Diario 178
11-18 giugno 2012
- Tre e due
- Il baratro
- Decreto sviluppo o “misure per la crescita sostenibile”
- Citazioni: nel bene e nel male
Tre e due
Periodicamente si leggono dichiarazioni molto critiche sulla
riforma dei piani di studio per i corsi universitari, per semplicità detta 3+2
(famigerata, stupida, distruttiva, ecc.). A me è da sempre sembrata molto
interessante. Argomento brevemente. Non si tratta di un 3+2, ma più
correttamente di un 3 e 2. Le idee di fondo di questa riforma erano due: fare dell'università
una istituzione di istruzione permanente; dare agli studenti la possibilità,
prima di intraprendere un indirizzo professionale preciso di sperimentare sul
campo un “regime di lavoro”. Avrebbe dovuto funzionare in questo modo: la
laurea triennale avrebbe dovuto fornire agli studenti una preparazione
professionale che gli studenti avrebbero potuto utilizzare per lavorare nel
settore di competenza e verificare in concreto l'indirizzo più specifico e
specialistico per il quale sentivano più passione o si sentivano più “portati”.
Dopo due o tre anni di lavoro tornare all'università per proseguire gli studi
nella laurea specialistica scelta e acquisire le competenze necessarie. In
seguito, data la velocità, soprattutto in certi settori, dell'innovazione,
nuove tecniche e metodi, lo stesso studente avrebbe potuto seguire dei master
di aggiornamento, di specializzazione, ecc. in una continua preparazione.
Perché l'uso del condizionale e il giudizio negativo,
comune? L'università non è stata in grado di cogliere la grande opportunità
offerta: per insipienza, questioni (fasulle) di potere, per refrattarietà
all'innovazione, per mal posta aspirazione di potere, ecc. Il risultato,
infatti, è stata quella di non avere costruito con intelligenza corsi triennali
che avessero anche contenuto professionalizzante (paradossalmente i corsi
triennali sono risultati molto più numerosi di quelli specialistici e molti di
quelli hanno contenuto specialistico e non generale). Tutti professori hanno
voluto stare sia nei corsi triennali che in quelli specialistici a salvaguardia
del loro prestigio (sic!), pochi hanno pensato di adeguare i loro programmi
alla nuova situazione, non è raro il caso di professori che tengono
sostanzialmente lo stesso corso nella triennale e nella specialistica. Altri,
di maggior potere, si sono costruiti dei corsi a loro immagine e somiglianza.
Si è alimentata l'interpretazione del 3+2, cioè di una preparazione
quinquennale continua, senza sollecitare gli studenti ad esperienze di lavoro,
in questo aiutati dal funzionamento del nostro mercato del lavoro.
A mio giudizio una opportunità è stata sprecata per colpa,
questa volta non del ministero o ministro/a, ma dei professori ai quali era
stata affidato il compito di realizzare la riforma.
A me pare molto piùpercicoloso l'approccio del nuovo
ministro, che ha un solo scopo: diversificare gli atene di eccellenza dagli
altri; i primi saranno premiati (più soldi) con il risultato di continuare a
promuovere la loro eccellenza (più servizi, più strutture, ecc.); gli altri
sempre più abbandonati. Per non parlare dei criteri di valutazione degli atenei
e corsi di studi.
Il baratro
L'opinione più accreditata è quella che recita che il
“governo dei tecnici” ci ha salvato dal baratro nel quale l'Italia era condannata
a cadere. Anche alcuni “amici di diario”, talvolta mi criticano in quanto
critico non sui singoli provvedimenti ma sull'azione complessiva del governo e
sull'opportunità che il professore Monti continui a Governarci. Mi pare, come
ricorda Guido Rossi (vedi citazioni), c'è il pericolo di considerare
maggiormente le parole al posto dei fatti. Per inciso non vorrei che mi si
attribuisse una certa benevolenza nei riguardi del passato governo, di averci
liberato di quello va dato merito a Napolitano, ma giudico la soluzione
trovata, alla prova del budino, non adeguata.
Vogliamo guardare ai fatti? Ecco i fatti:
-il debito
pubblico è aumentato. Era 1.897,9 miliardi a dicembre del 2011 è oggi 1.948,6;
-lo spread, non
se ne può fare a meno di parlarne, si era abbassato ma ora ha ripreso a
crescere; siamo ad un livello inferiore di quanto il governo Monti si è
insediato ma è sempre molto alto;
-le entrare
fiscale sono diminuite;
-la
disoccupazione aumenta, soprattutto quella giovanile;
-la crisi del
settore produttivo (fallimenti, chiusure, ecc.) continua;
-la cassa
integrazione non flette.
- Oltre questi
parametri economici vanno considerati quelli sociali. Non aggiungiamo niente a
quanto dichiarata dal ministro Passera: le eprsone in difficoltà sono 28
milioni, un po' meno della metà della popolazione.
-Per ottenere
questi risultati si sono “riformate” le pensioni, con il pasticcio degli
“esodati”, si sono sacrificati gli enti locali, si sono aumentate le tasse, si
sono ridotti alcuni servizi,
-Per non far
cadere nel baratro l'Italia, si sono lasciati cadere nello stesso baratro
milioni di persone, donne, uomini, giovani,anziani.
Né mi pare convincente
l'obiezione che sorge a questo punto: con il pre3cedente governo dove saremmo
finiti? Non è questo il tema, non è in discussione la negatività di quel
governo, ma i risultati di questo, o l'esistenza di questo possibile paragone
riduce la nostra capacità critica?
Decreto sviluppo o “misure per la crescita sostenibile”
E' difficile entrare nel merito
di una decreto sviluppo di 61 articoli. Il troppo distoglie dalla sostanza che
è sintetizzabile nella messa a disposizione di 250 milioni l'anno che
dovrebbero attivare 80 miliardi di privati. Bum!
Uno spezzatino che nasconde la
mancanza di una idea forte, di un progetto, della indicazione di una strada per
il futuro. Certo per dei “tecnici” una vera dimostrazione di incapacità. Era
facile, no, ma il troppo storpia.
Il condimento delle
privatizzazioni o meglio della vendita dei gioielli di famiglia è l'espressione
ultima di una mancanza di idee
A questo proposito si vorrebbe
sottolineare, da come si legge sulla stampa, che il settore immobili appare,
come dire, ingarbugliato. L'idea che la Cassa depositi e prestiti si prenda in carico
questi beni, li ristrutturi, ne cambia la destinazione d'uso e poi le mette sul
mercato sembra una garanzia di efficienza, di salvaguardi e di buona gestione,
ma: a cambiare la destiunazione d'uso
sono competenti le amministrazioni locali (non discutiamo se sia un bene o un
male, ma è così); i promotori immobiliari sono molto interessanti ai lavori di
ristrutturazione (parte polposa del loro guadagno), beni già ristrutturati sono
meno appetibili (potrebbero interessare le famiglie, ma non è tempo).
Insomma il turbamento che prende
il ministro Passera per i 28 milioni di italiani in difficoltà deve avere preso
anche l'intero governo, tanto da varare un decreto poco utile. O forse era
importante varare un decreto “sviluppo” a qualsiasi costo (e dimostra
el'accordo tra il ministro Passera e il Vice ministro Grilli).
Citazioni: nel bene e nel male
Silvio Brelusconi, La
Repubblica, 16 giugno 2012
“ Il PDL non c'è più, esiste
solo nelle teste dei nostri dirigenti”
Guido Rossi, Il Sole 24
Ore, 17 giugno 2012
“La ragione di tutto ciò sta
nell'esplosione, soprattutto tra i leader europei. Di una fallace e pericolosa
tendenza che già John Locke … aveva chiaramente identificato nel considerare le
parole al posto della realtà... è così che l'intera politica europea è rimasta
pervasa da questo demone e da un continuo affermare principi, promesse e
slogan, che tutto hanno dell'apparenza e delle buone intenzioni, ma poco della
realtà”
Luciano Canfora,Corriere della Sera, 17 giugno 2012
“Un bell'insegnamento del
pensiero politico ateniese è che non si deve rischiare di cadere in schiavitù
per debiti. Fu Solone a far si che si affermasse questo principio. Egli
cancello il debito per i quali ilpegno
era il terreno del debitore o addirittura la sua libertà personale. Il debito
non può essere uin'ipoteca su esseri umani e perciò, in nome della klibertà, va
cancellato. Questo principio coraggioso imbarazzerebbe molti finanzieri del
tempo nostro nochè i responsabili delle strutture banacarie, che sull'altrui
indebitarsi prosperano. Del resto una forte corrente di pensiero politico
moderno … su impulso di una figura notevolecome F. Mitterrand, pose il problema
della cancellazione del debito di alcuni paesi del terzo e quarto mondo. Fu una
sceòta schettamente soloniana che, nel tempo, ha dato frutti positivi”. (Mitterrand è morto!)
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