Diario 271
Caro Ciccio
malgrado non abbia, per ora molta voglia di occuparmi di cose inutili quali
ciò che gli italiani si aspettano dalla politica, quello che ho sentito or ora
alla radio, anzi quello che non ho sentito, è qualcosa di veramente disgustoso.
Due deputati del PD hanno invitato il padrone Sky, che dà lavoro ad
un certo Rapper che ha detto due parole sulla opportunità della testimonianza
(inutile per quanto riguarda la verità) di Napolitano al noto processo (inutile
per quanto riguarda la verità) sulla trattativa, a licenziarlo o a non fargli
fare quello per cui lo pagano.
Nessuno ha notato ed esecrato che due deputati che sono portati, tra
l’altro, in Parlamento per votare leggi quale quella che dovrebbe decidere
sull’art. 18 che dovrebbe garantire (sic) i lavoratori dalle discriminazioni
anche politiche, invocano essi stessi che il padrone Sky, per motivi politici,
licenzi il Rapper.
Naturalmente, per non cadere io stesso in contraddizione, non auspicherò
che il nobilissimo partito diretto dall’altrettanto nobile amico di Marchionne,
licenzi i due deputati, ma mi permetterei di chiedere come può essere
possibile, per i cittadini, continuare ad affidare alla democrazia politica o a
un Parlamento le loro speranze. O magari ad Alfano da cui mi aspetto una
circolare sui Rapper.
E poi che pena è la riassunzione? E’ pena questa? Forse per l’operaio sarà
una pena continuare a fare arricchire un padrone di quel tipo. Ma in galera i
padroni non ci devono proprio andare? Eppure sappiamo che prima di aprire i
campi di sterminio si è ben pensato di discriminare gli ebrei sui luoghi di
lavoro.
Vedi Ciccio tu sai come la penso, tu sai cosa (politicamente) mi angoscia,
ma dimmi come posso mettermi a difendere o a giustificare un sindacato o anche
un semplice cittadino tanto imbecilli da ritenere che la loro forza
risieda in un articolo di una qualunque legge? Che c’entra un tribunale col
diritto universale a non consentire verso un uomo qualunque una qualunque
discriminazione? Ma l’obbligo a non discriminare non è già nella costituzione?
Non vale verso tutti i cittadini? E se facciamo una legge perchè un lavoratore
per difendersi deve rivolgersi al sindacato? non è meglio che si cerchi un
avvocato?
Tu sai che io, comunque sia, difendo l’esistenza del sindacato. Però perchè
esista ed abbia una funzione non si deve stare in silenzio. E così hai letto
nel tempo come io lo abbia accusato di essere complice del capitale quando si è
messo a difendere l’aumento dei salari invece di difendere il pianeta la cui
spietata azione di ruberia a suo danno (ed a nostro) permetteva (ricordi la mia
sottolineatura sulla dinamica tra Terra, Capitale e Lavoro) lauti guadagni al
capitale e miserabili compensi per il lavoro? Ora che il pianeta, ed il
capitale lo sa bene, non permette di essere troppo derubato e reagisce, come
Genova può testimoniare, e conseguentemente a non consentire un bottino che
permetta al capitale di compensare, seppur minimamente, il suo complice:
il lavoro. Ed è proprio il lavoro, in una struttura
capitalista, ad essere destinato ad essere derubato. Perchè tu sai, come
me, come una qualunque organizzazione criminale i primi che elimina dal suo
seno sono la manovalanza, gli esecutori materiali.
Ti ricordi il silenzio, per esempio, su Taranto? Però non era il signor
Riva ad eseguire materialmente le azioni che hanno provocato quello che
sappiamo. Ogni delitto deve avere sempre il suo mandante naturale (Riva nel
caso) ma anche degli esecutori materiali (che sono sempre
lavoratori e stato).
Ma senza andare lontano, ho visto alla televisione come sono stati
realizzati a l’Aquila i balconi di certe palazzine post terremoto . Ma a
metterli in opera così, con quei tavolacci di scarto erano degli operai. E vuoi
che questi operai non sapessero che fine, a breve, avrebbero fatto quei
balconi? E non sanno come sono state realizzate quelle palazzine e la loro
fine? Ma non solo tacquero allora, ma tacciono oggi. In più, perchè i
cosiddetti magistrati inquirenti, non li interrogano? Interrogheranno i padroni
della ditta, che se non sono stupidi (e non lo sono) sarà già stata chiusa e,
all’epoca sarà stata intestata ad una testa di paglia, interrogheranno gli
ingegneri, ma non i muratori, non i falegnami, non i lavoratori di quei
fornitori di cemento ecc.
E che sindacati sono quelli che in nome di un salario, spesso miserabile,
permettono ai lavoratori di essere esecutori materiali di crimini? No Ciccio,
non serve a questo il sindacato! o, per lo meno, non serve a questo la mia idea
di sindacato. Credono che avendo “ottenuto” lo statuto dei lavoratori sono a
posto. Ma quando mai, nell’esecrato ottocento, gli esecrati Marx, Bakunin e i
loro accoliti dell’epoca, hanno ritenuto che i lavoratori sarebbero stati
protetti da un tribunale? Sapevano benissimo a che serviva un tribunale, a che
serviva un parlamento e le sue leggi. L’unica differenza era che alcuni
volevano impadronirsi delle leggi e dei tribunali, per difendere i lavoratori
contro i padroni, altri volevano eliminarli totalmente in quanto sapevano
che lo Stato, diventando a sua volta esso stesso padrone, non poteva
comportarsi diversamente.
Ciao Ciccio. Ti prego però, prima di liquidarmi dicendo che gli anarchici
non cambiano mai e sono sempre quelli di sempre, guardando ciò che i comunisti,
i socialisti, i liberali ecc. hanno fatto di se stessi, non sia un bene che ci
siano ancora a pensarla come sempre.
Ti abbraccio
Angelo
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Caro Angelo,
preferisco rispondere alla tua lettera per mezzo del mio diario perché le
questioni che poni possono, almeno spero, interessare gli altri amici. Le tue
parole sono fortemente “marcati” da indignazione, che non è una colpa ma semmai
un apprezzamento, magari molti si indignassero effettivamente che non leggendo
soltanto il testo Indignatevi.
Per quanto riguarda i due deputati che tu menzioni (io me li sono persi)
niente da aggiungere se non sottolineare ancora il livello di stupidità,
cretineria e subalternità di molti dei nostri rappresentati del popolo (anche
di quelli, diciamo così, di sinistra).
È sulla questione del sindacato e dei lavoratori (la loro responsabilità,
come tu argomenti) e più in generale sull’apatia delle forze sociali che vorrei dire qualcosa rispetto a quanto hai
scritto (e non intendo liquidare la questione mettendo in campo l’anarchia, sai
cosa penso, sai cosa apprezzo, sai cosa non condivido, serate di discussioni ci
hanno chiarito, non convinto).
Forse molti in astratto desidererebbero una società libera, equa, solidale
(quanto basta), senza violenza e nella quale tutti potessero realizzare le
proprie aspirazioni, ma, contemporaneamente, il clima sociale, l’egoismo
prevalente, la violenza endemica e la corruzione non confermano questa aspirazione.
Non solo, ma la lunga crisi sfianca (individui e gruppi), finisce per rendere
apatici e alla ricerca di una capro espiatore (i politici, la casta, che hanno
colpe ma non tutte quelle che vengono loro attribuite). Ma forse c’è un numero
consistente di soggetti che sanno che una tale società non ci sarà data in
dono, ma dovremo conquistarla, e per conquistarla è necessaria la “nostra”
soggettività che può determinare le condizioni per tale realizzazione.
È noto che la soggettività si costruisce all’interno dei processi sociali
(di “produzione”) dove tale condizione è illuminata da una interpretazione della
società, della sua dinamica, delle sue contraddizioni e dall’affermarsi di
valori egualitari e di libertà. La costruzione di tale soggettività è questione
complessa che intreccia realtà materiali e pensiero, non sorge spontaneamente,
ha bisogno di “strumenti” di corpi intermedi (sindacati e partiti, per esempio)
all’interno dei quali la propria condizione materiale perda, in un certo senso,
la sua particolarità per diventare “condizione generale da cambiare”.
I “corpi intermedi”, questo è il problema. Essi sono il campo di una
battaglia delle idee che non risparmia colpi né strumenti, ed è questo il “campo
aperto” dove misurarsi senza ricerca di “purezze”; le “purezze”, come tutte le
identità, alla lunga sono perdenti, perché refrattarie alle novità, nemiche
della diversità e, ed è la cosa più grave, oppressive.
So che sei contemporaneamente d’accordo e no; sei d’accordo sulla, chiamiamola
così, esigenza generale, ma sei in disaccordo sulla necessaria esistenza dei
corpi intermedi, che tu vorresti in astratto cancellare (e non solo quelli) ma
che poi alla stretta le puoi anche andare a difendere materialmente (come
qualche volta hai cercato di fare).
Il sindacato, sicuramente non ci soddisfa, sicuramente fa degli errori (dal
nostro punto di vista), ma attenzione, non credo di doverti ricordare che i “miserevoli salari” sarebbero stati ben più
miserevoli senza il sindacato e le condizioni di lavoro sarebbe state ben più
dure. Dico delle banalità sulle quali l’accordo è facile. Il punto è che la
battaglia delle idee all’interno del sindacato (diciamo meglio della CGIL) e
nella frastagliata sinistra è stata di fatto persa. Non è che tradiscono, non è
che sono opportunisti (anche) ma soprattutto non sanno, non vogliono sapere e
si accontentano delle “verità” che a loro vengono servite belle e pronte. L’analisi
della società, punto forte e necessario di ogni pensiero progressista e di
sinistra, non è più nelle loro corde. È inutile che inventino “Fondazioni”, e
inutile che diano corpo a “Centri sudi”, gli uni e gli altri nella maggior
parte dei casi servono a garantire qualche “fetta” di potere (tra l’altro poi
ci sono i finanziatori, tutti, ovviamente, “disinteressati”).
Ma tu sei riuscito a sentire dalle parole dei nostri politici (di sinistra)
e dei nostri sindacalisti (di sinistra), qualche riflessione sulle trasformazioni
del capitalismo con il prevalere del capitale finanziario su quello produttivo?
Su quale sia il ruolo sociale e politico del debito sovrano? Su l’accresciuto
divario tra i pochi e i molti a proposito di reddito e di patrimonio? Su quale
sviluppo tecnologico è pensabile e quale
il suo effetto sulla società? Eppure su queste cose abbiamo scritto, discusso, ma
soprattutto altri, anche molto autorevoli secondo i parametri della nostra
società, ne hanno scritto, discusso, pubblicato libri, ecc. Ma è come un
rigagnolo laterale che scorre accanto al fiume delle verità confezionate, dove
i “nostri” fanno i bagni, senza mai a quello immischiarsi.
Quello che mi lascia sempre meravigliato sentendo Renzi e i suoi ministri,
ma anche moltissimi esponenti di punta della sinistra è l’assenza nei loro discorsi di una
prospettiva di società: possono discutere delle tecnologie da immettere nella
pubblica amministrazione, dell’articolo 18, delle ore di lezioni nei diversi
ordini di scuola, su quali aerei militare comprare o non comprare, ecc. ma mai
che ci dicessero una parola su come queste cose si rapporterebbero al tipo di
società che hanno in testa (ma proprio non l’hanno in testa, i fondamenti di
questa gli vanno bene) Non richiedo un “modello”, ma degli indirizzi di marcia,
dgli obiettivi intermedi che con quelli finali (?) dialogano, sulla libertà, l’equità, l’autonomia, ecc.
Vaghezze, ma soprattutto “frammenti” inconsistenti a fornirci l’idea di un
quadro perché slegati. Gli 80 € vanno bene (prescindiamo), il TFR in busta paga
va bene (prescindiamo) ma è l’obiettivo che va male, malissimo, tutto serve a
rilanciare i consumi che dovrebbe rilanciare la produzione, che dovrebbe far
crescere il PIL, … insomma che tutto fosse come prima, fino alla prossima “crisi”.
Per la “battaglia delle idee” è necessario
un nuovo grande lavoro di pensiero e di lotta, che per ragioni generazionali
non ci può appartenere completamente, ma che penso, anche se in modo ancora non
chiaro, si pongono parti consistenti delle nuove generazioni.
Tu vorresti che il sindacato facesse delle cose “giuste”: mobilizzasse i
lavoratori contro l’uso di materiali scadenti, contro produzioni che provocano
disastri, forse sei preso da nostalgia e ricordi quando queste cose si facevano
(anni ’70); il tempo è cambiato le persone sono cambiate, le forse sono
cambiate, e quindi anche il sindacato è
cambiato e la coscienza di tutti non è più quella. Ora siamo ridotti a
difendere (perdendo) l’art. 18, a me sembra paradigmatico della situazione: una
bandiera che viene sventolato da tutte le parti in modo improprio, ma solo per
dare visibilità ad un governo che fa
(sic!) e una sinistra che reagisce (con
moderazione).
Per chiudere, la questione sarebbe troppo lunga, ma voglio dirti che pur
con tutti i limiti individuabili, con tutte le storture possibili, preferisco
vivere in uno “Stato di diritto” e il modello di società che ho in testa è
fondato sul diritto, sulle libertà individuali, ma anche sulle garanzie. Non
siamo una specie “buona” e non “uccidiamo” solo per mangiare.
Abbracci Francesco
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