Diario
7 settembre 2021
Quali
sono i temi politici che attanagliano l’attenzione dell’opinione pubblica se
non il destino futuro di Mario Draghi (presidente del Consiglio o della
Repubblica?) e l’evoluzione dell’epidemia con i connessi problemi della vaccinazione
e del green pass? Di recente si è aggiunto, per fortuna (non me ne vogliano le
donne afghane), l’Afghanistan, che succederà di quel e in quel paese, dopo che
l’Occidente ha ritirato soldati e quant’altro. L’Afghanistan ha sollevato
grande emozione, che appunto come le emozioni molto presto sparirà.
Pur
non sottovalutando la questione sanitaria, è detestabile lo spettacolo che “attorno” si è costruito con
grande apporto della politica e dei mezzi di comunicazione di massa, in primis
la TV. Senza sottovalutare la questione sanitaria, mi pare che l’agenda delle
questioni che potrebbero interessare
il paese dovrebbe essere diverse. Ma non c’è verso: il destino del futuro di
Mario Draghi e il covid dominano.
Si
potrebbe riflettere e discutere del ruolo di restauratore svolto dal nostro presidente del Consiglio: nell’industria,
nei rapporti di lavoro, nel distruggere ogni rappresentanza politica, ecc., ma
come si fa, non è possibile mettere in discussione il salvatore della patria. La
linea di gestione del nostro presidente e una sorta di veste autoritaria del
tipo “maestro scolastico”. Lui non mortifica nessuno, neanche l’intemperante
Matteo Salvini, lo chiama a se, se lo siede accanto e con pacatezza gli spiega
cosa deve fare e quello abbozza. Se un suo ministro arditamente rivela la
necessità del “nucleare”, egli non mostra né irritazione né stupore, ma tace
(forse è d’accordo?). Questa sua maieutica funziona benissimo con il PD, non ha
bisogno neanche di richiami, quel partito si è messo nella sue mani.
Eppure
prima o dopo si dovrà riflettere su questa stagione, la pentola della società
ribolle. Così i movimenti non vas, ecc., tutto quello ce se ne potrà dire, sono uno sfogo, sicuramente stupido, del
malessere della società.
Si
potrebbe iniziare a ragionare quali potrebbero essere i passi per imboccare una
vera transizione ecologica, prescindendo da quello che ne pensa, male, il
ministro competente. Si potrebbe ragionare sui passi culturali e di
organizzazione sociale necessari affinché il paese diventi multietnico. Si
potrebbe ragionare sui livelli massimi di ricchezza ammessi per i singoli
(ricchezza acquisita legittimamente). Si potrebbe pensare di capovolgere il
sistema di finanza pubblica: i livelli di imposizione dovrebbero essere definiti
sulla base delle fabbisogno pubblico che parta da scelte discusse e condivise,
e non viceversa. Si potrebbe riflettere sul ruolo della “moneta” in un sistema
egualitario. Si potrebbe mettere mano ad una forbice culturale e sociale da una
parte e repressiva dall’altra, in tutte le zone di insediamento della
criminalità organizzata. Si potrebbe ragionare su un nuovo statuto dei
lavoratori. Il ruolo degli anziani, quale potrebbe essere in un contesto
sociale nuovo?
Se
la società non guarisse della cultura della discriminazione, delle donne, in
primis, delle scelte sessuali, di quelle religiose e raziali, resterebbe sempre
una società malata e violenta. L’uso dei mezzi di comunicazione di massa che
sono stati usati per l’epidemia di covid, dovrebbero, ancora di più, essere
usati nei riguardi di questa epidemia, perché di una vera epidemia si tratta.
Non possiamo ogni volta commuoverci per la donna uccisa da chi diceva di amarla
e non vedere che oltre il fatto di sangue una discriminazione e una angheria
costante viene consumata nei riguardi delle donne in tutti gli ambienti
sociali.
Si
potrebbe continuare a ragionare su quale società vorremmo fosse la nostra. I
modelli sono e sono stati fallimentare, ma abbiamo bisogno di aria, di un
pensiero giovane, abbiamo gli strumenti, ci manca la volontà, ma forse siamo in
uno stato di impossibilità.
Tutto
questo è impossibile, non si può mettere in discussione chi è stato chiamato “salvatore
della patria” (unico!). Sarebbe bello se si rendesse conto che la sua presenza
non moltiplica le energie vitali, ma le sta uccidendo. La sua è una presenza
negativa per un nuovo futuro della nostra società. Ma forse non pensa
assolutamente ad una nuova società.
Così
del covid, basta parlare, sappiamo cosa fare, facciamolo e basta. Non è
necessario sentire l’opinione, o il parere del filosofo e della casalinga, e di
tutti quelli che ci stanno in mezzo. Liberiamo la mente da questa ossessione.
Dobbiamo
ricominciare a pensare, a desiderare, a volere e se necessario anche a lottare.
Da quando la lotta politica è diventata così sterile e repulsiva?
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