Diario 214
4 – 10 marzo 2012
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Che fanno? Cosa si può fare?
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Perché c’è questo disamore per la sinistra?
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La visita
fiscale
ñ Citazione:
nel bene e nel male (Guido
Rossi, Josephe Stiglitz, Matteo Orfini, Beppe Grillo, Ada Gobetti, Silvio Berlusconi,Andrea Fumagalli)
Che fanno? Cosa si può fare?
Sarebbe logico che, data
la revisione di linea fatta dal PD, anche se parziale, e la disponibilità
mostrata nel cogliere la domanda degli elettori come espressa dai risultati
elettorali, che si riuscisse a costruire un governo di collaborazione tra PD e
Movimento 5 stelle. Una soluzione di questi tipo non solo sarebbe logica ma
sarebbe anche molto utile per il paese e riuscirebbe a cogliere l’ansia di
innovazione espressa dalla maggior parte degli elettori. Ma non sempre quello
che appare logico e utile si realizza.
Se questa prospettiva non
si realizzasse, come pare facile, bisognerebbe chiedersi perché.
I punti programmatici non
pare costituiscano un ostacolo; un
confronto (non una trattativa) tra le due forze politiche su tali punti non c’è
stata ancora, non si sa si ci sarà mai. Se avvenisse non credo possano
costituire un problema.
In realtà il Movimento 5
stelle e il leader (o i loro leader) non vogliono nessun contatto con i
partiti, un contatto che verrebbe considerato un inciuccio e il tradimento del
programma del Movimento. Si tratta di
una dichiarazione grave, che esclude qualsiasi incontro e collaborazione tra
forze politiche anche in presenza di comuni obiettivi. Si tratta della
demonizzazione di qualsiasi collaborazione. Il Movimento 5 stelle ha la pretesa
di rappresentare tutto il “popolo”, e disconosce alcuni milioni di elettori che
la pensano diversamente.
Senza fare processi alle
intenzioni, ma da quello che sento il Movimento sarebbe felice di una soluzione
che vedesse insieme PD e PDL (un vero inciuccio) in un governo debole e
litigioso dalla durata molto ridotta, per poi andare a nuove elezioni nelle
quali il Movimento si presenterebbe come “puro” e l'unico che possa
rappresentare il “rinnovamento”. Non è chiaro come possa rappresentare tale
istanza non avendo colto l’occasione di
un governo di cambiamento. ( Resta sempre la possibilità, che però mi pare
infondata, che i giovani deputati e senatori del Movimento riescano a ragionare
e non solo a seguire le dichiarazione dei leader, e quindi rendano possibile la
nscita di una governo).
Il Movimento spinge, di
fatto, all’ingovernabilità nella speranza (non si sa quanto fondata) che
l’elettorato lo premi con la maggioranza assoluta e contemporaneamente premi la
speculazione finanziaria che nell'instabilità si muove come pesce nell'acqua.
Puntare in futuro ad una maggioranza unica con un partito unico, sarebbe la
negazione di ogni democrazia (non lo chiamiamo fascismo, ma …). Quello che il
Movimento cataloga come “inciuccio” è la collaborazione, certo onesta e
trasparente, tra forze politiche simili ma non uguali, che si accordano sulle
cose da fare. Si può sostenere che nel passato questa chiarezza e trasparenza
sia mancata, ma sembra una buona occasione per imporla. Un partito di
maggioranza assoluta sicuramente può rinunziare alla collaborazione ( se poi
avesse il 100% è chiaro che il problema non si porrebbe), ma chi dice che sia
meglio e che non sia foriero di cose peggiori.
Si dice gli eletti del
Movimento siano “un’altra cosa” rispetto
alla tradizione politica del paese: sono persone pulite, oneste, ecc. non
faccio fatica a crederlo, ma ho capito una cosa, che la leadership del
Movimento ha in uggia ogni possibilità che qualcuno “emerga”, che gli eletti
decidano in modo autonomo (la polemica sul vincolo di mandato degli eletti mi sembra un segnale di questa
deriva). Negare la possibilità che eletti del Movimento o comunque iscritti
possa apparire in TV a rappresentare il Movimento, la capisco ma mi pare
preoccupante. Così come l’eccesso di democraticismo può nascondere dell’altro.
La decisione che i “capi gruppi” del Movimento al senato e alla camera
resteranno in carica per tre mesi e poi si cambi a rotazione, sembra una
istanza democratica, e sicuramente possiede una componente di questo tipo, ma
contemporaneamente una procedura di questo tipo nega la possibilità di una
professionalità istituzionale e di
permettere, sulla base anche di una
esperienza significativa di tipo istituzionale, l'emergere di una più allargata
leadership del Movimento.
Si parla della
possibilità della la nascita di un
governo “tecnico” (un governo del Presidente) guidato da una personalità
estranea ai partiti che abbia un programma ridotto (tra cui la riforma elettorale,
un obiettivo, l'esperienza ci suggerisce, in realtà molto difficile). Ma chi
appoggerebbe questo governo? Il Movimento almeno nel suo leader sembra di no.
L’appoggio di PD, PLD sembra
impossibile. A parte il fatto che un governo di questo tipo, siccome non
nascerebbe nel vuoto, rischia di essere l’espressione più pura dell’inciuccio.
Non resterebbero,. Fermo
restando alcune questioni istituzionali di non poco peso, le elezioni. Non
bisogna temerle, anche con la stessa legge elettorale, il Movimento è sicuro di
guadagnare, ma forse non sarà così; e poi sia detto con schiettezza il paese
avrà il governo che vorrà, gli elettori hanno tutti gli elementi per decidere.
Le elezioni non sono mai il male. Volerle evitare ad ogni costo, sulla base di
una pretesa esigenza del paese pare una brutta piega.
Per quello che vale, sono
preoccupato.
Perché c’è questo disamore per la sinistra?
Una mia amica mi ha
fatto, o piuttosto si è fatta, la seguente domanda: come mai la gente detesta
la sinistra? Un sentimento che coinvolge soprattutto i giovani?
Non ho particolari
capacità per rispondere a questa domanda, ma la stessa dovrebbe fare riflettere
tutti, e mi ha fatto riflettere. Vorrei elencare quelli che possono essere
degli indizi, non avendo chiaro, neanche, che peso dare a ciascun indizio:
-
si potrebbe
argomentare che viviamo in un paese di
destra e quindi la sinistra non può essere apprezzata. Sarebbe una
semplificazione non corretta, anche perché c’è stato un periodo, in questo
paese, che il sentire maggioritario del
paese (anche se diviso in correnti e sottocorrenti) era di sinistra. E della
sinistra si aspettava il cambiamento;
-
c'è, mi pare
di capire, un cambiamento di prospettiva: il sistema capitalista, proprio nel
momento della sua massima crisi, pare perpetuo e quasi “naturale”. Può essere
aggiustato, riformato, ecc. ma non attraverso un mutamento del regime sociale di produzione, ma attraverso
l'impegno individuale dei cambiamenti di comportamento. Utili (chiudere il
rubinetto quando ci si fa la barba, il Km zero, gli acquisti solidali, ecc.)
che sono scelti da molti, ma che non
incidono sul regime sociale di produzione e sulla struttura di potere nella
e sulla società. Si tratta di un punto di vista sicuramente democratico,
anche progressista, ma non di sinistra. In quest'ambito tutte le dichiarazioni
della fine delle ideologie, della evanescenza di destra e sinistra, e simili
(il prof. Monti su questo ha battuto e ribattuto), fa si che la “gente” non è
che detesta la sinistra, ma crede di non aver bisogno più di un'analisi della
società e dei suoi meccanismi di potere (tipica l'idea che bisogna salvare
l'ITALIA, mentre non ci si preoccupa degli italiani);
-
il PD, pur
nella sequela di nomi cambiati, rappresenta l’unico partito che è sopravvissuto
alla I Repubblica, spazzata via dalla corruzione e dalle sue conseguenze (Mani
pulite). Si tratta di un marchio che è difficile cancellare e che rende
diffidenti soprattutto le nuove generazioni perché a torto o ragione
rappresenta la sinistra (non l'unica ma
sicuramente la più consistente). Da questo punto di vista associare il PD al
governo del paese, e quindi responsabile di tutti i suoi mali, è falsa nel dato
di fatto (il PCI e i comunisti non hanno governato mai, e quando una versione
adulterata ha governato si è fatto di
tutto, compresa l’acquisto di senatori, per farla cadere), ma in un certo modo
lato è vera in quanto unico rappresentante dei partiti che hanno governato
l’Italia nel secondo dopoguerra fino alla caduta della I Repubblica. Quindi
responsabile del passato che ha prodotto la trasformazione del paese, che oggi non ci piace più;
-
una
propaganda martellante contro il pericolo comunista (paradossalmente tirata
fuori anche nell’ultima campagna elettorale) si deposita nelle coscienze
semplici o ignare, come una verità di cui aver paura. Non il comunismo come
sinonimo di libertà ed equità, ma piuttosto di oppressione viene visto come un
pericolo e come tale percepito anche se il comunismo sembra difficile da
trovare tra le forze politiche di sinistra. Si tratta di un fantasma agitato e
che fa paura;
-
sia il PCI
nei suoi diversi nomi, che la nuova sinistra, la sinistra radicale,
extra-parlamentare , ecc. non hanno saputo, voluto, controbattere la propaganda che li dipingeva coma illibertari
e oppressivi, mentre cercavano di fondare le proprie ragioni nella propria
esistenza, dimentichi che la battaglia delle idee è fondamentale nella lotta
politica;
-
la sinistra
estrema, nelle sue diverse versioni, non è riuscita a costruire un blocco
attraente, consistente e appassionante, mentre le giuste discussioni teoriche e
teoretiche (e anche storiche) invece di alimentare un dibattito verso il
rinnovamento del pensiero, e il rinnovamento delle espressioni, hanno
costituito le variabili di una continua divisione;
-
il pensiero
politico, economico e sociale della sinistra necessitava di un “aggiornamento”
che facesse i compiti con le trasformazioni della società. Ma di questo
aggiornamento non c’è traccia, neanche quando si è alzata la bandiera della
“rifondazione”. Ma c’è di più il mancato rinnovamento ha condiviso con una
sostanziale acquisizione del pensiero unico,. Nonostante gli anatemi. Non solo
il Capitalismo è sembrato vittorioso (ora si ha qualche dubbio) ma anche il
pensiero che lo caratterizzava è diventato comune;
-
si è
continuato a parlare della necessità del rinnovamento della “forma partito”,
con la conseguenza che si è buttato a mare la vecchia forma, che era un
collegamento diretto con la società, una forma di ascolto, una forma di
comunicazione e di formazione in comune, mentre non si è costruito niente di
nuovo. Il tutto si è caratterizzato con uno smantellamento.
La variabile
organizzativa e di pensiero hanno da una
parte reso impermeabile il partito alla domanda della società e i militanti,
sempre meno, degli stranieri nel loro paese.
Nonostante il disamore
per la sinistra organizzata il paese esprime domande le cui risposte si possono
trovare s olo a “sinistra”, ma la
sinistra politica in generale fa fatica a sentirle. Forse le elezioni recenti hanno
aperto occhi e orecchie. Speriamo.
La visita fiscale
Grande scandalo nel PDL,
ma non solo, per la decisione del tribunale di verificare l'attendibilità
dell'indisponibilità di Silvio Berlusconi per malattia con una visita fiscale.
Le parole usate contro i giudici, ma
anche contro i medici (definiti nazisti da Cicchitto), non sono degne da
rappresentati del popolo. La manifestazione programma contro o giudici e le
altre iniziative di cui parlano i giornali, vanno dal folclore all'eversione,
ma in realtà sono un estremo tentativo, di una grande forza politica, di
serrare le fila essendo sull'orlo del suo sfascio.
Ma non si capisce dove
stia lo scandalo: a) Berlusconi è accreditato come un bugiardo compulsivo; b)
Berlusconi e i suoi avvocati hanno fatto delle decadenza dei termini l'arma
fondamentale di difesa legale (leggi ad personam comprese); c) qualsiasi capo
ufficio, dal comune all'università, può
inviare la visita fiscale all'impiegata/o che si assenta per malattia (in
periodo di critica alla “casta” non pare opportuno fare differenze).
In sostanza il Tribunale
ha mostrato di avere dei dubbi circa le
motivazione avanzate dall'inquisito per
la sua indisponibilità, per liberarsi del dubbio ordina una verifica d'ufficio.
Niente di più e niente di meno. I medici legali riconoscono la malattia ma non
reputano giustificata l'indisponibilità. Il dubbio è tolto e Berlusconi vada in
tribunale.
Il Cavaliere si è offeso?
si è sentito umiliato perché trattato come una dattilografa? Capisco l'ego
ferito, ma appunto problemi di ego, le regole sono altre.
Citazione: nel bene e nel male
Guido Rossi, Il Sole 24 Ore, 3 marzo 2013
“Non vi è dubbio che
spetterà ai nuovi eletti, liberi da ogni condizionamento di cesarismo, decidere
le linee e le scelte democratiche in Parlamento, sia per la formazione di un
Governo stabile, si per l’elezione del nuovo Capo dello Stato, nella loro
assoluta indipendenza, autonomia e responsabilità istituzionale… Non è un caso che l’attuale situazione
italiana, pur insieme ad altri gravi problemi,mostri come dato peggiore la
disoccupazione giovanile, che è salita all’incredibile percentuale del 38,7 per
cento. Il nuovo Parlamento e il Capo dello Stato non hanno alternative nella
scelta di un governo politico, che affronti senza procrastinare questo
problema, per evitare che la vecchia lotta di classe tra capitalisti e
proletari si trasformi invece in una cruenta, anche socialmente pericolosa,
lotta di classe tra generazioni, cioè adulti e giovani disoccupati”
Josephe Stiglitz, La Repubblica, 5 marzo 2013
“Il divario tra ciò che i
nostri sistemi economici e politici dovrebbero fare e ciò che effettivamente
fanno è diventato troppo ampio per poterlo ignorare. I governi del mondo non
stavano affrontando i problemi economici cruciali, come la persistente
disoccupazione e, mentre i valori universali dell’equità venivano sacrificati
all’avidità di pochi, nonostante la retorica del contrario, il senso di
giustizia si è trasformato nella sensazione di essere stati traditi”.
Matteo Orfini, La Repubblica, 6 marzo 2013
“Si può immaginare tutto.
Ma il PD dovrà stare in maggioranza dove ci sia il Movimento 5 stelle. Grillo
non si sottragga”
Beppe Grillo, Repubblica, 7 marzo 2013
“Vogliamo il
100% del Parlamento, non il 20 o il 25% o il 30% - ha detto -. Quando il
movimento otterrà il 100% e i cittadini saranno diventati lo Stato, il
Movimento non avrà più bisogno di esistere. L'obbiettivo è scioglierci” (il
Movimento si scioglie e il 100% degli eletti dal popolo continuano a governare
in assenza di ogni opposizione?)
Ada Gobetti, moglie di Piero Gobetti, La Repubblica, 7 marzo, 2013
“Se la vita non mi avesse
ridotta a trent’anni così disperatamente vecchia e sola, se nel mio domani ci
fosse ancora la possibilità di una speranza o di un sorriso, oggi vorrei
fabbricare, per la mia gioia, qualche impossibile sogno”.
Silvio Berlusconi, Corriere della Sera, 10 marzo 2013
“Vogliono farmi finire come Craxi” (La
storia d'Italia è piene di patrioti perseguitati – Silvio Pellico, per tutti –
non mi pare felice il paragone scelto, certo un suo amico, ma anche un
politico che ha subito due condanne
definitive per corruzione )
Andrea Fumagalli, Alfabeta 2, mese di marzo 2013
“Oggi l'emergenza è data
dalla stessa crisi dei mercati finanziari e degli Stati europei. Diremo di più:
la crisi diventa strumento di governance e quindi crisi permanente. Ciò
significa che l'emergenza è finita: la
crisi diventa norma”.
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