mercoledì 4 settembre 2019

Vincitori e ... pardenti



Diario 10/marzo/ 2019

Mi pare sia opportuno, a questo punto,  fare un bilancio di chi, tra i principali protagonisti della politica che si sono impegnati in questa fase, possa essere considerato vincitore o perdente. Non dico “sconfitto”  perché lo sconfitto presuppone una battaglia che non c’è stata.  Può sembrare un gioco, forse lo è, ma permette anche di considerare lo spessore dei singoli (in termini di intelligenza politica) protagonisti che resteranno sulla scena (almeno alcuni) per diversi anni.
Il primo dei perdenti è sicuramente Matteo Salvini, che ha scelto l’eutanasia.  La mossa di Salvini di sfiduciare il “suo” governo non è assolutamente comprensibile. Poteva continuare a governare, così come aveva fatto nei mesi precedenti, è arrivare alla fine della legislatura, avendo nel frattempo ridotta drasticamente la forza del movimento 5* e prosciugata Forza Italia. In più avrebbe potuto fortemente condizionare l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Vi pare poco? A tutto questo Salvini ha rinunziato suicidandosi politicamente. La sua mossa è inspiegabile se non con una ottenebrazione della sua mente, non poteva infatti pensare di trovare appoggi fuori dal centro destra per le elezioni. Sperare in Renzi, come sembra pensasse, era fuori da ogni possibilità razionale (non poteva sperare che anche Renzi di suicidasse). Forse la spiegazione sta nel fatto che Dio fa impazzire chi vuole perdere.
Il primo dei vincitori è sicuramente Giuseppe Conte.  Si può dire abile, si può dire opportunista, si può dire trasformista, si può dire impegnato per il bene dell’Italia, ecc. Una cosa va detta: il suo discorso al Senato di “distacco”, si fa per dire, da Matteo Salvini, a molti è piaciuto per quello che ha detto del suo ministro degli Interni, lo si è sentito con molto piacere,  ma sicuramente non è stato il discorso di uno statista, piuttosto una specie baruffa chiozzotta. Detto questo è sicuramente uno dei vincitori, si è proposto come il presidente dell’accordo tra M5* e PD ed ora siede su quel trono. Ma anche in questa vicenda non sono state poche le giravolte: prima ha fatto in modo perché lo si accreditasse come leader del M5*,  poi ha preteso di essere considerato super parter. Si può sperare che questa sua “duttilità” sia messa al servizio della nuova maggioranza e del bene del paese, anche perché la durata del governo farà il bene di Giuseppe Conte (non è disdicevole puntare su questo).
Il pessimo Matteo Renzi è un altro dei vincitori: si è subito speso per la nuova alleanza, sia per ragioni politiche sia per evitare le elezioni che avrebbero visto il suo gruppo decimato.  È  pensabile che nel prossimo futuro non faccia stupidaggini? È sperabile ma non c’è sicurezza. Ricordiamoci sempre che Dio fa impazzire chi vuol perdere. La sua promozione della nuova alleanza può essere stata dettata da scelte opportunistiche, ma anche, è sperabile, da una riflessione politica e dal considerare necessario di un periodo di decantazione per la società italiana.
Nicola Zingaretti è stato molto abile, non ha sbracato subito per l’alleanza, anzi ha tenuto il M5* sulla graticola delle possibili elezioni. Quando ha ceduto non si è fatto incantare dalla lusinga di una Vice presidenza, costringendo alla fine anche Di Maio ad arretrare. Tutta la trattativa governativa, sia per il programma che per la composizione ministeriale, è stata condotta con abilità e fermezza, e non era semplice data la sperequazione delle forze parlamentari tra i due.  Il segretario del PD è stato abile, intelligente e non furbo. È sicuramente un vincitore.    
Non facciamoci illudere dalle luci del Ministero degli Esteri, Luigi di Maio è uno che ha perso. Sul finale della trattativa ha preso un sacco di schiaffi, ha le guance dolenti. La sua egemonia all’interno del movimento si è fortemente ridotta (i risultati della consultazione non sono stati a lui favorevole, egli sperava in una maggioranza di “si” ma non così massiccia).  Il Ministero degli Esteri (che è da considerarsi un regalo) è bestia difficile, bisognerebbe essere “provveduto”, mentre il nostro brilla per essere uno sprovveduto. Speriamo che per il bene del paese lo controllino e lo supportino con attenzione e continuità.

Oggi  il governo c’è, bisogna essere soddisfatti. Non si possono fare valutazioni sulla base dei nomi. Piace che il PD abbia completamente rinnovato (meno 1) la sua delegazione. Il giudizio sul governo e come quello sul budino, bisogna mangiarlo. Aspettiamo, né ci incantano i programmi (20 o 39 punti che siano), lo vogliamo vedere all’opera, soprattutto sui punti caldi.     
          

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