giovedì 16 maggio 2013

Diario 222


Diario 222
29 aprile – 5 maggio

ñ  E' possibile una sinistra?
ñ  Una polemica sul ministro Bonino
ñ  Solidarietà con la Presidente della Camera dei deputati e con i deputati e sentaori la cui corrispondenza è stata violata.
ñ  Esagerati
ñ  Citazioni: nel bene e nel male (Giorgio Ruffolo e Stefano Sylos Labini, Mario Pianta)

E' possibile una sinistra?
Vi trascrivo l'intervento suscitatomi da una riflessione di Alfio Mastropaolo sulla fase politica attuale e soprattutto sul destino della sinistra. La riflessione di Alfio e altri materiali sono stati pubblicati su Nuvole () che potete consultare al sito indicato. La rivista, ritenendo il numero di Nuvole, come un numero “aperto” , per bocca mia invita gli amici del Diario che avessero riflessioni sul tema, che fossero sillecitati dagli scritti pubblicati sulla rivista, o che volessero esprhttp://nuvole.it/wp/imere un pensiero che “cova dentro”, di inviare i  testi alla rivista ( redazione@nuvole.it ). Mentre vi invito a consultare la rivista, facendola conoscere anche ai vostri amici, a nome della stessa rivista  ringrazio per la collaborazione.

Caro Alfio, 
nella sostanza sono d'accordo con le tue riflessioni tranne quella che riguarda il PD. Come tu dici l'incontro tra le due culture (e già mi sembra una notazione nobilitante) è fallito. Prediamone atto. L'elettorato di centro-sinistra ha quei connotati e quella formazione che tu dici (riprendo dalla tua nota: “Nel Pd non c’è solo metà dei parlamentari, grazie a una legge elettorale sciagurata. C’è un terzo degli elettori. C’è il patrimonio elettorale della sinistra italiana. Ci sono gli elettori che il Pci si era conquistati, o i loro figli e nipoti. Ci sono i nipoti degli elettori di Nenni e di Lombardi, ma anche di Aldo Moro, Benigno Zaccagnini e via di seguito.)un patrimonio elettorale che non vorresti disperdere, sono d’accordo ma riflettiamo che in valore assoluto il PD ha  perso, nell’ultima tornata elettorale 3 milioni di elettori, domandiamoci che non sia proprio  la cattiva riuscita della “fusione” ad allontanare parte di quegli elettori. Inoltre non si può dimenticare che c'è anche un elettorato di sinistra esterno al PD; io non credo che ci sia un enorme popolo di sinistra in attesa dell’uomo che lo guidi, ma una quota di disillusi esiste, una quota dei quali non demorde e si affida a soluzioni politiche non adeguate.
Le due “culture” che convivono nel PD, pare di capire, che non facciano altro che cercare  di prendere posizioni e maggior potere all'interno del partito, mentre si impegnano meno a far crescere l'ascolto per il PD (l'errore della campagna elettorale non può essere attribuito solamente a Bersani, che ha le sue colpe, ma quale contributo ha dato il gruppo dirigente alla campagna elettorale? Forse era stremato dallo sforzo fatto per conquistare “posti” dentro il gruppo parlamentare che doveva venire. I franchi tiratori in parte nascono così). In questa situazione, non essendo pensabile una loro fusione efficace (perché dovrebbero riuscire oggi?), ma avendo ambedue, secondo ottiche diverse, una aspirazione di trasformazione della società,  la loro separazione non sarebbe tragica per l'insieme, data una loro possibile e necessaria collaborazione futura, ma potrebbe permettere alle due di dedicarsi sia all'elaborazione delle rispettive culture e ai corrispondenti obiettivi, ma anche a curare il loro rapporto con la società. Le convivenze infelici rendono sterili le due parti.
Ma se ciò avvenisse saremmo solo all’inizio. La domanda è: come costruire (o ricostruire) una forza di sinistra?
Non credo alla possibilità di una fusione di sigle (Sinistra PD+SEL+Rifondazione+Comunisti italiani+........); l’esperienza ci insegna che queste operazioni non funzionano sia nel piccolo che nel grande, ciascuna forza si sente in qualche modo fagocitata, assorbita, risucchiata, ecc., e si fa forte di un’identità di gruppo che non fa bene alla fusione e prelude a possibili scissioni. L’esigenza, tuttavia, è forte e sentita, allora bisogna avere coraggio e rischiare.
Due principi dovrebbero caratterizzare questa possibilità coraggiosa: vanificare ogni appartenenza di gruppo esaltando la personalità di ciascun militante; evitare nel modo assoluto di partire da un “gruppo dirigente”. Non è poco! e per fare questo ci vorrebbe molto coraggio e molta fiducia. Una soluzione potrebbe essere (ma se ne possono trovare altre) quella di dichiarare sciolte tutte le organizzazione ridando fiducia e capacità politica ai singoli; un gruppetto di persone potrebbe stendere un provvisorio “manifesto”, breve, semplice ma incisivo, invitare quanti condividano il contenuto del manifesto ad organizzarsi in “assemblee” (plurale), queste ultime non possono esistere con meno di 50 partecipanti e con non più di 150 partecipanti, quando si superasse quel livello si inizierebbe a costruirne una nuova. L’insieme delle assemblee costituiscono il nuovo soggetto politico, il regime decisionale dentro la singola assemblea è appunto assembleare; non esiste un’assemblea leader, ma tutte sono allo stesso livello e ciascuna può proporre iniziative, prese di posizioni, elaborazioni, ecc.  tutte le altre. Decisioni collegiali possono essere prese in riunioni nazionali con rappresentanti delle singole assemblee (da due a tre).
Obiezioni? Infinite. A cominciare dal pericolo di perdere il patrimonio di cultura e di esperienze della sinistra a favore da un collage senza qualità. A me pare che si potrebbe perdere (e sarebbe un bene) l’identità di gruppo, ma non la cultura dei singoli, certo le assemblee saranno compositi ma è proprio la discussione all’interno delle assemblee che si trova la ricomposizione di un pensiero comune, la discussione assembleare costringe non ad affermare ma anche a riflettere. Inoltre il pericolo del collage senza qualità è comunque dietro l’angolo, ma non si scongiura né con l’aggancio a ideologie codificate, né con il richiamo al “mondo che cambia”, ma sottoponendo idee, formulazioni, riflessioni alla verifica collegiale dove convivono, magari, posizioni diverse. Certo nelle assemblee deve prevalere lo spirito di collaborazione e di apertura, senza che questo vincoli dal sostenere le proprie posizioni. La seconda osservazione riguarda la complessa macchina così come descritta; certo che è complessa, ma esalta la “partecipazione” che è una questione oggi all’ordine del giorno. La terza riguarda, data la complessità organizzativa, l’impossibilità di raggiungere una decisione. La condivido, ma quale è l’alternativa? Mi pare che affidare alle stesse assemblee di decidere sui meccanismi decisionali e organizzativi possa risolvere il problema.

Una polemica sul ministro Bonino
Ho ricevuto dal mio amico Guido la seguente nota polemica su quanto io avevo scritto intorno alla nomina di Emma Bonino al ministero degli esteri. Mi ero accodato al plauso generale forse senza riflettere molto. Le osservazioni di Guido non mi appaiono del tutto sbagliate.

Continuo a non capire la  fiducia e stima verso Bonino, che vedo molto diffuse a sinistra. Scrivi: "La Bonino agli esteri è una novità non prevista e positiva, se fosse andata ad un ministero economico sarei molto perplesso." Massimo Franco, sul Corsera di domenica, la definisce atlantista, senza neppure alludere al suo preteso europeismo, perché quello è il dato politico prevalente. Io credo che la sua nomina - combinata con quella di Mauro alla difesa - preluda a un intervento europeo in Siria (modello Libia e Mali), sostenuto dall'America logisticamente ed eventualmente con droni e forza aerea. L'importante è capire che di questo si parla quando Napolitano preferisce Bonino a D'Alema agli esteri. Certo, si può discutere se sia giusto un intervento o meno, da parte della Nato, ma questa secondo me è la posta in gioco nei prossimi giorni o settimane, ed è questo il tema prevalente per chi guiderà la Farnesina. Personalmente non capisco questo entusiasmo per un politico che ha appoggiato sistematicmante e con fervore ideologico tutti gli interventi armati degli ultimi decenni. Anzi, potrei perfino capirlo, purché di questo si discuta e non se Bonino, come sento dire, parla bene le lingue, ha relazioni internazionali e si è battuta per i diritti, tutte ottime qualità, ma preferirei discutere delle sue idee e opzioni politiche e del perché le sia stato dato quel posto.
un caro saluto, Guido


Solidarietà con la Presidente della Camera dei deputati e con i deputati e sentaori la cui corrispondenza è stata violata.
L'inciviltà web diventa sempre più aggressiva. Ma non è colpa del mezzo, ci vuole un'attitudine dedicata. La solidarietà alla Presidente della camera per l'aggressione subita deve essere sincera, così come pure ai deputati e alle deputate che hanno subito la  violazione della loro posta.
Evidentemente si coglie una distorsione etica se fosse vero che individuato uno  che scriveva ignominiose  frasi alla Sig. Boldrini, quando i carabinieri hanno bussato alla sua porta a rivendicato il suo diritto alla privacy.
Quello che non convince è l'appello che da qualche parte si fa per una legislazione ad hoc. In realtà questi “galantuomini” commettono dei reati e vanno perseguiti per i reati che commettono.  Bisogna che lo Stato voglia e si attrezzi in proposito.

Esagerati
Sei  ragazzi sono accusati di “associazione a delinquere”, perché sospettati di formare un gruppo che insieme fa pratica di graffitari, sporcando i muri della città di Milano. Non difendo la pratica dei graffiti aggressiva ma l'associazione a delinquere mi sembra eccessiva. Forse si possono usare strumenti diversi che evitino di segnare questi ragazzi come delinquenti da associazione criminale.
Anche perché contemporaneamente opere graffiti sui muri vengono “staccati” e venduti in gallerie d'arte spesso a insaputa degli stessi autori.
La città deve difendere il decoro dei suoi spazi pubblici, non discuto, ma in questo modo non lo fa e potrebbe evocare una situazione peggiore.

Citazioni: nel bene e nel male

Giorgio Ruffolo e Stefano Sylos Labini, sbilanciamoci.info, 2 maggio 2013
“L’impossibilità di garantire una reale concorrenza tra le grandi imprese private che operano nell’energia, nel credito e nel settore assicurativo, ci porta a sostenere la necessità di una coesistenza tra banche e imprese private e banche e imprese pubbliche. Queste ultime, nel rispetto del pareggio di bilancio, dovrebbero avere come obiettivi prioritari quelli di spingere verso il basso il prezzo dell’energia, le tariffe assicurative e il costo del denaro, di reinvestire i profitti nella ricerca e nell’innovazione e di garantire il credito alle famiglie e alle imprese in misura ben maggiore di quanto avvenga oggi. Ad esempio, Eni ed Enel, due aziende price leader di cui lo Stato è ancora azionista di maggioranza relativa, potrebbero abbassare i prezzi dell’elettricità, del gas, della benzina e dell’olio combustibile alle famiglie a basso reddito e alle piccole imprese e aumentare le spese in ricerca e gli investimenti nelle nuove tecnologie sul territorio nazionale.
Certamente le imprese e le banche pubbliche devono essere indipendenti dai partiti politici che generano corruzione. In Italia i vertici delle banche pubbliche potrebbero essere nominati dalla Banca d’Italia, che rappresenta un’istituzione autorevole e indipendente, sulla falsariga di quanto accade nella magistratura che è indipendente dal potere politico.

Per concludere, un’azione attiva delle grandi imprese e delle banche pubbliche potrebbe costituire

 una componente importante all’interno di un piano per rilanciare la crescita dell’economiaitaliana.”


Mario Pianta, sbilanciamoci.info, 3 maggio 2013
Eppure i discorsi di “Letta l’europeo” sono stati tutti di retroguardia. Rassicurazioni a Berlino e Bruxelles su un deficit sotto il 3% per rispettare i vincoli europei, mentre Francia, Olanda e Spagna rompono tranquillamente la barriera. Trepidazione verso i capricci della finanza quando la politica monetaria diventa permissiva perfino a Francoforte e i tassi d’interesse sui titoli italiani potrebbero scendere significativamente. Incertezza sul quadro politico del paese, con l’umorismo involontario dell’annuncio di Barroso: “la stabilità politica sta tornando a regnare in Italia”. E uguale incertezza sul quadro europeo, con i segnali di “cambio di stagione” rispetto all’austerità – tra questi anche la mossa della Bce – che non si traducono ancora in una ventata di rinnovamento delle politiche europee rispetto al gelo dei vincoli neoliberali.
Imbarazzo, infine, sulla tassazione, di fronte alla propaganda post-elettorale di Berlusconi sull’Imu da abolire, quando è addirittura il capo dell’Ocse a chiedere a Letta di “tagliare le tasse sulle imprese e sul lavoro, compensando con imposte sui consumi, su proprietà immobiliari e su emissioni di gas a effetto serra”. Riuscirà il neo-viceministro Stefano Fassina a portare una linea tanto audace dentro il Consiglio dei ministri?”

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