venerdì 1 novembre 2013

Fascismo, nazismo, una rinascita (Diario 230)



Fascismo, nazismo, una rinascita

In tutta Europa si osserva la rinascita di organizzazioni che si ispirano sia al nazismo che al fascismo, con il corredo di esaltazione della forza (bruta e brutale), del razzismo, dell’omofobia, del maschilismo (che può prendere anche la piega del femminicidio),tutto condito con ipocrisia moralista.

La cosa non fa meraviglia, questo millennio si caratterizza per “fondamentalismi” (il “mercato”, le religioni, il catastrofismo ambientale, ecc.) e per una crisi economica crescente, cumulativa e mai … definitiva o finita. In questa situazione non è strano che al di là delle fascinazioni ideologiche la gente colpita nella propria condizione di vita o che vede in pericolo il proprio futuro vede una speranza nelle semplificazioni catartiche. È certo che le semplificazioni sono sempre l’effetto di una mancanza di conoscenza e di cultura, di ignoranza della storia e della realtà. Ci sarebbe lo spazio per una grande iniziativa culturale (“battaglie delle idee” un tempo si chiamavano), ma le radici di questa crisi (che è economica, sociale, istituzionale e politica) avrebbero bisogno di altro.

Per quello che interessa, la “sinistra” che fa? Discute (poco), litica (su banalità e su questione di potere interno), prende delle flebili iniziative per cose importanti e necessarie (l’Imu, il cuneo fiscale, ecc.), ma sembra di avere dimenticato che la politica è anche fascinazione (brutto termine, lo so), deve cioè moltiplicare l’adesione perché prospetta una … nuova società.

Una nuova società non è una dittatura ma piuttosto si fonda su un principio di convivenza, di uguaglianza, di libertà, di diritti affermati e operativi, di rispetto reciproco. Insomma un comunismo adeguato ai tempi del nostro sviluppo economico, culturale e sociale, che si fondi sui diritti. Ma vanno anche indicati, in modo generale, quali mezzi usare per realizzare quegli obiettivi, quali ostacoli rimuovere, quali nuovi fondamenti organizzativi e giuridici individuare e dare a questa società.

Non un neo-paradiso ma una società complessa con gradi di contraddizione (modesti) in grado di riconoscere i meriti, mentre fornisce le condizioni perché tutti possano vivere con dignità e soddisfazione (diritti); che eviti diseguaglianze e squilibri; dove il lavoro possa essere occasione di realizzazione e non soltanto sacrificio; dove cultura e scienza siano patrimonio comune; dove il valore d’uso sia prevalente, dove la cifra fondamentale sia la libertà e i diritti.

Genericità, si potrà dire, non si fa fatica a riconoscerlo, ma i principi ispiratori sono fondamentali e poi non si tratta di “disegnare” una “mia” società, ma piuttosto è un “struttura intermedia” (un tempo si sarebbe detto un partito, ma forse oggi ci vuole altro che non sia un “movimentismo” senza radici), che sulla base del lavoro collettivo, della comune ricerca e discussione possa definire in termini più precisi la proposta di nuova società, non un disegno perfetto (quando mai!), ma un chiaro percorso, un’avventura collettiva (che può essere tradotta anche in precisi provvedimenti di cui sia possibile riconoscere sia l’ispirazione sia la strada intrapresa).

Ma di tutto questo non si vede niente (o molto poco), anche perché ci si deve liberare dalla maledizione dell’ ’89: non c’è solo la società di mercato capitalista-finanziaria vincente, si può pensare e lavorare per qualcosa di altro e di meglio.

Per capire, la proposta del reddito garantito si muove nella direzione giusta se non viene assunta come un strumento per correggere un momentaneo (?) “fallimento del mercato”.

Forse non ci si rende conto che è in atto uno scontro tra modelli di società a partire da quello del mercato capitalista-finanziario liberale (e con grosse piantagioni di autoritarismo e di violenza), a quello nazifascista (che può anche essere considerato come una variante del precedente ma che sempre più assume connotati propri), a quello “religioso” (in qualche modo trascendentale), a quello del naturalismo estremo che difende la specie insieme a tutte le altre, ma in realtà ha immanente un disegno di società non proprio libertaria. Solo degli esempi. Quello che manca è il modello del comunismo all’altezza dei tempi.

Tragicamente si può anche sostenere che lo scontro tra modelli di società sia una “finzione letteraria”, perché in realtà la società globale di mercato capitalista-finanziario è capace di far convivere in sé queste diverse forme di società, magari con conflitti (anche violenti) ma non distruttivi della sua essenza e soprattutto con strumenti autoritari) Ma si tratta di mettere in campo un modello di trasformazione (il comunismo all’altezza dei tempi)che si basi su una rivoluzione sociale fondata su individui liberi e consapevoli. Una mancanza che non lascia margini a speranze anche per la “nostra” inettitudine.


Negazionismo

Un gruppo di storici ha lanciato un appello contro la legge che definisce reato il negazionismo. Mi pare una posizione fondata anche perché, come scrivono, fare una legge serve a “mettersi il cuore in pace, e non fare niente”. Se tutte le manifestazione di ignoranza dovessero essere sanzionate dalla legge si dovrebbe predisporre una legge contro i “creazionisti” o meglio contro chi nega l’evoluzionismo, contro chi nega lo sbarco sulla luna, ecc. Tutti sullo stesso piano? certo che no, ma la realtà storica non può imporsi per legge.

Di seguito l’indirizzo del sito dove volendo si può aderire.
http://www.italia-resistenza.it/in_ evidenza/negazionismo-petizione-insmli-1070/


10 Domande

Segnalo, come richiesto, l’iniziativa di Vittorio Capecchi e lo ringrazio

Caro Francesco, ho pubblicato su www.inchiestaonline.it<http://www.inchiestaonline.it> le tue 10 domande facendone un concorso (chiedendo a chi legge di formularne di nuove e diverse) ovviamente aperto all'inventore e ai suoi amici. Puoi reclamizzare il concorso a chi invii il tuo blog? Un saluto affettuosissimo Vittorio

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