattutto a Valentino e alle sue “frequentazioni”: è riuscito sempre a trovare delle risorse senza mai mettere in discussione la  libertà del giornale. Forse qualche merito a Valentino va riconosciuto. La supponenza del direttore mi pare fuori registro) 

Michele Serra, La Repubblica, 15 dicembre 2012
“L’ipotesi di un centro destra guidato da Monti che sfida un centro sinistra guidato da Bersani è quasi inebriante. … In questo quadro non mi è chiaro in base a quale sofisticato calcolo alcuni del PD hanno accolto di malanimo l’eventuale candidatura di Monti”. (assolutamente d’accordo)

Benedetto XVI, La Repubblica, 15 dicembre 2012
“ Le nozze gay, un grave ferita inflitta alla giustizia e alla pace” (peggio di una deflagrazione atomica)


In ricordo di Albert Hirschman (1915-2012)
Riporto questa citazione dello studioso scomparso, tratta da Pier Giorgio Ardeni , “Albert O. Hirschman, la vita e il lascito”, apparso su www.sbilanciamoci.info. Sempre sul sito si possono leggere altri tre articoli di riflessione su Hirschman di Francesco Bogliaccino, Paolo Palazzi e Mario Pianta.
Ho sempre disprezzato le diagnosi troppo unilaterali e uniformi, ho sempre preferito immaginare l'inatteso. Ho sempre aborrito i principi generali e le prescrizioni astratte. Penso sia necessario avere una "lanterna empirica" o "visitare il paziente" primi di poter dire di aver capito cosa c'è che non va. È cruciale capire la peculiarità, la specificità e anche gli aspetti inusuali di ciascun caso.Io so bene che il mondo sociale è variabilissimo, in continuo cambiamento, che non vi sono leggi permanenti. Eventi inattesi accadono in continuazione, nuove relazioni di causalità prendono corpo... col tempo persino le nuove idee contraddicono quelle vecchie. L'auto-sovversione è sempre stata una mia caratteristica... […] L'idea di trasgredire, di oltrepassare un limite è per me fondamentale... non sopporto di essere confinato in uno spazio, in un'area di pensiero, mi rende infelice. Quando vedo che un'idea può essere sperimentata in un altro campo, allora mi appassiono all'idea di avventurarmi…Sono sempre stato contro il metodo di certi scienziati sociali... che studiano cosa è successo in un certo numero di paesi, che so, cinquanta, e da lì partono per tirare conclusioni su cosa è probabile che accadrà nel futuro… Nel trattare i molteplici e complessi problemi dello sviluppo abbiamo imparato che dobbiamo evitare generalizzazioni di ogni tipo ed essere sordi, come Ulisse, al canto seducente del paradigma unico.

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