Diario 182
16-22 luglio 2012
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Fiscal compact,
i primi della classe, …ma
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Il terrore
d’agosto
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La Spagna reagisce
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Alfano
inesistente
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Citazioni: nel
bene e nel male
(Angela Merckel, Sergio Cesaretto e Massimo Pivetti, Stefano Rodotà, Claudio Petruccioli,
Guido Rossi)
Fiscal compact, i
primi della classe, …ma
Il Parlamento ha approvato, con scarso impegno e forse con
scarsa consapevolezza, il fiscal compact
che, pena sanzioni della UE, ci impegna a ridurre il nostro debito sovrano al disotto
del 60% del Pil nei prossimi 20 anni.
Siamo stati i primi della classe, l’Italia è imbattibile a
fare, come piace dire al prof. Monti, i compiti a casa; altri paesi, tra cui la Germania e la Francia, aspettano ed anzi
si avanza il sospetto che si tratta di una legge anticostituzionale. Tutti
hanno rilevato come si tratti di una cessione di sovranità, per altro a
strutture non democratiche né rappresentative.
In pratica questo significa che per i prossimi venti anni il
paese si dovrà, obbligatoriamente, accollare
tra 40 e 50 miliardi la restituzione del debito, oltre al pagamento degli
interessi (oggi più di 80 miliardi, domani non si sa). Vista da questo punto di
vista si tratta di una vera drammaticissima situazione. E per quanto Monti e
Grilli si sbraccino assicurandoci che non sarà necessaria una manovra
aggiuntiva, che il paese ce la farà da solo, senza bisogno di chiedere aiuti,
nessuno ci crede. La vendita delle proprietà immobiliari e mobiliari, a parte
quello che sarà possibile ricavare non possono dare tanta e una volta vendute non
possono più … rivendersi.
Questo rientro, diciamo così, in una situazione di crisi
economica, di cui non si vede l’inizio della fine, accompagnato dalla
speculazione finanziaria e dal continuo
aggravio del nostro debito, comporterà una continua e sempre più drastica
tosatura del popolo italiano, mentre i “ricchi” continueranno ad arricchirsi,
la finanza, che chiamiamo speculativa mentre fa solo il “suo” mestiere che i
governi gli lasciano fare, continuerà a sottrarci risorse. Ma è scritto da
qualche parte che deve essere il “popolo” a pagare? Un’altra politica è
possibile? Si, ma sono necessari determinatezza, coraggio e soprattutto mente
aperta liberata da false mitologie.
Il paese regista un avanzo
primario, ciò che resta dalle entrate tributarie dello stato sottratte le sue
stesse spese (semplifico). Si tratta cioè di risorse, non enormi ed ancora di
entità non certa, che servono a pagare
gli interessi sul debito pubblico ed eventualmente la restituzione dello stesso.
Quello che è importante è sottolineare che in questa situazione le emissioni di
titoli da parte dello Stato servono solo a rinnovare il debito, non servono per
finanziare spesa pubblica. Detto semplicisticamente se non avessimo il debito
che abbiamo non avremmo bisogno di emettere titoli.
Si segnala, inoltre, l’esistenza di una trasmigrazione (la
dimensione è incerta) di investitori dal nostro debito verso quello tedesco.
Trasmigrando questi investitori si accontentano di un rendimento misero, addirittura
negativo, mentre dall’Italia si pretendono rendimenti ben alti. Perché? ma è
semplice l’investimento in Italia è rischioso, quello tedesco no. Bene,
accettiamo questa proposizione: se l’investimento in Italia fosse considerato
rischioso sarebbe importante che questo rischio fosse reale, altrimenti è solo
un trucco. Un rischio reale significa che chi investe calcola la possibilità di
perdere il capitale. In realtà, come più volte scritto, il governo non fa altro
che garantire questi investitori, tralasciando la difesa dei “nostri diritti”,e
operando di fatto illegalmente in regime di creditori privilegiati.
Se non volessimo essere il paese dei balocchi, mettendo
insieme i precedenti due elementi, e non considerando molte altre cose, ne
verrebbe fuori un indirizzo di politica molto chiaro: la situazione negativa
non deve essere pagata dal “popolo”, ma può essere accollata alla finanza, che
in questi anni ha goduto ingenti guadagni sulla nostra pelle. Questo non
potrebbe essere chiesto a Monti e al suo governo, non sono in grado di …
capire.
Il problema è di coraggio e di visione del futuro. Questo è
un guaio. I giornali sono pieni di una strategia di Monti per elezioni
anticipate, ipotesi negata dallo stesso Monti e non desiderata dalla
maggioranza dei partite impegnati nella loro ristrutturazione (sic!).
Anticipati o meno le prossime elezioni hanno un pivot nel PD, la cosa è
positiva a condizione che quel partito e la sua alleanza assumano come linea
guida del prossimo governo l’uscita della crisi senza dissanguare il popolo.
Non si tratta di uscire dall’euro, né di fallimento, ma più
modestamente di operare per un “concordato”
(se si vuole “concordato preventivo”).
Tenuto conto che non abbiamo bisogno di contrarre debiti
(avanzo primario), tenuto conto del fiscal compact, si tratta di concordare con
i nostri creditori una linea che imponga sacrifici a loro in cambio dei
guadagni percepiti (a meno che non vogliono vedere concretizzarsi il rischio
per il quale paghiamo salati tassi di interesse). Tante soluzione o una
combinazione tra di esse: si potrebbe ipotizzare:
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l’impegno dello Stato a pagare per il debito in essere un
tasso di interesse dello 0,50% o al massimo dell’1%, qualsiasi sia il contratto
stipulato;
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la richiesta di una riduzione del debito fino al 50-60%.
In questo caso si possono fare delle eccezioni per i piccoli risparmiatori (del
resto, si rifletta, che lo stesso M. Draghi vorrebbe la regola che imponesse perdite
ai detentori senior, privilegiati, di obbligazioni bancarie);
-
i titoli sono da considerarsi rinnovati
automaticamente, più volte, per un periodo identico a quello di emissione,
senza bisogno di nuove emissioni, fino alla loro estinsione;
-
il mercato secondario è libero di operare come vuole,
lo stato si impegna sui punti precedenti.
Gli esperti di finanza né potranno individuare altri, ma il
senso dovrebbe essere chiaro: il concordato a favore del popolo e dei loro
diritti.
Inoltre, un programma di innovazione e riforme, dovrebbe
prevedere la divisione delle banche
commerciali da quelle finanziarie, un ridisegno del fisco equo e progressista,
una tassazione patrimoniale, una riforma della struttura pubblica finalizzata,
non a fare “cassa”, ma a raggiungere alti livelli di efficienza e di efficacia,
una adeguata politica industriale, ecc. Ma il concordato è prioritario per le
risorse che potrebbe liberare.
Per far questo ci vuole forza, coraggio, intelligenza
politica e determinatezza; caratteristiche strettamente intrecciate: la forza
viene dal consenso che non è avulso dal programma, l’intelligenza politica sta
nella definizione di una programma “popolare” (basta con le riforme impopolari)
che assicuri forza, il coraggio sta nello combattere il senso comune prevalente
(i debiti si pagano, anche agli usurai?), la determinatezza sta nella scelta
degli alleati e degli uomini.
Tutto sarebbe possibile, il mondo brucia, ma ho
l’impressione che continueremo a pagare.
Il terrore d’agosto
Quello alimentato dal governo a cui i media fanno da
grancassa sembra un film dell’orrore: ad agosto feroce attacco della
speculazione. Veramente non si capisce (se non perché è sempre così); infatti
con difficoltà si può sostenere che luglio sia stato da meno del paventato
agosto (basta uno sguardo distratto allo spread?). Ci vogliono spaventare? Ci
vogliono preparare ad una manovra sempre negata? sarà la volta dell’Iva (certo
non della patrimoniale)? un nuovo taglio .. a qualcosa (i professori non sono
molto immaginifici, ma forse ci vogliono sorprendere)?
Questi annunzi
insospettiscono. Mentre i partiti sono dilaniati dal montismo,
post-montismo, contro-montismo. Un gioco di società che li tieni lontani dai
veri problemi.
La Spagna reagisce
Il popolo spagnolo reagisce e la polizia usa le maniere
forti. Anche in Spagna si prendono strade sbagliate che non porteranno alla
fuoriuscita dalla crisi, ma al suo peggioramento. Questa volta è il governo italiano
che mi pare la faccia da maestra, speriamo che il popolo spagno ci possa
insegnare qualcosa..
Alfano inesistente
Certo le perfomance di Angelino Alfano porterebbero a
pensare che la sua carriera politica sia finita, ma in Italia non si può dire.
Segretario di un partito che non c’è e che è sulla strada di deflagrare, leder
indicato a guidare il governo e poi declassato, ora minacciosamente intima le
dimissioni della Consigliera Minetti dal Consiglio regionale della Lombardia e
quella ci ride sopra e con lei tutti gli amici di … Alfano. Povero, fa pena.
Citazioni: nel bene e
nel male
Angela Merckel, La Repubblica, 16 luglio
2012
“Qualunque tentativo di dire siamo solidali ma senza
controllare nulla, senza contropartita, non avrà possibilità con me o con la Germania” (il piatto è
servito!)
Sergio Cesaretto e
Massimo Pivetti, Il Manifesto, 20 luglio 2012
“Una dura battaglia dovrebbe dunque ora svilupparsi nella
sinistra europea perché finalmente rompa con gli interessi dei ceti dominanti,
che essa ha indubbiamente servito nel decennio in cui è stata maggioranza in
Europa e in cui non a caso ha preso forma l’unificazione monetaria”.
Stefano Rodotà, Il
Manifesto, 21 luglio 2012
“Premia soprattutto (la sentenza della Corte Costituzionale
sui servizi pubblici) la grande elaborazione culturale che è stata messa a
punto in questi mesi sia intorno al bene comune dell’acqua e dei servizi
pubblici essenziali, sia per quanto riguarda il rapporto fecondo tra democrazia
diretta e democrazia rappresentativa alla quale la sentenza fa esplicito
riferimento…. Certamente la sentenza li lascia (gli Enti locali) liberi di
muoversi. Ma rimane sempre la responsabilità politica delle scelte.”
Claudio Petruccioli,
La Repubblica,
21 luglio 2012
“Bersani vuole rifare il vecchio PCI, con Tronti e Asor
Rosa” (si pensava che l’ossessione dei comunisti fosse una permanenza di
Berlusconi, ora si scopre che riguarda anche vecchi… comunisti).
Guido Rossi, Il
sole 24 Ore, 22 luglio 2012
“Questi diritti, da quelli della libertà a quelli politici e
sociali, sono infatti diventati norme cogenti nelle principali Costituzioni e
perciò, da scopo principali dei movimenti ideali, di ribellione e protesta …
fanno ormai parte dell’architettura dello stato di diritto. È così che
qualsivoglia fiscal compact o spending review non possano e non debbano essere
prioritari al rispetto di questi diritti… o a scalfire principi fondamentali
della democrazia. Un esempio tra quelli più evidenti è il diritto alla salute…
Sui tagli alla sanità, forse troppo frettolosamente e genericamente indicati,
senza discrimine per il 2012 e poi in aumento nel 2013 e ancora nel 2014 e così
di seguito, è dubbio che si sia tenuto molto conto di quel che ho fin qui
detto…. Un più attento rispetto e una maggiore considerazione prioritaria dei
diritti, la cui base etica è fuori discussione, non solo favorirebbe la
crescita facilitando l’uscita dalle crisi, ma isolerebbe altresì qualsiasi tipo
di deriva populista”.