giovedì 2 maggio 2013

Diario 219


Diario 219
8-14 aprile 2103


ñ     Un film noioso
ñ     La riforma elettorale
ñ     Napolitano insiste  
ñ     Stazioni e aeroporti trasformati in centri commerciali
ñ     Citazioni: nel bene e nel male (Gino Strada, Antonio Ingroia, Joseph Stiglitz, Nouriel Roubini, Gaetano Quagliarello

Un film noioso
Un film è noioso quando è prevedibile in tutti i suoi passaggi; ad ogni scena si può immaginare cosa avverrà nella successiva; manca ogni imprevisto, non ci può essere meraviglia,  allora si guarda continuamente l’orologio con la speranza che la fine sia vicina.
I passaggi per giungere alla elezione del Presidente della repubblica, sono un film noioso. Come prevedibili si possono elencare:
Berlusconi: era scontato, che mentre riaffermasse la candidatura dell’impresentabile Letta,  proponesse D’Alema nella speranza di gettare in confusione il PD. Seconda mossa la candidatura di Bersani, chiaramente indirizzata a togliere di mezzo che si oppone alla grande coalizione.
Momento di tensione quando sembrava che una donna sarebbe potuta salire sul colle più alto della politica. Ma è stato solo un momento, ora quando si mette tra i possibili una “donna” la si mette solo per convenienza, non solo ma le donne che si propongono sono donne in carriera politica. Nei consigli regionali, che scelgono i delegati delle singole regioni che parteciperanno all’elezione del capo dello Stato, solo 5 donne sono state indicate.
Poi siamo al banale totale, in questo eccelle Bersani: Amato (l’eterno candidato a tutto, ma poi in qualche poltrona siede), il “nuovissimo” Marini, Grasso, non tanto come Grasso ma come presidente del Senato, scanno che sarebbe utile ritornasse vuoto, e per omaggio alle donne la Finocchiaro, che di presidente ha il suo presenzialismo che deve essere di successo altrimenti imbronciata lascia la platea (vedi precedenti elezioni regionali siciliane).
I partiti si muovono dentro questo quadrato, mentre all’esterno si moltiplicano le indicazioni considerati innovative ma spesso solo paradossali e comunque, di fatto, senza peso (Camilleri, Don Ciotti, Cristina Comencini,  Milena Gabanelli, Strada, ecc.) . Mentre sono scomparsi possibili candidati con grande prestigio e grande riconoscibilità democratica come Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelshy e Emma Bonino (che non mi piace per le sue posizioni di liberismo estremo ma alla quale va riconosciuta una forte tempre democratica). Scomparso Romano Prodi, ma si tratta di una candidatura ancora possibile se cadesse l'accordo con Berlusconi. Si tratta di un buon candidato anche se non la caratteristica dell'innovazione.
Sono possibile delle sorprese al di là delle decisioni dei partiti maggiori? forse si perché la platea degli elettori è stata quasi sempre riottosa alle indicazioni dei partiti e più attenta a quelle dei capo correnti. Né si può sostenere che i due partiti maggiori non siano sostanzialmente organizzate in correnti più o meno espliciti, e ciò nonostante il potere del “capo padrone” o l’unanimità delle decisioni nella direzione.

La riforma elettorale
È possibile sperare che il Parlamento non assuma la “governabilità” come elemento fondativo della riforma elettorale. Dalla stampa e dalle elaborazione degli esperti si deduce che né il Porcellum, né il Mattarellum, né i collegi unici sarebbero stati in grado di garantirla dopo l'ultima elezione, un   partito o una coalizione con maggioranza assoluta non ci sarebbe comunque stato. Ciascuno di questi sistemi presenta degli aspetti criticabili e forse aberranti.
La governabilità non può essere obiettivo di una  legge elettorale,  essa scaturisce dall’incontro tra bisogni, possibilità, credibilità, onestà  e progetti di società; una forte intelligenza politica è la base della governabilità. Se non fosse così il sistema che garantisce in modo sicuro la governabilità sarebbe l’elezione con un partito unico, cioè la dittatura.
Quindi non la governabilità può essere l’oggetto di una riforma elettorale ma la garanzia della rappresentatività degli eletti rispetto alla società. Quale sistema migliore che quello proporzionale con scelta diretta da parte degli elettori degli eletti? Certo si possono mettere degli sbarramenti, con cautela perché ogni sbarramento preclude una certa rappresentanza, ma si tratta di una necessità dato l’emergere dell’egotismo politico, che si esprime nella convinzione che la “presentazione” sia foriera sicura di successo (la realtà, anche nell’ultima elezione, dimostra che non è così), per evitare una troppa alta dispersione del voto.
Vanno ricercati meccanismi di garanzia per quanto riguarda le preferenze. La tradizione nel nostro paese è piena di esperienze fortemente negative in questo ambito, ma si possono trovare meccanismi di garanzia in qualche modo efficaci.

Napolitano insiste  
Si possono dare diverse interpretazione della dichiarazione del Presidente della repubblica relativa alle “larghe intese”  del passato (e i giornali a pubblicare la foto della stretta di mano tra Berliguer e Moro). Di quella fase politica si possono dare giudizi diversi, a noi è sembrata negativa (con la relativa conseguenza della “fermezza” nei riguardi delle BR che avevano sequestrato Moro). Ma il presidente fa sicuramente un uso politico della storia, la sua esternazione è, infatti, interpretabile come un’ulteriore spinta verso l’accordo PD-PDL. Così è stata anche interpretata dentro il PD con la risposta, in un certo senso piccata, di Bersani, e con, la cosa più grave, la crescita e la coesione dei favorevoli (tanto da far preoccupare Franceschini di una possibile scissione.

Stazioni e aeroporti trasformati in centri commerciali
Ancora una minima giustificazione   esiste per gli aeroporti, in genere isolati nella campagna, lontani dalla città e con una rete di mobilità non proprio eccezionale, per di più può capitare di dover aspettare diverse ore per una coincidenza. In questo caso avere a disposizioni negozi, bar e ristoranti dà qualche sollievo al passeggero. Per le stazioni ferroviarie la cosa è incomprensibile, i passeggeri sono , con rare eccezioni di passaggio e vanno di fretta. Qui la giustificazione è inesistente. In questo caso i centri commerciali si rivolgono agli abitanti della città e non ai passeggeri.
Si potrebbe dire una delle tante stupidità del mercato, ma non è così, c'è dell'altro.
I viaggiatori e sono costretti a percorsi stravaganti che li obbligano a passare davanti alle vetrine, secondo lo schema dell'esposizione dei prodotti in un supermercato. Si tratta di scelte che tendono a raddoppiare e a triplicare il tempo di percorrenza, Il percorso non è studiato secondo la logica di ridurre la distanza per passare da A a B, ma viziosamente fanno girovagare tra vetrine ed esposizioni per invogliarti a … comprare. Ma non basta. In queste ristrutturazione i “servizi igienici” sono gli ultimi ad essere affrontati e quando lo sono semplificano. Per esempio dalla stazione Termini di Roma l'area “bagni pubblici” con connesso barbiere è stata cancella. Ai ristrutturatori  non è venuta in mente di organizzare un'area servizi igienici e per la salute: con docce, gabinetti barbiere, parrucchiere, manicure, pedicure, sauna, ecc., e magari sala ginnastica. Un luogo dove sarebbero felici di andare  chi è costretto a restare in aeroporto per ore, o al passeggero ferroviario che magari ha qualche ora prima del suo appuntamento.

Citazioni: nel bene e nel male

Gino Strada, La Repubblica, 10 aprile 2013
 “Ho votato Orsoni perché ho semplicemente pensato che Brunetta fosse esteticamente incompatibili con Venezia. Secondo me lui non c’entra niente con Venezia” (che orrore di frase, forse voleva dire altro, come “politicamente incompatibile” e invece ha detto esteticamente. È strano che una frase di questo tipo sia stata pronunziata dal fondatore di Emergency che sulla solidarietà attiva verso i più sfortunati del mondo ha fatto la cifra della sua associazione. È caduto vittima di una prassi corrente che assume i difetti fisici come oggetto di schermo e di giudizio, lo stesso era capitato, sempre con Brunetta al Prof Monti, ma in quel caso nessuna meraviglia)

Antonio Ingroia, La Repubblica, 11 aprile 2013
“Voglio continuare a fare il magistrato, ma non certo il giudice in sopranumero ad Aosta. Ci sono posti liberi alla procura nazionale antimafia, che non sono da pm. È un ruolo che non comporta funzioni giudiziarie, che non determina problemi di incompatibilità territoriale, tant’è che Pietro Grasso da capo, si è candidato a Roma” (l’assegnazione di Ingroia ad Aosta per lo più come giudice sopranumero, si può convenire sia un’assurdità. Ma Ingroia deve farci dimenticare la sua presenza, magari esternando meno e usando i canali istituzionali per le sue critiche e proposte. Pare di segnalare una certa preoccupazione di Massimo D’Alema che vede messo in pericolo il podio di uomo politico più antipatico (che io giudico il suo tratta più simpatico: non cerca di piacere) da parte di Ingroia (che invece vorrebbe piacere).   

Joseph StiglitzLa Repubblica, 12 aprile 2013
“Le regole attuali dell’Unione europea restringono la vostra (dell’Italia) possibilità di fare una politica industriale, di cui avete gran bisogna. Il mercato unico all’origine doveva creare condizioni eque di competizione una concorrenza leale. È fallito. Anzi: la competizione fra nazioni europee non è mai stata così diseguale. Le imprese italiane oggi devono pagare tassi d’interesse molto più alto delle imprese tedesche, anche ammesso che riescano ad avere accesso al credito bancario. Questa non è concorrenza leale, è un mercato squilibrato, altamente instabile. Se non cambia, non vedo via d’uscita”.  

Nouriel Roubini, La Repubblica, 14 aprile 2013
“Le scadenze di finanza pubblica vanno prorogate di almeno due-tre anni. Si è visto che il rigore non solo non basta, ma aggrava di giorno in giorno la situazione. Bisogna rovesciare l'impostazione voluta dalla Germania e puntare sulla più ampia circolazione di moneta per rilanciare la domanda aggregata, i consumi la capacità di guadagno.” (sarebbe necessaria non un generico rilancio della domanda aggregata, ma una forte iniziativa di politica industriale che avesse lo Stato come perno dinamico)

Gaetano Quagliarello, (promosso “saggio” da Napolitano), Il Corriere della Sera, 14 aprile 2013
“Guardi, se Prodi fosse nella rosa proposta dal PD non ci scandalizzeremmo, ma non sarebbe il nome sul quale si potrebbe fare l'accordo con noi”.

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