Diario 190
17 - 23 settembre 2012
- Marchionne: l'imbroglio Fiat continua
- W o abbasso il regionalismo?
- Alesina-Giavazzi: riflettono quando scrivono?
- Citazioni: nel bene e nel male (Curzio Maltese, Sergio Marchionne, Guido Rossi)
Marchionne: l'imbroglio Fiat continua
Che si sono detti la delegazione della Fiat e quella del
governo in tante ore? Una parte del tempo, sono sicuro, è stato impiegato in
una discussione di “filosofica economica”. Marchionne ha ricordato al professor
Monti che il proprio comportamento e quello della Fiat è stato disegnato sulle
affermazioni del capo del governo che, sempre a proposito della Fiat, ad un
importante convegno ebbe a dire “la
Fiat è un grande gruppo internazionale e sceglie di
localizzarsi secondo proprie convenienze”. A questo punto Monti, molto
imbarazzato (forse) bofonchia qualcosa sul ruolo sociale dell'impresa.
Ancora l'amministratore delegato della Fiat ha spiegato al
ministro Passera, che investe in Brasile perché in quel paese lo Stato si fa in
otto per aiutare la Fiat,
secondo una filosofia “liberista” che è stata sempre tipica della società
Torinese: il governo deve fare quello che va bene alla Fiat.
Lo stile poi è … tutto. La trasmissione del canale Sette, in
Onda, ieri sera ha mostrato uno spezzone di ripresa televisivo, nel cortile di
palazzo Chigi, quando Marchionne e il
giovane presidente Fiat sono andati a
presentare, credo la nuova 500, al capo
del governo (Monti), nel quale si vede con quanto poco garbo e molta arroganza
Marchionne sposta Monti da davanti alla
macchina perché copriva il marchio Fiat. Una scena veramente
imbarazzante.
Lo stile poi è … tutto. È dignitoso che l'amministratore
delegato della più grande società italiana abbia il suo domicilio fiscale in
Svizzera?
Lo stile poi è … tutto. Come classificare l'affermazione di
Marchionne che rivolto a Monti disse: “di te mi fido, ma dopo?”.
Ma veniamo al succo del risultato dell'incontro, da quello
che è possibile capire:
a) il progetto Fabbrica Italia, 20 miliardi di
investimento, nuovi modelli, ecc. è morto e sepolto. C'era chi aveva detto e
capito che era un imbroglio, ma spesso si cerca di credere come per realizzare
una speranza. Ma di speranza si muore.
b) la congiuntura di mercato va malissimo e si cercherà di
resistere producendo per il mercato estero, ma il governo dovrà aiutare ad
esportare e, ma questo non traspare ma è nella logica, deve garantire la cassa
integrazione straordinari, per decina di migliaia di lavoratori;
c) la Fiat
si impegna, un po' troppo, piuttosto pensa di fare investimenti in Italia
quando la situazione economica migliorerà, non prima del 2014;
d) si è costituito un gruppo di lavoro al ministero dello
sviluppo formato dai tecnici Fiat e ministeriali.
Ci vuole molto a capire che per Fiat Italia, per gli operai
e tecnici del gruppo e dell'indotto, per le sorti dell'economia italiana questa
riunione è stata inutile? O meglio un teatrino di molte ore per dare a credere
che si è discusso seriamente? I sindacati, oltre la Fiom, capiranno? Il centro
sinistra avrà qualche reazione?
Questo governo non è il “salvatore della patria”, ma quello
che la sta affossando. Altro che agenda Monti.
Ma sono anche spudorati:
a) è vero e noto, una tecnica accreditata, quando non si vuole o non si sa prendere una
decisione si fa un “comitato”. Cosa dovrà mai studiare il gruppo di lavoro
costituito presso il ministero dello sviluppo?
b) banalmente: gli investimenti si fanno per uscire dalla
crisi, altrimenti come si fa ad uscire dalla depressione?
c) se gli investimenti si realizzano quando l'economia
riparte essi arrivano tardi, non riescono a cogliere l'onda che sale. La
realizzazione di investimenti vuole tempo, soprattutto se sono ... innovativi.
Almeno queste cose i tecnici al
governo dovrebbero saperle, allora? Stanno al gioco della Fiat, questa è la
triste conclusione, sulla pelle del paese,
degli operai e dei tecnici.
W o abbasso il regionalismo?
Si non è corretto, non bisogna cadere nel pessimismo, vale
la pena di pensare che le cose possano cambiare.
Ma se si discute di abolire le Provincie come istituzioni di
spreco ”oggettivo”, non varrebbe la pena di abolire le Regioni come istituzioni
di spreco soggettivo e di male affare?
Viene spontaneo pensarlo leggendo di quello che è avvenuto
nella regione Lazio, di quello che da sempre è emerso in Sicilia, e poi la Lombardia, e adesso la Campania e la Calabria.
La
Polverini, i cui consiglieri del suo gruppo gozzovigliano
travestiti da maiale, greci, ecc., ha deciso di “resistere” non si dimette.
C'era da dirlo. Spero che i consigliere del Pd e pare anche quelli dell'Udc, a
sentire qualche loro dirigente, vogliano dimettersi per costringere a nuove
elezioni. Speriamo che non si tratti di una boutade, ma di una seria
determinazione.
Ma forse il regionalismo andrà ripensato?
Alesina-Giavazzi: riflettono quando scrivono?
Alesina e Giavazzi sono accreditati di sapienza, conoscenza,
cultura e, soprattutto, voglia di cambiare il mondo, ma leggendoli si ha
l'impressione che manchi loro la capacità di riflettere.
L'editoriale di domenica sul Corriere rappresenta un caso
esemplare di questa loro incapacità. Non vorrei essere frainteso, non
riflettono perché non possono riflettere condizionati come sono da una
componente ideologica, tanto banale ormai, quanto distruttiva del vivere
sociale.
Partono dall'ovvia considerazione che la struttura della
popolazione è cambiata, viviamo di più (loro sembrano sottintendere: troppo).
Questo fatto impone una revisione del nostro sistema di Stato sociale.
Questione reale e complessa: bisogna cambiare ma garantendo universalità,
omogeneità e qualità ai servizi. È noto che la questione è complessa. Ma ai due
di questa complessità non spaventa, hanno la ricetta pronta: “che senso ha
tassare metà del reddito delle fasce più alte per poi restituire loro servizi
gratuiti? Meglio che li pagano e contemporaneamente che le loro aliquote
vengano ridotte”. E mai possibile che la soluzione è sempre la stessa la
correzione di ogni elemento che corregga le distorsione imposte dal sistema
economico sociale? Che bello: lo Stato sociale per i poveri, ma allora non si
potrà neanche più chiamare Stato sociale, e i ricchi nelle belle cliniche
private.
Ma non è finita, ancora un esempio della loro proposta: che
gli studenti universitari paghino
interamente il costo dell'Università e dare ai meno abbienti borse di
studio. Hanno riflettuto i due che nel loro sistema i meno abbienti che
arriveranno all'Università saranno pochissimi falcidiati prima dalla
discriminazione introdotta dall'assenza di uno stato sociale efficace ed
efficiente.
Ma i due riflettono che lo Stato sociale, universalistico,
omogeneo e di qualità costituisce una forma di costruzione di una convivenza
democratica? Hanno riflettuto che l'accumulazione della ricchezza senza una
progressività impositiva guasta e degrada la società? No evidentemente no, non
possono, si tratta di concetti per oro incomprensibili.
Citazioni: nel bene e nel male
Curzio Maltese, Il Venerdì di Repubblica, 21
settembre 2012
“Marchionne guarda all'America di Obama che gli ha regalata la Chrysler e aspettava
soltanto l'occasione per tagliare gli ultimi rami in patria. L'occasione è
adesso, con un governo di ottimali bocconiani, per i quali gli operai non
esistono, e la politica assente. Anzi, molto peggio. Una politica cancellata
dal trionfo del delirio narcisistico di venti leader, vecchi e nuovi guru,
tanto più autorevoli quanto più mediocri. E non uno che metta in campo uno
straccio di soluzioni per le fabbriche che chiudono, un'idea di politica
industriale per far crescere un paese precipoitato nella peggiore recessione
d'Europa dopo la Grecia”
Sergio Marchionne, Corriere della Sera, 22 settembre
2012
“In particolare per lo stabilimento nello Stato di
Pernambuco, in corso di costruzione,la
Fiat riceverà finanziamento sino a 85% su un investimento
complessivo di 2,3 miliardi di euro. A questi si aggiungeranno benefici di
natura fiscale, quando sarà avviata la produzione di automobili, per un periodo
minimo di 5 anni”. (l'idea di politica industriale di Marchionne è questa:
finanziamenti, benefici fiscali. In questo modo tutti sono bravi a fare gli
imprenditori. O no?)
Guido Rossi, Il Sole 24 Ore, 23 settembre 2012
“Alle attuali condizioni la politica conta sempre meno per
l'amministrazione dello Stato e per il benessere della popolazione, sia perché
eterodiretta dai poteri globali della finanza, sia perché profondamente
corrotta e ben lungi dal volere attuare le speranze che si pensava essere
proprie della democrazia, cioè il conseguimento di una maggiore uguaglianza di
condizioni dei cittadini, che rimane solo all'orizzonte, in prospettive
escatologiche di nessuna attualità. … E' un dovere delle attuali élite
politiche italiane, se non vogliono che il populismo o il disprezzo della
politica diventino l'unico stato d'animo popolare, preparare urgentemente
programmi che finalmente abbiano al centro la giustizia sociale, che significa
poi anche la vera lotta alla corruzione, e la difesa dei diritti umani
storicamente maturati e ben individuati dalla nostra Costituzione”.
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