Diario 339
14/2/2017
Lo scandalo, per così dire, sulla discussione (finta?)
circa la realizzazione del nuovo stadio (e connessi) a Roma ha acceso
numerose iniziative sia di "solidarietà" con l'assessore Paolo
Berdini. sia più in generale di riflessione sullo stato delle cose in Italia.
I "buoni propositi" che sono sintetizzati nell'appello di alcuni
urbanisti agli urbanisti non mi paiono completamente convincenti. Non me ne
vogliano gli amici che si sono impegnati in questa impresa, amici che stimo e
ai quali mi legano anni sia di battaglie politiche che di riflessioni sulle
questioni urbane; cercherò di argomentare, anche se in breve.
Se la vicenda romana, recita l'appello, chiama in causa
"l’intera comunità degli urbanisti, troppo spesso proni a legittimare
questa deriva e a rovesciare il loro ruolo a facilitatori degli interessi
immobiliari"
mi sembrerebbe improprio un appello generale agli urbanisti, a quali?
Nell'appello ancora si dice:
"L’abbandono di ogni prospettiva seriamente riformatrice in materia di
governo del territorio da parte delle maggioranze elette che governano le nostre
città e i nostri territori contribuisce a rendere ancora più esasperata la
disuguaglianza tra chi riesce tuttora a privatizzare i benefici delle decisioni
pubbliche e chi – il popolo delle periferie -, assiste impotente a
trasformazioni che non modificano affatto le sue condizioni di indigenza,
privazione e marginalità".
L'abbandono? ma da quando? Non possiamo immaginarci un passato
consolatorio. Non nego che alcune amministrazioni locali e in qualche regione
sono prevalse, anche per lungo tempo, "prospettive seriamente
riformiste", ma bisogna guardare e tutto il paese? nel sud, a
Milano, lungo le nostre coste, o ... che cosa è successo. L'urbanista è stata
sconfitta, la forza di quello che un tempo chiamavamo il "blocco
edilizio" è stata dirompente per vanificare un discorso nazionale di sana
organizzazione delle città e del territorio.E' forvianti riferirsi a periodi
d'oro del passato inesistenti.
La chiusa dell'appello mi pare, come dire, poco incisiva
"Noi urbanisti denunciamo l’estromissione delle questioni
dell’urbanistica e del governo del territorio dal nucleo centrale dei
programmi politici delle maggioranze che governano le nostre città e i nostri
territori,e ci impegniamo, nei nostri rispettivi ruoli, a mobilitarci affinché
il miglioramento delle condizioni collettive di vita degli abitanti delle
città e dei territori torni al centro delle politiche pubbliche".
Nei nostri rispettivi ruoli ci mobiliteremo? eppure ai miei amici è chiaro
che si tratta di uno scontro politico (l'urbanistica quale scelta politica
tecnicamente assistita), l'appello alla mobilitazione di "noi
urbanisti" (chi? come?, quando?) mi pare un po' consolatoria. Noi
urbanisti, dico noi "bravi" (sic!),bisogna riconoscerlo, abbiamo
cincischiato con tematiche parziali (marginali?), avendo perso di vista le
dinamiche che investivano i territori e le città,le modifiche della struttura
capitalistica, le nuove realtà urbane sia economiche che sociali, Ci
siamo mobilitati per battaglie singole (sacrosante) ma che nella loro
parzialità non permettevano di osservare (e contrastare) i grandi processi in
atto. Il "locale" (come dimensione chiave), il consumo di suolo
(come variabile esistenziale), lo smantellamento degli standard (anche per
ragioni (sic!) "urbanistiche" oltre che economiche), il partenariato
(come la soluzione di tutti i problemi, certo pericoloso ma necessario),
ecc.
Speriamo che l'appello smuova il torpore, ma fatto questo bisogna ragionare
di politica.
Il caso di Roma è da orticaria. Paolo Berdini è stato spinto ad accettare
l'incarico di assessore all'urbanistica del comune di Roma-Raggi, da un misto
di ingenuità e presunzione. Una ingenuità frutto di una considerazione positiva
(a diversi livelli di positività) del movimento 5*, tanto da spingere una parte
della sinistra a votare per Virginia Raggi. Analisi politica zero; riflessione
su motivazioni e fondamenti, zero, studio delle radici del movimento, zero,
analisi dei possibili legami, zero. Ma a questa ingenuità si somma un po' di
presunzione: uomo onesto, uomo di sinistra, uomo della legalità urbanistica,
ora arrivo io e metto tutto a posto. Su questa strada l'anno spinto amici e
estimatori, non sono casuali gli appelli perché l'assessore sia confermato,
appelli a chi a Raggi? ai padrini della stessa?, come Di Maio, a Grillo? O si
pensa che l'URBANISTICA possa essere una branca autonoma della politica di
un'Amministrazione?
Paolo Berdini, che non nego abbia potuto fare delle cose buone (Roma era in
tale stato che sarebbe stato difficile non fare bene), ha un pessimo giudizio
delle capacità amministrative del Sindaco, si sente un
"estraneo" rispetto alla maggioranza, ma non si capisce perché è
ancora in quel posto.
Mi sembra difficile un movimento di protesta contro la grande speculazione
dello stadio in appoggio all'assessore della giunta che, sostanzialmente, lo
stadio lo vuole.
Mi sembra uno dei tanti pasticci della sinistra (di quella radicale).
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