Diario 181
9 – 15 luglio 2012
- Il pericolo per il PD sono i “Montiani”
- Monti-Cincinnato, Monti-Giulio Cesare
- La cattiva filosofia di Monti
- Cambiamenti: nessuno dica che L’italia è ingessata
- Un’intervista inutile
- Il paese della moda
- Citazioni: nel bene nel male (Alfio Mastropaolo; Jean-Paul Fitoussi; Chiara Saraceno; Alberto Burgio; Guido Viale; Jospeh E. Stigltiz; Vincenzo Ferrara; Mario Monti; Mario Pianta; Sergio Cesaretto; Giorgio Cremasci; Guido Rossi)
Il pericolo per il PD
sono i “Montiani”
L’assemblea del PD è finita in un mezzo caos per la cattiva
gestione (ideologica) da parte di Rosi Bindi (che abbiamo sempre apprezzato ma
che ci tocca ricrederci). Ma va detto con nettezza che i pericoli per il PD non
vengono tanto dalle giuste rivendicazioni degli omosessuali, né tanto meno dal
rotamatore fiorentino, ma piuttosto dai “Montiani”.
Quindici esponenti, non secondari, del PD hanno
elaborato una manifesto pro Monti (pubblicato dal Corriere della Sera, del 10
luglio 2012), allo scopo di investire il partito ad un impegno “per una politica montiana in futuro. La dichiarazione è questa: “Noi intendiamo proporre nel Pd una trasparente discussione sulle
strade che vanno intraprese perché obiettivi e principi ispiratori dell’agenda
del governo Monti … possano travalicare i limiti temporali di questa
legislatura e permeare di sé anche la prossima”. I principi e gli obiettivi
di questa agenda sono riassunti assumendo in toto la versione governativa,
senza un minimo occhi critico e senza uno sguardo alla realtà: “incisiva e coraggiosa revisione della spesa
pubblica, per conseguire il pareggio strutturale di bilancio, per ridurre
l’imposizione fiscale sul lavoro e l’impresa, per tornare a investire sulla
formazione del capitaòe umano, sulla ricerca e sull’infrastrutturazione del
paese, per introdurre maggiori elementi di equità intergenerazionale nel
sistema del welfare, Affrontato la fase transitoria attraverso soluzioni
coerenti e non regressive rispetto alla logica della riforma”. Parole che
hanno solo una vaga assonanza con quanto il governo sta effettivamente realizzando.
Se nel PD una tale linea dovesse prevalere la sconfitta è
sicura, ma anche una lacerazione su questo tema (i montiani in realtà appaiono
più numerosi dei quindici) sarebbe foriera di una rottura a sinistra dagli
esiti … viola.
Monti-Cincinnato,
Monti-Giulio Cesare
Le dichiarazioni ultime del Prof. Monti circa il suo impegno
di governo futuro, ce lo fanno immaginare come un novello Cicinnato. La mitologia
ci narra di un personaggio storico che concluso il suo mandato di governo (in
realtà diversi mandati) torna a fare il contadino. Solo che per Monti la campagna
agognata è … l’emiciclo del Senato (essendo senatore a vita), a meno che non
pensi (magari non lo confessa neanche agli intimi) ai … giardini del Quirinale.
Altre sfumature dei suoi discorsi suggeriscono l’immagine di
un Monti-Giulio Cesare, (ambizioso ma riluttante). Come il personaggio storico ha
bisogno che la “corona” gli venga offerta, per poter far finta di rifiutarla. Già
molti, in tutti i partiti, gliela offrono (anche l’Europa lo desidera e proclama successore di se stesso). Ma
attenzione le “idi di marzo” non aspettano il calendario. A memoria ecco cosa
dice Shakespere per bocca di Antonio davanti al cadavere di Cesare, massacrato
dai congiurati:
Tuttavia, Bruto dice che era ambizioso,
e Bruto è uomo d’onore.
Tutti voi avete visto che alla festa dei Lupercali
io gli ho offerto tre volte una corona regale,
che lui tre volte ha rifiutato. Era ambizione questa?
….
Solo ieri la parola di Cesare avrebbe potuto reggere
contro il mondo intero; ora egli giace li,
e non c’è nessuno così misero da concedergli riverenza.
Professor Monti per la sua e per la nostra salute scelga
Cincinnato e pensi all’orto della Bocconi.
La cattiva filosofia
di Monti (ripropongo in parte un articolo – Il Manifesto 14/7/1012 –
scritto insieme al mio amico Angelo)
… Ai veri nemici, o almeno quelli che l’ingenuo pensa, il
prof. Monti fa solo dei piaceri, diciamo le cose come stanno. Da quanto Monti è
al governo il “mercato obbligazionario”non ha fatto
che aumentare i suoi utili. Infatti ogni volta che un creditore vede
emergere una qualunque forma che garantisca il pagamento del suo credito, o una qualunque volontà
(politica) che agisca in quella direzione, non fa che aumentare le sue pretese
(questo è l’esito della fiducia).
È
bastato intravedere la possibilità che si creino “fondi” (salva stati,
ecc.), che possono intervenire al posto
degli stati debitori (ultime riunioni europee), che lo spread, molto naturalmente, aumenta.
Del
resto perché dovrebbe diminuire se ogni volta che aumenta, il debitore, come se
fosse lì per curare gli interessi del creditore, si lancia alla ricerca di
strumenti per garantirlo?
Quello
che non si capisce è come mai non c'è
alcuna trattativa con i creditori, come mai non si cerchi di mettere intorno ad
un tavolo i fondi, le banche (anche quelle italiane, tanto coccolate, che
prendono a prestito dalla Banca europea fondi all’1% che impiegano per comprare
titoli italiani dal rendimento del 3,4 e 5%), grandi investitori, ecc. per
trattare tassi di interesse, restituzioni diluiti, sconti di capitale, ecc.
(minacciando di non pagare nulla).
Per non
parlare di una possibilità di defoult in grado di mettere in luce la
"bancarotta preferenziale" che è possibile individuare e che
corrisponde alla situazione di illegalità dello Stato quando non tutti i
creditori vengono trattati nello stesso
modo.
A
proposito di illegalità l’esempio
spagnolo potrebbe suggerire anche in Italia il taglio della “tredicesima”; che non
è una “graziosa elargizione” ma soltanto la divisione della remunerazione o
pensione annuale divisa in tredici mensilità invece che in dodici. Quindi il
non pagarla corrisponde al mancato rispetto di un contratto contro cui
appellarsi per via legale.
Cambiamenti: nessuno
dica che L’Italia è ingessata
Via il nome di Bossi dal simbolo della Lega; Alfano piange
perché non ha più un partito di cui essere segretario; Sgarbi si riririripresenta
con un suo simbolo “rivoluzione”; Stracquadanio lascia il PDL per il gruppo
misto e va formare un suo gruppo “liberista e libertario”; Berlusconi ritorna; la Santachè non vuole essere
la donna del tichet di Berlusconi (in realtà nessuno vuole essere il compagno o
la compagna di una sconfitta probabile). Tutto cambia, o no?
Un’intervista inutile
Il neo ministro (o il neo promosso?) Vittorio Grilli, dal
triste sorriso, ha rilasciata una lunga
intervista al Corriere della Sera (15 luglio 2012) che più inutile non poteva
essere. Non ha detto niente, Forse grande riservatezza, forse preoccupazione di
non compromettersi, forse mancanza di idee. Eppure pochi giorni fa ci aveva
avvertito che mancavano 6 miliardi di euro (non proprio noccioline) per
raggiungere il pareggio di bilancio e scongiurare l’aumento dell’IVA (che ci
sarà!).
Il paese della moda
Non è solo Valentino che emigra (in Arabia), ma non siamo
più il paese delle grandi firme della moda, abbiamo perso negli ultimi anni tra
gli altri: Ferrè, Fendi, Pucci, Gucci, Bottega Veneta, Bulgari, ecc.
Citazioni: nel bene
nel male
Alfio Mastropaolo,
Il Manifesto, 10 luglio 2012
“Chi mai penserebbe che Napoleone fosse un tecnico? Eppure a
modo suo lo era. Era un militare di professione con la vocazione della
politica, che riuscì ampiamente a soddisfare. Se ci si permette il confronto,
perché Mario Monti passa invece per tecnico e basta? Non sarebbe più
appropriato definirlo un accademico, con vocazione alla politica, che ha già
fatto in molti modi e che rappresenta un
vero e proprio partito, il quale, benché virtuale, persegue un suo bravo
disegno di potere?”
Jean-Paul Fitoussi,
La Repubblica,
11 luglio 2012
“I mercati c’è il pericolo che si rendano conto che qui
(nella UE) facciamo un vertice a settimana, in una catena infinita, ogni volta
si prendono decisioni epocali ma quando andiamo nei dettaglia nessuno ha capacità
o voglia di sistemarli” (Non è un
pericolo, ma una certezza)
Chiara Saraceno, La Repubblica, 11 luglio
2012
“Contrariamente ad ogni mitologia sugli effetti benefici,
per il dinamismo del mercato del lavoro, della flessibilità in uscita, emerge
che chi perde il lavoro difficilmente ne trova un altro entro uno e persino due
anni”.
Alberto Burgio, Il
Manifesto, 11 luglio 2012
“Ma veniamo alla sostanza. A che serve questo nuovo ordine?
Detto in volgare, a spremere il lavoro … finoall’ultima goccia di sudore e di
sangue. … Quando si dice debito pubblico, si lascia intendere che siamo tutti
indebitati, ma la verità e che una parte di questo paese, a cominciare dai
padroni delle banche, possiede il 63% del debito italiano. Questi sono
creditori non debitori. Ci si vuole spiegare una volta per tutte come hanno
fatto costoro ad accumulare questo credito, chi e perché glielo ha consentito?
E si vuole dire con chiarezza agli italiani che l’Italia non è affatto povera,
ma un paese diviso tra moltissimi sempre più poveri e pochi, pochissimi sempre
più ricchi, che oggi impongono agli altri il loro volere?”
Guido Viale, Il
Manifesto, 12 luglio 2012
“Infatti una differenza rispetto a otto mesi fa c’è: allora era
in bilico un ristretto numero di Stati dell’Ue, tra cui non si sapeva se
includere o no anche l’Italia. Oggi è l’intera costruzione dell’Unione Europea
a trovarsi sull’orlo di un baratro, senza che la sua governance si mostri
disposta o capace di imporre una svolta, meno che mai in termini di
sostenibilità o equità”
Jospeh E. Stigltiz,
La Repubblica,
13 luglio 2012
“La speranza è che i mercati ricompensino la virtù,
identificata con l’austerità. Ma i mercati sono più pragmatici: se l’austerità,
come praticamente certo, indebolisce la crescita economica e compromette la
capacità di ripagare il debito, i tassi di interesse sui titoli di Stato non
scenderanno. Al contrario caleranno gli investimenti, in un circolo vizioso in
cui Grecia e Spagna sono già invischiati”.
Vincenzo Ferrara, (ENEA),
La Repubblica
13 luglio 2012
“La prima cura e la prevenzione: abbattendo molto
rapidamente le emissioni serra possiamo ancora ridurre l’impatto dei
cambiamenti climatici. La seconda mossa è l’adattamento: una quota di danno è
ormai inevitabile”
Mario Monti, La Repubblica, 14 luglio
2012
“ill downgrading (di Moodi’s) non è una bocciatura di questo
governo ma è figlio del pessimismo. È la conseguenza della confusione e
dell’incertezza su quello che accadrà nella politica italiana dopo il 2013” (Monti furbo come una volpe; il nostro presidente del consiglio scarica
il giudizio negativo dal suo al prossimo governo e si …. prenota)
Mario Pianta, Il
Manifesto, 14 luglio 2012
“Lo schema è sperimentato. Si declassano le vittime
designate, gli investitori internazionali vendono titoli, i rendimenti fino ad
un livello – ieri il 6% sui titoli italiani a dieci anni – tale da far saltare
i conti pubblici (quest’anno pagheremo 95 miliardi di euro di interessi sul
debito), le aspettative si auto realizzano, insieme ai guadagni speculativi. La
politica asseconda la finanza con i fondi salva stati e scudi anti spread che
premiano gli speculatori e puniscono le vittime”
Sergio Cesaretto, Il
Manifesto, 14 luglio 2012
“Sindacato e stato sociale sono per Monti e per chi lo
appoggia le cause di fondo della crisi itaoliana. Eppure armi di contrattazione
l’Italia ne avrebbe. Eppure armi di contrattazione l’Italia ne avrebbe. Così
suggeriva giovedì uno studio di Merril Lynch per il quale l’Italia sarebbe
nelle condizioni di uscire dall’euro e di avvantaggiarsene… Si è sinora
sostenuto che di fuoriuscita italiana non si potesse parlare, pena la turbativa
dei mercati. Temiamo che a questo punto la turbativa ai mercati provenga dalle
politiche di austerità, termine ormai troppo blando, … e non dall’apertura di
un dibattito democratico in cui al paese si dica finalmente la verità e lo si
chiami a scegliere”
Giorgio Cremasci,
Il Manifesto, 15 luglio 2012
“Siamo di fronte ad una crisi della democrazia senza
precedenti, cui corrisponde una passività senza consenso, una fuga dalla difesa
dei diritti di massa. C’è il governo socialmente più di destra della storia, ma
il conflitto sociale più basso della storia recente”
Guido Rossi, Il
Sole 24 Ore, 15 luglio 2012
“Lo spread riguarda dunque le mancate riforme al sistema
giuridico complessivo dello Stato italiano, il mancato ripristino della
legalità e della sicurezza dei traffici commerciali, coperti da una sgangherata
e ripetuta ideologia della prevalenza del privato sul pubblico e della
trattazione dei problemi dello Stato come se fosse un’azienda”.
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