Diario 221
22-28 aprile 2013
ñ Governo,
quale futuro e quale sopravvivenza?
ñ Scenari
prossimi
ñ Il
destino del PD
ñ Citazioni:
nel bene e nel male (Rossana Rossanda, Massimo Cacciari, Guido
Rossi)
Governo, quale futuro e quale sopravvivenza?
Tutti hanno tirato un sospiro di sollievo: il governo c'è..
Governo giovane, governo al femminile, governo delle competenze, ecc. nella
situazione data, con la pressione del Presidente della repubblica, e con il PD
ridotto a quello che sappiamo si dice Letta, il giovane (ma forse aiutato da
Letta il vecchio) non poteva fare di
più. Qualche maligno ha avanzato la definizione di “primo governo democristiano
della seconda repubblica”, se si guarda alla provenienza dei ministri questa più
che una malignità sembra una constatazione. I provenienti dalla cultura PCI
sono solo due, ed anche un po' scoloriti. La Bonino agli esteri è una novità
non prevista e positiva, se fosse andata ad un ministero economico sarei molto
perplesso. Grande perplessità solleva la presenza di Alfano agli interni, ma
non tanto o non solo perché da quella poltrona potrà influenzare le indagini
del padrone del partito di cui è segretario, ma perché mi immagino non avrà
nessuna preoccupazione ad usare la mano pesante nella repressione dei possibili
e probabili movimenti sociali e sindacali.
Finito il toto ministro/a, è iniziato il toto durata: chi
dice pochi mesi, chi si spinge fino a due anni, chi, esagerando, pensa a tutta
la legislatura. È difficile ogni previsione perché tutto è legato alla volonta
e agli interessi di Silvio Berlusconi, il vero vincitore di questa partita
Nell'immediato nessuno vuole le elezioni. Il PD per la
preoccupazione realistica di una scoppola elettorale di dimensioni mai vista;
Scelta civica (Monti), intanto non si sa se esista (il professor Monti guarda
con simpatia al PDL e personalmente a Berlusconi, e poi pare scottata dal
risultato della precedente tornata elettorale; il PDL, ma si legge Berlusconi,
perché spera da una parte che l'abbraccio con cui stringe il PD sia per quel partito
mortale, dall'altra parte è alla ricerca di una qualche ancora di salvezza per
i suoi processi e, infine, perché spera (l'avrà chiesto) che Napolitano lo
faccia Senatore a vita. Il presidente della repubblica pensa, si dice, di
nominarlo senatore a vita insieme a Prodi (se fossi Prodi rifiuterei).
Se Letta pensasse che il suo governo potrebbe navigare
spedito e in acque tranquille verso le riforme e i provvedimenti necessari, si
sbaglia. Chi ha in mano le sorti di questo governo è Berlusconi che deciderà,
secondo le proprie convenienze, quali ostacoli mettere per ottenere
provvedimenti da spendere in campagna elettorale. Quella che viene definita
come la ragionevolezza del PDL e di Berlusconi per non avere imposto i nomi più
pesanti del PDL inaccettabili al PD (come Brunetta, Schifani, Santanchè, ecc.),
può essere letta in modo diverso dalla ragionevolezza, prima di tutto aveva
bisogno di essere il padrino (padrone) di questo governo, insieme a Napolitano,
e quindi non poteva bruciare l'occasione puntando i piedi sui nomi Alfano a
parte a cui manca il quid), inoltre i nomi pesanti costituiscono una riserva
adatta da buttare in campagna elettorale e per questo dovevano essere
“irresponsabile” delle scelte di governo.
In questo giudizio, lo confesso, c'è la convinzione che
Berlusconi non abbia (e non possa vere) a cuore gli interessi del paese e degli
italiani ma solo quelli personali (sui vari terreni).
Si potrebbe obiettare che il governo si regge su una
maggioranza di cui Berlusconi rappresenta una parte. Sulla carta è così, ma la
sostanza è diversa: il PD non è in grado, per i noti fatti e misfatti di dire
Ba!; Monti non è disposto a sollevare neanche il sopracciglio. Solo Berlusconi
è il padrone di questo governo, come se
fosse un monocolore PDL.
Scenari prossimi
Non è facile fare scenari futuri politici per questo
disgraziato paese, troppe sono le incertezze. E magari ci prende paura quando
la nostra immaginazione ci prova. Qualche tentativo si può fare, liberandoci dalla paura e senza voler
assegnare a ciascuno di questi una probabilità statistica di riuscita.
Primo scenario, il
più tragico ed anche forse il più probabile, che denominerei “Berlusconi
presidente”.
Sia che il PD venga ancora di più disgregato per effetto
dell'abbraccio del PDL, sia che invece si mostra sulla strada per recuperare un
propria configurazione e identità
(ipotesi non realistica e non
immediata), il PDL troverà una qualsiasi ragione per mettere in crisi il
governo; potranno essere motivi legati ai programmi o ai provvedimenti, o
esterni al governo, non importa. La legislatura finisce più o meno rapidamente
(sei mesi un anno) e si va ad elezioni (probabilmente con la stessa legge
elettorale, nonostante un ministro per le riforme). Il risultato elettorale ci
consegnerà un PDL che stravince e che conquista la maggioranza nei due rami del
parlamento; il PD scende, né una
qualsiasi forma assunta dalla sinistra (SEL ecc:) compensa la perdita del PD;
il M5* resta stabile o aumenta un po'; gli altri non contano. In questa situazione
non solo il PDL si fa il governo che vuole (un Monti 2 politico?), ma di fatto
costringe Napolitano a dimettersi, ormai non serve più, e Berlusconi viene
eletto Presidente della repubblica. So che vengono i brividi, ma è meglio che
cominciamo ad educare la nostra fantasia.
Secondo scenario che possiamo denominare “come
prima”.
Premesso che niente può essere mai come prima, questo
scenario prevede, dopo le prossime elezioni, una situazione quale quella di
oggi, nessuno in grado di fare da sé, e necessita di una collaborazione. Forse
tutti i partiti sono indeboliti per la crescita dell'astensione. In questo caso
se il M5* si disponesse alla collaborazione potrebbe nascere un governo 5* (ma
con chi con il PD o con il PDL?), in caso contrario lo stallo sarebbe forse
pernicioso con la dissoluzione completa del sistema dei partiti. Il sogno della
democrazia diretta prevarrebbe con il rigetto dei corpi intermedi e quindi
saremmo in balia del Berlusconi di ricambio.
Terzo scenario, il meno probabile, che possiamo
denominare come la “rinascita”.
Questo scenario si basa su due ipotesi azzardate: Berlusconi
spaglia i calcoli; il PD sulla base della spinta della base che “occupa”,
scottato dalle recente esperienza e con il contributo di nuove forze (Fabrizio
Barca) decide di divedersi in due partiti (movimenti, ecc.) che tuttavia possono collaborare nella loro
indipendenza. Da una parte le correnti cattoliche e di un riformismo moderato e
dall'altra parte correnti di sinistra e
laiche in grado di aggregare la sinistra fuori dal PD, con un progetto di
riformismo avanzato. Questa nuova alleanza dovrà e potrà governare il paese.
Certo questo degli scenari è un “gioco”, ma potrebbe servire
ad aprirci gli occhi su un futuro ancora peggiore del presente, ma anche farci intravedere qualche tenue barlume di
speranza.
Il destino del PD
Il destino del PD mi sembra segnato, la guerra intestina non
fa sperare niente di buono. I “101” franchi tiratori, nella loro dimensione
pongono un problema di convivenza anche se rappresentano un gruppo non omogeneo
e che segue strategia (?) non politiche ma di potere.
Il problema che emerge, tuttavia, è che la combinazione tra
i due tronconi non è riuscita, ci sarebbe voluto un miracolo (si pensi solo
alla presenza integralista della senatrice Binetti). Mi sembra non ragionevole continuare a
seguire la stessa strada. La combinazione aveva anche lo scopo di funzionare
come “attrattore” di forze sociali e di voti, così non è stato, si è manifestata
piuttosto un'azione di respingimento. La cosa saggia da fare è quella di
dividersi e formare due strutture politiche in grado di collaborare ma
indipendenti e capaci di essere una polarità di attrazione nel campo (è questa
anche l'opinione di Massimo Cacciari e di Paolo Cirino Pomicino, democristiano
andreottiano di vecchia data, e quindi esperto di “potere”)
La sinistra ha bisogno di riorganizzarsi, di riconoscersi,
direi se non fosse abusato, di
rifondarsi sul piano teorico, programmatico e sociale. Non credo che sia
un lavoro di breve durata, ma credo che se questa fosse la strada si
moltiplicherebbero le forze individuali e collettive
Citazioni: nel bene e nel male
Rossana Rossanda, Sbilanciamoci, 23 aprile 2013
“Le larghe intese non sono un
orrore, ha asserito ieri Giorgio Napolitano nella sua intemerata alle Camere. E
invece possono essere un orrore, insegna la storia del Novecento. Facta e
Hindenburg avrebbero dovuto rifiutare, come potevano fare, l’intesa con
Mussolini e Hitler. Non mi si risponda che Berlusconi non è né Mussolini né
Hitler, l’argomento con il quale è asceso al potere è lo stesso con il quale
arrivarono al potere i due: è il popolo che li ha espressi. Senonché non sono
stati loro a iniettare nel popolo l’antisemitismo, la repressione, la guerra,
non se li erano inventati, stanno nelle viscere di ogni società in crisi e una
Costituzione democratica è fatta per frenarli. Ma Giorgio Napolitano ha da
tempo deciso di dare priorità all’unità nazionale rispetto ai principi basilari
della convivenza democratica. Questa è la rotta che egli traccia, e da essa è
perfettamente legittimato a entrare nel governo Silvio Berlusconi, imputato di
corruzione e concussione, non condannato esclusivamente per scadenza dei
termini, operazione sublime della sua squadra di avvocati. Non per caso ieri
era felice, e ha dichiarato che quello del nostro presidente è il più bel
discorso degli ultimi venti anni, quelli nei quali lui ha infestato il paese.
Raggiante, distribuiva i suoi elogi e le sue critiche come se avesse diritto di
lodare o rimbrottare qualcuno, e Napolitano non ha trovato un brandello di
ammonimento per lui; fra le varie bacchettate distribuite a destra e a sinistra
non ce n’è stata una per il Cavaliere, a differenza di Stefano Rodotà al quale
è stata rimproverato di non aver capito la regola d’oro che guida il Colle.
Neanche a noi piace sempre il linguaggio di Grillo, ma
sappiamo distinguere fra parole e fatti, e a Berlusconi non sono imputabili
solo le parole, che anche ieri non sono mancate, ma corposi fatti, registrati
nei tribunali della Repubblica.
Quel che più fa impressione è l’entusiasmo di quasi tutte
le parti politiche – praticamente tutte salvo i grillini e Sel – per la predica
presidenziale, pur sapendo a che cosa essa condurrà nei prossimi giorni. La
sfilata degli ossequi è stata aperta da Eugenio Scalfari, che si è peritato di
dare una lezione di costituzionalismo a Rodotà; non solo, ma di imputargli –
delitto imperdonabile – di non aver telefonato a lui Scalfari prima di prendere
la decisione che ha preso”.
Massimo Cacciari, L'Espresso,
n. 17
“Si riparta perciò dalle linee di rottura interne al PD.
Si faccia ordine a partire da esse.La convivenza coatta genera mostri,
parricidi, fratricidi, infanticidi e purtroppo anche tragicommedie, come
l'ultima. … Non sono componenti componibili! Invece di aumentare le forze,
insieme possono solo distruggersi. Abbiamo bisogno di ulteriori prove? E
invece, ben distinte, queste aree
potrebbero svolgere missioni importanti e in qualche modo complementari,
redendo possibili compagini di governo operative”.
Guido Rossi, Il
Sole 24 Ore, 28 aprile 2013
“La germani sembra oggi dimenticare sia che l'attuale
pericolo per l'Europa non è l'inflazione
ma la deflazione e il default, sia che proprio la Germania è stata nel 1948 la
beneficiaria di uno dei più magnanimi
atti mondiali di remissione del debito. Infatti negli anni '40 del secolo
scorso, le potenze di occupazione cancellarono il 93% del debito dell'era
nazista, posponendo inoltre il pagamento degli altri debiti per circa mezzo
secolo. Così la Germania il cui rapporto debito/Pil nel 1939 era del 675%
all'inizio degli anni '50 aveva un livello di indebitamento del 12%, molto meno
di quello dei vittoriosi alleati, permettendo così il miracolo tedesco del
dopoguerra”
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