Diario 216
17 – 23 marzo 2013
ñ L'inutilità
del voto utile. Il Movimento 5*
ñ Uomini e nomi per il governo e la
presidenza della Repubblica. Niente furbizie
ñ Cipro
ñ I
debiti dello Stato verso le imprese: un favore alle banche o alle imprese?
ñ Sulla
pelle dei due Marò
ñ Citazioni:
nel bene e nel male (Joseph E.
Stiglitz, Mario Pianta, Alessandro Roncaglia)
L'inutilità del voto utile. Il Movimento 5*
Il Movimento 5* pare
voler produrre il peggior esito di una forza politica: trasformare il successo
del “voto utile” in una totale inutilità. Si può essere in disaccordo con
Grillo e il suo Movimento, per quello che vale io lo sono, ma sicuramente aver
raccolto un quarto dei voti dell'elettorato non è solo capacità di coagulare il
disaggio ma esprime anche la necessità del cambiamento. Non ritengo che il
cambiamento debba finalizzarsi nell'eliminazione dei corpi intermedi, i
partiti, ma in una loro trasformazione si; non credo che il cambiamento
consista nell'eliminazione dei “costi della politica”, ma in una loro riduzione
si; non credo che il cambiamento consista nell'eliminazione delle istituzioni,
ma sicuramente nella loro capacità di corrispondere ai bisogni della società si
(certo si può azzerare tutto con una rivoluzione dei rapporti sociali di produzione, ma non mi
pare né che il Movimento 5* l'abbia come obiettivo, né che sia all'ordine del
giorno).
Senza esaltarsi, senza pensare che il cambiamento richiesto
sia facile e alla portata delle nostre mani, è certo che quel voto ha segnato
lo schieramento politico, e in particolare ha modificato metodi, uomini e
obiettivi del centro-sinistra. Se il Movimento 5* non coglie l'occasione
favorevole che gli si presenta, fa torto
al voto utile per il cambiamento, che l'ha portata al successo, e lo trasforma
in un voto inutile.
Non dico questo sulla base della “ragionevolezza e
gradualità” che bisogna assumere per il cambiamento, ma sulla base
dell'opportunità che si spreca e non è detto che ritorni.
Se non sarà possibile la costituzione di un governo in
questa XVII legislatura, non è detto che la XVIII sia più favorevole. Non è
affatto sicuro che il Movimento 5* possa ancora crescere, ma è sicuro che non
raggiungerà quel 100% al quale aspira Grillo ma neanche il 51%, mentre è
probabile che possano cambiare i rapporti di forza tra le forze del
cambiamento, oggi prevalenti, e quelle della conservazione.
Il Movimento 5* è di fronte a una scelta: utilizzare
l'opportunità che esso stesso ha creato, o trasformarsi in un episodio
irrilevante della lotta politica italiana.
I nomi che si fanno e che comunque saranno proposti per il
governo, non devo né possono costituire “specchietti per le allodole”. Assunta
la linea del ricambio e la necessità di trovare
anche fuori dai partiti e dal Parlamento
personalità di valore, va portata avanti
con intelligenza e determinazione. Persone di alto profilo, come si dice,
competenti e determinate a portare avanti una politica di innovazione adatta a
risolvere i problemi degli italiani.
Fare i “furbi” non sarebbe una buona cosa, lanciare esche si rischia di restare
con il carniere vuoto. Serietà e
determinazione, questa linea forse può essere quella vincente. Tra i nomi fatti
si può cogliere una linea giusta, ma anche qualche sbandamento furbo.
Le personalità di cui si parla per la presidenza della
Repubblica, sono tutte degne, ma manca lo scarto. Il centro-sinistra deve
operare uno scarto. Esistono personalità di garanzia e degne anche fuori dai
nomi che circolano.
Cipro
L’imposizione della UE
al governo di Cipro perché introducesse un prelievo forzoso su tutti
i depositi bancari qualsiasi
fosse la cifra depositata (non si capisce se la proposta sia venuta dalla
Commissione o da qualche altro organo, più o meno ufficiale) desta, non solo
preoccupazione ma spiattella, ove ce ne fosse bisogno, l’ideologia reazionaria
che guida la UE.
La proposta, dagli esiti dirompenti, non solo a Cipro ma in
molti altri paesi in crisi (tra cui l’Italia), appare squilibrata: il 6,75% su
depositi fino a 100.000€ e il 9,99% su quelli superiori (va notato l’uso
del 99 come il verduraio che tenta di
guadagnarsi l’apprezzamento dei clienti, con il prezzp inferiore a 10). Il peso di sottrarre 675 € su un conto corrente di 10.000€ è diverso
che sottrarre 99.900€ su un conto di
1.000.000€. Non è un caso che il governo cipriota sta tentando una
rimodulazione di tale prelievo, di cui non si capisce ancora la logica (20% per
i depositi alla Banca di Cipro superiori a 100.000 euro e il 4% per quelli
presso le altre banche).
Si dice che Cipro sia un “paradiso fiscale” dove affluisce
il riciclaggio di molti affari non puliti (soprattutto Russi), non so ma non
stento a crederci, ma allora, la UE provveda con i suoi regolamenti ad evitare
ciò (e si occupi meno di formaggi), il provvedimento imposto a Cipro, come è
ovvio, preoccupa tutti i piccoli risparmiatori della comunità, soprattutto
quelli dei paesi in crisi.
Non è strano se sempre più persone si chiedono quale sia il
vantaggio di stare dentro la UE. Per il salvataggio delle banche i
provvedimenti non mancano, mentre per salvare i cittadini non solo non si fa
niente ma si tosano continuamente a favore della speculazione finanziari. Se in Italia cresce un convincimento
sfavorevole alla UE la colpa non è di Grillo, ma delle politiche imposte.
I debiti dello Stato verso le imprese: un favore alle
banche o alle imprese?
(Il Governo pare si avvii a varare un qualche
provvedimento per saldare i debiti della Pubblica Amministrazione verso i
propri fornitori. C'è il rischio che il provvedimento finisca non tanto per
immettere liquidità nelle imprese, ma a salvaguardare le Banche (fermo restando
che lo Stato deve pagare). Discutendo con il mio amico Angelo, di cui di seguito pubblico un esempio
da lui elaborato per rendere chiaro alcuni dei probabili meccanismi, si è
convenuto che lo Stato non potendo introdurre vincoli di uso del pagamento ai
suoi creditori, dovrebbe pagare cash. Perché non è neanche pensabile, date le
politiche adottate dal nostro sistema bancario, che l'eventuale saldo del
debito contratto dall'impresa in ragione del suo credito verso la pubblica
amministrazione, produca un allargamento del credito verso la stessa impresa).
Supponiamo che
l’impresa abbia già avuto finanziato, da
una banca, quel credito che vanta
dall'Amministrazione pubblica (sia con
cessione pro solvendo sia pro soluto,
sia con procura all’incasso “in rem propriam”), quel credito fa parte
del bilancio aziendale. Tutti i fidi o i crediti che un’ impresa ha ottenuto
dal mercato sono basati sui dati di bilancio di cui questi crediti sono parte
sostanziale. La cessione del credito
comporta che la banca acquisisce quel credito che viene sottratto così dal complesso
dell’attivo dell’impresa. Rendere liquido quel tale credito, può sembrare
un'operazione favorevole per l’ impresa e per tutti i creditori. Ma occorre
essere certi che quella liquidità “generosamente” immessa dalla banca
nell’azienda non vada a coprire crediti chirografi già della banca, nel qual
caso tutto diventa un'operazione a danno degli altri creditori.
Se una impresa avesse un credito nei confronti dello stato
di 120.000 euro ed esposizione verso la banca di 100.000 euro, inoltre, crediti da parte di clienti per
altri 200.000 e debiti verso fornitori maestranze, stato ecc per altri 300.000,
la situazione potrebbe così sintetizzarsi:
crediti 320.000
(120.000+200.000), debiti 400.000,
(100.000+300.000) (per semplificare fingiamo che non ci sia magazzino). Se i
creditori pagassero all'impresa il loro credito (320.000) questa potrebbe
pagare l’80% dei suoi debiti
(320.000/400.00); alla banca, in condizione di parità tra creditori,
toccherebbero 80.000 euro con un perdita
di 20.000 euro.
Nel momento in cui il debito dello stato viene e diventa
riconosciuto ed esigibile l'impresa se
lo fa anticipare dalla banca al costo del 10% , allora il credito dei
120.000 euro verso lo stato consentirà
una incasso di 108.000 (120.000 - 10%); di questi la banca 100.000 se li trattiene per estinguere il
debito pregresso (ammesso che non ci
siano interessi già maturati e non pagati) per cui la liquidità immessa
nell'impresa sarà di solo 8.000 euro. La situazione, a questo punto, sarà:
crediti nei confronti dei clienti 200.000, debiti 300.000 il che vuol
dire che i creditori dell’impresa, ammesso che i 200.000 euro vengano pagati
per intero, incasserebbero solo il 66,6% invece dell’ 80% della situazione
precedente, mentre le banche avrebbero il proprio credito completamente pagato (ai danni degli
altri creditori). E se tra questi creditori ci fosse pure lo stato per crediti
non privilegiati, non essendo ammessa la compensazione, come Monti ha già
ampiamente e con un moto d’ira espresso pubblicamente, chi ci perde è proprio lo stato che i suoi crediti li
perde e i suoi debiti li paga.
Sulla pelle dei due
Marò
Certo per un governo che ha avuto nel suo programma la
rifondazione della presenza italiana a livello internazionale il pasticcio che
il nostro ministro degli esteri e quello della difesa hanno costruito con
l’India costituisce oltre che una vergogna nazionale una episodio in
contraddizione con quell'obiettivo. Come è noto due Marò sono accusati di avere
ucciso dei pescatori scambiandoli per pirati in acque internazionali. I due
Marò sono sotto processo in India, paese che ha concesso loro un permesso di
raggiungere l’Italia a Natale e recentemente un “licenza” di 40 giorni per
votare. Questa ultima volta il governo
ha deciso di non rispettare l’impegno preso e ha trattenuto i due Marò in Italia.
Per contromisura il governo indiano ha “sequestrato” l’ambasciatore italiano
che non potrà lasciare il paese.
Orgogliosamente il governo Italiano decide di far rientrare
in India i due Marò. Evidentemente il ministro degli esteri e della difesa non
hanno saputo prevedere la reazione del governo indiano e si piegano a quello
che loro chiamano un sopruso contro il diritto internazionale. Ma come valuta
il non rispetto dei patti questo governo? Un affare privato?
Ma c’è di peggio, per giustificare la sciocchezza fatta il
governo dichiara che il governo indiano si è impegnato a non applicare la pena
di morte ai due Marò.
Una balla bella e buona, un governo non si può impegnare su
un atto di un organo indipendente come la magistratura, ma il peggio è che con
questa dichiarazione il governo condanna i due Marò, il governo italiano li
ritiene colpevoli ma si adopera per
difenderli dalla pena di morte.
Insomma prima ci liberiamo dei tecnici meglio sarà per il
paese.
Citazioni: nel bene e
nel male
Joseph E. Stiglitz,
La Repubblica, 20 marzo 2013
“I mercati, anche quando sono stabili, producono spesso
forti disuguaglianze, percepite come inique. La crisi finanziaria ha scatenato
una nuova percezione: il sistema economico è non solo inefficiente e instabile,
ma anche profondamente iniquo.... Consideriamo per un momento ciò che
un'economia mondiale interamente globalizzata (con i capitali e la conoscenza
che circola liberamente) comporterebbe: tutti i lavoratori con le medesime
abilità, dovrebbero ricevere lo stesso salario in qualunque posto del mondo. I
lavoratori americani non specializzati dovrebbero ottenere lo stesso salario
che un lavoratore non specializzato otterrebbe in Cina. Ciò significa che i
salari dei lavoratori americani cadrebbero precipitosamente.... Come l'evidenza
empirica dimostra, una maggiore disuguaglianza non ha portato ad una più alta
crescita... Le 358 persone più ricche al mondo hanno una ricchezza pari a
quella del 45% più povero della popolazione mondiale. … Più in generale, l'1%
più ricco degli individui detiene circa il 40%
della ricchezza mondiale; il 50% più povero della popolazione mondiale
detiene solo l'1% della ricchezza
complessiva. … Con le opportune politiche possiamo migliorare la situazione. La
domanda è: possiamo farlo? si, a patto
che il 99% della popolazione si accorga di essere stata ingannata
dall'1%. L'1% ha lavorato sodo per convincere il resto della società che un
mondo alternativo non è possibile” (quello
pubblicato da La Repubblica, qui citato,
è un estratto di un articolo dello stesso autore insieme Mauro Gallegati
pubblicato su MicroMega n. 3 - almanacco di economia – un numero pieno
di cose interessanti e consigliato. Chi volesse approfondire il punto di vista
di Stiglitz ha ora a disposizione il suo saggio Il prezzo della
diseguaglianza, pubblicato da Einaudi).
Mario Pianta, MicroMega, n. 3 2013 – almanacco di
economia -
“Oggi l'ingiustizia più grande del paese non sono le
tasse,non è la precarietà, non è la disoccupazione provocata dalla crisi, non è
nemmeno la casta dei politici: e la disuguaglianza. É questa
l'ingiustizia in cui confluiscono tutte le precedenti, il fenomeno che
indebolisce l'economia, frammenta la società, snatura la politica.”
Alessandro Roncaglia, MicroMega, n. 3 2013 – almanacco
di economia -
“Oggi, difronte alla tesi di una contrapposizione tra l'1%
dei sempre più ricchi e il 99%vche sente il morso della crisi, l'analisi e le
osservazioni critiche di Sylos Labini (nei riguardi della dinamica delle
classi e della politica del PCI) tornano di attualità: la diversificazione
di interessi e di orientamenti culturali e politici in senso lato all'interno
del 99% dei meno ricchi è troppo ampia per pensare che questa dicotomia possa
avere una valenza politica risolutiva. Al di là delle dichiarazioni di
principio, che pure hanno una loro indubbia dignità, la costruzione di uno
schieramento progressista deve articolarsi nell'alleanza tra stati meno
abbienti e strati importanti dei ceto medi” (la posizione di Roncaglia è
chiara anche da questa sola frase. La si può condividere; ma
come si costruisce questa alleanza non solo non è cosa
semplice, ma presuppone una modalità di lotta politica e culturale complessa e
di cui non si vedano neanche i primi
vagiti; avendo a che fare con schieramenti molto interclassisti, ma
contrapposti, la questione si complica
ulteriormente. La cosa certa, come le ultime elezioni hanno dimostrato, è
l'inesistenza di una “popolo di sinistra” pronto, disponibile e fremente in attesa di un leader)
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