Ismael Blanco e Oriol Nel.lo, Sulla
segregazione urbana
(apparsa
su cittabenecomune, casadellacultura di Milano
il 29 nov.)
Il
modo migliore di cominciare questa recensione probabilmente sarebbe stato
quello di trascrivere il sommario del libro*. Così facendo sarebbe balzato
subito all’occhio che quello di Ismael Blanco e Oriol Nel·lo – Quartieri e crisi. Segregazione
urbana e innovazione sociale in Catalogna (ed. it. a cura
di Angelino Mazza e Raffaele Paciello, INU Edizioni, 2020) – non è solo un saggio,
ma un testo articolato e corale che dà conto di un progetto di ricerca che
inizia nel 2013 – ed ancora non può dirsi concluso – che ha coinvolto
istituzioni e competenze su un tema di grande rilievo per chiunque si occupi di
progetto e politiche urbane e territoriali, quello della segregazione spaziale:
una questione che è anche misura della capacità di innovazione sociale e
dell’incisività delle politiche pubbliche.
I
due temi, segregazione spaziale e innovazione sociale nelle politiche urbane,
sono stati affrontati, sia sul piano metodologico sia su quello analitico, a
partire dalla “misurazione” del fenomeno nella realtà catalana. Un lavoro di
notevole portata scientifica i cui risultati, tuttavia, travalicano questo
ambito per sfociare in quello della politica, suggerendo azioni di governo per
intervenire o modificare i processi in atto, anche attraverso politiche di
rigenerazione urbana. Ismael Blanco e Oriol Nel·lo
chiariscono infatti che lo scopo di questo lavoro non è solo
accademico-scientifico, ma muove dall’ambizione “di contribuire, per quanto
possibile, ad orientare le politiche pubbliche e a dare impulso ai movimenti di
cittadinanza”. Una ricerca dalle aspirazioni nobili, dunque, che –
com’è nella tradizione della migliore urbanistica – tradisce un forte impegno
civile sulle questioni urbane presenti e future.
Non
è questa la sede per affrontare in dettaglio le questioni metodologiche
(indicatori, parametri, ecc.) che nei vari contributi raccolti nel libro
vengono sviluppate. Queste meriterebbero seminari specifici per coglierne e
trasmetterne, con maggior frutto, la portata. Su questo aspetto sottolineo solo
che in questo lavoro le questioni di metodo, al di là di ulteriori
approfondimenti, sono state trattate con la dovuta attenzione, che i risultati
appaiono convincenti e che la documentazione presentata è ricca e ben
organizzata. In questo commento preferisco invece soffermarmi sulle indicazioni
complessive che derivano dalla ricerca e su come queste sono sintetizzate nelle
sue conclusioni. Prima di addentrarmi nella riflessione, tuttavia, pare
necessaria una precisazione. Mentre se si parla di segregazione
spaziale il concetto appare chiaro, meno limpido è quello di innovazione
sociale, sia per le diverse situazioni politiche a cui possiamo fare
riferimento sia, forse, per una diversa articolazione del conflitto sociale che
caratterizza la città contemporanea. In questo testo con questa
espressione si intendono “quelle iniziative orientate a soddisfare, attraverso
la cooperazione tra le persone, le esigenze a loro correlate: ad esempio la
casa, l’energia, le telecomunicazioni e l’alimentazione”.
Va
detto che l’analisi dell’innovazione sociale, nella ricerca, non si presenta
come qualcosa di astratto, ma fa riferimento a risultati che si basano su
informazioni raccolte a proposito di ben settecento iniziative – identificate e
mappate –, sulle risposte a questionari somministrati a un campione
rappresentativo di persone coinvolte in questi stessi programmi, nonché sulle
considerazioni raccolte dagli operatori. Un lavoro di scavo nella realtà
concreta di rilevante impegno, uno sforzo di comprensione paragonabile a quello
sulla segregazione spaziale per il quale, circa il contesto preso in
considerazione, esisteva già una notevole quantità di dati. Il terreno comune a due grandi questioni – da una
parte quella della segregazione urbana e dall’altra quella dell’innovazione
sociale – sembra, agli autori, quello più adatto per affrontare il futuro di
città e territori. Di certo è il punto di forza di questo lavoro e di
questa pubblicazione. E credo che questo approccio possa essere condiviso.
A
livello internazionale, quello della segregazione spaziale – anche dove appare
poco studiato ovvero dove ci sono meno evidenze della sua esistenza come si
potrebbe dire del nostro paese – affonda le sue radici nella questione urbana
e, una volta conosciuto, apre delle voragini nella nostra idea di convivenza.
Più articolata, si potrebbe dire, appare la questione dell’innovazione sociale.
In questo caso le esperienze dei diversi paesi non sempre convergono sugli
strumenti, anche se fanno riferimento a bisogni comuni. Per questo aspetto
anche il confronto con l’Italia è meno facile. Questo sia perché qui da noi
operano grandi istituzioni/associazioni, per esempio di tipo religioso, che
tentano di venire incontro ai più pressanti bisogni della popolazione più
debole. Sia per l’esistenza di una tradizione di “lotte sociali”, che assumono
un carattere rivendicativo, e per la presenza di un sindacalismo forte che in
qualche modo è – ma soprattutto è stato nella seconda metà del Novecento –
investito della questione urbana e delle condizioni di vita delle fasce sociali
più deboli.
Un
aspetto importante dei risultati di ricerca, che Ismael Blanco e Oriol Nel·lo
mettono in luce, non attiene solo la dimensione in termini assoluti del
fenomeno della segregazione spaziale che, in Catalogna, è in continuo aumento
anche in questo nuovo secolo, ma il fatto che non riguarda soltanto i gruppi
sociali più deboli. Questa, infatti, si manifesta per il “confinamento” tanto
di quelli più svantaggiati quanto di quelli che godono di migliori condizioni
economico-culturali-sociali. Banalizzando il concetto, si può dire che poveri e ricchi tendono a isolarsi in
propri territori e che le aree miste, quei tessuti plurali di cui storicamente
è ricca la città europea, tendono a ridursi. Gli autori mettono altresì in
evidenza che questo fenomeno non caratterizza solo diversi quartieri delle
città, ma investe i comuni dell’area metropolitana. Così alcuni di questi
finiscono per 'specializzarsi', per così dire, per i cittadini a più alto
reddito, “dove la possibilità di somministrare servizi di qualità è maggiore
per la più alta capacità fiscale dei suoi residenti e la presenza di necessità
sociali meno intense”. Altri, al contrario, tendono a essere maggiormente
attrattivi per cittadini con maggiori difficoltà economiche. Tale situazione,
oltre a determinare una geografia polarizzata della società, mette in seria
difficoltà le politiche pubbliche: quelle locali appaiono strutturalmente
insufficienti ad affrontare il problema; quelle più generali finiscono per
rafforzare le diseguaglianze. L’azione locale, per quanto sostenuta e ben
giocata, non è in alcun modo sufficiente ad affrontare lo squilibrio. Piuttosto,
sarebbero necessarie politiche sovralocali (regionali o nazionali) capaci di
contrastare “l’ineguale capacità dei comuni di far fronte alle necessità delle
loro popolazioni”. Ma queste stentano a decollare.
Per
quanto riguarda le pratiche sociali innovative – quelle che per lo più prendono
corpo dal basso in forma autorganizzata – nel libro si sottolinea non solo il
loro forte incremento, ma anche il fatto che queste si traducono in forme di
organizzazione sociale alternative a quelle esistenti. Il loro proliferare
affonda le sue radici nel movimento degli “indignados”, nell’accentuarsi della
crisi economica e nell’avvento delle politiche di austerità. Queste pratiche si
manifestano con un alto tasso di politicizzazione, evidente nella loro capacità
di mobilitare e catalizzare energie ma soprattutto negli obiettivi che pongono.
“Gli orti urbani, i gruppi di consumo, gli spazi autogestiti non sono solo, e
nemmeno in primo luogo, spazi di soddisfacimento delle esigenze
fondamentali. Sono – sottolineano Blanco e
Nel·lo – forme di sperimentazione, riflessione e rivendicazioni di nuove forme
di vita comune che prendono forza in un contesto di crisi sociale e politica
profonda”.
Alcune di queste iniziative interagiscono con le istituzioni locali; altre
rivendicano la loro piena autonomia. E se la loro distribuzione in generale è
correlata ai tassi di popolazione, c’è un punto che merita essere sottolineato:
queste prendono vita più numerose e funzionano meglio dove il tessuto sociale
si caratterizza per uno status socio-economico medio. Mentre sono meno presenti
nelle zone caratterizzate da fasce sociali più deboli. Questo tratto del
fenomeno fa emergere da una parte come le iniziative di azione sociale
innovative possano determinare un aumento degli squilibri tra le diverse zone e
i diversi comuni; dall’altra evidenzia l’impossibilità di fare affidamento
soltanto su questo tipo di iniziative restando essenziale un’azione pubblica.
La
domanda cruciale a cui Ismael Blanco e Oriol Nel·lo provano a rispondere riguarda
le caratteristiche di questa azione pubblica. In questo – mi pare di poter dire
– facendo riferimento anche all’esperienza della ley du barrios, attivata in Catalogna
quando Nel·lo dirigeva la pianificazione di quella regione: un’esperienza che,
com’è noto, ebbe notevoli risultati positivi. Secondo Blanco e Nel·lo le
politiche pubbliche dovrebbero fare tesoro di cinque raccomandazioni.
La prima di queste, denominata Bisogno, fa
riferimento al fatto che la segregazione spaziale urbana e territoriale è determinata
appunto da 'bisogni' di sussistenza essenziali che costringono le fasce sociali
più svantaggiate a concentrarsi in quartieri o comuni che spesso non dispongono
di adeguati servizi (scuola, salute,
verde ecc.) determinando così un peggioramento nella vita di queste fasce della
popolazione. Un criterio di giustizia sociale imporrebbe una
distribuzione meno polarizzata in ambito urbano e territoriale e, ove questa
fosse già avvenuta, politiche di riqualificazione che vadano nella direzione di
migliorare i contesti dotandoli almeno delle infrastrutture e dei servizi
essenziali. Questo – può apparire paradossale ma non lo è – senza preoccuparsi
del fatto che tali miglioramenti, determinando una valorizzazione immobiliare,
possano costituire un’ulteriore spinta alla segregazione mettendo in modo
processi di espulsione dei soggetti o delle famiglie maggiormente in difficoltà
e non in grado di sopportare i nuovi livelli di spesa (della casa in primis). Assumere a priori questa
preoccupazione significherebbe legarsi le mani all’inattività e gli esiti della
legge citata in precedenza indicano che ci possono essere modi di operare
caratterizzati da intelligenza politica e istituzionale che possono
efficacemente ridurre gli effetti negativi della segregazione spaziale senza
particolari controindicazioni.
La Cooperazione costituisce la
seconda delle raccomandazioni di Blanco e Nel·lo. Questa assume
particolare rilevanza se fosse vero, come è vero, che i comuni dove è più
accentuato il fenomeno della concentrazione delle fasce sociali più deboli sono
quelli con più bassi livelli di risorse e una ridotta base fiscale. Una
politica di rigenerazione se da un lato non può non essere locale nella sua
promozione, conformazione e attuazione, dall’altro ha la necessità di adeguate
risorse ed energie messe a disposizioni da tutte le amministrazione dello
Stato. È cioè necessaria cooperazione a tutti i livelli della pubblica
amministrazione finalizzata a massimizzare i risultati in condizioni di risorse
limitate.
Per essere efficaci le politiche dovrebbero poi,
secondo gli autori, caratterizzarsi per la loro Trasversalità: è noto che tra
i fattori che incidono maggiormente sulla qualità di un quartiere o di un
centro urbano ci sono gli spazi pubblici, la vitalità commerciale, le
attrezzature urbanistiche, ecc. Qualsiasi intervento in questi ambiti dovrebbe
essere trasversale, appunto, ovvero riguardare diversi aspetti della vita dei
contesti e, al tempo stesso, coinvolgere differenti settori
dell’amministrazione, il cui coordinamento appare strategico.
Il Coinvolgimento dei cittadini costituisce
un’altra delle raccomandazioni fondamentali per la riuscita delle politiche
pubbliche. Quello che appare necessario evitare a tutti i costi
è la passività dei cittadini rispetto ai processi di rigenerazione urbana. Al
contrario si sottolinea l’opportunità di fare dei cittadini i protagonisti di
questi processi.
Infine, l’ultima raccomandazione riguarda la Valutazione. Una valutazione
continua – osservano Blanco e Nel·lo – permettebbe di ricalibrare gli
interventi avviati, introducendo strada facendo quei correttivi che ne
garantirebbero il risultato voluto. L’importanza di tale raccomandazione appare
evidente anche e soprattutto in questa fase storica in cui quartieri, città e
territori sono investiti da fenomeni esogeni, come la pandemia, del tutto
imprevedibili che rischiano di mandare in fumo azioni di lungo periodo su cui
si sono già investite significative risorse.
Per
concludere, il volume di Ismael Blanco e Oriol Nel·lo pare importante e utile
per affrontare problemi cruciali della città e del territorio contemporanei.
Questo, tanto sul fronte dell’analisi di un particolare fenomeno – quello della
segregazione spaziale – quanto su quello della sua soluzione attraverso
politiche sociali adeguate, fondate sull’esperienza e soprattutto sull’equità.
* Introduzione, Ismael Blanco e Oriol Nel-lo: La segregazione urbana:
aspetti teorici e contesti attuali, Carles Donat; Lo studio della segregazione urbana: approccio
metodologico, Eduard Jimènez e Carles Donat; La segregazione urbana in Catalogna, Oriol
Nel·lo; Un approccio sociale
all’innovazione sociale, Quim Brugué e Rubén
Martínez; Delimitare e mappare
l’innovazione sociale, Helena Cruz e Rubén
Martínez; L’innovazione sociale in
Catalogna: un’analisi socio spaziale, Ismael Blanco e Helena Cruz;
Conclusioni, Ismael Blanco e
Oriol Nel·lo
Postfazione all’edizione italiana, Per un futuro possibile delle politiche
pubbliche, Angelino Mazza e Raffaele Paciello.
domenica 29novembre 2020
RispondiElimina(alleviamento della povertà) Salve signore/signora Ti è stato rifiutato in banca perché il tuo credito non soddisfa i loro
standard? Sogni di possedere la tua casa, ma ti è stato negato un mutuo a causa di tassi di interesse elevati o credito
insufficiente? La tua attività è in crisi? Hai bisogno di soldi per rilanciare la tua attività? lavoro o altro, potrai avere una
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