Diario 199
26 novembre 2 dicembre
- Salviamo gli italiani (2)
- Taranto e l’Ilva.
- Su tagli agli Ospedali
- Monti, stratega di furbizia
- Crisi de Il Manifesto
- Per l’eutanasia legale
- PDL, sfarinato
- Citazioni: nel bene e nel male (Mario Monti, Luigi Martinelli, Marton Gyoengyoesi, Ignazio Marino, Guido Rossi)
Salviamo gli italiani
(2)
Data la situazione la prima cosa da fare per salvare gli
italiani è l’istituzione di un reddito di “sicurezza sociale”. I livelli di
disoccupazione giovanile e no, sono tali che urge un provvedimento di emergenza
che salvi tante famiglie e giovani da disastro sociale. Intanto si può
istituire in forma emergenziale per due anni, nel mentre si potrà studiare una
forma permanente di reddito di cittadinanza. A fronte dei tale reddito di sicurezza
sociale si potrà chiedere un impegno per lavori socialmente utili.
Il secondo provvedimento riguarda i lavoratori in cassa
integrazione, il loro sussidio potrà essere integrato impegnandoli in lavori
socialmente utili, per esempio come la messa in sicurezza e a norma delle
scuole di ogni ordine e grado. Mentre altre tipologie di lavori potranno essere
individuati per i cassi integrati non adatti ai precedenti lavori.
È impensabile che la situazione attuale si possa risolvere
con un rilancio dell’economia secondo i canoni tradizionali, né con il cinismo
del ministro Grilli, che a fronte delle drammatiche statistiche dell’Istat
sulla disoccupazione, non ha avuto altre parole che “i dati erano previsti”, il
che è una bella consolazione.
In sostanza si tratta di assumere provvedimenti di emergenza (questa volta per gli
italiani e non per la finanza internazionale) e di promuovere,
contemporaneamente, una forte
mobilitazione di civile impegnando a svolgere un ruolo attivo direttamente a quanti
saranno, anche se parzialmente, garantiti nelle loro condizioni di vita.
Taranto e l’Ilva.
Mi pare molto importante che la grave situazione di Taranto,
della sua popolazione, dei lavoratori e dell’acciaieria sembra giunta in porto.
Il condizionale è obbligatorio in questa vicenda, dove incertezze, furbizie,
interessi (legittimi e illegittimo), posizioni ideologiche, ecc. l’hanno sempre
fatto da padrone con risultati nulli.
Che la responsabilità totale sia dei proprietari Riva non è
in discussione. Che questi padroni hanno in dispregio sia la popolazione di
Taranto che i lavoratori dell’acciaieria è stato dimostrato da fatti e parole
(le intercettazioni). Che i governi e le autorità locale in tempi diversi e con
diversi livelli di compromissione hanno tenuto bordone alla direzione della
fabbrica è noto. Solo la magistratura ha messo tutti in mora e ha dichiarato la
fine del gioco. Ma la chiusura della fabbrica non può essere la soluzione.
Il Governo con un decreto legge sbloccherebbe la situazione
(anche qui il condizionale, dato che la magistratura ha intenzione di sollevare
il contrasto davanti alla Corte Costituzionale): rendendo operativa
l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). In sostanza, detto sinteticamente,
si tratta di avviare immediatamente il risanamento degli impianti e
dell’ambiente senza bloccare la produzione. Il controllo della realizzazione
del piano di risanamento sarà controllata da un “terzo” indipendente.
Giovedì sera il ministro Clini, nella trasmissione di
Santoro, che ha spiegata il contenuto di questo decreto è sembrato convincente
e credibile.
Tuttavia ci sono delle perplessità. Da una parte i
proprietari sono impegnati a fare gli investimenti necessari e a realizzare le
indicazioni precise dell’AIA, pena l’esproprio. Questa sembrerebbe una presa di
posizione drastica e di garanzia, ma contemporaneamente il Consiglio dei
ministri ha escluso una nazionalizzazione. Che significa questo, che si
espropria e si cerca un compratore? E se l’acquirente tarda a venire che si fa,
o se non si trova proprio l’acquirente che succede? Queste incertezze finiscono per annacquare un
po’ la parte forte del provvedimento. Comunque un passo è stato fatto
Non si può non essere soddisfatti, fermo restando le
perplessità, dell’indirizzo seguito,
fermo restando che andranno perseguite le responsabilità del passato,
per i lutti procurati alla popolazione di Taranto e ai lavoratori dell’Ilva.
Su tagli agli
Ospedali
Da parte di Angelo.
Credo non sia accettabile che Monti possa impunemente dire ogni
cosa che gli passa per la testa con la convinzione che a lui tutto sia
permesso.
Mi riferisco all'ultimo intervento di questo vecchio vanesio
primo ministro appioppatoci
dal presidente della Repubblica.
Il primo ministro ha detto che così com'è la sanità pubblica
non può andare avanti
e che saranno necessari interventi finanziari correttivi; non
si capisce se sotto forma di incrementi,
i quali toglierebbero qualcosa ad altri o di tagli, che è la
forma preferita e più facile da
attuarsi.
Bene illustrissimo signor Monti non voglio stare zitto e non
voglio assumere la parte del
cittadino che comprende la necessità di manovre economiche
annunciate con tanta gravità di
toni come se nel pronunciarle lei soffrisse le stesse pene
che soffriranno i suoi sudditi. No non voglio stare zitto e voglio dirle, anzi
gridare, che io e spero tutti i cittadini italiani accetteremo i tagli che lei
vorrà imporre nella sanità e nella scuola ad una sola condizione: che sanità e
scuola siano uguali per tutti i bambini da zero a 16 anni, e che nessuno in
quella età possa godere dei soldi dei padri, e sarà fatto obbligo di
frequentare la scuola pubblica e servirsi degli ospedali pubblici. Perché, potremmo
accettare che un adulto possa essere ricco perché più bravo, più intelligente,
più meritevole o forse semplicemente più fortunato o probabilmente solo ladro, ma
non possiamo
accettare che un bambino, debba pagare o essere
vergognosamente favorito per la condizione che i padri hanno raggiunto o non
potuto o voluto raggiungere.
Quindi o la sanità e la scuola sono uguali per tutti i
bambini o niente.
I bambini non si violentano e si uccidono solo da parte dei
pedofili ma anche di governanti
senza scrupoli e senza valori umani.
Potrò accettare la sua faccia seria e compassata quando le decisioni
che prenderà o meglio
Prenderete, colpiranno, e non a parole, pure i vostri figli
e i vostri nipoti.
Monti, stratega di
furbizia
Si candida, non si candida; sfogliare la margherita è
operazione inutile. Cerchiamo di ragionare con la testa di Monti.
Monti vuole continuare
ad essere utile al “paese europeo” (come lui stesso afferma); è certo che la
sua preferenza sia per palazzo Chigi, ma si contenterebbe (sic!) anche del
Quirinale. Per realizzare questo obiettivo pensa all’appoggio di Bersani e del
PD. Qui c’è un primo problema che lo angustia: che “tono” assumerà il programma
di Bersani data l’alleanza con Vendola? Contemporaneamente ma pensa (o dovrebbe
pensare) che Bersani sia più flessibile
di Renzi, che si deve dare una faccia e un vestito (ma forse non è così).
Bersani dice che Monti è una risorsa per il paese ma non va oltre, un po’ poco
per il professore. Candidarsi con il centro è un rischio, presunzione a parte,
forse Napolitano l’ha convinto che prendere voti non è facilissimo. Tuttavia si
tratta dello schieramento montiano senza se e senza ma (come si dice), di
questo Monti vorrebbe tenere conto.
Forse pensa di risolvere il problema con un appoggio esplicito senza
candidarsi. Ma anche in questo caso un risultato modesto di questo schieramento
lo coinvolgerebbe. Inoltre i centristi/moderati delle due liste sperano un
“uso” diretto di Monti alle elezioni per il suo potere di attrazione di voti
(sopravvalutato) e Casini non lo vuole al Quirinale (per ovvi motivi di
interesse).
Penso che non si candiderà, nonostante l’affermazione che la
scelta sarà sua e personale (ma va?) anche sentendo i suggerimenti e consigli
del Presidente della repubblica. Non si
candiderà ma soffrirà, convinto che un suo coinvolgimento diretto sarebbe
l’asso per la vittoria; farà campagna
elettorale (più o meno manifesta). Inoltre qualsiasi cosa scelga il pentimento
è alle porte.
Lascerà il paese
ancora sulla corda, ma vuole fortissimamente vuole palazzo Chigi (lo chiedono i
suoi amici europei), ma credo che si stia convincendo di giocare ai due
cantoni, magari pensando che la piazza del Quirinale sia più facile da
raggiungere (forse, si illude).
Potrò sbagliare, sicuramente sbaglio, ma ho l’impressione
che la stella di Monti sia al tramonto, troppi applausi, troppi riconoscimenti,
troppa … indispensabilità.
Crisi de Il Manifesto
Alla fine non ha resistito, anche Rossana Rossanda ha
lasciato Il Manifesto. Questa è un colpo, forse definitivo. Una tragedia, in un
certo senso si, non per l’abbandono di Rossanda ma anche per le ragioni che hanno portato a questo. Lo
stillicidio di abbandoni continua.
In un intervento che avevo mandato nel dibattito che si era
aperto, ma non pubblicato, come di consueto scrivevo:
La “mia” sinistra
cincischia anch’essa con il “nuovo” (che avanza e ci porta indietro), si
frantuma (secondo tradizione), in parte pare affascinata finanche dal populismo
(che, ovviamente, reinterpreta) e rischia di perdersi. Ha bisogno di alimento.
Se il giornale deve continuare ad essere utile, forse più utile, non si tratta
tanto di trasformarlo in un bunker o in uno stadio “plurale”, ma in uno
strumento di critica del presente (anche del presente amico) puntuale, preciso
e collocato in una prospettiva futura. Non tutto il nuovo è buono, non tutto il
vecchio è inservibile. O il giornale è questo crivello, senza paura di chiusure
e di aperture, o non vale la pena.
Forse si è deciso che non vale la pena.
Io capisco Rossana e sono molto solidale con lei, capisco le
sue ragioni e quelle di altri le condivido. Da parte mia non c’è bisogno che
dichiari di essere fuori. Sono stato molto spesso un ospite non gradito. Non
busserò più.
Per l’eutanasia
legale
Non credo che ci si riuscirà con una proposta di legge
popolare a far approvare una legge che renda possibile e legittima l’eutanasia.
Provare, tuttavia, conviene. Ciascuno deve essere libero di decidere come e
quando morire senza bisogno di scelte traumatiche per chi resta. Quello di
morire è un diritto pari a quello della vita.
Per informazioni e partecipazione: www.eutanasialegale.it
PDL, sfarinato
Il popolo della libertà PDL sembra, non sembra, è ormai
sfarinato, frantumato, ma la cosa che più impressione, è ormai il nulla. Il suo
peso politico è ridotto o molto poco ma può ancora fare danni, come sulla legge
elettorale.
Berlusconi, la sua famiglia, le sue aziende e la sua squadra
di calcio, riflettono, pensano, pare, ad un rilancio di Forza Italia, o anche
ad una nuova sigla, che potrà allearsi con le diverse liste (prima tra tutte
Alleanza nazionale) che potranno nascere dallo sfarinamento del PDL. Disegno
ambizioso quanto inconsistente. Ma che ci importa.
Citazioni: nel bene e
nel male
Mario Monti,
Corriere della Sera, 28 novembre 2012
“Le proiezioni di crescita economica e di invecchiamento
della popolazione mostrano che la sostenibilità futura dei sistemi sanitari,
incluso il nostro servizio nazionale, di cui andiamo fieri, potrebbe non essere
garantita se non si individueranno nuove modalità di finanziamento e di organizzazione dei servizi e delle
prestazioni” (In questa che sembra una
banalità ed invece è una minaccia ci sono alcuni aspetti oscuri. La spesa
sanitaria pubblica in Italia è inferiore di circa un punto percentuale di Pil
rispetto alla media UE e lo sarà di meno di un punto e mezzo al 2060. Ma la
domanda è come fa il professor Monti a fare una previsione del PIL al 2060,
dato che non riesce a fare previsioni al 2013? Il presidente Monti si è
trasformato da “tecnico” in un agitatore. Che il servizio sanitario meriti una
riorganizzazione non ci sono dubbi, il problema è l’obiettivo che tale
riorganizzazione si pone: se fosse quello del “risparmio” di risorse sarebbe un
disastro, se fosse quello della salute dei cittadini e dell’efficaci del
servizio sarebbe un bene e forse si farebbero anche dei risparmi. Ma a Monti
pare interessare solo e sempre il risparmio da trasferire a banche e
finanzieri)
Luigi Martinelli,
(primario a Niguarda), La
Repubblica, 28 novembre 2012
“Se lasciamo fare tutto a tutti, come negli anni passati, il
collasso è prevedibile. Ma se eliminiamo gli sprechi e razionalizziamo la spesa
sanitaria possiamo evitarlo. Anche perché il privato non è la soluzione. E chi
pensa di risparmiare così sbaglia”.
Marton Gyoengyoesi,
(deputato ungherese) La
Repubblica, 28 novembre 2012
“ E’ ora di censire gli ebrei viventi nel nostro paese,
facciamo liste almeno di quelli che lavorano nel governo e per il parlamento,
sono un rischio potenziale per la sicurezza della nazione”. (che ci sia qualcuno che possa formulare
queste proposte non meraviglia, stupide e razzisti stanno nel nostro
orizzonte, quello che fa scandalo è la
modesta reazione del parlamento Ungherese e
la nulla reazione della UE. Quest’ultima interviene sull’economia e l’ambiente
ma sul razzismo gira la faccia. Pericolo.)
Ignazio Marino, La Repubblica, 29 novembre
2012
“E’ un atto gravissimo (il ricorso contro la sentenza della
corte europea che ha bocciato la legge 40). Sarebbe sorprendente che un governo
tecnico ed europeista in economia non fosse altrettanto tecnico e europeista
quando ci sono da tutelare i diritti e la salute delle persone e, anzi, agisse
in danno dei cittadini poveri. Questi in caso
di ricorso si vedranno discriminati nel loro desiderio di maternità e
paternità, mentre i più ricchi potranno
rivolgersi alle cliniche per
l’infertilità degli altri Paesi europei
e avere l’assistenza che la legge 40, ed ora anche l’iniziativa del governo,
nega loro in Italia”. (Governo tecnico ed
europeista a corrente alternata ma dipendente dal Vaticano in continuità)
Guido Rossi, Il
Sole 24 ore, 2 dic2mbre 2012
“Nell’attuale economia globalizzata lo Stato, come suggeriva
Federico Caffè, dovrebbe essere 20ccupatore di ultima istanza”, creatore quindi
delle qualificazioni o riqualificazioni professionali dei giovani, ad evitare
sconforto e miseria. I pur necessari tagli imposti dal fiscal compact, dalla
spending review, e da qualche altro diavoleria, non possono essere più
indiscriminati e qualunque programma di governo, se non vuole condurci a una
miseria irreversibile, deve operare accurate revisioni e selezioni nei tagli e
nella politica fiscale e proporre concreti investimenti a difesa dei diritti
umani dai quali solo può venire crescita, non più asimmetriche disuguaglianze,
e futura dignitoso per le nuove generazioni”.
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