LA CATTIVA FILOSOFIA DI MONTI
Il Manifesto 14 luglio 2013
Francesco Indovina, Angelo Tirrito
Lo stato di guerra, ha dichiarato ieri il presidente del consiglio. Chi è il nemico per il governo e il prof. Monti? Un
ingenuo penserebbe alla speculazione finanziaria,
al debito, alla crisi economica. Ma gli ingenui, è noto,
sbagliano. Se guardassimo agli atti di questo governo i nemici dovrebbero
identificarsi nei lavoratori, pensionati, disoccupati, impiegati pubblici,
sindacati, la concertazione, gli esodati, la spesa pubblica, il sud fannullone, ecc., insomma tutti
quelli sui quali si abbattuta la scura dell'austerità, su quanti hanno vissuto
al di sopra delle loro possibilità, sui troppi posti letto, sulle eccessive
spese per la ricerca e la scuola, e tragiche banalità del genere. Quella di
Monti non è una constatazione, ma la dichiarazione di un programma politico,
avallato dall'Europa, figura mitica, che è
preoccupata perché si domanda: dopo Monti chi potrà portare avanti il
programma iniziato?
Nel suo discorso c'è una sfumatura,
diciamo così, pericolosa, quando affronta di petto la concertazione
(all'origine di tutti i mali del paese; una pratica, per altro, che non si esercita da anni). Non se la piglia con
i lavoratori o i sindacati (che se si muovono
c'è come fermarli, la Spagna
e la Grecia
insegnano) ma con un modo, anzi la ragione stessa della democrazia per
arrivare a certe decisioni. Il nemico non è Camuso, ma la convivenza, la
civiltà in-tema ad un popolo.
Ai veri nemici, o almeno quelli che
l'ingenuo pensa, il prof. Monti fa solo dei piaceri, diciamo le
cose come stanno. Da quanto Monti è al governo il "mercato obbligazionario"
non ha fatto che aumentare i suoi utili.
Infatti ogni volta che uncreditore vede emergere una qualunque
forma che garantisca il pagamento del suo credito, o una qualunque volontà (politica) che
agisca in quella direzione, non fa che
aumentare le sue pretese (questo è l'esito della fiducia.
È bastato intravedere la
possibilità che si creino
"fondi" (salva stati, ecc.), che possono
intervenire al posto degli stati debitori
(ultime riunioni europee), che lo spread, molto naturalmente, aumenta.
Del resto perché dovrebbe
diminuire se ogni volta che aumenta, il debitore, come se fosse lì per curare gli
interessi del creditore, si lancia alla
ricerca di strumenti per garantirlo?
Quello
che non si capisce è come mai non c'è alcuna
trattativa con i creditori, come mai non si cerchi di mettere intorno
ad un tavolo i fondi, le banche (anche quelle italiane, tanto coccolate, che
prendono a prestito dalla Banca europea fondi all'1% che impiegano per
comprare titoli italiani dal rendimento del 3,4 e 5%), grandi investitori,
ecc. per trattare tassi di interesse,
restituzioni diluiti, sconti di capitale,
ecc. (minacciando di non pagare nulla).
Per
non parlare di una possibilità di default in grado di mettere in luce la
"bancarotta preferenziale" che è possibile individuare e che
corrisponde alla situazione di illegalità dello Stato quando non tutti i creditori
vengono trattati nello stesso modo.
A
proposito di illegalità, l'esempio spagnolo potrebbe suggerire anche in Italia
il taglio della tredicesima; non è una graziosa elargizione ma soltanto
la divisione della remunerazione o pensione
annuale divisa in tredici mensilità
invece che in dodici. Quindi il non pagarla corrisponde al mancato rispetto di un contratto contro cui
appellarsi per via legale.
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