domenica 9 dicembre 2012

Diario 200



Diario 200
3-9 dicembre 2012

  • Monti non ci sta; si dimette
  • Salviamo gli italiani (3)
  • Berlusconi: commiserazione
  • Si vota  
  • Le origini della crisi attuale
  • Citazioni: nel bene e nel male (Giorgio Ruffolo e Stefano Sylos Labini, Nichi Vendola, Bruno Tabacci, Emilio Fede, David Grossman, Tito Boeri, Carla Cantone, Giancarlo Galan, Angelo Scola)
  • Citazioni in ricordo (Oscar Niemeyer, Guido Martinotti)


Monti non ci sta; si dimette
Il professor Monti non gradisce essere cotto a fuoco lento. Ha ritenuto che il PDL non solo si è distaccato dalla maggioranza ma ha criticato tutta l’azione del governo tecnico. Per questo motivi dopo l’approvazione della legge di stabilità, che probabilmente verrà accelerata, di dimette. Napolitano non ha potuto fare altro che accogliere la comunicazione di Monti.
Questa decisione cambia il quadro politico futuro? E in che senso?.
Intanto è una risposta belligerante a Berlusconi. Ma fino a che punto belligerante? Questo è ancora oscuro, ma la dichiarazione di Monti che “adesso si sente libero” fa pensare ad una qualche suo impegno elettorale. Non credo con una candidatura diretta, molto probabilmente con un appoggio esplicito al fronte centro/montiano. Forse nella mente politica di Monti c’è la voglia di contribuire direttamente ad appianare i contrasti che oggi ancora ostacolano la formazione di questo polo (divergenze sui nomi tra Casini e Montezemolo, per esempio). Quindi non solo un via libera ad usare del suo nome (poi si vedrà come), ma una forma attiva di partecipazione alla formulazione della strategia di questo polo.
Per il centro sinistra sarebbe una buona cosa. Il raggruppamento centro/montiano non credo attrarrà molti elettori di questo schieramento, forse potrebbe attrarre colonnelli e generali, ma questo spostamento trova ostacolo nel “rinnovamento”. Il centro sinistra (errori a parte, sempre possibili) non dovrebbe vedere messa in discussione la propria vittoria elettorale e quindi la sua larga maggioranza parlamentare (forse qualche problema potrebbe sorgere al Senato); inoltre il professore, sempre meritevole di rispetto secondo il punto di vista di Bersani, diventerebbe “uno dei molti”.
Per Berlusconi questo sarebbe un duro colpo, non solo per l’attrazione che eserciterebbe nei riguardi dei “dissidenti”, ma anche per una sottrazione di elettori. 
Votare presto, a febbraio, sembra una buona cosa; non credo che i risultati potranno cambiare di molto rispetto a quanto azzardato più sotto.
Molti apprezzano il colpo di dignità di Monti, niente da dire, ma metterei in conto anche una sua strategia politica.  

Salviamo gli italiani (3)
Si può essere industrialisti, ecologisti, per la decrescita, o seguire qualsiasi altra tendenza, non si può sfuggire al fatto che con questo livello di mobilizzazione della forza lavoro il paese risulta disastrato e incapace di riprendersi. Salvare gli italiani significa ampliare il lavoro impegnato e la necessità di una nuova politica economica e industriale (sia anche l’industria). Si tratta cioè di creare e di favorire la creazione di nuovi posti di lavoro. Non si tratta di obiettivi che la lungimiranza della mano invisibile ci permetterà di raggiungere, ma c’è necessità di azione diretta pubblica.
Un’azione diretta pubblica che in parte potrà e dovrà essere concentrata (anche con l’esproprio e passando in mano pubblica aziende in crisi per vari motivi, e non penso solo all’Ilva di Taranto). Vale la pena d ricordare che le “partecipazioni statali” in Italia hanno costituito uno dei motori dello sviluppo del paese, hanno rappresentato anche una specificità non solo studiata anche a livello internazionale, ma anche invidiataci; certo poi la intromissione politica e la corruzione hanno finito (e continuano) a distruggere il settore. Ma si può fare meglio.
Accanto ad un’azione centrale varrà la pena di studiare forme di iniziative locali, legate sia alla valorizzazione di risorse locali, comprese quelle professionali, sia per rispondere alle esigenze della qualità della vita delle popolazioni.  


Berlusconi: commiserazione
Il ritorno di Silvio Berlusconi  può suscitare sentimenti diversi, rabbia, stupore, simpatia per la determinatezza, ecc. ma forse il giusto sentimento è la commiserazione.
Come leader politico è morto e sepolto, non si può neanche dire che sia una “tigre di carta”, perché questa definizione dell’imperialismo riconosceva la forza dell’imperialismo ma anche la possibilità di sconfiggerlo, in questo caso non c’è nessuna preoccupazione. Se qualcuno finge del contrario lo fa per fini elettorali propri.
Siamo in presenza di ambizioni fuori luogo, di presunzioni infondate, speranze mal poste. Si potrà sostenere che si tratta di un ritorno fondato sull’interesse personale (problema dei processi, salvaguardia delle imprese; ecc,), ma anche per fare i propri interessi bisogno “contare”, se non conti finisci irriso e … bastonato (forse un impero mal costruito, scricchiola e si può anche sbriciolare).
Berlusconi ha voluto il mantenimento della vecchia legge elettorale per avere il “potere” di comporre le liste degli eletti. Ma quanti saranno questi?  Molto meno della metà degli attuali 206 (PDL in senso stretto) che vuole “rinnovare, facce nuove. Potrà influire (comprare) posti nelle altre liste che comporranno la nuova alleanza, ma fino ad un certo puto, molti di questi saranno le facce vecchie che corrono per tentare di conservare il loro titolo di deputati.
Poi ci sono quelli che disertano e stanno disertando per ragioni “politiche” (Frattini, Pisanu, ecc) si dice 10, si dice 20, non si sa tutti calcolano, studiano, pesano, valutano.
I berlusconiani in senso stretto potrà essere un gruppetto di 50-60 deputati  (forse meno), fedelissimi, amazzoni e no, ma che tutti considereranno “inagibile” (nonostante le sicure capacità e potenzialità di mercato del capo). Questo, poi, narciso com’è, non sopporterà un’emarginazione di fatto e si disinteresserà della quotidianità parlamentare, lasciando le amazzone cavalcare liberamente ma anche inconcludentemente.

Si vota   
Ormai è certo, si vota, molto probabilmente il 10 marzo, ma non è escluso prima per evitare che Monti finisca cotto, con la vecchia legge elettorale.
La stella di Monti mi pare tramontata e difficilmente potrà brillare su qualcuno dei palazzi di Roma, mentre non è esclusa la porta di Bruxelles, anche se alcuni si affannano a giocare il suo nome (è non è escluso che alla fine lui ceda alle lusinghe).
È azzardato prevedere come sarà lo schieramento delle forze in campo, tuttavia qualche azzardo di immaginazione si può tentare:
- Alleanza di centro sinistra (PD+Sel+Socialisti (se vorranno correre da soli)+ un’eventuale lista moderati-progresisti); questa alleanza risulterà la prima (più del 40%) è prenderà la maggioranza dei deputati e con molta probabilità dei senatori;
- Allenza di centro, nel nome di Monti, non credo con un suo impegno diretto (UDC+Montezemolo+ex PDL+ FI+MPA+?) se si mettessero d’accordo in modo decente, potrebbero superare la soglia di sbarramento (10%) sino a raggiungere il 13-15%, che sarebbe un risultato di tutto rispetto;
- Il movimento 5 stelle, potrò sbagliarmi, ma avrà un risultato minore di quello accreditato, diciamo intorno al 12-13%;
- Alleanza di centro destra (Forza Italia o come si chimerà+Lega+Allenaza nazionale o come si chiamerà+ex PDL+ diversi+ ?) che potrebbero arrivare al 20-23%;
- “Cambiare si può” o come si chiamerà la nuova forza di sinistra radicale (sintetizzo), che se si farà, non supererà la soglia di sbarramento, pur avendo un discreto successo, diciamo intorno al l’8% (ottomista),
- il resto andrà disperso in partiti locali e movimenti presuntuosi.          

Le origini della crisi attuale
Ricevo da Piero ve la trasmetto anche per le indicazioni bibliografiche. Le analisi, come p noto, le condividiamo.

Quindici anni fa Sweeezy sottolineava le similitudini tra la situazione di allora e quella degli anni '20, prevedendo uno sbocco simile, cioè una crisi devastante. In fondo a questo messaggio riporto estratti del suo articolo, a dimostrazione che un metodo rigoroso di analisi consente di vedere il futuro molto meglio di tanti “esperti” che in questi tempi frequentano le tribune televisive. (Non so chi, con un pizzico di cattiveria, ha detto: “Gli esperti sono bravissimi nello spiegare perché le cose sono andate in modo diverso da quello che avevano previsto”). DI seguito la sintesi di alcune opinioni di economisti fuori del coro.
Giovanni La Torre definisce “comoda menzogna” la vulgata che addossa tutta la colpa della crisi all'avidità di banche e banchieri, mentre l'«economia reale» sarebbe sana e pura [Giovanni La Torre, La comoda menzogna, Il dibattito sulla crisi globale, Edizioni Dedalo, Bari 2011, 184 pagine, 16 euro]. Certo, c'è anche questo, e sta girando in rete un bel fumetto che ne presenta una versione semplificata ed efficace (s'intitola “il bar di Helga”, e l'avrei riprodotto volentieri, ma non ne sono stato capace). Ma La Torre va oltre e si interroga: come si è arrivati a questo? Perché le banche, normalmente così occhiute e sparagnine, sono arrivate a prestare denaro a tutti (anche ai “Ninja”: no job, no income, no assets, cioè ai senza lavoro, senza reddito, senza patrimonio)? Come sono riuscite a piazzare, con la complicità delle agenzie di rating (agenzie private, spesso proprietà delle stesse banche) questi crediti difficilmente esigibili sul mercato mondiale?
All'origine della “finanziarizzazione”, secondo La Torre, c'è la crescita delle disuguaglianze avviata dalle riforme di Reagan e Thatcher a favore dei ricchi, con la riduzione delle tasse (l'aliquota massima, negli Stati Uniti, passa dal 79% di Roosevelt al 35% di Reagan) e la deregolamentazione. Recenti studi hanno mostrato che oltre metà dell'incremento della ricchezza degli Stati Uniti negli ultimi trent'anni è andato all'1% più ricco, mentre il potere d'acquisto di un diplomato USA è passato da 30.000 dollari a 25.000 (in valore 1970). L'Italia è, tra i paesi europei, quello in cui la crescita della disuguaglianza è stata più rapida, il passaggio del reddito dai salari ai profitti più vistoso. Secondo Andrea Baranes [in Manifesto degli economisti sgomenti, Minimum Fax, Roma, 2012, 128 pagine, 7,50 euro], negli ultimi vent'anni del secolo scorso, 120 miliardi di euro sono passati dal lavoro ai profitti e alle rendite.
Al contrario di quanto sostengono i cantori del liberismo economico (più profitti => più investimenti => più occupazione => ancora più profitti), il risultato è opposto: diminuisce il potere d'acquisto delle classi popolari e dei ceti medi e quindi si riducono la domanda e le opportunità di investimenti produttivi, e gli ingenti capitali alla ricerca di lauti profitti, non trovando sbocco in attività produttive, si dirigono verso la speculazione finanziaria. Si specula su tutto, oggi anche contro l'euro e il debito pubblico dei paesi della zona euro, ma il grosso del capitale finanziario è andato a sostenere i consumi, in particolare dei cittadini americani. Come sintetizza Ferrero [Paolo Ferrero, Pigs! La crisi spiegata a tutti, DeriveApprodi, Roma, 2012, 228 pagine, 12 euro], il credito al consumo (inclusi i mutui per la casa) è la formula per realizzare il sogno di ogni imprenditore: salari bassi (per rendere competitive le imprese) e consumi alti (per vendere le merci). Quando i poveri, cioè la massa dei lavoratori a basso reddito, non riescono più a pagare i debiti, la “bolla” speculativa scoppia.
Se questa analisi è giusta, e lo è, non usciremo dalla crisi se non affrontando il problema alla radice, realizzando cioè una più equa distribuzione del reddito, ribaltando completamente le politiche dei governi europei, e in particolare, per quanto ci riguarda, del governo italiano, che stanno conducendo una politica di inasprimento delle disuguaglianze (tagli all'occupazione, alle pensioni, ai servizi sociali) sprofondandoci così sempre più nella crisi. Questo ribaltamento è nel programma dei promotori di una lista alternativa e autonoma alle prossime elezioni.
   

Citazioni: nel bene e nel male

Giorgio Ruffolo e Stefano Sylos Labini, da Il film della crisi. La mutazione del capitalismo, Einaudi
“In sintesi, è necessaria un’inversione della politica economica per ridimensionare il potere del capitalismo finanziario e per restituire allo Stato e alla democrazia le leve del finanziamento dello sviluppo, specialmente durante una fase di crisi. Cosi sarà possibile promuovere una crescita sostenibile e un più alto grado di eguaglianza e di consenso sociale”.

Nichi Vendola, Corriere della Sera, 3 dicembre 2012
“a questo voto (il secondo turno delle primarie) chiede una svolta a sinistra. Che non significa sigle di partiti né bandiere rosse. Sostenere la domanda interna, liberare gli investimenti ds vincoli ragioneristici. Keynesianamente aprire migliaia di cantieri. Non per costruire piramidi, ma risanare scuole, strade, territori. Nella tradizione del migliore riformismo europeo” (Concreto. Renzi pensava di avere sfondato nelle regioni rosse, dove il suo successo era dipeso da un voto di “sinistra” per Vendola che nel secondo turno è andato a Bersani,per questo l’analisi di Vendola di una “svolta a sinistra” corrisponde agli umori del popolo di centro sinistra).

Bruno Tabacci, La Repubblica, 4 dicembre 2012
“Sono a disposizione della coalizione (di centro sinistra) evidenziando il fatto che rappresenterei una componente di centro che opererebbe in stretta collaborazione con il PD e con dialogo costruttivo con Vendola”

Emilio Fede, La Repubblica, 4 dicembre 2012
“Ruby puzzava, era brutta e inadeguata per le cene di Berlusconi”

David Grossman, La Repubblica, 4 dicembre 2012
“Il modo in cui l governo israeliano ha reagito al voto all’Onu sulla Palestina  come Stato osservatore e sbagliato e poco perspicace. Invece di essere il primo paese a riconoscere il nuovo Stato palestinese, Israele ha scelto di reagire in maniera prepotente, tentando di mortificare i palestinesi con un comportamento che di fatto e mortificante per Israele stesso”

Tito Boeri, La Repubblica, 5 dicembre 2012
“Ma un governo non dovrebbe mai abdicare alla contrattazione il compito di fissare standard contrattuali e retributivi minimi. Perché questi minimi devono valere per tutti i lavoratori, non solo quelli rappresentati dal sindacato, e devono essere rispettati. Quanti altri crolli di palazzine in nostre città del sud ci devono essere per renderci conto del fatto che in Italia i minimi contrattuali valgono solo sulla carta e che si lavora rischiando la vita a meno di quattro euro all’ora?” (Non solo nel Sud) 

Carla Cantone, Il Manifesto, 6 dicembre 2012
“Il governo agisca in fretta, la situazione è diventata insostenibile: il 30% dei anziani ormai rinuncia a comprarsi le medicine e a curarsi, spesso anche gli alimenti di prima necessità, per aiutare figli e nipoti precari o senza lavoro”  (Argomenti per l’agenda Bersani)

Giancarlo Galan, Corriere della Sera, 7 dicembre 2012
“Ora scrolliamoci di dosso la zavorra degli ex An, presentiamo un programma improntato al liberismo riformista ed europea e recuperiamo il consenso perduto per colpa di chi, dopo 3° anni di parlamento, ha portato il PDL verso una deriva destrosa. Anche se, certo, convincere la gente dopo tutti questi anni che faremo la rivoluzione liberale non sarà più facilissimo” (ciascuno ha la sua ricetta, ma tutti sentono che sarà difficile, al di là della ricerca dei responsabili)

Angelo Scola, Il Manifesto, 7 dicembre 2012
“La giusta e necessaria aconfessionalità dello Stato ha finito per dissimulare, sotto l’idea di neutralità, il sostegno dello Stato ad una visione del mondo che poggia sull’idea secolare e senza Dio. … Lo Stato cosiddetto neutrale lungi dall’essere tale fa propria una specifica cultura, quella secolari sta, che attraverso la legislazione diviene cultura dominante e finisce per esercitare un potere negativo nei confronti delle altre identità, soprattutto quelle religiose” (Proprio al Cardinale di Comunione e liberazione, messo a Milano per ripulire la diocesi dell’influenza di Martini e Tettamanti, non va proprio giù che lo Stato metta a disposizione dei cittadini una legislazione che garantisca, a chi lo volesse, soluzioni di vita non approvate dalle varie religioni, soprattutto di quella cattolica. Non va giù al cardinale la legislazione sull’aborto, sulla procreazione assistita, per quanto carente, domani quella sul fine vita, ecc. Ma contemporaneamente denunzia una carenza di guida della religione stessa: la legislazione non impone, ma rende possibile, se i cattolici ne approfittano forse il magistero della chiesa è in arretrato)

Citazioni in ricordo

Oscar Niemeyer
“quando la miseria si moltiplica e la speranza fugge all’uomo, è tempo di rivoluzione”

Guido Martinotti
“anche per lavorare bene in questa direzione occorre liberarsi da concezioni obsolete e guardare alle nuove metropoli con mente aperta e con categorie e strumenti in grado di farci vedere i cambiamenti e non di offuscarli”

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