lunedì 11 novembre 2013

Venezia, chi la salva? (diario232)





Venezia, chi la salva?

Il mio breve intervento su le grandi navi a Venezia ha suscitato interesse e reazioni. Due amici mi hanno scritto, ripropongo i testi con un mio commento.


Ma tu non eri di sinistra? Uno che voleva abolire i privilegi e rendere accessibili a tutti i medesimi beni, persino quelli posizionali? A che titolo vorresti negare a quanti nel mondo lo desiderino di vedere Venezia? So bene che non potranno apprezzarla come l’hai apprezzata tu e come l’hanno a suo tempo apprezzata Simone de Beauvoir e Sartre negli anni Trenta passeggiando alle quattro di notte a piedi scalzi per le calli deserte, ma tant’è, chi sei tu per prescrivere le modalità di percezione della bellezza, per presumere che quella giusta sia la tua?
La dialettica dell’illuminismo ha sempre un versante totalitario…
Un abbraccio da Marco


Caro Marco, mi fai torto e soprattutto ti fai torto. Da dove ricavi che io volessi esaltare i privilegi e proibire a quanti vogliono visitare Venezia l’accesso alla città, né pensavo di imporre una modalità specifica di godere della sua bellezza (la memoria non mi inganna, ma c’è stato un tempo nel quale frequentavi assiduamente, per ragioni di lavoro, Venezia e ne godevi la bellezza; e oggi perché le tue visite sono così rare?) .
È strano che lo dica tu che hai fatto della bellezza delle città la maggiore (l’unica?) componente. Non credo di doverti ricordare che la città è fatta di tante cose, delle sue bellezze costruite (anche bruttezze), della gestione della cosa pubblica e dei comportamenti di chi l’abita o la visita. Venezia è bellissima ma il tasso di invivibilità è altissimo e crescente. 40 mila abitanti stabili e 20-22 milioni di turisti fanno una miscela degradante ed esplosiva (basta frequentare i vaporetti per capire come la situazione può generare in violenza).
Proprio perché vorrei abolire i privilegi mi preoccupo. Ed è questa la ragione della mia critica a che ha governato questa città. Perché, non è difficile immaginare, che prima o poi sarà posto una qualche limitazione all’afflusso, e lo strumento sarà, come è nella natura della nostra società, economico. Sarà un ticket, sarà una imposta di soggiorno, o qualsiasi altra modalità la fervida fantasia dei nostri “esperti” sapranno individuare, per limitare l’afflusso. Sara allora che l’accessibilità a Venezia sarà solo per i privilegiati. Un bene raro può essere discriminato attraverso il regime dei prezzi o razionato. Il secondo fa scandalo, ma lo preferisco, il primo fa discriminazione e privilegio.
Un saluto e grazie.



Caro Francesco,
sulla questione generale delle grandi navi in laguna l’unica posizione univoca è: basta il passaggio delle grandi navi nel bacino di S. Marco.

Poi le differenze si articolano da quella dei “No Grandi Navi”, che le vorrebbero estromettere tout cour, a quelle che propongono diverse soluzioni per il loro transito in laguna. Riassumendo:
- proposta Orsoni (Sindaco) con accesso dal canale dei petroli e ormeggio a Marghera;
- quella dell’Autorità portuale (Costa) con percorso canale dei petroli, canale Contorta (da scavare) e ormeggio Marittima;
- quella di VTP (Venezia Terminal Passeggeri) e altri, passaggio dietro la Giudecca (con canale da scavare) e ormeggio Marittima;
- quella De Piccoli (ex vice sindaco) con ormeggio in bocca di porto a San Niccolò (usando anche manufatti del Mose).

Semplificando:
la proposta Orsoni crea conflittualità tra l’attività portuale industriale e quella crocieristica; entra appena nel merito di questo problema;
le proposte dell’Autorità portuale e di VTP presuppongono nuovi scavi nel corpo della laguna;
la proposta De Piccoli sembrerebbe quella in grado di conciliare gli estremi. Ma, anche questa ha bisogno di essere approfondita.
Sui danni recati dal passaggio delle grandi navi in laguna ogni parte in causa porta elementi pro domo sua, quindi, al limite poco utilizzabili se non in un dialogo tra sordi. C’è un fatto ormai inconfutabile: la crocieristica a Venezia ha creato un indotto economico notevole, ha creato migliaia di posti di lavoro, e su questo punto nessuno può dissentire. Non è stata un’operazione nata dalla bacchetta magica, sono anni che questo fenomeno è andato aumentando per colpa o per merito (punti di vista) degli amministratori locali. Ora si dovrà trovare una soluzione che salvaguardi l’ambiente lagunare e garantisca il lavoro. Non ci sono scorciatoie integraliste. Tertium non datur.

Invece, provo a esprimere il mio personale modo di vedere in questa vicenda. Premetto la mia contrarietà estetica sulla vista di questi mostri giganteschi che umiliano la dimensione di Venezia, lo skyline delle sue costruzioni storiche, poggiate su sedimi che non ne permettevano lo sviluppo verticale, sull’equilibrio sostanzialmente orizzontale delle acque e dei manufatti.

Però vedo un problema che sta a monte della querelle sulle grandi navi, che anzi, da questa viene offuscato. Il moto ondoso. Questo fenomeno, ingigantito dall’aumento inammissibile del carico turistico nella città, è il vero colpevole dei danni alla laguna e ai manufatti che emergono. Ha distrutto ormai il 60% delle barene minacciando di mutare la laguna in un golfo marino, minaccia le fondazioni di rive, case, palazzi, costringendo ad una continua costosa manutenzione delle aree emerse, inibisce qualsiasi tradizione lagunare di mezzi non motorizzati.
Con l’accrescersi del turismo sono aumentati i mezzi per trasportarlo. Sono 1.200 oggi i motoscafi gran turismo, i taxi acquei, le barche per il trasporto delle merci. Questi mezzi veloci solcano ogni giorno canali interni alla città ed esterni della laguna? Si possono ormai limitare o fermare?
Ecco che ritorniamo nuovamente al problema delle grandi navi.

80.000 turisti al giorno visitano mediamente il centro storico, devono essere trasportati e nutriti, sciamano per la città, comprano nei negozi, mangiano, dormono negli alberghi. Gli esercizi commerciali, gli hotel, i ristoranti vanno giornalmente riforniti. A questo si devono aggiungere i 58.000 residenti con le loro necessità.
Un esercito di persone, a cui fanno seguito le salmerie, invadono Venezia, una valanga di merci da distribuire giornalmente. Su un tessuto urbano fragile e non più in grado di assorbirle.
Ecco qual’è il grande problema di Venezia, di fronte al quale anche quello delle Grandi Navi diventa piccolo.  Ciao Sandro

Caro Sandro, sono d’accordo, le grandi navi sono insopportabili ma non sono il problema principale della città, o addirittura l’unico. Il tema è quello dell’uso della città, di questo bene dell’umanità, che si sta cercando di difendere anche dalle acque alte, ma che non si difende dalla mancanza di idee per governarne i flussi turistici.

A me sembra che la situazione ormai è irrisolvibile. L’avere abbandonato a se stesso il turismo, non avere cercato di governarlo, ha ormai creato tanti e tali interessi che sarà difficilissimo scalzarli. Riprendendo quanto scritto da Marco, sono questi i privilegi consolidati, che sfruttano un “bene dell’umanità” senza porsi il problema della sua difesa e conservazione.

Questo è lo spettacolo che va in scena, non mi sento di applaudire.
Ciao e grazie 



1 commento:

  1. La questione del turismo selvaggio a Venezia è importante perchè nasconde, in piccolo, quale "piccolo mondo" vorremmo e cioè quali relazioni con il suo territorio ci piacerebbe avere.
    Il problema è: come razionare e razionalizzare i flussi turistici a Venezia? la risposta "democratica" (tutti a Venezia almeno una volta) è impossibile (mi verrebbe da dire "è una cazzata"): se si dividono i 7 miliardi della terra per i 50 anni utili a visitare Venezia e poi per i giorni di un anno, dando così la possibilità a tutti di visitare la città, si ottiene una presenza di 383.561 abitanti al giorno (140 milioni l'anno) ma siccome uno deve pur dormirci una notte le cifre andrebbero almeno raddoppiate.
    La risposta "di mercato" non ci piace, infatti chi ha soldi spesso consuma senza criterio (ma anche chi non ne ha, sempre di più...casomai indebitandosi).
    Una volta la selezione avveniva tramite la prossimità+ricchezza: se abitavi a Venezia non avevi problemi, a Padova nemmeno (ma già si escludevano i contadini poveri), un milanese a Venezia era già un borghese e un londinese era un grande borghese.
    Adesso, esattamente come nel matrimonio, dal censo occorre passare alla passione (del turista): più stai a Venezia più devi essere facilitato a starci, una sorta di punteggio della presenza che premia la fedeltà e l'amore (anche dei ricchi chiaramente, che comunque spenderebbero molto perchè sono ricchi...altrimenti che ricchi sono...). Resisteranno gli eterni innamorati mentre i fedifraghi e gli incostanti saranno giustamente puniti, soprattutto quelli di "una volta e via..." (anche se spesso poveri). E' l'unico criterio che vedo, a fianco del cattivissimo mercato che come l'erbaccia non si riesce a sradicare (attento cattivissimo perchè prima o poi arriva Shpalman...), in grado di razionare e razionalizzare, anche se rifugge dal razionale e premia la presenza, la partecipazione e l'amore per la città.
    saluti Fiorenzo

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