Oriol Nel.lo, Ordenar el Territorio. La experiencia de
Barcelona y Cataluña, Tirant Humanidades, Valencia. Pp 256. sip
Da Asur 2012
Oriol Nel.lo, non è un
tecnico, magari prestato alla politica, come si dice in Italia, ma un
tecnico-politico che ha guidato la pianificazione in Catalogna negli ultimi anni[1], una esperienza di grande
importanza, ricca di insegnamenti e fruttuosa nei suoi esiti. Tecnico, geografo
esperto di pianificazione, con esperienze internazionali, che ha guidato per
molti anni l'Istituto Metropolitano di Barcellona, che tante ricerche e
approfondimenti ha prodotto sulla dinamica della metropoli catalana. Politico,
perché dotato di una propria visione politica, frutto di militanza, riflessione
e confronto con le trasformazioni della società; un uomo di sinistra dove il
sostantivo non è una collocazione, ma una visione del mondo e un approccio alla
trasformazione.
Di questa esperienza di guida del governo del territorio catalano
il presente volume costituisce un bilancio, non un semplice racconto di cose
fatte, ma piuttosto l’analisi delle diverse situazioni, delle soluzioni di
volta in volta trovate, del lavoro di equipe svolto, e, certo, anche dei
risultati ottenuti. La struttura del volume, come vedremo, è stata pensata
dall'autore proprio per non dare il senso di un bilancio trionfale, ma
piuttosto per indicare il lavoro fatto, il metodo di lavoro utilizzato, sui
diversi aspetti e i risultati ottenuti.
Due sono le linee guida che hanno caratterizzato l'attività
di Oriol Nel.lo e della sua equipe: da una parte cercare di rispondere al
processo di urbanizzazione attraverso l'adozione di nuovi strumenti di governo
delle trasformazioni e di attuazione che rompessero il punto di vista soltanto
municipale. Una opzione questa dettata non già da posizione precostituita ma
dall'analisi attenta sia dei reali processi di urbanizzazione sia
dell'integrazione, funzionale, economica e sociale dei territori. Dall'altra
parte, pur in una contesto nazionale e internazionale che premeva per la
deregolamentazione di ogni processo di trasformazione del territorio (storia
che abbiamo anche vissuto e subito nel mostro paese), l'affermazione netta ed
esplicita del potere e della responsabilità pubblico nella pianificazione e
trasformazione del territorio.
Strumenti innovativi, da una parte, governo pubblico delle
trasformazioni, dall'altra parte. Queste due opzioni hanno guidato le scelte
dell'intervento, con risultati di grande interesse e secondo un'affermazione
fatto in altro contesto, ma ancora valida, vale la pena di “apprendere da Barcellona ma non copiare”. Ogni situazione
pretende da una parte analisi e riflessioni appropriate e dall'altra parte l'individuazione di specifici strumenti d'intervento.
L'analisi delle trasformazione del territorio regionale, a
seguito della fine della dittatura franchista e l'iniziativa delle
amministrazioni comunali che, riconquistata la democrazia, erano impegnati a “fare” per rispondere alle
esigenze dei cittadini, ha messo in luce tre fenomeni: la dispersione degli
insediamenti, la specializzazione di singole aree, la segregazione sociale.
Un'analisi che impegna il governo regionale a combattere questi tre aspetti
negativi. Quello che emerge con forza, tuttavia, è la necessità di nuovi
strumenti per governare il territorio che abbiano, principalmente: carattere
integrato, promuovano la cooperazione tra le diverse amministrazioni, generino
la partecipazione dei cittadini e siano sottoposti ad attenta valutazione dei
risultati.
Dopo avere analizzato le cause generali della crisi degli strumenti
di pianificazione, l’autore mette in luce, come il recupero dell'esperienza di
pianificazione della regione catalana in epoca pre-franchismo, sebbene abbia
costituito una guida alla formazione del piano regionale del primo governo democratico,
debba essere giudicata un’esperienza
poco soddisfacente relativamente ai risultati e soprattutto molto lenta
nella generazione di nuovi assetti richiesti sia dalle nuove condizioni
economico-sociali sia dalle aspettative della popolazione .
Proprio allo scopo di correggere questa situazione il
governo regionale si è impegnato ad
elaborare in tempo breve dei piani territoriali di singoli parti della regione
che potessero guidare lo sviluppo del territorio. A partire dal 2004, hanno nel
quale questa decisione è stata presa, inizia l'elaborazione di questi piani che in
sei anni coprono tutto il territorio della regione (2006 Alt Pireneu i Arany;
2007 Terres de Lleida; 2008 Comarques Centrals; 2010 Camp de Tarragona, Metropolitano
de Barcelona[2],
Terresde l'Ebre e Comarques Gironines).
Questi piani territoriali (parziali) si proponevano di
correggere nei singoli territori le tendenze in atto relativamente alla
dispersione, specializzazione e segregazione, adottando un criterio contrario
alla prassi che vuole prima l'elaborazione del piano generale (di tutta la
regione) e poi, che da questo discendono, l'elaborazione dei piani parziali. Ma
proprio per evitare che la “parzialità” potesse prendere il sopravvento, i piani parziali mentre cercavano di rispondere
alle esigenze e ai problemi delle singole zone, dovevano seguire criteri omogenei elaborati nei Criterios de planeamiento territorial, che
dettava indicazioni precise rispetto a: il sistema dello spazio aperto, il
sistema del territorio costruito, il sistema della mobilità. Inoltre i piani
parziali erano inquadrati in uno scenario socio-economico comune, che indicava
l'evoluzione demografica, occupazionale ed economica di tutta la regione, in modo che ogni piano parziale con questa
dinamica si dovesse misurare. Infine i
piani territoriali dovevano risultare coerenti con la pianificazione settoriale
(per esempio con quella relativa alle infrastrutture).
Appare di un certo interesse, anche, la procedura adottata
per l’approvazione dei piani territoriali. Il processo di approvazione prevede:
la predisposizione di un ante-progetto che contenga tutti gli elementi del
piano; una consultazione pubblica della durata di 2-4 mesi, durante la quale i
cittadini avanzano critiche, suggerimenti, ecc.; un elaborato successivo più
appro0fndito e che prende in esame le osservazioni del pubblico; una nuova fase
di informazione al pubblico; la definizione ultima del Piano che viene
approvato provvisoriamente dal Consejero
de Politica Territorial; infine l’approvazione
definitiva dal Governo regionale. Una elaborazione che rende non casuale, né
volontaria la partecipazione del pubblico, ma, piuttosto, formale e
sostanziale, e che mette a confronto e a lavorare insieme l’amministrazione
centrale con quelle locali. Il piano diventa poi la guida per la revisione
della pianificazione dei singoli municipi.
Un capitolo del libro è dedicato al Piano Metropolitano di
Barcellona del quale ci siamo già occupati su questa stessa rivista (ved. nn.
97-98) piace tuttavia riportare le conclusioni dell'autore, per il quale il
piano costituisce una singolarità: prima di tutto per lo sforzo di cooperazione
inter-amministrativa tra
l'amministrazione autonoma e i governi locali; secondo ha esaltato la capacità
di coinvolgimento dell'opinione pubblica; infine che si tratta non già di un
“piano indicativo” ma piuttosto di uno strumento normativo e di carattere
prescrittivo e vincolante.
L'effetto del Piano metropolitano, cioè la sua effettiva
incidenza sull'area e la sua applicazione dipenderà sicuramente dagli
orientamenti politici e sociali dei governi che si succederanno in futuro, sia
a livello statale che regionale e locale. Tuttavia, sottolinea l'autore, cè un
terzo fattore determinante: l'accettazione della proposta da parte della
popolazione; se la collettività non difende la città sarà vana ogni tentativo
di organizzarla.
Il Piano direttorio
urbanistico è lo strumento intermedio tra il piano territoriale e quello
municipale, quello che in italia siamo soliti chiamare il “piano di area vasta”
ma di cui non esiste né una elaborazione teorica completa né una applicazione
normativa (se non in forma derivata). Tra il piano territoriale, che mediamente
copre un territorio di circa 4.500 km2, e il piano municipale, mediamente di
circa 30 km2, la normativa catalana prevede appunto il piano direttorio
urbanistico, che ha proprio lo scopo sia di tenere conto delle prescrizione del
piano territoriale, ma soprattutto di trovare soluzioni adeguate non nel
microcosmo municipale, ma tenendo conto delle realtà integrate del territorio,
e soprattutto come coordinamento dei piani municipali rispetto alle
infrastrutture, alla protezione del suolo non urbanizzato (che deve tenere
conto di una logica di ampio spazio), la politica dell'urbanizzazione del suolo
e la costruzione delle abitazioni e l'individuazione delle aree residenziali
strategiche per lo sviluppo futuro che devono avere carattere integrato. Tra il
2004 e il 2010 si è dato impulso alla predisposizioni di 39 piani direttori, di
cui 27 già approvati definitivamente, 2 approvati provvisoriamente e il resto
in elaborazione. Uno sforzo enorme in sette anni.
Oriol Nel.lo, e non si puo non essere d’accordo con lui, ritiene la pianificazione di area vasta la
nuova frontiera della pianificazione che tenga conto sia di risultati
efficienti, sia della nuova integrazione dei territori (quella che abbiamo
chiamata la metropolizzazione del territorio). In quest'ambito lo studio di
dettaglio dell'esperienza catalana può essere di grande utilità.
All'analisi di uno di questi piani, il Piano direttorio del sistema costiero, l'autore dedica
un'attenzione particolare, anche perché la costa spagnola, come è noto, ha
subito a partire dagli anni '60 del secolo precedente delle trasformazioni di
grande portata e, anche, di grande violenza.
Se questa trasformazione, soprattutto di natura turistica,
ha portata dei benefici economici, non ci può nascondere che essa ha
danneggiato il carattere ambientale e
paesaggistico della costa, tanto da
rischiarne la svalutazione anche economica. Proprio una gestione molto
frammentata dello sviluppo dell'urbanizzazione, affidata ai singoli comuni, e
principalmente all’origine dell’esisti negativi del processo di trasformazione
e mette in evidenza la necessità di una piano dell'area costiera di carattere
sovracomunale.
Il Piano direttorio del
sistema costiero può essere
considerato un elemento esemplare del rinnovo della pianificazione sia per
l’importanza dell’oggetto, sia per le procedure adottate e sia per gli
obiettivi. Questi ultimi sono molto chiari: proteggere il litorale catalano non
ancora urbanizzato, evitando che sulla costa si possano sviluppare insediamenti
di qualsiasi tipo, per salvaguardare un patrimonio di grande valore non solo
paesaggistico e naturalistico ma anche economico, il cui degrado penalizza sia
i cittadini che la stessa economia. Se urbanizzare la costa, infatti, è sembrato una grande risultato e vantaggio economico,
nel medio-lungo periodo ha finito per sottrarre alla risorsa su cui si basa lo
stesso turismo appetibilità. Una risorsa fondamentale per la vita e la storia
della Catalogna e con una grande valenza economica ambientale e paesaggistica è
meritevole di attenzione, cura e salvaguardia a beneficio dei cittadini e degli
stessi turisti. Il piano ha dovuto fare i conti con le zone che la
pianificazione locale aveva già definito
come urbanizzabili; la scelta del piano è stata, in prima istanza, di non
aprire dei contenziosi sia con le amministrazioni che con i privati, e
procedere a salvaguardare quello che ancora era fuori sia dal processo attivo
di urbanizzazione che pianificato in questa direzione. In sostanza circa 20.000
H sono occupati dalle città, dalle zone urbanizzate e da quelle che sono state
pianificate come da urbanizzare mentre circa 26.000 H sono quelli sottoposti a
vincoli di salvaguardia. Per la gestione di queste aree non più urbanizzabile,
che costituisce una ricchezza per la regione e per le singole comunità, sono
necessarie una serie di attività di salvaguardia attiva (rifacimento dei terramenti,
ricostruzione del manto vegetale, viabilità pedonale, ecc.) calcolato in 18,450
milioni di euro, per circa il 29% a carico della Generalità. Il fatto che il
piano sia stato approvato con grande consenso e con bassa conflittualità è
dipeso, secondo l'autore, dall'esistenza di un alto convincimento sociale sugli
obiettivi e sui valori che il piano difendeva.
Ma non rimasta esclusa dall'attività legislativa del governo
regionale, la pianificazione municipale.
Tenuto conto che una parte consistente dei municipi non disponeva di un piano,
ritenuto fondamentali per garantire il più alto godimento dei diritti di
cittadinanza, la nuova legge urbanistica rendeva obbligatoria la pianificazione
per tutti i comuni mentre per gli inadempienti sarebbe intervenuto in forma
sostitutiva il governo regionale. La nuova legge, inoltre, tenuto conto che la grande produzione di
abitazioni non aveva garantito l'accesso alla casa dei segmenti deboli della popolazione
(cosa che è avvenuto, come è noto, anche in Italia), stabiliva che una quota
compresa tra il 20 e il 30% delle nuove
costruzioni previste dai piani dovevano essere destinate a abitazioni sociali.
Anche se la
Catalogna è stata la prima assemblea legislativa europea ad
adottare la Convenzione sul Paesaggio approvata a Firenze, la
sua traduzione operativa non è stato facile. Una proposta di legge sul
paesaggio non poté essere approvata, solo la modifica della maggioranza
parlamentare permise l'approvazione nel 2005 di tale legge.
L'introduzione dell'attenzione per il paesaggio nella
pianificazione impose, affinchè la questione non risultasse astratta, la formazione del “inventario” dei valori
paesaggistici presenti nelle diverse aree, analisi che ha dato luogo alla
formazione del catalogo che a partire dai valori e dall'individuazione
delle attività che incidono sul paesaggio, ha reso possibile la definizione di
obiettivi paesaggistici e le azioni necessaria a conseguire questi obiettivi.
Il catalogo, inteso come le attività
connesse alla sua realizzazione, ha costituito lo strumento fondamentale sia
per la diagnosi dello stato del paesaggio sia delle proposte per la sua
salvaguardia e valorizzazione.
La Ley de barrios costituisce una delle
iniziative più note di questa amministrazione e della gestione di Otiol Nel.lo.
Si tratta dell'impegno della Generalità di cofinanziare dei progetti proposti
dalle amministrazioni locali di miglioramento di situazione urbanistiche:
spazio pubblico e verde, servizi collettivi, accessibilità, dotazioni
tecnologiche, abitazioni. Un complesso processo di selezione anno per anno
identificava i progetti suscettibili di finanziamento (con un contributo del
governo regionale di 100 milioni per anno). In totale nei sette bandi
promulgati (dal 2004 al 2007), sono stati coinvolti 141 barrios, con una
popolazione di poco superiore al milione, con un investimento totale di 1.330
millioni di € e un contributo regionale di 693 milioni (il resto a carico dei
singoli comuni).
La legge ha funzionato egregiamente e ha permesso di
affrontare situazioni sociali-urbanistici-edilizi bisognosi di interventi con
risultati complessivi molto positivi sia sul piano sociale che su quello della
vivibilità urbana. Inoltre il controllo nella realizzazione ha permesso il
raggiungimento di una notevole efficienza di realizzazione.
La trattazione del testo si conclude con l’esposizione dell'iniziativa
per migliorare la situazione dell'urbanizzazione diffusa. Anche in Spagna si
manifesta fortemente il fenomeno dell'urbanizzazione diffusa, che ha origine
nell'epoca franchista, e che porta a situazione di insediamento molto povere di
servizi, disordinati dal punto urbanistico e cariche di conseguenze sull'ambiente
e il paesaggio. La linea seguita è quella definita “possibilista”, fondata su:
consolidare e dotare di servizi le aree la cui urbanizzazione appare
irreversibile; ridurre l'ambito di future realizzazione anche se previste.
Ho voluto dare conto completo del contenuto del volume
perché esso rappresenta non un “testo” ma l'esposizione di una esperienza di
governo molto importante. È, infatti,
l'insieme di queste iniziative che deve essere conosciuta e valutata
nella sua complessità e complemetarieta, fatta: di provvedimenti legislativi,
di coinvolgimento delle amministrazioni e delle popolazione, della costruzione
di un patrimonio di informazioni indispensabili (per esempio per quanto attiene
al paesaggio), di investimenti pubblici di non modesta dimensione, di selezione
di progetti.
Ma quello che merita ancora di essere sottolineato (si
capisce dal testo, ma era palpabile per chiunque anche brevemente poteva
frequentare gli uffici del Segretariato) è l’impegno di tutto lo staff al quale Oriol Nelo.lo ha
trasmesso l'entusiasmo per la realizzazione di un progetto politico e
territoriale fortemente innovativo e ricco di risultati. Sarebbe un peccato
(mortale direbbero i cattolici) se la nuova amministrazione, proprio per
segnare il “cambiamento” buttasse alle ortiche questa importantissima
esperienza.
[1] Oriol Nel.lo è stato membro del Parlamento
catalano, e portavoce aggiunto del gruppo parlamentare Socialistes-Ciutadans
pel Canvi, dal 1999-2003; Segretario della Planificatiòn Territoriale del
Gobierno della Generalitat dal 2003 al 2011.
[2] Si osservi che il piano metropolitano di
Barcellona giunge a conclusione dopo 50 anni da quando se ne cominciano a
eleborare i primi elaborati
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