martedì 30 settembre 2014

Renzi: gli atteggiamenti, le prospettive, gli errori, la debolezza e la … forza

Diario 270

Renzi: gli atteggiamenti, le prospettive, gli errori, la debolezza e la … forza

La questione del “lavoro” ha messo in luce molte cose, si tratta di un velo che sollevato ha mostrato questioni di merito, di metodo e di prospettiva. Ma quanto è alta l’erba sotto i piedi di Renzi? Questa è una domanda da farsi.
Intanto i distinguo (per non dire gli attacchi) della grande stampa (meraviglia soprattutto La Repubblica che aveva assunto il ruolo di “organo di Renzi”), dei Vescovi, certo poi ci sono i distinguo e le precisazione, ci mancherebbe altro la Chiesa è maestra in questo, del Sindacato (dei “sindacati” anche se non uniti nelle modalità della protesta), della Confindustria che si spende in richiami e distingui, ecc.,  tutto questo sembra indebolire Renzi e il Governo.
C’è qualcuno che pensa di fare le scarpe al nostro giovane presidente, e in termini di “fare le scarpe” chi meglio di Della Valle? L’iniziativa, velleitaria, di Della Valle, mette in luce un’altra questione che attiene alla percezione delle cose politiche che si ha: si è diffusa l’opinione, ma non è solo un’opinione, che ha fare e disfare i governi non sia il Parlamento ma il Presidente della repubblica (Monti, Letta, lo stesso Renzi, insegnano), è per questo che Della Valle con la lista dei suoi ministri vuole salire al Quirinale.
Non credo che ci sia la volontà e la possibilità di scaricare Renzi, ma, ognuno per la sua parte, vuole fargli sentire la propria voce, ma non sanno che Renzi è sordo.
Se non fosse sordo avrebbe ascoltato quanti, con diverse argomentazioni e in diverse salse, hanno sottolineato che il problema dell’occupazione (o se si preferisse della disoccupazione) non è la legislazione sul mercato del lavoro ma gli investimenti. Si può convenire che il funzionamento del mercato del lavoro vada migliorato e migliorato molto (art. 18 a parte) o come si dice  “riformato” (oggi qualsiasi cosa si faccia e proponga è una “riforma”), ma l’avere sottolineato e sostenuto da parte del governo che questa modifica fosse necessaria per uscire dalla crisi, sembra una vera sciocchezza, ma non solo una sciocchezza di fatto, ma soprattutto una sciocchezza politica (cosa succederebbe se il meccanismo non funzionasse, come già gli 80 euro?).
Degli atteggiamenti di Renzi non voglio scrivere niente, l’ho fatto tante volte, ma voglio segnalare quando l’atteggiamento sbocca in un vero errore. È questo il caso dell’accordo del Nazzareno con Berlusconi. Il ragionamento spiattellato da Renzi è stato il seguente: Berlusconi è il capo dell’opposizione, non mi importa che si tratta di una persona condannato in via definitiva per reati contro la Pubblica amministrazione, per le riforme Costituzionali ho necessità di allargare il consenso e quindi devo trattare con il capo dell’opposizione. Io sono capace, lasciate fare a me che Berlusconi me lo mangio.Il relativismo etico non mi pare possa essere messo tra parentesi, è uno strumento di corruzione della società perché mette in crisi alcuni valori a favore di un opportunismo politico (non importa se a fin di bene, come è noto la via dell’inferno è lastricata …”) ma si tratta anche di un errore. Intanto il tema delle riforme costituzionali non è materia governativa ma parlamentare, l’allargamento del consenso, auspice il ministro delle riforme, doveva essere fatta in Parlamento dove c’è il patrito di opposizione ma non  il suo capo, non al Nazareno con Berlusconi. Ma c’è do più: Forza Italia  usciva da una scissione (Alfano) che aveva permesso a Renzi di formare il governo, con il patto del Nazzareno, come poi si è visto, si forniva a Berlusconi  uno strumento per bloccare ogni altro indebolimento di FI. Il patto del Nazzareno, semplificando molto, è un patto contro Alfano.
Da qui discendono tutta una serie di compromissioni con Berlusconi, interlocutore privilegiato (dispiace dirlo, ma in questo D’Alema ha ragione), non solo sulle riforme istituzionali ma anche sul resto.
Come ho scritto un’altra volta, mentre Berlusconi aveva offerto un modello da seguire, se uno non riusciva ad arricchirsi era colpa sua non di Berlusconi o del governo; Renzi, in questo molto diverso da Berlusconi, ha promesso di risolvere i problemi del paese. Con la sua azione, il suo governo, la sua semestrale presidenza dell’Europa, la sua trattativa con la germania, la sua azione nei riguardi della Commissione della UE avrebbe rilanciato l’economia, il paese, l’orgoglio degli italiani, e chi più ne ha più ne metta.
Ma i problemi non solo non sono stati risolti ma neanche individuati, annunzi di riforme a tappeto, senza nesso e senza un obiettivo generale se non quello di “modernizzare” il paese (che vorrà dire mai?). L’economia langue, la disoccupazione è fissa, gli investimenti latitano. Gli investimenti pubblici decisi rinvangano in larga parte vecchie decisioni, le promesse di rimettere a posto le scuole ancora sono ferme al palo, pensiamo solo a vendere quote di imprese e il patrimonio immobiliare,  mentre la retorica sulla ricchezza di questo paese (storia, cultura, arte, paesaggio ecc.) riempie i nostri giorni.
Nessuno pensa che tutto sia facile, il problema è che non si vede uno straccio di progetto sensato, una decisione che muova la situazione, una cosa che possa illuminare lo sguardo dei giovani emarginati. Tutti felice della cancellazione dei cococo e di altri contratti, ma quali contratti si devono aspettare i disoccupati e quelli in cerca di occupazione?
Detto tutto questo bisogna riconoscere che Renzi, nonostante le critiche della stampa, delle gerarchie ecclesiastiche, di settori imprenditoriali, ecc., non è debole, ma al contrario è fortissimo.
La forza gli deriva da una mancanza di alternativa (mica crediamo all’iniziativa fumosa di Della Valle né a quella più strutturata ma più velleitari,se fosse possibile, di Passera): a sinistra del PD praticamente non c’è niente, quello che si era faticosamente costruito è stato scaraventato in una sorta di pozzo senza fine, ma soprattutto il PD non può fare nulla. Non può appoggiare entusiasticamente Renzi, ma non ci si può opporre frontalmente, non solo per i numeri, ma per il pericolo della spaccatura che scioglierebbe lo stesso partito.

La forza di Renzi è la debolezza degli altri (5* e FI comprese). Al posto del giovane presidente del consiglio tuttavia starei attento, il futuro potrebbe non essergli amico e potrebbe anche non essere amico del paese. La sua responsabilità è enorme, sembra avere consapevolezza di questo ma in realtà dà l’idea di giocare alla battaglia navale.

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