Diario 270
Renzi: gli
atteggiamenti, le prospettive, gli errori, la debolezza e la … forza
La questione del “lavoro” ha messo in luce molte cose, si
tratta di un velo che sollevato ha mostrato questioni di merito, di metodo e di
prospettiva. Ma quanto è alta l’erba sotto i piedi di Renzi? Questa è una
domanda da farsi.
Intanto i distinguo (per non dire gli attacchi) della grande
stampa (meraviglia soprattutto La
Repubblica che aveva assunto il ruolo di “organo di Renzi”),
dei Vescovi, certo poi ci sono i distinguo e le precisazione, ci mancherebbe
altro la Chiesa
è maestra in questo, del Sindacato (dei “sindacati” anche se non uniti nelle
modalità della protesta), della Confindustria che si spende in richiami e
distingui, ecc., tutto questo sembra indebolire
Renzi e il Governo.
C’è qualcuno che pensa di fare le scarpe al nostro giovane
presidente, e in termini di “fare le scarpe” chi meglio di Della Valle? L’iniziativa,
velleitaria, di Della Valle, mette in luce un’altra questione che attiene alla
percezione delle cose politiche che si ha: si è diffusa l’opinione, ma non è
solo un’opinione, che ha fare e disfare i governi non sia il Parlamento ma il
Presidente della repubblica (Monti, Letta, lo stesso Renzi, insegnano), è per
questo che Della Valle con la lista dei suoi ministri vuole salire al
Quirinale.
Non credo che ci sia la volontà e la possibilità di
scaricare Renzi, ma, ognuno per la sua parte, vuole fargli sentire la propria
voce, ma non sanno che Renzi è sordo.
Se non fosse sordo avrebbe ascoltato quanti, con diverse
argomentazioni e in diverse salse, hanno sottolineato che il problema dell’occupazione
(o se si preferisse della disoccupazione) non è la legislazione sul mercato del
lavoro ma gli investimenti. Si può convenire che il funzionamento del mercato
del lavoro vada migliorato e migliorato molto (art. 18 a parte) o come si
dice “riformato” (oggi qualsiasi cosa si
faccia e proponga è una “riforma”), ma l’avere sottolineato e sostenuto da
parte del governo che questa modifica fosse necessaria per uscire dalla crisi,
sembra una vera sciocchezza, ma non solo una sciocchezza di fatto, ma
soprattutto una sciocchezza politica (cosa succederebbe se il meccanismo non
funzionasse, come già gli 80 euro?).
Degli atteggiamenti di Renzi non voglio scrivere niente,
l’ho fatto tante volte, ma voglio segnalare quando l’atteggiamento sbocca in un
vero errore. È questo il caso dell’accordo del Nazzareno con Berlusconi. Il
ragionamento spiattellato da Renzi è stato il seguente: Berlusconi è il capo
dell’opposizione, non mi importa che si tratta di una persona condannato in via
definitiva per reati contro la
Pubblica amministrazione, per le riforme Costituzionali ho
necessità di allargare il consenso e quindi devo trattare con il capo
dell’opposizione. Io sono capace, lasciate fare a me che Berlusconi me lo
mangio.Il relativismo etico non mi pare possa essere messo tra parentesi, è uno
strumento di corruzione della società perché mette in crisi alcuni valori a
favore di un opportunismo politico (non importa se a fin di bene, come è noto
la via dell’inferno è lastricata …”) ma si tratta anche di un errore. Intanto il
tema delle riforme costituzionali non è materia governativa ma parlamentare,
l’allargamento del consenso, auspice il ministro delle riforme, doveva essere
fatta in Parlamento dove c’è il patrito di opposizione ma non il suo capo, non al Nazareno con Berlusconi.
Ma c’è do più: Forza Italia usciva da
una scissione (Alfano) che aveva permesso a Renzi di formare il governo, con il
patto del Nazzareno, come poi si è visto, si forniva a Berlusconi uno strumento per bloccare ogni altro
indebolimento di FI. Il patto del Nazzareno, semplificando molto, è un patto
contro Alfano.
Da qui discendono tutta una serie di compromissioni con
Berlusconi, interlocutore privilegiato (dispiace dirlo, ma in questo D’Alema ha
ragione), non solo sulle riforme istituzionali ma anche sul resto.
Come ho scritto un’altra volta, mentre Berlusconi aveva
offerto un modello da seguire, se uno non riusciva ad arricchirsi era colpa sua
non di Berlusconi o del governo; Renzi, in questo molto diverso da Berlusconi,
ha promesso di risolvere i problemi del paese. Con la sua azione, il suo
governo, la sua semestrale presidenza dell’Europa, la sua trattativa con la
germania, la sua azione nei riguardi della Commissione della UE avrebbe rilanciato
l’economia, il paese, l’orgoglio degli italiani, e chi più ne ha più ne metta.
Ma i problemi non solo non sono stati risolti ma neanche
individuati, annunzi di riforme a tappeto, senza nesso e senza un obiettivo
generale se non quello di “modernizzare” il paese (che vorrà dire mai?).
L’economia langue, la disoccupazione è fissa, gli investimenti latitano. Gli
investimenti pubblici decisi rinvangano in larga parte vecchie decisioni, le
promesse di rimettere a posto le scuole ancora sono ferme al palo, pensiamo solo
a vendere quote di imprese e il patrimonio immobiliare, mentre la retorica sulla ricchezza di questo
paese (storia, cultura, arte, paesaggio ecc.) riempie i nostri giorni.
Nessuno pensa che tutto sia facile, il problema è che non si
vede uno straccio di progetto sensato, una decisione che muova la situazione,
una cosa che possa illuminare lo sguardo dei giovani emarginati. Tutti felice
della cancellazione dei cococo e di altri contratti, ma quali contratti si
devono aspettare i disoccupati e quelli in cerca di occupazione?
Detto tutto questo bisogna riconoscere che Renzi, nonostante
le critiche della stampa, delle gerarchie ecclesiastiche, di settori
imprenditoriali, ecc., non è debole, ma al contrario è fortissimo.
La forza gli deriva da una mancanza di alternativa (mica
crediamo all’iniziativa fumosa di Della Valle né a quella più strutturata ma
più velleitari,se fosse possibile, di Passera): a sinistra del PD praticamente
non c’è niente, quello che si era faticosamente costruito è stato scaraventato
in una sorta di pozzo senza fine, ma soprattutto il PD non può fare nulla. Non
può appoggiare entusiasticamente Renzi, ma non ci si può opporre frontalmente,
non solo per i numeri, ma per il pericolo della spaccatura che scioglierebbe lo
stesso partito.
La forza di Renzi è la debolezza degli altri (5* e FI
comprese). Al posto del giovane presidente del consiglio tuttavia starei
attento, il futuro potrebbe non essergli amico e potrebbe anche non essere amico
del paese. La sua responsabilità è enorme, sembra avere consapevolezza di
questo ma in realtà dà l’idea di giocare alla battaglia navale.
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