Diario 219
8-14 aprile 2103
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Un film noioso
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La riforma elettorale
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Napolitano insiste
ñ Stazioni e aeroporti trasformati in centri
commerciali
ñ Citazioni:
nel bene e nel male (Gino
Strada, Antonio Ingroia, Joseph Stiglitz, Nouriel Roubini, Gaetano Quagliarello
Un film noioso
Un film è noioso quando è
prevedibile in tutti i suoi passaggi; ad ogni scena si può immaginare cosa
avverrà nella successiva; manca ogni imprevisto, non ci può essere
meraviglia, allora si guarda
continuamente l’orologio con la speranza che la fine sia vicina.
I passaggi per giungere
alla elezione del Presidente della repubblica, sono un film noioso. Come
prevedibili si possono elencare:
Berlusconi: era scontato,
che mentre riaffermasse la candidatura dell’impresentabile Letta, proponesse D’Alema nella speranza di gettare
in confusione il PD. Seconda mossa la candidatura di Bersani, chiaramente
indirizzata a togliere di mezzo che si oppone alla grande coalizione.
Momento di tensione
quando sembrava che una donna sarebbe potuta salire sul colle più alto della
politica. Ma è stato solo un momento, ora quando si mette tra i possibili una
“donna” la si mette solo per convenienza, non solo ma le donne che si
propongono sono donne in carriera politica. Nei consigli regionali, che scelgono
i delegati delle singole regioni che parteciperanno all’elezione del capo dello
Stato, solo 5 donne sono state indicate.
Poi siamo al banale
totale, in questo eccelle Bersani: Amato (l’eterno candidato a tutto, ma poi in
qualche poltrona siede), il “nuovissimo” Marini, Grasso, non tanto come Grasso
ma come presidente del Senato, scanno che sarebbe utile ritornasse vuoto, e per
omaggio alle donne la
Finocchiaro , che di presidente ha il suo presenzialismo che
deve essere di successo altrimenti imbronciata lascia la platea (vedi
precedenti elezioni regionali siciliane).
I partiti si muovono
dentro questo quadrato, mentre all’esterno si moltiplicano le indicazioni
considerati innovative ma spesso solo paradossali e comunque, di fatto, senza
peso (Camilleri, Don Ciotti, Cristina Comencini, Milena Gabanelli, Strada, ecc.) . Mentre sono
scomparsi possibili candidati con grande prestigio e grande riconoscibilità
democratica come Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelshy e Emma Bonino (che non mi
piace per le sue posizioni di liberismo estremo ma alla quale va riconosciuta
una forte tempre democratica). Scomparso Romano Prodi, ma si tratta di una
candidatura ancora possibile se cadesse l'accordo con Berlusconi. Si tratta di
un buon candidato anche se non la caratteristica dell'innovazione.
Sono possibile delle
sorprese al di là delle decisioni dei partiti maggiori? forse si perché la
platea degli elettori è stata quasi sempre riottosa alle indicazioni dei
partiti e più attenta a quelle dei capo correnti. Né si può sostenere che i due
partiti maggiori non siano sostanzialmente organizzate in correnti più o meno
espliciti, e ciò nonostante il potere del “capo padrone” o l’unanimità delle
decisioni nella direzione.
La riforma elettorale
È possibile sperare che
il Parlamento non assuma la “governabilità” come elemento fondativo della
riforma elettorale. Dalla stampa e dalle elaborazione degli esperti si deduce
che né il Porcellum, né il Mattarellum, né i collegi unici sarebbero stati in
grado di garantirla dopo l'ultima elezione, un
partito o una coalizione con maggioranza assoluta non ci sarebbe
comunque stato. Ciascuno di questi sistemi presenta degli aspetti criticabili e
forse aberranti.
La governabilità non può
essere obiettivo di una legge
elettorale, essa scaturisce
dall’incontro tra bisogni, possibilità, credibilità, onestà e progetti di società; una forte intelligenza
politica è la base della governabilità. Se non fosse così il sistema che
garantisce in modo sicuro la governabilità sarebbe l’elezione con un partito
unico, cioè la dittatura.
Quindi non la
governabilità può essere l’oggetto di una riforma elettorale ma la garanzia
della rappresentatività degli eletti rispetto alla società. Quale sistema
migliore che quello proporzionale con scelta diretta da parte degli elettori
degli eletti? Certo si possono mettere degli sbarramenti, con cautela perché
ogni sbarramento preclude una certa rappresentanza, ma si tratta di una
necessità dato l’emergere dell’egotismo politico, che si esprime nella
convinzione che la “presentazione” sia foriera sicura di successo (la realtà,
anche nell’ultima elezione, dimostra che non è così), per evitare una troppa
alta dispersione del voto.
Vanno ricercati
meccanismi di garanzia per quanto riguarda le preferenze. La tradizione nel
nostro paese è piena di esperienze fortemente negative in questo ambito, ma si
possono trovare meccanismi di garanzia in qualche modo efficaci.
Napolitano insiste
Si possono dare diverse
interpretazione della dichiarazione del Presidente della repubblica relativa alle
“larghe intese” del passato (e i
giornali a pubblicare la foto della stretta di mano tra Berliguer e Moro). Di
quella fase politica si possono dare giudizi diversi, a noi è sembrata negativa
(con la relativa conseguenza della “fermezza” nei riguardi delle BR che avevano
sequestrato Moro). Ma il presidente fa sicuramente un uso politico della
storia, la sua esternazione è, infatti, interpretabile come un’ulteriore spinta
verso l’accordo PD-PDL. Così è stata anche interpretata dentro il PD con la
risposta, in un certo senso piccata, di Bersani, e con, la cosa più grave, la
crescita e la coesione dei favorevoli (tanto da far preoccupare Franceschini di
una possibile scissione.
Stazioni e aeroporti
trasformati in centri commerciali
Ancora una minima
giustificazione esiste per gli
aeroporti, in genere isolati nella campagna, lontani dalla città e con una rete
di mobilità non proprio eccezionale, per di più può capitare di dover aspettare
diverse ore per una coincidenza. In questo caso avere a disposizioni negozi,
bar e ristoranti dà qualche sollievo al passeggero. Per le stazioni ferroviarie
la cosa è incomprensibile, i passeggeri sono , con rare eccezioni di passaggio
e vanno di fretta. Qui la giustificazione è inesistente. In questo caso i centri
commerciali si rivolgono agli abitanti della città e non ai passeggeri.
Si potrebbe dire una
delle tante stupidità del mercato, ma non è così, c'è dell'altro.
I viaggiatori e sono
costretti a percorsi stravaganti che li obbligano a passare davanti alle vetrine,
secondo lo schema dell'esposizione dei prodotti in un supermercato. Si tratta
di scelte che tendono a raddoppiare e a triplicare il tempo di percorrenza, Il
percorso non è studiato secondo la logica di ridurre la distanza per passare da
A a B, ma viziosamente fanno girovagare tra vetrine ed esposizioni per
invogliarti a … comprare. Ma non basta. In queste ristrutturazione i “servizi
igienici” sono gli ultimi ad essere affrontati e quando lo sono semplificano.
Per esempio dalla stazione Termini di Roma l'area “bagni pubblici” con connesso
barbiere è stata cancella. Ai ristrutturatori
non è venuta in mente di organizzare un'area servizi igienici e per la
salute: con docce, gabinetti barbiere, parrucchiere, manicure, pedicure, sauna,
ecc., e magari sala ginnastica. Un luogo dove sarebbero felici di andare chi è costretto a restare in aeroporto per
ore, o al passeggero ferroviario che magari ha qualche ora prima del suo
appuntamento.
Citazioni: nel bene e nel male
Gino Strada, La Repubblica ,
10 aprile 2013
“Ho votato Orsoni perché ho semplicemente
pensato che Brunetta fosse esteticamente incompatibili con Venezia. Secondo me
lui non c’entra niente con Venezia” (che
orrore di frase, forse voleva dire altro, come “politicamente incompatibile” e
invece ha detto esteticamente. È strano che una frase di questo tipo sia stata
pronunziata dal fondatore di Emergency che sulla solidarietà attiva verso i più
sfortunati del mondo ha fatto la cifra della sua associazione. È caduto vittima
di una prassi corrente che assume i difetti fisici come oggetto di schermo e di
giudizio, lo stesso era capitato, sempre con Brunetta al Prof Monti, ma in quel
caso nessuna meraviglia)
Antonio Ingroia, La Repubblica ,
11 aprile 2013
“Voglio continuare a fare
il magistrato, ma non certo il giudice in sopranumero ad Aosta. Ci sono posti
liberi alla procura nazionale antimafia, che non sono da pm. È un ruolo che non
comporta funzioni giudiziarie, che non determina problemi di incompatibilità
territoriale, tant’è che Pietro Grasso da capo, si è candidato a Roma” (l’assegnazione di Ingroia ad Aosta per lo
più come giudice sopranumero, si può convenire sia un’assurdità. Ma Ingroia
deve farci dimenticare la sua presenza, magari esternando meno e usando i
canali istituzionali per le sue critiche e proposte. Pare di segnalare una
certa preoccupazione di Massimo D’Alema che vede messo in pericolo il podio di
uomo politico più antipatico (che io giudico il suo tratta più simpatico: non
cerca di piacere) da parte di Ingroia (che invece vorrebbe piacere).
Joseph Stiglitz, La Repubblica , 12 aprile
2013
“Le regole attuali
dell’Unione europea restringono la vostra (dell’Italia) possibilità di fare una
politica industriale, di cui avete gran bisogna. Il mercato unico all’origine
doveva creare condizioni eque di competizione una concorrenza leale. È fallito.
Anzi: la competizione fra nazioni europee non è mai stata così diseguale. Le
imprese italiane oggi devono pagare tassi d’interesse molto più alto delle
imprese tedesche, anche ammesso che riescano ad avere accesso al credito
bancario. Questa non è concorrenza leale, è un mercato squilibrato, altamente
instabile. Se non cambia, non vedo via d’uscita”.
Nouriel Roubini, La
Repubblica , 14 aprile 2013
“Le scadenze di finanza
pubblica vanno prorogate di almeno due-tre anni. Si è visto che il rigore non
solo non basta, ma aggrava di giorno in giorno la situazione. Bisogna
rovesciare l'impostazione voluta dalla Germania e puntare sulla più ampia
circolazione di moneta per rilanciare la domanda aggregata, i consumi la
capacità di guadagno.” (sarebbe necessaria non un generico rilancio della
domanda aggregata, ma una forte iniziativa di politica industriale che avesse
lo Stato come perno dinamico)
Gaetano Quagliarello, (promosso “saggio” da Napolitano), Il Corriere
della Sera, 14 aprile 2013
“Guardi, se Prodi fosse
nella rosa proposta dal PD non ci scandalizzeremmo, ma non sarebbe il nome sul
quale si potrebbe fare l'accordo con noi”.
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