Diario 203
24-30 dicembre
- L’Agenda, finalmente !
- Monti politico, uno tra gli altri
- Antonio Ingroia
- Bersani-Vendola
- Citazioni: nel bene e nel male (Pietro Ichino, Ronny Mazzocchi, Stefano Fassina, Alberto Alesina e Franco Giavazza, Pier Luigi Bersani, Dacia Maraini, Guido Rossi)
L’Agenda, finalmente
!
Per mesi il mondo politico si è baloccato, diviso e
schierato tra chi era favorevole all’Agenda Monti e chi era contrario, chi la
prendeva senza se e senza ma e chi avrebbe voluto correggerla, ma questa “agenda”
restava individuata soltanto con dei termini generali (“rigore”, “austerità”,
“serietà”, ecc.) ma dei suoi concreti contenuti nulla si sapeva. Per
traslazione dall’azione del governo tecnico si presupponeva una sorta di continuità:
dopo l’austerità e il rigore lo “sviluppo”. Ma tutto era vago. Adesso Monti ha
pubblicato la dichiaratamente sua “agenda”: Cambiare
l’Italia, riformare l’Europa (ambizione sfrenata).
Un “agenda di governo”, perché di questo si tratta, uno se
l’immagina come composta da obiettivi specificati, da mezzi per raggiungere
quegli obiettivi, dalla spiegazione del perché quegli obiettivi e a favore di
chi quegli obiettivi. Con ansia e, conoscendo l’ideologia del prof Monti, con
preoccupazione, mi sono avventurato nella lettura di questo documento. La
delusione è totale.
Per capire la mia impressione niente di meglio che un
paragone: somiglia molto alla lettera al Bambino Gesù che i banbini cattolici
inviano al loro salvatore: buoni propositi per l’anno nuovo. Buoni propositi,
promesse, vaghissimi impegni.
Non un documento “tecnico”,
come ci si poteva aspettare data la supponenza tecnica del proponente,
ma una serie di vaghi impegni, di vaghe promesse. Nessuna relazione tra
obiettivi e mezzi per realizzarli, nessun riferimento all’azione di un anno di
governo tecnico, da qui palesi contraddizioni tra quello che si è fatto e
quello che si promette di fare. Un documento carico di ambiguità per poter essere
assunto, proprio da chi volesse, come un’opportunità. Tanto per intenderci, un
documento doroteo, non la nota aggiuntiva di Ugo La Malfa.
Attenzione non sto dicendo che non si tratti di un documento
pericoloso, al contrario, tanto più pericoloso quanto più nasconde o non fa
trasparire adeguatamente i propri obiettivi.
Che senso ha scrivere almeno due cartelle sull’importanza
della scuola, dell’università, della ricerca quando il governo non ha saputo
trovare 400 milioni per l’università e ora circa il 50% degli Atenei rischia di “fallire”?
Meno Stato che vuol dire? Meno stato in economia o meno
controllo statuale sulle scelte individuali, fa una certa differenza; meno
stato nei servizi collettivi o meno burocrazia inutile, fa una certa
differenza. L’idea, certo non geniale e senza nessun apporto creativo della
“tecnica” che bisogna vendere il patrimonio pubblico per ridurre il debito non
corrisponde più neanche alle abitudini delle famiglie, che usano più
sofisticati mezzi (finanziari) per i loro debiti. E dopo che abbiamo venduto (a
chi?) che facciamo?
L’alternativa tra un welfare state così come è, quindi
sottoposto a continui tagli, o rendere il sistema più razionale e aperto
all’innovazione, sembra ovvia la
scelta per la seconda opzione, ma cosa
significa “razionale e aperto all’innovazione”? Mistero. L’aspetto
universalistico della sicurezza sociale, della scuola, della salute agli occhi
di Monti pare assurda, perché fornire servizi gratuiti o quasi a chi può
pagare? Che buon senso. Gli sfugge completamente il contenuto democratico
dell’universalismo. Così come il rilancio della pensione integrativa si muove
nella stessa direzione: se devo pagarmi una pensione integrativa perché non
pagare più tasse e avere garantita una pensione dignitosa dallo Stato? Certo a
noi sfugge l’interesse delle banche e delle assicurazioni, ma questo interesse
che cosa ha a che fare con il mio personale interesse?
È strano in 25 cartelle le banche non vengono mai nominate,
l’idea di una riforma del sistema bancario non turba il prof Monti, a noi
sembra essenziale.
Su un punto, data la rigidità del proponente, ci si sarebbe
aspettato una maggiore precisione: come ridurre il debito sovrano. Ogni anno si
pagano 75 miliardi di interesse e si dovrà cominciare a ridurre il debito di 50
miliardi l’anno per portarlo entro il 60% del PIL. Ogni anno un esborso di 125
miliardi, dove prenderli? A parte un generico riferimento alla
valorizzazione/dismissione del patrimonio pubblico non si dice altro.
Professore siamo insoddisfatti e preoccupati.
Il capo di governo che ha fatto la politica fiscale nota,
non può scrivere che bisogna ridurre il prelievo fiscale complessivo,
prioritariamente quello gravante sul
lavoro e impresa “trasferendone il carico su grandi patrimoni e sui consumi che
non impattano sui più deboli e sul ceto medio”, perché si tratta della stessa
persona che ha aumentato l’IVA, che impatta, e che sulla patrimoniale ha
spiegato che non si poteva perché non si conoscevano i patrimoni.
L’agenda di Monti si apre sull’Europa, e su questo aspetto
voglio chiudere queste brevi notazioni. I miei amici sanno che io sono convinto
che l’obiettivo di Monti sia l’Europa, quella vuole riformare. La citazione
delle elezioni europee del 2014 con un parlamento europeo con un “mandato
costituzionale” mi sembra un’indicazione chiara.
In conclusione l’agenda Monti, è insieme deludente e
pericolosa. Pericolosa perché si espone a delineare la società che vuole
costruire: liberista, con minor Stato, con diritti di cittadinanza limitati,
con una riforma del lavoro che punta alla flessibilità, ecc. Pericolosa perché
può attrarre; pericolosa perché sembra una ricetta assolutamente inadeguata ad
affrontare il cambiamento del capitalismo; pericolosa perché oltre le parole l’economia sociale di mercato (oggetto
misterioso) non trova né strumenti, né soggetti.
Monti politico, uno
tra gli altri
Come ho scritto diverse volte avrei preferito un presidente
del consiglio che completata la sua missione (e prescindiamo dal giudizio sui
risultati) ritornasse alla sua Bocconi; un Cincinnato moderno, un tratto di
stile invidiabile.
Non è stato così, ambizioni, convincimento di essere stato
chiamato ad una grande opera, o per qualsiasi altra motivazione il prof. Monti
ha deciso di “salire” (come gli piace dire) in politica. Qui voglio esprimere,
per quello che vale, un apprezzamento per il modo come questa scelta è stata
fatta. Egli, infatti, poteva restare “in
panchina”, disponibile, una riserva per la salvezza dell’Italia, in attesa di
una nuova chiamata. Non ha scelto questa strada carica di presunzione e di
autostima, ma ha scelto una strada impervia, quello del “capo corrente”, a
scelto di essere un politico come gli
altri, occuparsi di simboli, di liste, di accordi, ecc. Apprezzo questa scelta,
anche se non è condizionata da un sussulto di modestia, ma piuttosto da un
tratto di superbia (io so come si fa; io mostro la riforma dei partiti; io sono
guida ideale e operativa;). Una scelta piena di delusioni per il professore.
Il suo schieramento, ha affermato, ha una ispirazione “maggioritario”, che
tradotto significa che pensa o almeno spera di vincere le elezioni. Qui la
prima delusione, come si stanno mettendo le cose il centro sinistra non è
escluso che riesca a conquistare la maggioranza anche al senato.
Egli pensa comunque ad un grande successo, accarezza una
cifra vicino al 30%, altra delusione. Anche se pensa di essere un potente traino
non credo che possa triplicare la base di partenza dei movimenti e partiti che
l’appoggiano.
La sua idea di sostituire lo schema, secondo lui obsoleto,
destra-sinistra con quello conservatori-innovatori non funziona, anche perché
le sue ricette hanno il sapore dei dolci della nonna. Non è casuale l’appoggio
che viene cosi smodatamente dalla chiesa che sogna una nuova e diversa DC, di cui fidarsi ( e non solo per l’Imu). Anche
se non si sono riuniti a Santa Dorotea, lo spirito è quello: aspirazione al
potere.
L’idea da trasmettere al “popolo” che il nuovo movimento
(partito, confluenza, federazione, o
come si vuole) sia una cosa nuova e diversa, fuori dagli schemi della vecchia
politica, è naufragato alla prima riunione. Le scelte che si sono fatte (decise
da Monti) si basano dalle opportunità offerte dalla legge elettorale (una lista
al Senato, diverse liste alla Camera), dalla presenza in TV, ecc. Con la Novità che Bondi
controllerà che i candidati non abbiano conflitti d’interesse o altre macchie;
ma al posto di Monti non mi farei idee sbagliate qualche compromesso dovrà pur
farlo (Casini ha già detto che le liste del suo partito le fa lui). Ormai e in
ballo e gli tocca ballare (con i lupi).
Insomma Monti è ormai uno di loro, come dire assimilato ad
un Casini, a un Fini,
Buttiglione, Veltroni, Cicchito, … non inorridisca, è una sua scelta.
Perché non ci siano equivoci, al di là di quello che Monti
desidera, la sua modalità di salita in politica non ha fatto altro che
rafforzare i partiti “personalizzati”, cioè privi di un consenso elettorale e
alla ricerca di questo con un nome di bandiera, un’esperienza che tanto male hanno fatto alla politica
italiana.
Antonio Ingroia
Ingroia ha presentato il suo simbolo con INGROIA a caratteri
cubitali. Altra avventura personalizzata e senza senso. Anche questo movimento,
ovviamente, ha un’ispirazione maggioritaria. Una lista fondamentalmente di
ex-parlamentari vogliosi di ritornare nelle vellutate camere. Tutti ubbidienti
e coperti ai voleri di Ingroia nella speranza di raccogliere qualcosa. Un
esperimento che si è già frantumato, all’interno le critiche non sono poche né
di poco conto (si veda Livio Pepino, Il Manifesto 30 dicembre). Come diceva mia
nonna la gatta frettolosa fa i gattini ciechi.
Bersani-Vendola
Bersani deve finirla di chiedere e di chiedersi “con chi sta
Monti”, anche se ormai si tratta di una
domanda retorica, Monti sta contro il centro-sinistra e la destra. Si tratta di
un antagonista politico (elettorale) e come tale va trattato. È un antagonista
non solo perché ha una ispirazione maggioritaria, quindi vuole tutto, ma perché
la società che delinea con la sua agenda è repellente, non solo ma
assolutamente inadeguata ad affrontare i grandi cambiamenti della società.
Il centro sinistra può vincere, deve vincere, ci sono tutte
le condizioni, ma bisogna che Bersani e Vendola non solo indichino i
provvedimenti urgenti che vorranno prendere ma anche la società che vogliono
contribuire a costruire. Devono gridare forte che deve essere una società che
garantisca lavoro e reddito a tutti, una società libera, dove esistono delle
sfere individuali dove nessuno possa mettere becco, dove la scuola costituisca
il fondamento per la formazione non solo professionale ma anche civile (quindi
pubblica e laica), dove si punta sulla ricerca scientifica per l’avanzamento
anche economico. Nessuno nella società sarà abbandonato, a nessuno sarà data
colpa per non essere riuscito. Dove la donna è persona, né angelo del focolare
né puttana.
Tutte cose che si dicono ma non con abbastanza forza. La
scesa in politica di Monti, in un certo senso sposta i temi del dibattito, non
si tratta solo di sapere a chi far pagare le tasse, ma che tipo di società si
vuole costruire.
Ragazzi datevi una mossa.
Citazioni: nel bene e
nel male
Pietro Ichino,
L’Unità 24 dicembre 2012
“Sono disponibile a candidarmi per una lista Monti e a
guidarla, in Lombardia, come nel resto d’Italia” (Bene, bravo Ichino, senza false modestie, disponibile a tutto con un
soprassalto di autostima, forse, eccessivo. Ma se non ci fosse una lista Monti,
ma più liste federate, dove sarebbe disponibile ad essere il capolista in
Lombardia o nel resto d’Italia? Non ho dubbi, sarebbe quella più fine ed
elegante: la lista Montezemolo)
Ronny Mazzocchi,
L’Unità 24 dicembre 2012
“Il Presidente del Consiglio (Monti) sembra ancorato alla
vecchia idea che qualsiasi interferenza con il funzionamento dei mercati non
possa che ridurre la crescita e quindi la dimensione della torta che si
vorrebbe distribuire. In uno schema di questo tipo, la diseguaglianza
rappresenta il prezzo che una societàè disposta a pagare per avere un’economia
più dinamica. … Recenti indagini el Fondo Monetario Internazionale sembrano confermare
questa intuizione, sottolineando come un’elevata diseguaglianza rappresenti una
pericoloso minaccia alla sostenibilità della crescita nel lungo periodo” (detto questo cosa c’è in comune tra Monti e
il centro-sinistra?.
Stefano Fassina,
Pubblico, 27 dicembre 2012
“La sfida che stiamo giocando è far partire lo sviluppo
senza comprimere i diritti”
Alberto Alesina e
Franco Giavazza, Corriere della Sera, 27 dicembre 2012
“Per diminuire in modo significativo la spesa pubblica e
quindi consentire una flessione altrettanto rilevante della pressione fiscale,
è necessario ridurre lo spazio che lo Stato occupa nella società, cioè spostare
il confine tra attività svolte dallo stato e dai privati” (L’articolo continua spiegando che è assurdo tassare i ricchi e poi
dare loro servizi gratuiti, o quasi, sanità, istruzione, ecc., meglio che si
paghino questi servizi e lo Stato prelevi meno tasse. Quello che sconvolge è
come l’ideologia ottenebri l’intelligenza. Come non capire che l’universalismo
dei servizi è un grande e potente strumento di democratizzazione della società?
Ma prescindiamo da questo, forse ai nostri economisti una società democratica
non interessa, ma mi si dice che essi sono abituali frequentatori degli USA, ma
da questa frequentazione non ricavano nessuna indicazione, non fanno nessuna
riflessione. Lo scontro tra i Repubblicani e Obama circa la possibilità di
tassare i più ricchi onde evitare la perdita di 4-5 punti di PIL nel prossimo
anno non suggerisce loro un pensierino, non un pensiero critico (impossibile).
Ma la guardano la realtà?)
Pier Luigi Bersani,
L’Unità, 30 dicembre 2012
“Da laico adulto sono convinto che la Chiesa ha il diritto-dovere
di esprimere i propri giudizi sulla società nella quale vive e testimonia la
fede. Sinceramente sono rimasto colpito dell’esposizione di questi ultimi
giorni delle gerarchie nella quotidianità della vicenda politica. In ogni caso
non cambia nulla nell’identità del PD come partito di credenti e non credenti
che si battono per un cambiamento nel segno della solidarietà e dell’equità
sociale”.
Dacia Maraini,
Corriere della Sera, 30 dicembre 2012
“In tutto il mondo la violenza contro le donne sta
aumentando e prendendo quell’aria dimostrativa che è tipica delle azioni umane
ideologizzate. Colpirne una per convincerne tante. Questa la tecnica profonda.
E spesso i colpevoli rimangono impuniti perché coloro che stanno in alto,
coloro che vogliono conservare un viso paterno e bonario del potere, fanno fare
il lavoro sporco ai più deboli e insicuri, a quelli che facilmente si prendono
carico delle paure collettive per trasformarsi in ladri dell’identità altrui,
assassini per conto terzi”.
Guido Rossi, Il
Sole 24 Ore, 30 dicembre 2012
“Fra tali agende la più seguita e commentata è certamente
quella del dimissionario Presidente del Consiglio Mario Monti. Agenda non a
caso esaltata da un imprecisato e confuso “centro”politico e benedetta dal
Vaticano…. Questa agenda centrista di Mario Monti dà quasi l’impressione di
essere impermeabile, quasi ad ulteriore compenso della benedizione ricevuta, a
qualsiasi principio di laicità dello Stato, dimentica in un sol colpo
dell’eredità del nostro Rinascimento, e del contributo all’Illuminismo, nonché
degli attuali fermenti ed esigenze di un paese sempre più multietnico e
multiculturale, ancorché non si voglia in Europa rinfocolare i presupposti
religiosi della guerra dei trent’anni…. È forse allora finalmente tempo che chi
ne ha l’autorità spieghi che lo Stato non è un’azienda, che la politica non è
una branca dell’economia aziendale, che la meritocrazia, i cui criteri sono
sempre più discutibili, porta all’oligarchia di élite, che promuovono
gigantesche ineguaglianze e difettano
per loro natura di cultura democratica. Non è quindi un caso che nell’agenda
Monti il benessere dei cittadini e l’economia sociale di mercato, non siano
previsti ed attuati provvedimenti a tutela dei fondamentali diritti (lavoro,
istruzione e salute), nei quali si realizza la democrazia costituzionale.
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