Diario 10/marzo/ 2019
Mi pare sia opportuno, a questo punto, fare un bilancio di chi, tra i principali
protagonisti della politica che si sono impegnati in questa fase, possa essere
considerato vincitore o perdente. Non dico “sconfitto” perché lo sconfitto presuppone una battaglia
che non c’è stata. Può sembrare un
gioco, forse lo è, ma permette anche di considerare lo spessore dei singoli (in
termini di intelligenza politica) protagonisti che resteranno sulla scena
(almeno alcuni) per diversi anni.
Il primo dei perdenti è sicuramente Matteo Salvini, che ha
scelto l’eutanasia. La mossa di Salvini
di sfiduciare il “suo” governo non è assolutamente comprensibile. Poteva continuare
a governare, così come aveva fatto nei mesi precedenti, è arrivare alla fine
della legislatura, avendo nel frattempo ridotta drasticamente la forza del
movimento 5* e prosciugata Forza Italia. In più avrebbe potuto fortemente
condizionare l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Vi pare poco?
A tutto questo Salvini ha rinunziato suicidandosi politicamente. La sua mossa è
inspiegabile se non con una ottenebrazione della sua mente, non poteva infatti pensare
di trovare appoggi fuori dal centro destra per le elezioni. Sperare in Renzi,
come sembra pensasse, era fuori da ogni possibilità razionale (non poteva
sperare che anche Renzi di suicidasse). Forse la spiegazione sta nel fatto che
Dio fa impazzire chi vuole perdere.
Il primo dei vincitori è sicuramente Giuseppe Conte. Si può dire abile, si può dire opportunista,
si può dire trasformista, si può dire impegnato per il bene dell’Italia, ecc.
Una cosa va detta: il suo discorso al Senato di “distacco”, si fa per dire, da
Matteo Salvini, a molti è piaciuto per quello che ha detto del suo ministro
degli Interni, lo si è sentito con molto piacere, ma sicuramente non è stato il discorso di uno
statista, piuttosto una specie baruffa chiozzotta. Detto questo è sicuramente
uno dei vincitori, si è proposto come il presidente dell’accordo tra M5* e PD
ed ora siede su quel trono. Ma anche in questa vicenda non sono state poche le
giravolte: prima ha fatto in modo perché lo si accreditasse come leader del
M5*, poi ha preteso di essere considerato
super parter. Si può sperare che questa sua “duttilità” sia messa al servizio
della nuova maggioranza e del bene del paese, anche perché la durata del
governo farà il bene di Giuseppe Conte (non è disdicevole puntare su questo).
Il pessimo Matteo Renzi è un altro dei vincitori: si è
subito speso per la nuova alleanza, sia per ragioni politiche sia per evitare le
elezioni che avrebbero visto il suo gruppo decimato. È pensabile
che nel prossimo futuro non faccia stupidaggini? È sperabile ma non c’è
sicurezza. Ricordiamoci sempre che Dio fa impazzire chi vuol perdere. La sua
promozione della nuova alleanza può essere stata dettata da scelte
opportunistiche, ma anche, è sperabile, da una riflessione politica e dal
considerare necessario di un periodo di decantazione per la società italiana.
Nicola Zingaretti è stato molto abile, non ha sbracato
subito per l’alleanza, anzi ha tenuto il M5* sulla graticola delle possibili
elezioni. Quando ha ceduto non si è fatto incantare dalla lusinga di una Vice
presidenza, costringendo alla fine anche Di Maio ad arretrare. Tutta la
trattativa governativa, sia per il programma che per la composizione
ministeriale, è stata condotta con abilità e fermezza, e non era semplice data
la sperequazione delle forze parlamentari tra i due. Il segretario del PD è stato abile, intelligente
e non furbo. È sicuramente un vincitore.
Non facciamoci illudere dalle luci del Ministero degli Esteri,
Luigi di Maio è uno che ha perso. Sul finale della trattativa ha preso un sacco
di schiaffi, ha le guance dolenti. La sua egemonia all’interno del movimento si
è fortemente ridotta (i risultati della consultazione non sono stati a lui
favorevole, egli sperava in una maggioranza di “si” ma non così
massiccia). Il Ministero degli Esteri (che
è da considerarsi un regalo) è bestia difficile, bisognerebbe essere “provveduto”,
mentre il nostro brilla per essere uno sprovveduto. Speriamo che per il bene
del paese lo controllino e lo supportino con attenzione e continuità.
Oggi il governo c’è,
bisogna essere soddisfatti. Non si possono fare valutazioni sulla base dei nomi.
Piace che il PD abbia completamente rinnovato (meno 1) la sua delegazione. Il
giudizio sul governo e come quello sul budino, bisogna mangiarlo. Aspettiamo, né
ci incantano i programmi (20 o 39 punti che siano), lo vogliamo vedere all’opera,
soprattutto sui punti caldi.
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