giovedì 16 maggio 2013

Diario 221


Diario 221
22-28 aprile 2013

ñ  Governo, quale futuro e quale sopravvivenza?
ñ  Scenari prossimi
ñ  Il destino del PD
ñ  Citazioni: nel bene e nel male (Rossana Rossanda, Massimo Cacciari, Guido Rossi)


Governo, quale futuro e quale sopravvivenza?
Tutti hanno tirato un sospiro di sollievo: il governo c'è.. Governo giovane, governo al femminile, governo delle competenze, ecc. nella situazione data, con la pressione del Presidente della repubblica, e con il PD ridotto a quello che sappiamo si dice Letta, il giovane (ma forse aiutato da Letta il vecchio)  non poteva fare di più. Qualche maligno ha avanzato la definizione di “primo governo democristiano della seconda repubblica”, se si guarda alla provenienza dei ministri questa più che una malignità sembra una constatazione. I provenienti dalla cultura PCI sono solo due, ed anche un po' scoloriti. La Bonino agli esteri è una novità non prevista e positiva, se fosse andata ad un ministero economico sarei molto perplesso. Grande perplessità solleva la presenza di Alfano agli interni, ma non tanto o non solo perché da quella poltrona potrà influenzare le indagini del padrone del partito di cui è segretario, ma perché mi immagino non avrà nessuna preoccupazione ad usare la mano pesante nella repressione dei possibili e probabili movimenti sociali e sindacali.
Finito il toto ministro/a, è iniziato il toto durata: chi dice pochi mesi, chi si spinge fino a due anni, chi, esagerando, pensa a tutta la legislatura. È difficile ogni previsione perché tutto è legato alla volonta e agli interessi di Silvio Berlusconi, il vero vincitore di questa partita
Nell'immediato nessuno vuole le elezioni. Il PD per la preoccupazione realistica di una scoppola elettorale di dimensioni mai vista; Scelta civica (Monti), intanto non si sa se esista (il professor Monti guarda con simpatia al PDL e personalmente a Berlusconi, e poi pare scottata dal risultato della precedente tornata elettorale; il PDL, ma si legge Berlusconi, perché spera da una parte che l'abbraccio con cui stringe il PD sia per quel partito mortale, dall'altra parte è alla ricerca di una qualche ancora di salvezza per i suoi processi e, infine, perché spera (l'avrà chiesto) che Napolitano lo faccia Senatore a vita. Il presidente della repubblica pensa, si dice, di nominarlo senatore a vita insieme a Prodi (se fossi  Prodi rifiuterei).
Se Letta pensasse che il suo governo potrebbe navigare spedito e in acque tranquille verso le riforme e i provvedimenti necessari, si sbaglia. Chi ha in mano le sorti di questo governo è Berlusconi che deciderà, secondo le proprie convenienze, quali ostacoli mettere per ottenere provvedimenti da spendere in campagna elettorale. Quella che viene definita come la ragionevolezza del PDL e di Berlusconi per non avere imposto i nomi più pesanti del PDL inaccettabili al PD (come Brunetta, Schifani, Santanchè, ecc.), può essere letta in modo diverso dalla ragionevolezza, prima di tutto aveva bisogno di essere il padrino (padrone) di questo governo, insieme a Napolitano, e quindi non poteva bruciare l'occasione puntando i piedi sui nomi Alfano a parte a cui manca il quid), inoltre i nomi pesanti costituiscono  una riserva  adatta da buttare in campagna elettorale e per questo dovevano essere “irresponsabile” delle scelte di governo.
In questo giudizio, lo confesso, c'è la convinzione che Berlusconi non abbia (e non possa vere) a cuore gli interessi del paese e degli italiani ma solo quelli personali (sui vari terreni).
Si potrebbe obiettare che il governo si regge su una maggioranza di cui Berlusconi rappresenta una parte. Sulla carta è così, ma la sostanza è diversa: il PD non è in grado, per i noti fatti e misfatti di dire Ba!; Monti non è disposto a sollevare neanche il sopracciglio. Solo Berlusconi è il padrone di  questo governo, come se fosse un monocolore PDL.   

Scenari prossimi
Non è facile fare scenari futuri politici per questo disgraziato paese, troppe sono le incertezze. E magari ci prende paura quando la nostra immaginazione ci prova. Qualche tentativo si può fare,  liberandoci dalla paura e senza voler assegnare a ciascuno di questi una probabilità statistica di riuscita.
Primo scenario,  il più tragico ed anche forse il più probabile, che denominerei “Berlusconi presidente”.
Sia che il PD venga ancora di più disgregato per effetto dell'abbraccio del PDL, sia che invece si mostra sulla strada per recuperare un propria configurazione e  identità (ipotesi non realistica e  non immediata), il PDL troverà una qualsiasi ragione per mettere in crisi il governo; potranno essere motivi legati ai programmi o ai provvedimenti, o esterni al governo, non importa. La legislatura finisce più o meno rapidamente (sei mesi un anno) e si va ad elezioni (probabilmente con la stessa legge elettorale, nonostante un ministro per le riforme). Il risultato elettorale ci consegnerà un PDL che stravince e che conquista la maggioranza nei due rami del parlamento; il PD scende, né  una qualsiasi forma assunta dalla sinistra (SEL ecc:) compensa la perdita del PD; il M5* resta stabile o aumenta un po'; gli altri non contano. In questa situazione non solo il PDL si fa il governo che vuole (un Monti 2 politico?), ma di fatto costringe Napolitano a dimettersi, ormai non serve più, e Berlusconi viene eletto Presidente della repubblica. So che vengono i brividi, ma è meglio che cominciamo ad educare la nostra fantasia.
Secondo scenario che possiamo denominare “come prima”.
Premesso che niente può essere mai come prima, questo scenario prevede, dopo le prossime elezioni, una situazione quale quella di oggi, nessuno in grado di fare da sé, e necessita di una collaborazione. Forse tutti i partiti sono indeboliti per la crescita dell'astensione. In questo caso se il M5* si disponesse alla collaborazione potrebbe nascere un governo 5* (ma con chi con il PD o con il PDL?), in caso contrario lo stallo sarebbe forse pernicioso con la dissoluzione completa del sistema dei partiti. Il sogno della democrazia diretta prevarrebbe con il rigetto dei corpi intermedi e quindi saremmo in balia del Berlusconi di ricambio.
Terzo scenario, il meno probabile, che possiamo denominare come la “rinascita”.
Questo scenario si basa su due ipotesi azzardate: Berlusconi spaglia i calcoli; il PD sulla base della spinta della base che “occupa”, scottato dalle recente esperienza e con il contributo di nuove forze (Fabrizio Barca) decide di divedersi in due partiti (movimenti, ecc.)  che tuttavia possono collaborare nella loro indipendenza. Da una parte le correnti cattoliche e di un riformismo moderato e dall'altra parte  correnti di sinistra e laiche in grado di aggregare la sinistra fuori dal PD, con un progetto di riformismo avanzato. Questa nuova alleanza dovrà e potrà governare il paese.

Certo questo degli scenari è un “gioco”, ma potrebbe servire ad aprirci gli occhi su un futuro ancora peggiore del presente, ma anche  farci intravedere qualche tenue barlume di speranza.

Il destino del PD
Il destino del PD mi sembra segnato, la guerra intestina non fa sperare niente di buono. I “101” franchi tiratori, nella loro dimensione pongono un problema di convivenza anche se rappresentano un gruppo non omogeneo e che segue strategia (?) non politiche ma di potere.
Il problema che emerge, tuttavia, è che la combinazione tra i due tronconi non è riuscita, ci sarebbe voluto un miracolo (si pensi solo alla presenza integralista della senatrice Binetti).  Mi sembra non ragionevole continuare a seguire la stessa strada. La combinazione aveva anche lo scopo di funzionare come “attrattore” di forze sociali e di voti, così non è stato, si è manifestata piuttosto un'azione di respingimento. La cosa saggia da fare è quella di dividersi e formare due strutture politiche in grado di collaborare ma indipendenti e capaci di essere una polarità di attrazione nel campo (è questa anche l'opinione di Massimo Cacciari e di Paolo Cirino Pomicino, democristiano andreottiano di vecchia data, e quindi esperto di “potere”)
La sinistra ha bisogno di riorganizzarsi, di riconoscersi, direi se non fosse abusato, di  rifondarsi sul piano teorico, programmatico e sociale. Non credo che sia un lavoro di breve durata, ma credo che se questa fosse la strada si moltiplicherebbero le forze individuali e collettive 

Citazioni: nel bene e nel male

Rossana Rossanda, Sbilanciamoci, 23 aprile 2013
Le larghe intese non sono un orrore, ha asserito ieri Giorgio Napolitano nella sua intemerata alle Camere. E invece possono essere un orrore, insegna la storia del Novecento. Facta e Hindenburg avrebbero dovuto rifiutare, come potevano fare, l’intesa con Mussolini e Hitler. Non mi si risponda che Berlusconi non è né Mussolini né Hitler, l’argomento con il quale è asceso al potere è lo stesso con il quale arrivarono al potere i due: è il popolo che li ha espressi. Senonché non sono stati loro a iniettare nel popolo l’antisemitismo, la repressione, la guerra, non se li erano inventati, stanno nelle viscere di ogni società in crisi e una Costituzione democratica è fatta per frenarli. Ma Giorgio Napolitano ha da tempo deciso di dare priorità all’unità nazionale rispetto ai principi basilari della convivenza democratica. Questa è la rotta che egli traccia, e da essa è perfettamente legittimato a entrare nel governo Silvio Berlusconi, imputato di corruzione e concussione, non condannato esclusivamente per scadenza dei termini, operazione sublime della sua squadra di avvocati. Non per caso ieri era felice, e ha dichiarato che quello del nostro presidente è il più bel discorso degli ultimi venti anni, quelli nei quali lui ha infestato il paese. Raggiante, distribuiva i suoi elogi e le sue critiche come se avesse diritto di lodare o rimbrottare qualcuno, e Napolitano non ha trovato un brandello di ammonimento per lui; fra le varie bacchettate distribuite a destra e a sinistra non ce n’è stata una per il Cavaliere, a differenza di Stefano Rodotà al quale è stata rimproverato di non aver capito la regola d’oro che guida il Colle.
Neanche a noi piace sempre il linguaggio di Grillo, ma sappiamo distinguere fra parole e fatti, e a Berlusconi non sono imputabili solo le parole, che anche ieri non sono mancate, ma corposi fatti, registrati nei tribunali della Repubblica.
Quel che più fa impressione è l’entusiasmo di quasi tutte le parti politiche – praticamente tutte salvo i grillini e Sel – per la predica presidenziale, pur sapendo a che cosa essa condurrà nei prossimi giorni. La sfilata degli ossequi è stata aperta da Eugenio Scalfari, che si è peritato di dare una lezione di costituzionalismo a Rodotà; non solo, ma di imputargli – delitto imperdonabile – di non aver telefonato a lui Scalfari prima di prendere la decisione che ha preso”.

Massimo Cacciari, L'Espresso, n. 17
“Si riparta perciò dalle linee di rottura interne al PD. Si faccia ordine a partire da esse.La convivenza coatta genera mostri, parricidi, fratricidi, infanticidi e purtroppo anche tragicommedie, come l'ultima. … Non sono componenti componibili! Invece di aumentare le forze, insieme possono solo distruggersi. Abbiamo bisogno di ulteriori prove? E invece, ben distinte,  queste aree potrebbero svolgere missioni importanti e in qualche modo complementari, redendo possibili compagini di governo operative”.

Guido Rossi, Il Sole 24 Ore, 28 aprile 2013
“La germani sembra oggi dimenticare sia che l'attuale pericolo per  l'Europa non è l'inflazione ma la deflazione e il default, sia che proprio la Germania è stata nel 1948 la beneficiaria  di uno dei più magnanimi atti mondiali di remissione del debito. Infatti negli anni '40 del secolo scorso, le potenze di occupazione cancellarono il 93% del debito dell'era nazista, posponendo inoltre il pagamento degli altri debiti per circa mezzo secolo. Così la Germania il cui rapporto debito/Pil nel 1939 era del 675% all'inizio degli anni '50 aveva un livello di indebitamento del 12%, molto meno di quello dei vittoriosi alleati, permettendo così il miracolo tedesco del dopoguerra”  

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