Diario 151
14-20 novembre 2011
F.I.
Nuovo governo o
governo nuovo?
Uno dei commenti più appropriati al nuovo governo Monti e
quello di ELLEKAPPA pubblicato sulla La Repubblica del 19; ci sono i soliti due
personaggi e uno dice “Nei prossimi giorni sarà più chiaro cosa intende fare il
professor Monti” e l’altra risponde “Non appena si sarà diradata la coltre di
incenso”.
Non solo il governo Monti ha avuto una maggioranza
parlamentare inedita nella storia della Repubblica, tutti i gruppi, tranne la Lega, hanno votato a favore,
ma anche il consenso dell’opinione pubblica è altissimo, supera il 70%, come
indicano i recenti sondaggi . Di Berlusconi non ne potevamo più.
Capisco che dopo i fasti e le volgarità (pubbliche e
private) del governo di centro-destra e dei suoi membri, è un vero sollievo la “sobrietà” del neo
presidente, lo stile Monti, come già si recita. Ma non esageriamo lo stile è
importante ma non è tutto.
Intanto il professore nella sua sobrietà è anche violento. È
il caso di quando per risponde alla possibilità che la suo governo venga “staccata
la spina”, certo non una delicatezza, ha richiesto che non si usi questo
termine perché lo metteva in confusione non
sapendo più se dovesse considerarsi un rasoio elettrico o un polmone
artificiale, ironia per ribadire che era
stato chiamato a tagliare e a salvare una repubblica malata terminale. Una battuta
ironica, si è detto, ma certo dall’allusione violenta nei riguardi della politica.
La realtà è che il Presidente e il Professore hanno messo in
mora la politica, al di là di affermazioni diverse, sia del PDL che del Idv,
nessuno, infatti, avrà il coraggio di
mettere in crisi questo governo, il quale dando un colpo a destra e uno a
sinistra renderà difficile una presa di posizione chiara e antagonistica. Il
convincimento del Presidente era contro le elezioni, e questo convincimento ha
avuto la meglio sulla stessa incertezza dei partiti, una parte dei quali diceva
di volere le elezioni, ma sperava di no (PDL), e una parte voleva un governo di
transizione, ma sperava nelle elezioni (PD). In questa situazione il Presidente
ha avuto buon gioco di mjetterli con le spalle al muro ed accettare il governo
di grande coalizione che poi si è trasformato in governo dei tecnici.
Banchieri, ma soprattutto professori e cattolici, forse
moderatamente progressisti ma dentro i confini dell’economia di mercato e di
una società liberista. Conflitti d’interesse, forse, ma eravamo abituati a ben
peggio. Il Professore li ha scelto con accuratezza, certo ha guardato e soppesato
le competenze, che gli erano note, ma soprattutto ha valutato l’approccio
metodologico (quella che siamo soliti chiamare l’ideologia sociale). È quello che ci voleva nella situazione data,
credo proprio di no.
Il governo è stato benedetto dal Vaticano (che avanza subito
le sue pretese, come l’accenno alla legge sulla fine vita), anche perché vede
collocati dentro la compagine governativa suoi uomini di punta.
Possiamo apprezzare lo stile del Professore, in realtà si
tratta di mera educazione e di educazione istituzionale, cosa alla quale non
eravamo più abituati e che tanto oggi ci meraviglia ed entusiasma, ma i
contenuti?
Ancora si sa poco, ma quello che si sa indica che siamo di fronte
ad un nuovo governo, e non ad un
governo nuovo.
Che il ministro della Pubblica istruzione garantisca che al
più presto saranno emanati i regolamenti per attivare a pieno la riforma
Gelmini per l’università, lascia di stucco, o forse no.
Che per il rilancio delle opere pubbliche si parli di
“coinvolgimento dei privati” lascia intravedere che ci si muove nella direzione
di opere che “rendono” e non verso le opere di cui il paese ha bisogno.
Si parla di alleggerire la tassazione sul lavoro, ma
contemporaneamente si parla di aumento dell’IVA e delle accise; insomma quello
che viene dato dalla mano sinistra viene tolto, aumentato, dalla mano destra.
Il Professore ha a più riprese affermato che chi più ha
avuto deve contribuire di più, ma come? Di patrimoniale non si sente parlare se
non dell’ICI, che colpisce l’80% delle famiglie che abitano in casa in
proprietà, non credo che il professore da buon economista ritenga che sono la
totalità di queste famiglie che hanno avuto di più perché per due anni non
hanno dovuto pagare l’ICI. Ma vedremo come si fa a far pagare di più che più ha
avuto.
Ma è inutile e forse non corretto fare illazioni. Basta
attendere qualche giorno che avremo i primi provvedimenti da giudicare. Ma
essendo il cielo nuvoloso è buona pratica avere pronto l’ombrello.
Eppure nelle poche ed educate parole del Professore non un
accenno su come combattere la speculazione. Non vorrei che pensasse che la
“fiducia” mette il freno agli speculatori.
Una mancanza di
stile
In questa grande entusiasmo per il nuovo stile, mi pare di
dover coglierne una caduta. Non so se il neo Presidente ha, consapevolmente
chiamato l’applauso, ma so che il parlamento nel suo insieme ha dato segno di
interpretare il nuovo stile come un impasto di buona educazione e di ipocrisia
quando a con una ovazione unanime ha salutato l’ex sottosegretario alla
presidenza Letta, seduto in tribuna. Che si tratti di un “servitore” si, ma non
di un servitore dello stato. Letta è stato al centro di tutti gli affari di
Berlusconi, soprattutto di quelli politici, il suo consigliere per 17 anni, ha frequentato con regolarità con Bisignani
(non mi pare sia stato mai negato che questo mestatore avesse un suo ufficio
accanto a festeggiato dal Parlamento), il nepotismo affaristico lo ha spesso
sfiorato, degli affari/politica della seconda repubblica è stato sempre
protagonista. Di che cosa l’ha onorato il parlamento? Forse del suo
comportamento doroteo? di aver moderato la verve del suo presidente? di essere
stato ufficiale di collegamento tra Palazzo Chigi e il Vaticano? di aver
ascoltato con compunzione i leader
dell’opposizione?
Ma lasciamo perdere.
Il complottismo
Pierluigi Battista ha scritto una breve nota su magazine del
Corriere sella Sera contro il complottiamo. Ma se il complottismo è il rifugio
di chi non sa trovare spiegazioni, di
chi non ha cognizione adeguata dei processi sociali e politici, di chi non
trova altro “pensiero” per reagire ad uno stato di cose insopportabile, un “io
so” di chi vuole finire in prima pagina (Battisto se la prende in particolare
con l’on. Veltrone), questo non vuol dire che i complotti non esistano. Per
esempio Battisti dovrebbe spiegare come mai un tribunale ha rimesso in libertà
alcuni mafiosi condannati all’ergastolo per la strage Borsellino, riconoscendo
che il processo, nelle sue diverse istanze, è stato falsato da fasulle
dichiarazioni di un pentito, da indagine deviate, dal contributo di istituzioni
non ad indagare sulla scena del delitto ma a creare una falsa scena del
delitto. Io non so, ma in questo caso sospetto.
Citazioni: nel bene e
nel male
Paolo Romani, ex
ministro dello sviluppo economico
“Da un lato sono sollevato (dal governo Monti): l’esperienza
di responsabile del dicastero dello Sviluppo economico è stata entusiasmante,
impegnativa e, sul finire, anche piuttosto faticosa” , Il Corriere della Sera
16 novembre 2011 (La fatica che ha fatto
per tentare di “regalare” le nuove frequenze televisive deve averlo distrutto)
Mario Sechi,
direttore del quotidiano il Tempo
“O facciamo il governo Monti, con dentro i politici e senza
scadenza, oppure siamo cotti” , Il Corriere della Sera 16 novembre 2011 (Mi piace seguire Mario Sech; al
Telegiornale della notte di Rai3, lo invitano spesso, secondo me lo fanno a
posta. Il direttore con grande sicurezza
dice sempre quello che “avverrà domani”, che poi non avviene, ma mai ha
detto “mi sono sbagliato”, ha sempre continuato a vaticinare. È un caso
meritevole di uno studio clinico)
Ciriaco De Mita,
ex tutto
“Berlusconi si legittima in quanto votato dal popolo, ma
cade non sapendo neppure spiegare perché non è in grado di guidare il Paese. Da
qui riparte l’attualità del popolarismo. Che resta la cultura politica più
moderna per trasformare la rappresentanza in partecipazione e non ridurla a
puro supporto elettorale ottocentesco”, Il Corriere della Sera 16 novembre 2011
(ci risiamo?)
Michel Onfray
“Nel
frattempo, milioni di «indignati» scendono nelle piazze delle capitali europee per dire il proprio malcontento. E nient'altro... Questa forza
inutile perché inutilizzata è
puramente protestataria. È una forza anticapitalista — è il suo credo — che non ha nulla di
positivo da proporre: non vuole il potere,
non vuole aderire a un partito già esistente, non vuole creare una
formula originale e inedita di macchina per
la presa del potere, non vuole leader — ha torto... Infatti, il
serpente del capitalismo postmoderno continua
la propria metamorfosi senza aver di fronte niente e nessuno per questa
trasfigurazione che rafforzerà la potenza della bestia e, se nulla sarà fatto,
la doterà di una terribile ferocia.
La configurazione di tale mutazione, la pericolosità del
capitalismo liberale europeo per i popoli, il fallimento dei modelli marxisti, il nichilismo assoluto che pretende
d'essere solo protestatario, la minaccia di un nuovo capitalismo ancora più
darwiniano obbligano a pensare diversamente gli eventi: la formula anarchica
di Proudhon è da reinventare per i nostri tempi. Essa presuppone una
rivoluzione senza ghigliottine, senza
sangue, senza fili spinati. E se si provasse?”, La Lettura del Corriere della
Sera 20 novembre 2011
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